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Autore: Moosie    01/07/2013    0 recensioni
Guardavo la foresta dal mio balcone, attratta da tutto ciò che ci fosse al suo interno. Non l'avevo mai esplorata, probabilmente non avrei potuto. Crescevo e la voglia di avventura aumentava, sapevo di non vivere in una realtà che mi apparteneva, ma in una che mi era stata imposta fin da quando sono nata.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto a un tratto mi ritrovai in una foresta verde e fitta. In mano avevo la mia spada, indossavo un'armatura importante. Ero sporca di terra e i capelli erano disordinati. Ascoltavo i suoni della natura, il cinguettio degli uccelli e il battere delle loro ali, i richiami dei vari animali che stavano tra tutti quegli alberi. Non mi sfuggiva niente, ero attenta, ero pronta. Alla mia destra c'era una tenda improvvisata, al suo fianco i resti di un fuoco e di una cena a base di carne cacciata la mattina. Sentivo l'acqua del fiume e il profumo dell'erba bagnata dalla leggera rugiada mattutina. A un tratto un urlo: impugnai forte la spada e mi lanciai verso la foresta.
Mi svegliai.
Stavo nel mio enorme letto a baldacchino, i capelli biondi mossi e sciolti cadevano sul mio corpo delicato e magro, coperto da una vestaglia elegante di un rosa chiarissimo. A svegliarmi fu la luce del sole che entrava dall'enorme porta del balcone. Le tende erano state spostate dalla mia badante, che fece cenno alla domestica di entrare. Questa subito si avvicinò a lei e disse: “Come da richiesta, del latte caldo, un vassoio di biscotti appena sfornati, una fetta di torta, dei pasticcini e un bicchiere d'acqua”. Feci un sorriso per ringraziare. Quella ragazza aveva poco più di 20 anni, io ne stavo per compiere 18 e avrei sempre voluto parlarci.
Madelaine, la badante, mi ripeteva fin da quando ero una bambina che dovevo circondarmi di persone importanti, che contassero, ma a me incuriosiva la vita della città. Ero una nobile, vivevo nella campagna in un'enorme villa. Guardavo ogni giorno dal mio balcone la foresta desiderando di entrarvi, di andare a caccia per poi rivendere la carne al mercato, in città.
“A questo ci penserà la borghesia” ripeteva Madelaine. Intanto ella aprì l'enorme armadio e disse: “Oggi ti aspetta una lezione di danza! Che la tua splendida giornata abbia inizio!”
Mi alzai dal letto, mi avviai verso la sala da bagno e guardai la mia immagine riflessa sullo specchio. Non ero disgustata, mi piacevo: amavo i capelli biondi, la pelle chiara, gli occhi grandi e di un castano scuro. Mi dicevano da sempre che ero bella. Il vero problema stava in tutto ciò che mi circondava. Non era mio, non mi apparteneva. Quella villa era stata ceduta a me e al mio fratello maggiore, Marcus, dai nostri genitori e dovevamo stare lì durante la pausa estiva. La città non era molto lontana, ma non vi ci potevamo recare a causa di alcune regole che avevano imposto i nostri genitori durante la costruzione della casa. Dovevamo solamente dedicarci alle attività che ci erano state imposte.
Marcus si allenava nell'uso delle armi, leggeva, scriveva e andava a caccia.
Io ero solo una ragazza. Mi era stato insegnato a leggere e a scrivere. Studiavo privatamente per mio volere, inoltre frequentavo lezioni private di danza e canto, suonavo il violino e il pianoforte e segretamente mi facevo insegnare da mio fratello a tirare con l'arco e ad utilizzare la spada.
“Catherine, sbrigati, la lezione di danza inizierà tra un'ora e tu devi ancora pettinarti e fare colazione.”
La voce di Madelaine mi fece notare che mi ero incantata di fronte allo specchio e che avrei dovuto prepararmi in fretta e furia. La vasca era pronta, così mi immersi nell'acqua e mi lavai, senza però pensare che avrei tardato alla lezione di danza. Ero abbastanza capricciosa ma anche sveglia. Se l'insegnante avesse aspettato venti minuti in più non se ne sarebbe andata di certo perché riceveva una paga dalla mia famiglia, e se non avesse svolto la lezione sarebbe stata punita e probabilmente avrebbero cercato un'altra donna disposta a sostituire la precedente. Mi lavai con calma, uscii dalla vasca e mi misi l'accappatoio che mi era stato preparato. Trovai piegato il completo che ero solita usare per danzare, lo indossai e mi recai nuovamente nella stanza da letto, dove Madelaine mi aspettava dietro una sedia, con il pettine in mano. Mi sedetti e lasciai che mi pettinasse. A un tratto sentii che stava parlando, ma non la ascoltai, udivo solo la voce e il susseguire di parole. Probabilmente le solite raccomandazioni pre-attività obbligatoria che ero costretta a seguire fin da quando imparai a camminare. Sentii solo: "Guardati allo specchio, se non ti va bene te li sistemo meglio.". Obbedii, ma poco mi importava di come fossero sistemati i miei capelli, volevo che quell'insopportabile ora e mezza di danza classica finisse subito, per dedicarmi a qualcos'altro. Annuii e dissi: “Sono perfetti, grazie.”
Dunque, mi avviai verso il tavolo dove era stata sistemata la mia colazione. Avevo ripetuto più volte che era inutile far lavorare il doppio la cuoca, dato che avrei gradito una semplice tazza di latte o di the e dei biscotti, poiché la mattina non ho molto appetito. Mi sono sempre chiesta a che servisse avere il "potere" se poi tutti ti consideravano una ragazzina che non sa quel che vuole. Ero certa però di non volere tutti quei pasticcini e la fetta di torta, quindi bevetti la mia tazza di latte, mangiai qualche biscotto e finii di prepararmi per poi scendere nella sala da ballo, dove si svolgeva la lezione.
Guardai l'orologio e notai che ero in ritardo di dieci minuti. Madelaine mi stava alle calcagna ripetendo di sbrigarmi, affermando che ero un'irresponsabile ritardataria. Eppure c'era poco di cui lamentarsi, persino l'insegnante dicevo che ero un'ottima ballerina. Poi sapevo cantare benissimo, leggevo con disinvoltura ed ero molto abile nel suonare.
Finita la lezione tornai nella mia camera e mi cambiai, mettendo un abito leggero azzurro e delle scarpe bianche. Era una giornata calda, scesi le scale e pensai di leggere un libro in giardino, vicino alla fontana. Quindi andai nella biblioteca, che era un'enorme stanza con delle librerie a muro che riempivano le pareti in legno. Mi avviai verso i romanzi, ma non trovando nulla di interessante da leggere decisi di cambiare genere. Notai allora un piccolo angolino dove c'erano dei libri sulla guerra, probabilmente servivano a Marcus nello studio delle armi. Ne presi uno: "Studio del tiro con l'arco". Non volendo creare sospetti, presi un altro romanzo, ma non lessi nemmeno il titolo, e al suo interno misi quel libro che a confronto era davvero piccolo.
Dunque mi recai in giardino, dove mio fratello stava sorseggiando del the, e iniziai a leggere. Lui non mi avrebbe mai rimproverata, sapeva del mio interesse per le armi e proprio per questo mi aveva spiegato molte cose su di esse.
“Che leggi?” disse Marcus. Senza rispondere tirai fuori quel libro e gli mostrai la copertina. Continuò: “Ti caccerai nei guai prima o poi. Qua ci danno tanta libertà e tu sembra che ne stia approfittando. Una signorina di corte non dovrebbe interessarsi alla guerra, alle armi, alla caccia.”
Lo guardai sconcertata: "Non faccio niente di male. Allargo i miei orizzonti, mi hanno educata a farlo fin da piccola.”
"Sai bene che non vuoi solo allargare i tuoi orizzonti, queste cose non fanno per te. Non saresti abbastanza forte."
Le sue parole mi diedero rabbia, ma lo ignorai e continuai nella mia lettura.
“Eppure so quanto tutto questo ti piaccia..” continuò Marcus. Mi chiedevo se le sue parole derivassero solo dai sensi di colpa.
“Desideri davvero entrare all’interno dei boschi, andare a caccia e.. Ricrearti una vita?”
“Sì. È ciò che sogno sin da piccola, lo sai. Non mi interessa danzare egregiamente né trovarmi un uomo altrettanto nobile che mi garantisca vitto e alloggio. Voglio guadagnare tutto ciò con le mie forze e sai benissimo che ci riuscirei, sai quanto sono forte, te l’ho dimostrato.”
Sorrise compiaciuto, mi tolse il libro dalle mani e disse: “Cambiati, mettiti qualcosa di comodo. Oggi ti porto nei boschi, voglio mostrarti qualcosa.”
  
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