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Autore: miaomimi    01/07/2013    4 recensioni
Un narratore d'eccezione racconterà al suo ospite una storia. I famosi e aitanti cavalieri mascherati della confraternita delle cinque lune e le loro magiche gesta.
Chi è il narratore e il suo ospite? Ma l'ospite effettivamente non conosce i cinque cavalieri mascherati?
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bryce Vandemberg, Gabriel Stuart, Sophia Lord, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte buia e tempestosa . A un tratto una voce suadente e divertita, incominciò a raccontarmi una storia d'altri tempi, per rallegrare la mia anima incuriosita mentre gli tenevo compagnia. Tutto impettito, con l’abito stirato, si mise in piedi davanti al suo pubblico e iniziò il suo racconto.

 



Era una notte buia e tempestosa … *

- Narratore ma è già stato scritto un libro che inizia cosi.

- Lasciami continuare e fa silenzio. Dicevamo...


Era una notte buia e tempestosa e cinque coraggiosi e affascinanti cavalieri, percorrevano le strade desolate e silenziose della Cittadella.

 

- Narratore coraggiosi e affascinanti. Non credete che sia un tantino eccessivo?

- Insomma stai zitta e lasciami continuare prima che perda l’enfasi del racconto. Non esiste termine per definire la loro bellezza e le loro gesta.
Non hai mai sentito parlare di loro?
Dei cinque valorosi e intrepidi cavalieri che salvano fanciulle indifese e lottano contro il male?
Qualcuno invidioso potrebbe anche chiamarli: i cinque dell'Ave-Maria, i cinque …

 

Il Narratore si bloccò, probabilmente ricordando anche un altro nome con cui venivano chiamati ovvero i cinque smandrappati. Dopo un lieve sbuffò, come per allontanare quel disdicevole nome riprese a parlare.
 

- Chiamali come preferisci, la loro fama è leggendaria e il loro nome è I Cavalieri della Confraternita delle Cinque Lune.

 

Disse mentre si sistemava le maniche della camicia e si schiariva la voce per ritrovare un aria ponderata.

 

I cinque cavalcavano a volto coperto, con divise e mantelli neri per confondersi con il buio della notte. Solo uno di loro si differenziava dagli altri, per l'interno del mantello foderato d'argento che mosso dalla leggera brezza primaverile veniva illuminato a tratti dai raggi di una luna particolarmente brillante.

 

- Ma mosso come?

- Insomma!
 

Il narratore osservò i miei occhi blu attenti e sbuffando decise di trovare un termine.
 

- Come le ali di un pipistrello, va bene tesoro?

- Si grazie, riprendete pure.

 

Risposi sfoggiando un sorriso innocente.

 

Il silenzio della notte venne interrotto da un gran frastuono. I cavalieri mascherati corsero verso il luogo dal quale proveniva tutto quel fracasso ritrovandosi di fronte il …

 

- Putiferio?

- Forse il Presidio avrebbe fatto meno danni, mia cara.

 

Al centro della piccola piazza due donne davano spettacolo urlando e tirandosi per i capelli.

- Lui è mio!

- Cretina cosa vai dicendo, lui è mio!

Intorno alle due fanciulle, bottiglie di liquore venivano gettate sulle teste dei presenti, le sedie volavano in aria come petali di rose in primavera, i mantelli venivano strappati nell’impeto della rissa e il tutto era accompagnato dal rumore metallico delle spade, che cozzavano le une contro le altre.


Osservavo divertita il narratore intento nel suo racconto che gesticolava e si muoveva per dare più enfasi alla storia.

 

Il cavaliere “più bello” scese da cavallo, ed ammirò il proprio riflesso nella sua lucente spada per verificare che il suo aspetto fosse impeccabile.

Nell’osservare il suo compagno, il cavaliere dal “mantello foderato d’argento” roteò gli occhi e scosse la testa esasperato, per quel gesto troppo abitudinario del suo compare.

- Secondo me non se ne rende nemmeno conto.

Disse un terzo cavaliere dal marcato “accento di Delamar” rivolgendosi a quello dal “mantello foderato d’argento” e scrutando la folla come alla ricerca di qualcuno in particolare.

Gli ultimi due appartenenti al gruppetto scesero quasi seccati e troppo stanchi per replicare.
Quello con lo sguardo più …

 

- Geniale, folle...
 

Il narratore cercava il termine più appropriato per definire il quarto cavaliere.
 

- Intelligente?
 

Suggerii. Il narratore schioccò le dita in segno assenso.

 

il “più intelligente” stava pregando che qualcuno morisse o comunque si presentasse un caso particolare e delicato da analizzare più tardi vista la serata noiosa.

Ed ecco che in mezzo alla folla, si fece largo un bellissimo giovane dai biondi capelli ed i verdi occhi, che fino a quel momento aveva osservato con aria interrogativa la scena, ed avvicinatosi alle due donne che litigavano tentò di dividerle.
- Ma signore, io sono di tutte voi non dovete fare cosi. – Disse con il suo solito tono allegro accompagnato da un sorriso sfavillante che, tra uno schiaffo ed una sberla, riuscì a strappare sospiri sognanti alle fanciulle presenti.
- È stato adottato non ci sono altre spiegazioni. – Disse in tono funereo il cavaliere “intelligente” mentre il compagno al suo fianco gli dava pacche rassicuranti sulla spalla.
Nella mischia si potevano intravedere i famosi gemelli di Altieres, che davano il meglio di sé tirando pugni a chi capitava e stando ”stranamente attenti “ a non prendersi a pugni tra di loro. Il cavaliere dal “mantello foderato d’argento” richiamò l’attenzione del suo compagno, che chiameremo “il bello” indicando un punto della mischia nel quale compariva un fanciullo dai capelli biondi che duellava elegantemente fianco a fianco al suo migliore amico.

- Però ha imparato bene Lord ad utilizzare la spada. – Osservò “il bello”.
- Direi quanto il suo amico
principe.- Rispose il cavaliere dal “mantello foderato d’argento”sottovoce perché nessuno sentisse.
Il quinto cavaliere mascherato che chiameremo “il gentile “ richiamò l’attenzione su altre due persone esterne alla scena.

 

Continuavo ad ascoltare il racconto con molta attenzione e ad un tratto mi venne un dubbio.

- Narratore ma se era una notte buia e tempestosa, come faceva la luna a riflettersi sulla fodera argentata del mantello?

 

Domandai cercando di deviare il discorso del narratore per disturbarlo.

 

- Perché tutti i miei racconti iniziano così!

 

accorgendosi dello sguardo perplesso con cui l’osservavo aggiunse.

 

- Tipo:

Era una notte buia e tempestosa e in un paese lontano lontano,

una bellissima fanciulla con i capelli neri come la notte e gli occhi blu profondi come il mare si era innamorata di un cattivissimo principe.

Il giovane non era realmente cattivo, solo molto viziato ed arrogante ma, grazie alla principessa Sofia, il ragazzo dimostrò di avere un gran cuore e di amarla profondamente.”
 

- Hai capito piccola?

- Dopo mi raccontate anche questa storia?

 

Domandai sfacciatamente; il narratore mi rivolse uno sguardo truce ed ignorando la mia domanda ricominciò il suo racconto.

 

Una bellissima fanciulla dai lunghi capelli neri, che protestava dicendo che dovevano intervenire per bloccare la rissa, veniva strattonata con rude forza dal suo fidanzato in alta uniforme da ufficiale; il ragazzo, dagli occhi grigi come il cielo in tempesta, le sussurrò qualcosa all’orecchio guardandola in modo terribilmente serio per scoppiare subito dopo in una sonora risata alla vista dell’espressione oltraggiata di lei ed approfittando di quell’attimo intrecciò le mani con le sue portandola via da quel disastro.

 

- Narratore è mai stato scritto un libro che racconta queste gesta? Perché ci sono delle parti che mi ricordano qualcosa.

 

Il narratore alla mia domanda, per un breve momento, ebbe un incrinatura sul volto, come se fosse in difficoltà ma subito ritrovò il suo aspetto composto e ponderato.

 

- No è una leggenda che si tramanda a voce e io ogni tanto inserisco nuove scene per vivacizzarla un po’.
 

- Un problema in meno.- constatò “il gentile”.

Ma tu non sei l’autorità qui?- Domandò quello con “l’accento di Delamàr” al “gentile”.

- Guarda come sono vestito cosa posso fare così conciato?

Un gruppo di giovani guardie dell'Ordine della Croce lì stava indicando. Si trattava dello stesso gruppo che aveva cercato di fermali mentre prendevano in “prestito” un vecchio libro dalla loro biblioteca. Li avevano riconosciuti e adesso si avvicinavano con le spade sguainate.
- Cosa facciamo? - Domandò “il gentile” al resto di compagni.
- Non qui, allontaniamoci. Non vorrei che il soldatino tornasse indietro per aiutare i cugini. - Disse infastidito quello dal “mantello foderato d’argento”, riferendosi all'ufficiale che si era allontanato con quella che doveva essere la sua fidanzata.
Risalirono rapidamente a cavallo, lanciandosi al galoppo per le stradine della Cittadella, ma poco dopo udirono alle loro spalle scalpitare di zoccoli e capirono di essere quasi stati raggiunti. Dovevano assolutamente nascondersi da qualche parte, non c’erano più possibilità di riuscire a seminarli.
- Entriamo a teatro oggi non sono previsti spettacoli.- Disse “il bello” dirigendosi verso la porta secondaria dell’edificio seguito dai suoi amici.

L’intelligente” estrasse i suoi “ferri del mestiere” utili a molte cose compreso scassinare le serrature ed in pochissimo tempo ebbero libero l’accesso al teatro.

- Ecco perché il funerale è stato organizzato proprio oggi! Non avevi di meglio da fare. – Sottolineò il ragazzo “dall’accento di Delamàr”.
- Ringraziami, almeno hai potuto vedere la tua “non” aspirante promessa sposa. – Aggiunge infastidito “il bello”.
- Che rimarrà tale perché non ti vorrà mai.- Intervenne “il gentile” sghignazzando poco gentilmente.

Il corridoio del teatro era mal illuminato, ma i quattro continuarono a seguire “il bello” che sembrava esperto del retroscena.
- Dobbiamo nasconderci oppure prepararci a combattere. - Commentò quello “dall'accento di Delamàr”.
- Prendiamo dei costumi di scena e travestiamoci. Non è il caso di rischiare e venire scoperti.- Dichiarò quello con il “mantello foderato d’argento”.
“Il bello” li condusse fino ad uno stanzone dove erano situati i costumi dell'ultimo spettacolo e scomparve dietro un separé.
- Ma sono tutti costumi da donna per il balletto.- si lamentò “il gentile”.
- Sta zitto e vestiti, l'ultima volta mi sono dovuto travestire da prete, finirò col farci l’abitudine. – Precisò quello “dall’accento di Delamàr”, che tentava di entrare nelle calze del costume.
- Io anche vestito da donna ero magnifico. – Pronunciò in tono orgoglioso “il bello”.


- Da donna?

- Si, Si da donna. Un tipo di donna che nessun uomo dovrebbe guardare ma, posso assicurarti che la guardia non è riuscita a resistere al suo fascino e per poco non sveniva di fronte a tanta bellezza.

 

Tentai in vano di assumere un espressione seria, ma con scarso risultato e in breve non riuscii più a trattenere le risate.

 

- Un po' di contegno insomma.

 

Mi rimproverò il narratore.

Lacrime di puro divertimento bagnavano i miei occhi azzurri, i dolori allo stomaco causati dalle troppe risate mi impedivano di rimanere ferma e seduta composta come il mio status richiedeva.

Il narratore guardandomi cercava di tenere nascosto il divertimento che provava e dopo breve mi porse un bicchiere di acqua. Presi il bicchiere e tentando di calmarmi provai a bere una generosa sorsata d’acqua, ma la mia calma duro poco.

Quando incontrai il volto del narratore per poco non gli sputai addosso l'acqua ricominciando a ridere.

 

- Se non la smetti di ridere vado a prendere una bambola.

 

Mi minacciò.

Le bambole potevano contenere oggetti dei defunti ed in qualche modo imprigionarne le anime. Non sono particolarmente spaventata da questo oggetto, ma la mia mente ricordò il passato e smisi immediatamente di ridere. Il narratore non poteva essere certo che il suo trucchetto avrebbe funzionato ma quando il silenzio fu nuovamente presente nella stanza, ghignò soddisfatto riprendendo il filo del suo racconto.

 

- Veramente c’era ancora un costume da uomo ed è mio. - Disse “il bello” uscendo impettito da dietro il separé ricevendo in cambio sguardi accusatori.

- Ecco perché sei scappato così rapidamente davanti a noi.- Precisò “il gentile.”
Il frastuono di passi e di voci comunicò loro che il gruppetto stava arrivando. Senza perdere altro tempo i cinque nascosero i loro abiti e si coprirono il volto con delle maschere tristi.
- Non c'entrano nulla quelle maschere con i vostri vestiti. – osservò “il bello” indignato dalla scelta dei compagni.
- Perché, credi che riescano a capirne la differenza? – Commentò quello con “il mantello foderato d’argento” spiaccicandogli una maschera in faccia e precipitandosi sghignazzando verso il palco insieme al resto del gruppo.

Il bello” si avvicinò al pianoforte posto in centro al palcoscenico e cominciò a suonare un’allegra ballata.
- Ma questa non è la musica che suonavano l’altra sera al “Le Chat Noir”? – Domandò il ragazzo “dall’accento di Delamàr” nel ricordare il famoso bordello, frequentato nei giorni passati per questioni politiche.
- Esattamente e ti ricordi come ballavano le dame presenti? – Domandò “il bello” con un sorriso beffardo sul volto. - Inizia ad alzare quelle cosce a tempo di musica come sta facendo lui. – “Il bello” portò la concentrazione verso “il gentile” con aria curiosa. – Dove hai imparato amico? Peccato per quelle gambe grosse come tronchi di albero altrimenti potresti sembrare una delle ballerine.
- È la ricrescita della barba a stonare con il resto. – Pronunciò “il gentile” con aria risoluta e una finta indignazione sul volto.

 

- Adesso vengono chiamate questioni politiche?

Il narratore non mi diede ascolto, troppo impegnato a mimare le scene che stava raccontando. Suonare il pianoforte e al contempo imitare le ballerine al momento era la sua priorità.

 

- Ma se hai la maschera! – Commentò “quello intelligente”.

- Qui ci voleva tuo fratello, come minimo dava fuoco al teatro e noi potevamo andare finalmente a dormire. - Sospirò quello con “il mantello foderato d’argento”, sforzandosi di alzare le gambe in un finto balletto.

- Dovrei avere ancora della polvere speciale che ho utilizzato l’ultima volta per quel mausoleo al cimitero. - Ragionò ad alta voce “quello intelligente”.

- Chi di questi tempi non va in giro con della polvere per abbattere i muri, mi domando. - Disse ironico “il bello”.

Dieci uomini dell’Ordine della Croce piombarono con le spade sguainate sul palco e si bloccarono di colpo finendo gli uni su gli altri alla vista delle “ballerine”. Dovevano aver perso tempo a reclutare altri dei loro prima di raggiungerli e questo, senza che lo sapessero, aveva permesso ai cinque di prepararsi.

Uno di loro si schiarì la voce, continuando a far scorrere lo sguardo su tutti e cinque. Aveva dipinto sul volto un espressione incredula e quasi disgustata.
- Stiamo cercando cinque uomini vestiti di nero e con il volto coperto.
- Come potete vedere noi stiamo provando uno spettacolo e non siamo chi state cercando.- Prese la parola “ il bello” continuando a suonare e aumentando il ritmo della ballata.
-Bene, toglietevi quelle maschere e fateci vedere il volto.- Disse un altro dei cavalieri appena entrati

- E con quale autorità ce lo ordinate?- Continuò “ il bello”.
- Voglio ben sperare che non vorrete farci credere di essere realmente delle donne.
- Ma come vi permette di insinuare che non siamo tali, insolente.- “Il gentile” si avvicinò al cavaliere, con passo aggraziato, nella perfetta imitazione di una delle sue parenti e gli tirò uno schiaffo che quasi lo abbatté al suolo.
- Le vostre maschere non si abbinano al resto del costume e quello là . - Un altro cavaliere indicò quello con “l’accento di Delamar”.- Ha il pomo d’Adamo.
- Anche tua sorella quindi non credo che faccia testo. - Rispose una sottile voce da dietro la maschera di colui che era stato chiamato in causa.
- Io l'avevo detto che queste maschere non andavano bene. - Polemizzò “il bello” sussurrando all’orecchio di quello dal “mantello foderato d’argento” che sbuffò esasperato in risposta.
- Ma anche se ci togliessimo le maschere, voi avete detto che i cavalieri che state cercando hanno il volto coperto, quindi che differenza fa'? – Domandò “quello intelligente.”
- Il cartellone del nostro spettacolo è posto davanti all’entrata principale del teatro. Se foste entrati da lì vi sareste accorti che questa è una compagnia di ballo maschile. - Intervenne “quello con il mantello foderato d’argento” che aveva smesso di ballare ormai pronto alla possibile battaglia.
Anche le altre “ballerine” ed “il bello” avevano smesso rispettivamente di muoversi e di suonare, allineandosi di fronte al nemico, che ancora incerto attendeva istruzioni da quello che sembrava essere il loro capo.

In quel clima di tensione la porta della platea si spalancò e delle nuove figure fecero il loro ingresso.
- Che cosa sta succedendo Costanten? –la voce fredda e autoritaria del Capitano in alta uniforme da ufficiale risuonò nella sala, mentre avanzava verso il palco seguito a distanza dalla fidanzata e dai cugini.

- Capitano stiamo cercando i cinque uomini mascherati e vestiti di nero, che la scorsa notte hanno fanno irruzione nella nostra biblioteca.
La fidanzata del Capitano scrutava attentamente le cinque figure sul palco e ad un tratto intervenne.
- Posso assicurarvi che loro cinque sono solo degli attori. Sono venuta la scorsa settimana insieme al mio tutore a vedere questo spettacolo.
- Sei certa che siano loro?- Domandò il suo fidanzato alzando leggermente un sopracciglio interdetto da questa dichiarazione e da qualcos’altro che i giovani mascherati non riuscirono a capire.
- Assolutamente, garantisco io per loro.
- Bene Costanten, hai sentito la mia fidanzata?
Con un cenno di assenso, il capo, o quello che avevano ritenuto tale fino all’arrivo del capitano, diede ordine alla sua compagnia di andarsene e rivolse un saluto formale alle “fanciulle” sul palco. Il capitano ed i suoi cugini fecero altrettanto mentre la giovane lanciò ancora un’occhiata verso il palco prima di andarsene.


- Narratore ma la fidanzata del Capitano disse solo questo?

 

Domandai alzando leggermente un sopracciglio scettica.

 

- Certamente.

 

Rispose dopo un breve silenzio con aria angelica.

 

- Deve essere una persona molto influente questa fanciulla.

 

Replicai con aria altrettanto angelica mentre il narratore, dopo avermi lanciato un’occhiataccia, ricominciava il suo racconto.


-Per un soffio. – Disse “il gentile” quando furono nuovamente soli nel teatro.
- Comincio a sentire i primi sintomi dell’infarto. - Aggiunse “ il bello” che si lasciò cadere sullo sgabello del pianoforte portandosi una mano al cuore.
- Vedi di rimandare a domani egoista, vorrei dormire con la mia fidanzata almeno per qualche ora. - Proferì quello con “il mantello foderato d’argento”.
“Il bello” mosse la mano come per scacciare una mosca insolente e poco dopo recuperati i loro effetti personali i cinque lasciarono il teatro.

L’alba stava prendendo il posto della notte e un altro giorno aveva inizio. Chissà quali altre avventure avrebbero ancora quel giorno coinvolto i Cavalieri della Confraternita delle Cinque Lune.

Fine.


- Come fine?

 

Domandai delusa al narratore.

 

- È tardi e il tuo cavaliere starà certamente arrivando a prenderti.

- Tutore domani mi racconterete un’altra storia dei leggendari cavalieri?

- Sophia cara, generalmente tutte le storie dei cinque cavalieri sono simili e noi domani abbiamo tante cose da fare.

 

Mi rispose il mio tutore che dopo aver alimentato il caminetto del suo studio posto nella serra, tornò a sedersi sul divanetto.

 

- Tutore però non è giusto! È cosi piacevole vedervi recitare le storie che mi raccontate.

 

Sbuffai, incrociando le braccia davanti al petto e assumendo un aria imbronciata, pronta a utilizzare qualsiasi tecnica a mia disposizione per far cadere nella mia trappola Bryce.

 

- Buonasera Vandemberg. Sofia.

 

Una voce fredda e risoluta entrò nella serra. Gabriel indossava ancora la divisa e subito cercò i miei occhi.

 

- Buona notte Tutore è stato un piacere tenervi compagnia mentre stavate male.

- Buona notte piccola. Stuart. Mi raccomando andate a dormire voi due.

 

Ci raccomandò Bryce con tono autoritario e protettivo come un padre o un fratello maggiore.

 

- Si preannuncia un’altra giornata grigia e piovosa, pertanto non temete.

 

Dissi mentre indossavo il mantello.

 

- Invece è proprio questo che temo

 

Risi in risposta, mentre Gabriel si limitò a fare un gesto con la testa in segno di saluto, prese saldamente la mia mano e ci incamminammo verso la carrozza che attendeva davanti alla residenza.

 

- Quale grave male aveva questa volta?

 

Domandò salendo sulla carrozza che subito si mosse diretta al Collegio di Altieres.

 

- Strani dolori allo stomaco. Una tale noia.

 

Risposi stringendomi a lui, cercando così di nascondere la menzogna nelle mie parole.
 

- Questioni di vita o di morte.

 

Ironizzò divertito contro i miei capelli .

Chiusi gli occhi contro la spalla di Gabriel e inalando il suo profumo, cominciai a ricordare la serata precedente …

 

La sera stessa della prova generale del funerale di Bryce, io ed i miei amici ci eravamo recati a una festa in maschera nel borgo di Altieres. La festa era particolarmente noiosa e così avevamo deciso di andare in una taverna nel centro della Cittadella.

Certamente non ci aspettavamo che all’interno fossero presenti la maggior parte delle conquiste di Gareth Eldrige e quando queste l’avevano visto entrare a braccetto con mia cugina Alexandria, non l’avevano presa molto bene. La rissa era nata dal nulla e si era spostata all’esterno creando il pandemonio. Alexandria sentendosi offendere da una delle “fanciulle” presenti, era partita ad attaccare seguita dalle cugine.
Io ero stata prontamente presa per la vita da Gabriel, che mi aveva così bloccato ogni movimento ed intenzione di mettermi in mezzo alla rissa insieme alle mie parenti.
- Principessa Trovatella dove credi di andare? - Mi aveva sussurrato all’orecchio con voce divertita.
- Dobbiamo intervenire.- Avevo risposto con sicurezza.
- Se provi ad andare in mezzo a quel disastro, giuro che ti carico in spalle come un sacco di patate e le tue proteste saranno inutili.- Aveva minacciato in tono deciso e autoritario.
Non mi era rimasto che andar via con lui, lasciando mio fratello Juju, Jordan e i cugini di Gabriel in quella confusione. Mi era bastato vedere lo sguardo gelido del mio fidanzato per comprendere che non stava scherzando.

Stavamo camminando per le stradine della Cittadella, quando il rumore di cavalli al galoppo, aveva rapito la nostra attenzione. Gabriel aveva riconosciuto alcuni dei suoi sottoposti dell’ordine e mentre ci recavamo nella stessa direzione presa dai cavalieri della croce, eravamo stati raggiunti dai gemelli.
Gabriel voleva verificare cosa stesse succedendo e aveva ordinato a me ed ai gemelli, momentaneamente eletti a miei guardiani, di rimanere fuori dal teatro. Ovviamente dopo che il mio fidanzato aveva aperto la porta principale del teatro, avevo lanciato un occhiata di sfida ai due, facendo loro capire che non avevo nessuna intenzione di rimanere lì fuori ad attendere. Justin aveva atteso che il cugino fosse entrato, prima di aprirmi la porta, guardandomi con un ghigno divertito sul volto e sussurrando un “ Dopo di voi mogliettina”.
Sul palco erano presenti i cavalieri dell’ordine della croce e cinque figure dall’aspetto discutibile.

Non impiegai molto per capire chi si nascondeva dietro quelle maschere e quei vestiti ridicoli.

Anche perché non era la prima volta che incontravo i cinque riuniti, sia con le maschere che senza ed oramai avevo la certezza su chi fossero, per quanto sapessi bene che nessuno me lo avrebbe mai confermato.
Soprattutto considerando che l’unico vestito da uomo, incurante di avere una maschera sul volto, continuava ad ammirarsi nel riflesso delle spade dei suoi avversari, esattamente come il giovane che mentre indossava le vesti da narratore, continuava ad ammirare la propria immagine riflessa sul pianoforte.

Inoltre la cosa che mi aveva incuriosito, ancora prima che mi recassi alla festa, era il raduno, sulla piazzetta davanti alla cappella dove si erano tenute le prove del funerale, tra Bryce e i suoi quattro amici che parlottavano animatamente tra loro, per non parlare dello strano comportamento del principe Axel, famoso per la gelosia e la possessività nei confronti della sua fidanzata, che aveva permesso ad Ashton di accompagnarla a casa.
Di conseguenza e per pura logica e matematica avevo intuito chi potessero essere le altre “leggiadre ballerine” presenti sul palco insieme al mio Tutore.

Il narratore però aveva storpiato a suo piacimento la storia, perché quando la “fidanzata del capitano” , ossia io ero intervenuta per salvarli, non avevo detto solamente quello che aveva riportato lui ma le mie parole erano state altre.

 

- Posso assicurarvi che loro cinque sono degli attori. Il mio Tutore è un grande amante del loro spettacolo e oramai “li ho visti talmente tante volte che mi sembra di conoscerli” come i miei parenti. Quindi vi assicuro che non sono chi state cercando.
 

E mentre pronunciavo questa frase, non smisi un istante di fissare con espressione ironica la maschera che nascondeva l’identità del mio Tutore, ignorando lo sguardo minaccioso rivoltomi dal mio fidanzato per non aver rispettato il suo ordine di restare fuori e Bryce doveva essersene accorto, ma da terribile egocentrico qual è, questa sera non aveva resistito alla tentazione di raccontarmi un’avventura alla quale tra l’altro ero presente spacciandomela per una storia.
Chissà se un giorno, magari in punto di morte, quello vero però, viste le sue abitudini, il mio Tutore e narratore Bryce, mi avrebbe raccontato realmente la vera storia della confraternita delle cinque lune, dei principi travestiti da briganti o, come li avevo segretamente soprannominati io
, i cinque deficienti.

 

 

 

 

 

 

 

* Ringraziando il famoso incipit di Snoopy.

   
 
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