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Autore: Dreamhunter    15/01/2008    1 recensioni
Questa è una serie di one-shot romantiche collegate l'una all'altra, che partono dalla fine del nono episodio della terza stagione di Bones. Attenzione per cui agli spoiler. Il titolo della serie è ispirato a un video musicale che ho realizzato su Bones.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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ONCE UPON A DECEMBER
by Dreamhunter

Disclaimer: Come sempre i personaggi non mi appartengono, bensì sono di Hanson, la Fox e quant'altri ne detengono i diritti, e li uso senza permesso, ma anche senza scopo di lucro.
Buona lettura!!


Dedicato ai membri del Bones Italian Forum


- Tu l'hai saputo prima di me. E' successo qualcosa, non è vero?
E tu l'hai capito prima -
"Espiazione" - Ian McEwan


Se solo la sua Ruth fosse stata lì...
Per poter vedere quanto erano belli e forti e amati i loro figli. Nonostante tutto. Nonostante le privazioni, le mancanze, le difficoltà.
Ma forse lei c'era.
Anzi, c'era di sicuro.
A guardare Russ, che ora aveva una compagna, con due ragazzine di cui occuparsi, un po' più maturo, più solido, sulla buona strada per diventare un vero uomo.
A guardare Temperance...
Max Keenan si portò una mano al petto, dove il suo cuore batteva veloce.
Oh, Ruth, pensò, stai guardando la nostra Temperance?
La bimba adorata con gli occhi d'acqua e di cielo, per cui avevano nutrito tante speranze... E le aveva realizzate tutte.
Era bellissima. Caparbia. Indipendente. Giusta.
E non era sola. Aveva qualcuno che la proteggeva e l'appoggiava.
Qualcuno che l'aveva cambiata, che aveva calmato la sua rabbia e abbassato le sue difese. Seeley Booth. Il partner di Temperance, l'agente federale con cui lavorava. A Ruth sarebbe piaciuto. Così onesto... Un'ottima persona.
Chiuso in carcere probabilmente per il resto dei suoi giorni, Max si sentiva più sereno nel sapere della presenza di Booth a fianco della figlia.
Aveva avuto fiducia in lui sin dalla prima volta che si erano incontrati.
E quella sera... quella sera, stava avendo la prova di non essersi sbagliato.
Avvicinandosi alla finestra, Max sorrise.
Temperance gli aveva fatto un meraviglioso, insperato regalo: la notte di Natale nel trailer per le visite coniugali del penitenziario, con tutta la famiglia. L'albero era vietato per ragioni di sicurezza interna, ma le figlie di Russ avevano portato un po' di festoni e soprattutto tutti i colori e l'allegria della loro infanzia... Dopo oltre sedici anni di vita clandestina e in fuga, era più di quanto avesse mai osato immaginare...
Eppure le sorprese non erano finite. Anche per Temperance.
Booth le aveva telefonato, avvertendola di andare alla finestra, e...
Eccoli. Seeley Booth e il suo bambino, appena al di là delle reti interne del perimetro carcerario... e un albero di Natale illuminato con la batteria dell'auto.
No, non si era sbagliato su di lui.
Un uomo che compiva gesti di quella delicatezza non poteva, in nessun modo, essere un uomo comune. Aveva sempre creduto che l'eccesso, la ridondanza fossero alla portata di chiunque, compresi gli stolti e i mediocri. Ma la virtù della semplicità apparteneva a pochi. E richiedeva spessore.
Profondità. Coraggio.
Si augurò che lo avesse capito anche Temperance.
La sbirciò. Ancora alla finestra, i denti affondati nel labbro inferiore. Un suo atteggiamento tipico, per tenere sotto controllo le emozioni...
"Ci saranno problemi se uscirai a ringraziarlo?", le domandò.
Temperance sussultò, come se l'avesse distolta da un sogno. "Cosa?".
"Dovresti uscire a ringraziarlo", ripeté Max. "E digli anche che adesso è meglio che vada. Nevica e gli si scaricherà la batteria...".
"Sì, vallo a ringraziare", intervenne Russ. "Da parte di tutti".
"Ringraziali, ringraziali!!". Anche le bambine gli fecero eco. "Non potrebbero entrare?", propose la piccola Hayley. "Così giochiamo con Parker!".
"No". Temperance scosse il capo. "Qui si accede solo con un permesso...".
"Allora usciamo noi!", insistettero le bambine. "Dai! Ti accompagniamo e li salutiamo! Possiamo? Possiamo?".
Saltellavano. Erano irresistibili.
"D'accordo...", sospirò Temperance con un lieve sorriso. "Chiediamo alle guardie". Tese loro le mani. "Attenzione, però. La recinzione è elettrificata. Promettete di non toccarla...".
Trascorsi alcuni istanti, Max le vide ricomparire nel cortile innevato del penitenziario. Una guardia indicò a quale distanza dovevano fermarsi dal reticolato e rimase ad attenderle accanto al trailer.
L'aria chiaramente impacciata di Temperance, che camminava a piccoli passi nella neve con le nipotine per mano, commosse Max.
Ah, Ruth, pensò di nuovo... Non l'abbiamo educata alla tenerezza.
Deve impararla.


"Le nipoti della dottoressa Brennan sono simpatiche...", mormorò Parker, rannicchiato nel letto. "Quando la vengono ancora a trovare, me lo dici?".
Infilandosi sotto le coperte, vicino a lui, Seeley lo rassicurò. "Sarà la prima cosa che farò, campione. Adesso però dormi. Se tua madre sapesse che ti ho tenuto in piedi sino all'una di notte, si arrabbierebbe".
Parker si accoccolò contro il suo petto. "Ma è Natale...".
"Già. Hai ragione. E' una notte speciale".
"Infatti...".
Gli occhi di Parker si stavano chiudendo e Seeley lo abbracciò, annusando il profumo della sua pelle di bambino.
Sì, era una notte veramente speciale.
Avevano giocato, visto cartoni animati alla tv, scartato insieme i regali. Il suo appartamento di scapolo si era trasformato all'improvviso in una casa.
E adesso avrebbe dormito con sul cuore il cuore di suo figlio.
Sospirò, sistemandosi meglio, nel tepore delle lenzuola. In pace.
Assolutamente in pace.
"Papà?".
"Sì?".
"Bones mi piace tanto".
"Piace anche a me. Per questo le abbiamo fatto la sorpresa dell'albero".
"E' stata contenta...".
"Molto".
La voce del piccolo si affievolì. "Spero che lavorerai con lei per sempre...".
"Ci proveremo, campione".
Per sempre...
I bambini non avevano una concezione realistica del per sempre...
Scivolando nel sonno, l'ultima scintilla di una verità attraversò la mente di Seeley: una verità che riguardava Temperance Brennan.
Una bella verità.


Il campanello suonò alle otto di quella sera e Seeley, davanti al frigorifero per decidere cosa mangiare a cena, si stupì.
Non aspettava nessuno. Aveva riportato Parker da Rebecca dopo pranzo e a quest'ora dovevano essere ormai sulle piste da sci del Vermont. Chi poteva essere, quindi?
"Ciao, Booth", gli sorrise Temperance, sulla soglia.
"Ehi, ciao, Bones!", esclamò lui. "... che sorpresa! Che ci fai qui?".
"Ti disturbo?".
"No, no, entra, dai".
Lei si tolse il berretto di lana blu e sfilò la sciarpa dal collo, avanzando nell'ingresso. Era così strano vederla lì. Non ci veniva spesso.
Anzi quasi mai. E non per visite di cortesia.
Ma questa lo era? Era una visita di cortesia?
Seeley preferì sincerarsene. "Va tutto bene, Bones? E' successo qualcosa?".
"No, no... E' che Amy e le bambine si sono trattenute in città e le ho portate a fare una passeggiata. Sono tornate a casa un paio d'ore fa e...". Le guance di Temperance erano arrossate dal freddo. E dall'imbarazzo di dover ammettere che, una volta sola, le era dispiaciuto di esserlo. "Sì, insomma... passavo da queste parti...".
Le parole le si spensero in gola, guardandolo. Indossava un pullover grigio chiaro e dei jeans. Sembrava così disteso, sereno. Doveva essere sicuramente merito di Parker. "Tuo figlio?".
"E' in Vermont, con sua madre, come previsto". Seeley sorrise, invitandola con un gesto a sedere sul divano. "Hanno rimandato la partenza sino al primo pomeriggio, per cui ho avuto il mio Natale con Parker e sono soddisfatto".
"Si nota...".
"Sì?".
"Sì. Sei...". Temperance rise. "... luminoso".
"Anche tu", replicò lui, fissandola.
"Ieri sera, stare con mio padre e mio fratello... mi è piaciuto, Booth".
"Perfetto. Speravo che ti piacesse. E non sei andata in Perù...".
"No... già. Ci andrò per Capodanno".
"Capisco...".
Si scambiarono un sorriso impacciato.
"Vuoi bere qualcosa, Bones?", domandò d'un tratto Seeley. "Un aperitivo? Qualcosa di caldo?".
"Grazie, no. Io...". Temperance esitò, poi estrasse una busta dalla tasca del cappotto. "Avevo pensato di dartelo al ritorno dal Perù, però, beh... sono qui...".
"Che cos'è?".
"Il mio regalo per te".
"Oh...". Seeley osservò la busta e ammiccò. "E' un assegno?".
"Un assegno?". Lei aggrottò la fronte. "No. Perché dovrei regalarti un assegno?".
"Bones... ". Lui le fece l'occhiolino. "Scherzavo...".
"Certo". Temperance raddrizzò le spalle. "Anch'io".
"Sicuro...", sogghignò Seeley scuotendo la testa. Anche se poi il divertimento scomparve dal suo volto. "Oh, Bones...".
I suoi occhi erano fissi sul contenuto della busta.
"Ho avuto una buona idea?", indagò lei.
"Ma... ma questo è...".
"Un soggiorno per due persone per il week end di Capodanno a Orlando, in Florida", confermò Temperance. "Comprensivo di ingressi a Disneyland per tutti i giorni di permanenza".
"E'...".
"Sai, ho pensato che avresti potuto farti un viaggetto con Parker, voi due soli. Disneyland è adatto?".
"... adatto?".
"Sì, potete scegliere un'altra destinazione, se preferite. E se Parker non sarà tornato dal Vermont per Capodanno, potete anche spostare la data. In agenzia ho lasciato indicazioni in modo che...".
"Bones...".
"Non ti piace?".
"Bones...".
"Perché se non ti piace...".
Di colpo, le mani di Seeley le afferrarono il viso. E con la bocca le chiuse la sua.
Fu un bacio molto rapido.
Non come il loro bacio in ufficio, sotto il vischio...
Nonostante ciò, indiscutibilmente, un bacio.
Abbastanza per ammutolirla e spedirle il cuore nella gola.
Lui si ritirò, continuando a tenerle le guance. "Scusa", sussurrò. "Era per farti tacere".
"Ha funzionato...".
"E per ringraziarti".
"Quindi il regalo ti piace?".
Seeley la guardò intensamente. "Adoro il mio regalo, Bones".
La stessa, identica frase che aveva detto lei la sera prima, al telefono, nel scoprirlo là fuori, nella neve, con Parker e l'albero di Natale...
"Però è troppo...", aggiunse lui. E intanto si scostò. "Davvero, non dovevi...".
"Tu hai fatto un regalo alla mia famiglia, Booth", ribatté piano Temperance. "E io faccio un regalo alla tua".
"Siamo pari, dunque...".
"Siamo pari".
"Ok...".
"Ok... Sarà meglio che vada, adesso". Temperance accennò ad alzarsi. "E' ora di cena e...".
"Ti andrebbe di cenare con me?", la interruppe lui. Di slancio.
"Qui?".
"Sì. Cuciniamo insieme e ci facciamo compagnia. E'...". Le sorrise. "... è ancora il giorno di Natale".
Uno dei suoi sorrisi splendenti e contagiosi.
Uno di quei sorrisi a cui era impossibile rispondere di no.
"Ci sto", acconsentì Temperance. E dicendolo si accorse di essere felice. Felice come la pubblicità sosteneva che bisognasse essere durante le feste natalizie. Di solito non accadeva.
E invece quest'anno stava succedendo.
A lei. Temperance Brennan.
"Se hai gli ingredienti, ti preparo i maccheroni al formaggio".
"Li ho. E ho anche quelli per la mia famosa torta al caffé".
Si diressero in cucina. "Tu sai fare le torte?".
"Una sola. Ma è spettacolare".
"Ti aiuto?".
"Tu occupati dei maccheroni". Seeley le passò un grembiule. Bianco e nero, con la stampa di un gangster nell'atto di sparare. Lui ne infilò uno con il manifesto di un film noir. "Ho pure le tazze abbinate".
La fece ridere. Risero entrambi.
Gli sguardi intrecciati.
"Prima...". Lei deglutì. "... è stato un bacio...".
Era sul punto di dire tra fratello e sorella, ma lui la prevenne.
"... tra due persone che si vogliono bene?".
Perché no?
Già... perché no?
"Approvi la definizione?", insistette Seeley, divertito.
"Approvo", lo accontentò lei.
Su Washington ricominciò a nevicare, ma loro non lo notarono.


- E' come essere di fronte ad una cosa talmente grande che non riesci a vederla. Ancora adesso non sono sicura di riuscirci. Ma almeno so che c'è -
"Espiazione" - Ian McEwan



  
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