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Autore: eritrophobia    01/07/2013    4 recensioni
"Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare. "
Così inizia il viaggio ai limiti della follia di Edith Sanders, una ragazza come altre, che si troverà a vivere la più grande avventura di sempre.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Edith inarcò le sopracciglia. Ma sì, in fondo si aspettava anche gli elfi. Insomma…perché no? Mancavano veramente solo loro. Anzi, no: mancavano solo le fate. C’erano le fate in quel mondo strano? Non osò chiederlo, ma semplicemente si limitò a seguire il gruppo, che nel frattempo aveva deciso di seguire il tunnel per trovare una via d’uscita. Abbassò appena lo sguardo e osservò il braccio destro: il maglione bianco era macchiato di rosso. Alzò prontamente la manica e scoprì un taglio lungo sette o otto centimetri. Il sangue aveva smesso di fuoriuscire, ma la ferita era ancora carne viva. Probabilmente se l’era fatta rotolando nel buco. Come aveva fatto a non accorgersene? Forse era stata l’adrenalina, ma più guardava il taglio e più sentiva la pelle bruciare.

-Sappiamo dove stiamo andando?-chiese lei.

-Ah, non ne ho la più pallida idea.- esclamò Ori.

-Perfetto.-

-Gandalf, dove stiamo andando?- chiese Thorin.

-Vedrai.-rispose laconicamente il mago.

Continuarono a camminare per il tunnel, borbottando di tanto in tanto tra loro. Edith non parlava con nessuno. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni e si limitava a guardarli senza dire nulla. Ascoltava. Non aveva quasi voglia di fare amicizia. In fondo, quelle volte che aveva provato ad avvicinarsi a qualcuno era stata presa di mira. Nel suo mondo parlava soltanto con i suoi, con suo fratello e con la sua migliore amica di una vita; degli altri aveva paura. E si sentiva in soggezione anche ad avvicinarsi ai nani, a Bilbo e a Gandalf.
Uscirono dal tunnel e spuntarono in un punto scavato nelle rocce. Edith rimase a bocca aperta. C’era una piccola città, simile quasi ad un castello, completamente circondato dalla vegetazione. Vicino al grande edificio c’erano almeno una decina di cascate, il cui rumore faceva eco per tutta la vallata. Era un sogno, un bellissimo sogno.

-La valle di Imladris!- disse Gandalf- Nella lingua corrente è conosciuta con un altro nome.-

-Gran Burrone…-sussurrò Bilbo, affascinato.

-Qui si trova l’ultima casa accogliente ad est del mare.-continuò il mago

-Era questo il piano? Trovare rifugio qui, dal nostro nemico?-sibilò Thorin, guardando Gandalf con aria minacciosa.

-Non hai nemici, qui. Il solo malanno che c’è in questa valle è quello che porti tu stesso.-

“Applicare sulla parte scottata, caro Thorin.” pensò Edith,cercando di trattenere un sorriso. Stava per parlare ancora, ma vide Kili di fianco a lei.

-E'  bellissimo, vero?-chiese lui, facendole un sorriso.

Edith annuì lievemente, per poi tornare a guardare il paesaggio davanti a lei.

-Comunque per essere un’umana sei bassa.- continuò Kili, osservandola da cima a fondo- Sei poco più alta di me.-

-Nella mia famiglia non sono molto alti.-mormorò Edith

-Però sei bella come un elfo.-

Edith inarcò le sopracciglia, senza capire.

-Non so come sono gli elfi…era un complimento?- chiese lei.

-Sì, è un complimento.-disse lui, ridacchiando, mentre un sorriso scemo gli si formava sulle labbra.-Ho la forte sensazione che adesso ne vedrai uno…o più di uno!-

-Oh….-Edith rimase in silenzio, cercando di assimilare l’informazione. Le ci volle un po’. Schiuse le labbra, sorridendo un po’ di più- …grazie.-

Con la coda dell’occhio vide gli altri nani iniziare a spostarsi, seguendo Gandalf e Bilbo. Edith fece un sorriso appena abbozzato, per poi apprestarsi a seguire gli altri, mentre Kili ritornava al fianco del fratello. Doveva solo riuscire a prendere un attimo di confidenza. In fondo Kili era simpatico. Respirò a fondo, mentre si avvicinavano. Attraversarono un ponte stretto, ed Edith sentiva una strana sensazione di farfalle nello stomaco. Era nervosa, felice, agitata, completamente affascinata. Non aveva mai visto niente di così bello in vita sua. Si fermarono su un piazzale e, dopo pochi attimi che erano lì, una figura scese le scale.
Era un uomo con i lineamenti fini, delicati, ed era bellissimo. Doveva essere un elfo. Edith sentì che aveva schiuso le labbra mentre lo fissava e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Per un secondo le vennero in mente le parole di Kili e capì. Gli lanciò un’occhiata, e osservando l’occhiata eloquente del nano, fu costretta a distogliere lo sguardo.  L’elfo disse qualcosa di incomprensibile, e la ragazza inarcò entrambe le sopracciglia.

“Cazzo ha detto?” pensò Edith, sconvolta.

-Voglio parlare con Re Elrond.- rispose Gandalf, laconicamente, continuando ad osservare l’elfo.

-Sire Elrond non è qui.-fu la risposta dell’elfo.

-Non è qui? E dov’è?-

In risposta ci fu un risuonare di corni per tutta la vallata. Gli stessi che avevano sentito quando erano stati attaccati dagli orchi. Edith si voltò, frustrando l’aria con i dread. Li vide. Erano almeno una dozzina di uomini-elfi- che galoppavano verso di loro. Si sentì tirare, e messa al centro del gruppo insieme a Bilbo. Certo, da sopra i cavalli sembravano minacciosi, ma non avevano uno sguardo cattivo…ok, forse due o tre lo avevano, magli altri sembravano così amichevoli…forse. I cavalli si fermarono, e uno degli elfi si staccò dagli altri, e salutò Gandalf con un bel sorriso. Gandalf lo salutò chiamandolo “Re Elrond” e i due parlarono per qualche secondo in una lingua sconosciuta.

“Cosa darei per vedere i sottotitoli.” Pensò Edith, assottigliando appena lo sguardo, come se solo in quel modo sarebbe riuscita a capire una parola di quello che dicevano. Ma non avrebbe funzionato, ovviamente.

-É strano che degli orchi si avvicinino così tanto ai nostri confini.-osservò Elrond, parlando in una lingua comprensibile a tutti- Forse qualcosa o qualcuno li ha attirati.-

-Ah, forse siamo stati noi.-rispose Gandalf, indicando il gruppo ancora ben compatto.

Ben presto i nani sciolsero le righe, e Thorin si avvicinò al re degli elfi, guardandolo così gelidamente che Edith pensò di trovarsi in Alaska. Ma magari, in Alaska non c’erano elfi, nani, troll ed orchi. E, purtroppo, non c’erano neanche i conigli col propulsore. Ma forse a quello c’era un rimedio. Era ancora lì che ci pensava, tanto che si perse le spade che volavano dalle bocche dei due, ma non si perse Elrond che sfoggiava nuovamente la sua capacità linguistica. Edith inarcò di nuovo le sopracciglia.

“Mi prendono per il culo”

-Ci sta riempiendo di insulti!-esclamò Gloin, irato.

-Ma no, Mastro Gloin! Il re vi sta offrendo del cibo.-esclamò Gandalf.

Edith si ricordò che era da tempo che non mangiava. Avrebbe avuto il suo pranzo al sacco, ma le bustine di cracker erano ridotte in briciole, ed erano praticamente immangiabili. Insomma, non era
mica un piccione! I nani confabularono, finchè non decisero che dovevano mangiare qualcosa, e quindi accettarono l’invito dei re degli elfi.
Il pranzo fu veloce, e mentre tutti gli altri nani- Bilbo compreso- parlavano tra loro, Edith stava con il capo chino, mangiando in silenzio. Dopo due bocconi, sentì lo stomaco serrarsi improvvisamente. Quando era a casa sua, il casino a tavola era più o meno quello: i suoi genitori parlavano ad alta voce, smorzando la musica classica che si ostinavano a mettere in sottofondo e che nessuno voleva sentire, suo fratello Ethan,più grande di lei di cinque anni,rifiutava completamente di voler mangiare qualsiasi cibo verde- cosa che ora stava facendo Ori, osservando con disgusto una foglia d’insalata- e lei, da brava aspirante vegetariana, gli diceva di non rompere i coglioni. In quel momento era tutto diverso. Lei non era nel suo appartamento a Carnaby Street, Londra, e probabilmente non avrebbe più visto i suoi genitori e suo fratello.

-Edith, stai bene?- chiese Bilbo.-Sei incredibilmente pallida.-

-No, sto bene. Non devi preoccuparti!-esclamò lei, cercando di sorridergli, pur debolmente.

-Scusa, potresti seguirmi?- chiese un’elfa, chinandosi su Edith e porgendole la mano. Edith la fissò qualche secondo. Era bella, bellissima. La ragazza la fissò a lungo, aprendo la bocca senza riuscire
a spiccicare parola, finchè non riuscì ad allungare la mano verso di lei e stringergliela con delicatezza.

-Sire Elrond mi ha chiesto di prendermi cura di te- continuò l’elfa, conducendola verso l’interno dell’edificio con fare materno.- Mi hanno detto che sei ferita.-

Edith sbarrò gli occhi, per poi nascondere il braccio ferito dietro alla schiena.

-Non è niente.-borbottò lei, scuotendo il capo con veemenza.

-Non direi. E poi il mio Signore Elrond vuole farti indossare qualcosa di più comodo per il viaggio. Non credo che quei vestiti strani che indossi siano molto funzionali.-

Edith abbassò lo sguardo. In effetti non erano funzionali neanche quando era a Brecon con quelle bestie dei suoi compagni, figuriamoci se lo erano in quel momento. Le due si spostarono in una stanza, e l’elfa sparì per qualche minuto. Edith andò alla finestra: si stava facendo buio. Le lanterne venivano accese, e il posto diventava sempre più silenzioso. La festa di benvenuto era finita.

-Ti ho portato questi. Sono i più piccoli che abbiamo.-sussurrò l’elfa, passandole degli abiti.-Non è stato facile, dato che sei bassa per essere un’umana. Mentre ti cambi, vado a prendere qualcosa per curarti quella brutta ferita.-

Edith si voltò e si tolse il maglione, rimanendo in canotta. Nel frattempo, aveva sentito l’elfa uscire. Aprì la camicia blu notte che le aveva dato e si rese conto, dopo averla indossata, che le maniche erano troppo lunghe. Tipico. Le tirò su fino a metà gomito, per poi indossare i pantaloni di pelle nera, e anche lì dovette arrotolare gli orli. Si maledì di essere troppo bassa. Vide che c’era anche un mantello, ma quello decise di non indossarlo. Non ancora, almeno. Legò il fodero della spada ai pantaloni e, proprio in quel momento, entrò l’elfa.

-Siediti pure lì.-le ordinò, con gentilezza.-Come ti chiami?-

-Mi chiamo Edith.-mormorò lei, sedendosi.

-Io sono Aredhel. Adesso sentirai un po’ di male.-

Aredhel toccò Edith con un panno inumidito in chissà che cosa, e la ragazza dovette digrignare i denti per evitare di urlare. Sentiva il braccio bruciare, dalla punta delle dita fino all’attaccatura della spalla. Sentì pure le lacrime essere sul punto di uscire, ma le ricacciò indietro.

-Così non ci saranno bisogno di altri trattamenti per il braccio.-spiegò Aredhel, per poi prendere una fascia.-Cosa ci fai con questi nani?-

-E’ una bella domanda. Non so dove stiamo andando, o cosa stiamo facendo. Non so nemmeno cosa stessi facendo io prima di questo.- sussurrò Edith, mentre osservava Aredhel che le fasciava il braccio.

-Sire Elrond ha accennato a una tua amnesia.-

-Oh, certo che Gandalf non sta mai zitto. Tra un po’ dice a tutti anche quando ho il ciclo mestruale.-

Edith sbiancò, per poi scuotere il capo, mentre l’elfa rideva con fare leggero.

-Su, non fare quella faccia. Di certo non ti ha sentito.-ridacchiò Aredhel, mentre chiudeva la fasciatura.-Sei una persona divertente. Ora vai pure dai tuoi compagni.-

Edith la ringraziò con un sorriso, per poi precipitarsi fuori dalla stanza dove, per poco, non si scontrò con Balin e Thorin, che avevano appena finito di parlare con Elrond, o almeno questo era quello su cui stavano discutendo. Thorin la guardò dalla testa ai piedi.

-Ora sei minimamente decente.- sbottò il nano, per poi accelerare il passo.

-Non ascoltarlo, io ti trovo stupenda.-sussurrò Balin, facendole un occhiolino amichevole.

Edith si sforzò di trattenere una risata, mentre sul viso le si formava un sorriso. Ora i due nani ed Edith erano uno accanto all’altro, che si dirigevano verso il resto del gruppo.

-Come va con il braccio?- chiese Thorin, indicando con un cenno del capo la fasciatura della ragazza.

-Bene. Mi ha messo una cosa strana che mi ha br…-

Ma mentre stava per finire la frase, sentì una musica ad altissimo volume che conosceva fin troppo bene. Sbiancò immediatamente, mentre Thorin e Balin sguainavano le spade e correvano verso il gruppo. Edith li seguì correndo, e trovò quello che si aspettava: i nani erano lì, che osservavano terrorizzati il suo mp3, senza cuffiette, che urlava le parole di una canzone delle Icona Pop.

I GOT THIS FEELING ON THE SUMMER DAYS WHEN YOU WERE GONE, I CRASHED MY CAR INTO THE BRIDGE, I WATCHED I LET IT BURN…

Edith maledì suo fratello: era stato lui a regalarle quell’mp3 per Natale. Un mp3 speciale, perché rendeva possibile l’ascolto delle canzoni anche senza le cuffie, attraverso delle piccole casse impiantate direttamente nell’oggetto. La ragazza maledì anche se stessa, perché ascoltava sempre la musica ad un livello mostruoso.

…I DON’T CARE! I LOVE IT!

Veloce come il vento, la ragazza raccolse l’mp3 da terra e chiuse la canzone. Quindi osservò i nani e Bilbo, che la osservavano sconvolti. Edith alzò le mani al cielo, in segno di resa, mentre stringeva l’mp3 tra le mani.

-…Posso spiegare.- mormorò lei.

-Oh, ti conviene, ragazzina!-tuonò Thorin, con fare più incattivito del solito.

-É colpa mia.-iniziò Kili.-Ero curioso di vedere cosa aveva Edith nello zaino, e ho toccato quell’oggetto. Non dovevo, non prendertela con lei.-

-Che cos’era quella cosa?-chiese Balin, certamente più calmo di Thorin, che sembrava volesse uccidere Edith.

-Ecco…nel posto da dove vengo ci sono degli…artigiani. Questi artigiani riescono a prendere le voci delle persone che cantano e la musica e le mettono qui dentro.-mentì lei, cercando di inventarsi una
scusa all’ultimo minuto.

-Prendono le voci ai cantanti? E come fanno poi a cantare?- chiese Ori, inorridito.

-No! No, non prendono le voci dei cantanti…diciamo che…riescono a farne una copia. Non so come facciano…ma lo fanno!- spiegò lei.

-Certo che avete della musica strana, da dove vieni.- borbottò Gloin

Edith si limitò a farsi sfuggire una risatina nervosa dalle labbra, senza osare replicare. Era una situazione buffa: lui le diceva che il suo mondo era strano, quando quello in cui si trovava ora era popolato da creature strane. Fili le fece segno di sedersi tra lei e il fratello, e lei lo fece, senza aprire bocca.

-Ci fai ascoltare qualcos’altro?-chiese Kili, porgendole l’mp3.

-Certo, così svegliamo tutta Gran Burrone con quella musica infernale!-sbottò Dwalin.

-Ve la faccio ascoltare con le cuffie,ok?...Sempre se le trovo.-mormorò Edith, frugando nello zaino. Avevano proprio guardato tutto. Ci mise un po’ a trovare le cuffie, per poi passarle ai due nani.-Servono per non far sentire la musica agli altri. Dovete metterle nelle orecchie.-

Fili e Kili fecero come ordinato e,dopo due secondi netti, iniziarono a muovere la testa a tempo con la musica, muovendosi a tempo. Edith posò lo sguardo sui cavetti che le passavano davanti, tagliandole la visuale. Dalle cuffie riusciva chiaramente a sentire la canzone: erano i Killers.

-Devi venire da molto lontano per avere oggetti del genere.-osservò Thorin, lanciandole uno sguardo indagatorio.-Sono sicura che neanche gli elfi sapranno riconoscere una cosa simile.-

-Diciamo di sì, non sono di qui. Ma questo lo avevate capito, no?- sussurrò Edith.

-Come si chiamano le terre da dove vieni?-

-Inghilterra.-

-…Mai sentite. Devono essere molto lontane.-

-NOOOOO!-

L’urlo di Kili e Fili spaventò tutti. Edith guardò i due, per poi guardare l’mp3. Era morto, probabilmente a causa dei continui urti…o forse era finita la batteria. In effetti la ragazza non ricordava di averlo ricaricato, prima di uscire di casa. Non ne avrebbe comunque avuto bisogno.

-Non funziona!-esclamò Fili.

-Ma siete scemi tutti e due?! Urlare così per un giocattolo?!- sbraitò Thorin, furioso.

-La musica era divertente! E adesso cosa facciamo?- chiese Kili.

Bofur cominciò a mormorare una canzone. Ben presto si unirono anche gli altri nani, mentre Edith e Bilbo rimanevano in silenzio, ascoltando come incantati il canto dei nani. La ragazza sentì improvvisamente un grande senso di affaticamento, e di sonnolenza. Si stropicciò gli occhi: non voleva dormire. Non poteva farlo. Voleva sentire la canzone, DOVEVA sentirla.

“Non mi farà male se chiudo gli occhi due minuti…solo due minuti…solo…”

Ma prima che potesse ripeterselo nuovamente, si addormentò.






MANCANO TRE GIORNI *va in apnea*
Sì, tra tre giorni ho l'orale, e mi sto cagando addosso.
HALP.
Grazie a tutti quelli che hanno il coraggio di leggere la mia storia. Sì, vi ringrazierò sempre. Avete dei coglioni di ferro, non so come facciate XD
Incrociate le dita per me!

  
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