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Autore: Chairman_Meow    01/07/2013    3 recensioni
-Ehi- disse imbarazzata sedendosi di fronte al ragazzo.
-Ehi- fece lui con un cenno del capo, con un tono finto interessato.
Quel ragazzo l'aveva stupita da quando l'aveva visto qualche ora prima al suo armadietto. Era un ragazzo molto bello, doveva riconoscerlo. Poi quel maglioncino panna che lasciava intravedere il colletto di una maglietta grigia, gli dava un'aria da ragazzo serio.
La cosa che la lasciava perplessa, però, era il perché un ragazzo simile, era seduto da solo in un tavolo quasi sperduto.
-Perché sei qui da solo?- forse era un po azzardata come domanda. Infatti si passò subito una mano fra i capelli, nervosa.
-Credo che nessuno voglia stare seduto allo stesso tavolo di uno come me.- mentre diceva queste parole, un ghigno rassegnato comparve sul suo volto.
-Stai tranquilla, non sono un pazzoide. Sono.. diciamo fuori dagli schemi.- puntò i suoi occhi nocciola in quelli azzurri della ragazza.
-Cosa significa fuori dagli schemi?-
-Non posso risponderti pienamente. Posso solo dirti che sono un ballerino. Di hip-hop per la precisione.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Il ballerino solitario





L'acqua continuava a scendere sul finestrino, creando man mano numerose gocce.
La ragazza continuava a guardare le tante case che scorrevano una dopo l'altra. Le ville che passavano, le ricordavano la sua vita che scorreva inesorabile. Ma purtroppo nessuna di quelle le era familiare. Erano tutte sconosciute, mai viste. Ma presto, le sarebbero diventate familiari. Familiari come la nuova città in cui si stava trasferendo.
La macchina si fermò davanti ad una graziosa villa, circondata da un giardino, con un vialetto ornato di fiori che portava dritto alla porta di casa.
Una casa del genere, certamente non era quella che il padre della ragazza aveva comprato. Non sembrava nel suo stile. Troppo semplice per i gusti del padre. Ma il flusso dei suoi pensieri fu fermato dall'affermazione entusiasta della madre. -Siamo arrivati!- disse slacciandosi la cintura con un sorriso spalancato.
Allora si era sbagliata, quella sarebbe stata proprio la loro casa.
Quanto entrò dalla porta, lei spalancò la bocca. Era una casa meravigliosa, grande, spaziosa, moderna. Tutto ciò che aveva sempre desiderato. E poi il fatto che c'erano le scale, che non portavano ad un secondo piano, ma bensì ad un terzo, la fece saltare di gioia.
Per fortuna la casa era già stata arredata prima del loro arrivo, così come la camera della ragazza, che sembrava rispecchiarla: semplice e luminosa, proprio come lei.
Si buttò sul letto, e iniziò a fissare il soffitto bianco. Purtroppo però, il bianco candido del soffitto, non rispecchiava affatto un periodo buio della sua vita.
La ragazza aveva un fratello maggiore, William, ma anche una sorella, Lea. Lea era la piu piccola. Si ricordava benissimo il giorno in cui quella notizia arrivò alle sue orecchie. Un fulmine a ciel sereno, si dice. Ma più che fulmine, per lei fu una tempesta. Scoprì che la sorellina aveva un cancro, e che probabilmente non sarebbe scomparso. Quando Lea iniziò la chemio terapia, iniziò anche a perdere i suoi meravigliosi capelli neri. E anche quello splendido sorriso che rivolgeva a tutti, si era spento. Era una bambina dolce, gentile, indifesa, e proprio per questo la sorella maggiore voleva proteggerla, ma non ne era capace. Il mostro si era inisidiato dentro Lea, e la stava consumando. Ricordava anche quel giorno in cui la sorellina fu portata a casa, perchè oramai, la chemio era finita e la bambina stava per terminare i suoi giorni. Ripensò a quella mattina, in cui si svegliò  di soprassalto, perchè aveva avuto un incubo. Andò in salotto, ma la scena che le si presentò davanti fu terribile. C'era il fratello William che abbracciava sua madre, entrambi in lacrime. C'era il padre, che parlava con il dottore, ed era in lacrime. L'ansia e la preoccupazione l'assalirono. Quando la madre le disse che Lea non cel'aveva fatta, che il suo cuoricino aveva smesso di battere quella notte, si sentì morire. Il dolore la sovrastò e scoppiò in lacrime. Il giorno era diventato buio per lei, la notte ancora più buia. Lea era morta al buio, da sola, in silenzio. Ai funerali, aveva tenuto per tutto il tempo la mano del fratelllo stretta nella sua. Guardava la bara bianca contenete il corpicino della sorellina e pensava a quanto ingiusta fosse la vita. Alla fine del funerale lanciarono nel cielo dei palloncini bianchi, perchè Lea era lì ora, nel cielo, libera da ogni sofferenza.
Quando riaprì gli occhi colmi di lacrime, il soffitto bianco le rispuntò davanti. Si asciugò gli occhi e andò in cucina, per mangiare il suo pasto.
Quella sera tentò di dormire, anche se le risultò impossibile visto che il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno nella nuova scuola, e questo le metteva una forte agitazione.



La nuova scuola ora era davanti a lei, e il nome "Macmale" era scritto  sulla facciata principale.
Dopo il "buona fortuna" del padre, lei scese dalla macchina e si incamminò verso l'edificio. Una volta ottenuti gli orari, andò verso il suo armadietto, trovandolo pieno di libri, grandi come mattoni. Iniziò a prenderne alcuni, ma quando sentì l'armadietto accanto al suo sbattere, chiuse il suo.
Davanti ai suoi occhi comparve la figura alta e snella di un ragazzo. Aveva le labbra rosee e piene, degli occhi spendidi color nocciola, i capelli color miele aggiustati in una piccola cresta.
Il ragazzo guardava il suo orario, ma forse sentendosi ossservato si girò verso di lei, alzando un sopracciglio.
-Tu sei la nuova arrivata?- chiese con una voce calda che le risuonò nelle orecchie e le rivolse uno sguardo che non riuscì a decifrare.
La timidezza prese il sopravvento, tanto che arrossì e abbasso lo sguardo.
Trovò il coraggio di annuire, senza però spiccicare una parola.
-Liam Payne- esordì il biondo allungandole la mano.
Lei la strinse debolmente, cercando di parlare, ma la bocca le sembrava impastata.
-Mary.. Murrel- biascicò, probabilmente l'aveva sentito solo lei.
Il ragazzò però le rivolse un debole sorriso, che trovò splendido.
Quando il biondo iniziò ad avvicinarsi, giurò di sentire il cuore fermarsi. Aveva spalancato gli occhi, perchè non sapeva cosa voleva fare il ragazzo.
Quando lui le prese il foglietto con gli orari dalle mani, lei lo guardò ancora più interrogativa.
-Matematica, è quell'aula lì- disse indicando una porta dietro di lei.
Mary ne fu sopresa, lui la stava aiutando senza che lei avesse chiesto nulla. Forse il ragazzo aveva intelligentemente capito che lei non conosceva neanche un centimetro di quella scuola.
Improvvisamente il ragazzo le lasciò il foglietto in mano e se ne andò senza dire nulla. Le era sembrato così gentile, e ora se ne andava senza salutarla. Rimase a guardare la sua figura da dietro fin quando non scomparve dietro una porta. In quel momento rincominciò a respirare normalmente, visto che fin a quel momento non ne era stata capace.




Finalmente poteva andare a mensa, le ore erano passate troppo lentamente, e aveva fin troppa fame. Iniziò a far saettare lo sguardo tra i vari tavoli zeppi di gente, forse in cerca di quegli occhi nocciola che aveva incontrato la mattina stessa. Lo intravide, seduto da solo ad uno dei tavoli infondo alla mensa.
-Ehi- disse imbarazzata sedendosi di fronte al ragazzo.
-Ehi- fece lui con un cenno del capo, con un tono finto interessato.
Quel ragazzo l'aveva stupita da quando l'aveva visto qualche ora prima al suo armadietto. Era un ragazzo molto bello, doveva riconoscerlo. Poi quel maglioncino panna che lasciava intravedere il colletto di una maglietta grigia, gli dava un'aria da ragazzo serio.
La cosa che la lasciava perplessa, però, era il perché un ragazzo simile, era seduto da solo in un tavolo quasi sperduto.
Avrebbe voluto chiederglielo, ma non aveva il coraggio.
Si accorse che era rimasta in silenzio per 2 minuti di fila, cosi decise di parlare.
-Perché sei qui da solo?- forse era un po azzardata come domanda. Infatti si passò subito una mano fra i capelli, nervosa.
Lui forse se ne accorse, poiche sorrise debolmente.
-Credo che nessuno voglia stare seduto allo stesso tavolo di uno come me.- mentre diceva queste parole, un ghigno rassegnato comparve sul suo volto. Il ragazzo torno a guardare il suo panino e gi diede un morso.
Un'ansia improvvisa e inaspettata inondò Mary, appena sentita quella frase. Mille domande vagarono nella sua mente, avrebbe voluto fargliele tutte ma era alquanto impossibile. Cominciò a pensare che fosse un tipo pericoloso, magari uno stupratore. O spacciatore. Per fortuna quei pensieri svanirono subito, poiche il ragazzo si mise a ridere. Probabilmente aveva capito la confusione mentale della ragazza di fronte a lui.
-Stai tranquilla, non sono un pazzoide. Sono.. diciamo fuori dagli schemi.- puntò i suoi occhi nocciola in quelli azzurri della ragazza.
Lei si senti arrossire, e abbassò lo sguardo.
Ora la sua curiosita stava aumentando. Voleva sapere cosa intendeva per "fuori dagli schemi". I pensieri ridicolosamente assurdi di prima, sulla natura del ragazzo, ritornarono a girovagare per la sua mente.
-Cosa significa fuori dagli schemi?- disse fissando il piatto del ragazzo, non riuscensdo ad andare piu in alto con lo sguardo.
Il biondino sembrava quasi divertito della curiosita di Mary, e decise di rispondere anche a questa domanda.
-Non posso risponderti pienamente. Posso solo dirti che sono un ballerino. Di hip-hop per la precisione.-
La ragazza sgrano gli occhi, incredula. Un ragazzo così, che ballava hip-hop? Non ci poteva credere.
Sembrava piu un tipo da rugby, o hokey. Magari pallacanestro vista la sua altezza.
-Wow.- rispose involontariamente. Infatti, sentendosi un ebete, si ricompose e iniziò a mangiare il suo di panino, visto che era li che la aspettava da piu di un quarto d'ora.
Mary pensava che con questa risposta i suoi dubbi si sarebbero chiariti, ma non era così. Un ballerino di hip-hop, perchè dovrebbe essere evitato? Al contrario, dovrebbe piacere alla gente.
E poi perche non poteva risponderle pienamente? Quel ragazzo era un mistero.
Improvvisamente il ragazzo si alzò e prese il vassoio ormai vuoto per depositarlo su un ripiano. Non le rivolse neanche uno sguardo e se ne andò . Di nuovo.
Non riusciva a capire perché quel ragazzo scappava. Forse da lei, o da qualcun'altro.



Le ore erano passate velocemente. Mary si stava dirigendo verso i suoi armadietti per posare i libri che teneva stretti al petto.
Durante l'ora di storia, l'unica rivoluzione a cui aveva pensato era quella della suo primo giorno di scuola, che da noioso era diventato intrigante.
Durante l'ora di geografia, l'unico terremoto che le importava, era quello che aveva provocato il biondo dentro di lei.
Uscì dalla scuola e si diresse verso la strada che portava a casa sua.
Si mise le cuffie, e fece partire la prima canzone dell'elenco.
Sentiva dei rumori di clacson, ma non ci fece tanto caso. D'altronde era una strada trafficata.
Il suo cuore perse un battito quando un'enorme macchina nera si accostò vicino a lei, e il finestrino del passeggero si abbassò.
Comparvero due occhi nocciola e un sorriso disarmante, accompagnati da un "ciao".
Mary si tolse immediatamente le cuffie e guardò interrogativa il biondo davanti a lei.
-Vuoi un passaggio?- fece lui, poi girandosi verso il guidatore, che pero Mary non riuscì a vedere.
La sua timidezza si faceva risentire. Non riusciva a dire una parola. Prima di allora, nessun semi-sconosciuto le aveva chiesto se voleva un passaggio.
Annuì debolmente e aprì lo sportello posteriore.
Quando salì, un profumo le prevase le narici. Non seppe cos'era, ma era molto gradevole.
Con le mani iniziò ad accarezzare la pelle del sedile, come se non l'avesse mai vista prima.
Era una macchina molto lussuosa, questo era sicuro.
Il guidatore si girò verso di lei, rivolgendole un mezzo sorriso. Rimase incantata a fissare il verde smeraldo degli occhi del ragazzo.
-Dove ti portiamo?- domandò il riccio con una voce roca che non si aspettava. Poi si girò verso il volante, come per controllare se c'era qualcuno davanti alla macchina.
Gli disse la via, e il ragazzo partì.




Quando entrò in casa, trovò William sul divano che divorava un panino come se non mangiava da mesi.
-Ciao- lo salutò con un gesto della mano, e si diresse verso le scale, per andare nella sua camera.
-Chi erano quelli?- le domandò il ragazzo, mentre aveva ancora in bocca il suo panino.
Lei si girò verso di lui, guardandolo confusa.
-Quelli chi?- chiese alzando le spalle.
-Quelli nella macchina- disse, come se fosse ovvio a chi si stava riferendo.
Lei non fu sorpresa, era abituata alle tante domande investigative di William.
Quando stava per rispondere, rischiuse la bocca.
A pensarci bene, non sapeva cosa dirgli.
Non erano suoi amici, visto che a mala pena conosceva uno di loro due.
Non erano compagni di classe, visto che nella sua aula non c'era nessuno dei due.
-Amici di scuola- rispose, trovando la definizione forse piu adatta.
Lui si limitò ad annuire, e tornò al suo panino.
Mary si voltò e salì le scale. Si buttò sul letto ormai stanca, assonnata come non mai.
Ripensò al viaggio in macchina, e alla conversazione con i due ragazzi.
In realtà non era stata una vera e propria conversazione, apparte la domanda di Liam.
"Sei di qui?" gli aveva chiesto. Lei gli aveva risposto che si era trasferita da poco.
Poi era finita lì. In realtà fu molto imbarazzante, ma quando scese dalla macchina, lui le rivolse un "ci vediamo domani" che l'aveva un po spiazzata.
Sinceramente, pensava che non l'avrebbe rivisto facilmente. Credeva che forse le era sembrata noiosa per tutto il viaggio.
Poi quando il riccio, che scoprì che si chiamava Harry, fece la domanda "ma lei sa che tu..." e Liam scosse la testa, aveva sgranato gli occhi.
Soprattutto perchè poi la reazione del riccio fu quella di ridere.
Non ci stava capendo nulla di quel ragazzo, era troppo misterioso per i suoi gusti.
Il suo fidato Google però, l'avrebbe aiutata.




Ok inizio dicendo che questa è la prima ff che ubblico su efp, ma è una fra le tante che ho già scritto, e non ho mai portato a termine. Eh, gia :(
Vorrei solo dire che non mi aspetto un pubblicò molto ampio, perché neanche a me convince molto come capitolo, ma mi farebbe piacere una recensione, per sapere che ne pensate, se vi fa schifo, se vorreste uccidermi, impalarmi... Eccetera.
Grazie per la vostra attenzione c:
Vi adoro tutte, xx
G.
  
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