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Autore: _Princess_    15/01/2008    18 recensioni
“Per favore, mi scusi…” Una delle guardie si voltò e le rivolse uno sguardo interrogativo. “Ha visto una bambina?” gli chiese Nicole, sull’orlo delle lacrime. “È piccola, alta così,” e misurò circa un metro da terra con la mano. “Bionda…”
La guardia cambiò rapidamente espressione: sembrava quasi divertito. Nicole non condivideva il sentimento.
“Ha un vestitino rosso, per caso?” indagò l'uomo.
“Sì!” Nicole trasse un sospiro di sollievo, cominciando a riacquisire il controllo delle proprie emozioni. “L’ha vista?”
La guardia lanciò una rapida occhiata alla propria sinistra e le rivolse uno sguardo penetrante.
“Signorina, credo che l’intera arena l’abbia vista.” Disse, e si voltò ad additare il palco. E là, proprio al centro dello stage, tranquilla come se nulla fosse – come se non ci fosse stata tutta quella gente a guardarla a bocca aperta – c’era Emily, con il suo ragno di peluche in mano, e stava andando dritta dritta verso Bill.
Oh, merda.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Heart Of Everything' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Tom non riusciva a smettere di fissare accigliato quella bambina senza peli sulla lingua che si era materializzata sul placo, comparendo dal nulla.

Bill non si era fermato a farsi troppe domande, visto che – bambino lui stesso, nonostante i diciotto anni ormai compiuti da un pezzo – l’imprevisto gli era parso come un gioco potenzialmente divertente, e così aveva cantato le ultime battute di An Deiner Seite con la piccola sconosciuta – Emily – e se l’era portata in braccio nel backstage come se fosse stata ordinaria amministrazione, discutendo con lei di quanto si fosse divertita durante il concerto, perché nonostante Bill fosse un incapace col francese, si era presto scoperto che – per quanto fosse assurdo, o perlomeno improbabile, data la location – la piccola era tedesca.

A Tom capitava spesso di non riuscire a capacitarsi di certi modi di fare del fratello, ma stavolta doveva ammettere che Bill aveva davvero superato se stesso.

È completamente pazzo giuro. Gli voglio bene, ma è fuori di testa.

E così ora il pazzo non era più uno solo, ma ben tre, perché a Bill si erano aggiunti anche Georg e Gustav, e ora se ne stavano tutti inginocchiati a terra davanti a quella che doveva essere la fan più giovane che avessero mai incontrato – se non addirittura la più giovane in assoluto – e chiacchieravano con lei come avrebbero fatto con un vecchio amico, in attesa che la madre venisse a prenderla.

Tom doveva ammettere che la piccola era carina, incredibilmente simile ad una bambola: seppur pallida, aveva delle belle guance rosee e paffute, che le facevano risaltare i grandi occhi a mandorla, di un verde identico a quelli di Georg (tanto che Tom non poté fare a meno di insospettirsi circa una loro possibile parentela stretta), ed i capelli biondi le scendevano in soffici boccoli fino alle spalle.

Proprio un angioletto.

C’era però una scintilla di vispa intelligenza in lei e nella sua innocente sfacciataggine, e Tom era certo che non fosse poi così angelica come poteva apparire.

Deve avere un bel caratterino, pensò, osservandola mentre mostrava orgogliosa il suo polsino firmato Tokio Hotel che le pendeva largo dal piccolo polso.

Sei proprio carina, Emily, riconobbe Tom, con una punta di delusione. Se solo tu avessi una dozzina di anni in più… O una sorella maggiore…

“Emily!”

Tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuta la voce sconvolta: dal lato del corridoio che conduceva al palco, una ragazza stava correndo verso di loro scortata da Saki. A giudicare dalla maglietta, doveva essere una loro fan, ma Tom la vide oltrepassarlo come se nemmeno l’avesse visto, e chinarsi in lacrime sulla bambina per stringersela forte al petto.

“Razza di incosciente che non sei altro!”, singhiozzò la ragazza. “Ti avevo detto di restare con me, qualunque cosa fosse successo!”

Emily, nemmeno remotamente scossa, le avvolse le braccia intorno a collo e prese a darle delle piccole pacche di conforto sulla schiena. Era una scena un po’ buffa a vedersi, con quest’insolita inversione di ruoli.

“Scusami,” disse la sua vocina vellutata. “Ma volevo tanto vedere da vicino i capelli del signor Bill.”

Tom dovette ricorrere ad ogni suo grammo di buonsenso per non scoppiare a ridere, ma non si risparmiò l’occhiatina ilare che lanciò a Bill, il quale rispose con un gesto che fortunatamente Emily non vide.

“Scusami se me la sono portato via così,” esordì Bill, lievemente imbarazzato di fronte allo stato d’animo della ragazza, che ora si era alzata in piedi e si asciugava frettolosamente il viso, senza lasciare la mano di Emily. “È che hai una sorellina davvero irresistibile.” Ed ammiccò verso la diretta interessata, che gli sorrise da dietro il suo peluche decisamente fuori dal comune.

La ragazza, invece, era leggermente arrossita.

“Mi dispiace,” balbettò, a disagio. “Devo avere un aspetto orribile.”

Ma, a modesto parere di Tom, le cose non stavano proprio così.

La ragazza non somigliava alla bimba in modo vistoso: avevano la stessa corporatura esile ma sana, la stessa carnagione pallida, lo stesso naso a scivolo, la stessa forma degli occhi, ma mentre una li aveva verdi, quelli dell’altra erano di uno strano azzurro vagamente simile al lilla, ed i suoi capelli erano lunghi e lisci, di una sfumatura di rosso molto scura, ed era bella, bella in un modo semplice e naturale che non capitava molto spesso di vedere.

Per quanto lo riguardava, Tom poteva tranquillamente ritenere i propri desideri esauditi.

“Scusatela,” mormorò la ragazza, guardandoli uno ad uno. “Normalmente non fa certe cose, ma quando si tratta di voi…”

“Dai, non è successo niente, infondo,” sdrammatizzò Gustav con un sorriso, e Georg e Bill annuirono. “Anzi, è stato un bel colpo di scena, non ti preoccupare…”

“Nicole,” si presentò lei in fretta, andando a riempire il vuoto lasciato dall’esitazione di Gustav. “Mi chiamo Nicole.”

“Piacere, Nicole,” Bill le sorrise e lei arrossì, stavolta visibilmente. “Non ti scusare, Emily è stata bravissima. È impressionante che una bambina come lei conosca già anche i testi in inglese.”

Emily sorrise compiaciuta davanti alle lusinghe, ma Nicole non sembrava dello stesso parere.

“Comunque non avrebbe dovuto allontanarsi,” insistette. “E ancora non mi spiego come abbia fatto ad arrivare fino a voi senza essere notata.”

Tom fece spallucce.

“È piccola, le nostre guardie sono alte un metro più di lei, chi volete che la noti?” intervenne, accovacciandosi accanto ad Emily, ritrovandosi così a fissare due piccoli oceani smeraldini. “Giusto, soldo di cacio?”

Emily fece una faccia a mezza via tra l’offeso e l’arrabbiato e si aggrappò alla gonna di Nicole.

“Mamma, mi ha chiamata come un formaggio!”

Tom, così come gli altri, ci mise un istante più del normale a processare l’informazione appena appresa.

Ho capito male.

Ad occhio e croce, Nicole non dimostrava più di diciotto anni – venti, a esagerare – ed Emily doveva averne almeno quattro. Non poteva essere…

Ho sicuramente capito male.

Ma Nicole non aveva battuto ciglio. Aveva anzi riso sommessamente all’osservazione della bambina e ora la scrutava con tenerezza.

“Sentite,” disse Nicole, rivolgendosi ai ragazzi. “Posso far finta di essere arrabbiata quanto voglio, ma la verità è che questa sua piccola bravata mi ha dato la possibilità di essere qui, ora, e mentirei se dicessi che non è una cosa che ho sempre sognato.”

Tom pensò che la vita poteva essere veramente strana.

Incontravano fans ogni giorno, ed erano più o meno tutte uguali, tutte come lei: giovani, chi più chi meno carina, pazze di loro… E a volte anche le loro madri, più o meno entusiaste dell’ossessione smisurata delle figlie.
Era però la prima volta che gli capitava di incontrare una fan ed una madre nella stessa persona, ed era chiaro come il sole che Nicole stesse morendo dalla voglia di comportarsi come tutte le sue coetanee – e mettersi a strillare ed abbracciarli e fare tonnellate di fotografie – ma era anche altrettanto evidente che ci fosse un velo di maturità prematura, in lei, e che certe cose non le faceva più da un pezzo.

Come se le avesse letto nel pensiero, Georg strinse le spalle di Gustav e Bill sotto le proprie braccia e sorrise amichevole:

“Allora, facciamo qualche foto?”

Il bel viso di Nicole si dipinse di gratitudine ed Emily si mise a saltare entusiasta.

Fecero diversi scatti con la fotocamera digitale di Nicole – nella metà delle quali Bill teneva Emily e il suo ragno in braccio – poi Tom e gli altri autografarono per loro qualche cartolina promozionale del tour, ma il tempo a disposizione era agli sgoccioli. Il gruppo aveva l’after-show party e un minuto solo di ritardo avrebbe causato il panico di David, nonché un conseguente esaurimento nervoso del resto della crew.

Dopo il terzo avvertimento di Saki, Nicole, stringendo tra le mani gli autografi, assunse un’espressione stoica.

“Credo che sia ora di togliere il disturbo.” Sospirò, forzando un sorriso. Emily, però, non sembrava d’accordo.

“Ma io voglio restare!” protestò.

Nicole sospirò, e la prese in braccio.

“Niente storie,” l’ammonì. “I ragazzi hanno i loro impegni, e poi zia Brenda ha bisogno di me al locale, lo sai.”

“Che genere di locale?” Domandò Georg. Tom sogghignò: quando si trattava di feste e divertimento, Georg era sempre il primo a farsi avanti.

“Una discoteca,” spiegò Nicole, lasciando che Emily andasse da Bill per giocare assieme a lui con il peluche. “Non so se avete mai sentito parlare del Vibe, qui a Parigi…”

“Altroché!” confermò Gustav. “Ci siamo stati l’altra sera. È una favola.”

Tom non poté che concordare. Del Vibe aveva particolarmente apprezzato la massiccia affluenza di ragazze niente male (anche se per la maggior parte erano state tutte scortate da un accompagnatore), ma anche l’organizzazione estetica del locale lo aveva colpito non poco.

“L’effetto scenografico è pazzesco,” commentò. “I giochi di luci sulle pareti fluorescenti… Per un attimo mi hanno distratto dalle ragazze.”

Una risata generale si levò dai presenti.

“Lavori lì?” domandò Bill, senza sollevare lo sguardo dal ragno che Emily gli stava facendo camminare sul braccio. A Tom non sembrava cresciuto di un giorno da quando se ne stavano in salotto a giocare alle costruzioni.

“No,” Nicole si scostò una ciocca di capelli dal viso, sorridendo con modestia. “Mi devo solo occupare dell’illuminazione, mia sorella sostiene che l’impostazione che le ho fatto lo scorso anno ha fatto il suo tempo.”

Mentre Bill rideva a crepapelle sotto al solletico di Emily, nel cervello di Tom qualcosa aveva cominciato a smuoversi lentamente.

“Hai programmato tu le luci del Vibe?” chiese lentamente. Nicole annuì.

“Sì,” Fissò accigliata le espressioni che una ad una comparvero sui volti di Tom, Georg e Gustav. “Che c’è?”

Ignorando il baccano che Bill ed Emily stavano facendo cantando Wonderwall degli Oasis – una bambina di quattro anni che canta gli Oasis… Adesso le ho viste tutte – Tom si ritrovò ad esultare di speranza prima ancora che riuscisse ad elaborare con precisione un’idea semplicemente geniale.

“Ragazzi,” si rivolse a Gustav e Georg. “Pensate anche voi quello che penso io?”

I due annuirono trionfanti.

“Oh, sì!”

“David!” chiamarono all’unisono. In un attimo, il loro giovane manager, David Jost, comparve alle loro spalle, ansante.

“Ragazzi, non è il momento,” annunciò, sistemandosi l’auricolare nell’orecchio. “Domani si replica e stasera lo show faceva schifo, le luci erano un disastro e –”

“Proprio a questo proposito,” intervenne Tom, e, raggiante, avvolse le spalle di Nicole con un braccio. “Noi avremmo trovato una soluzione.”

David li squadrò confuso, e Georg indicò Nicole.

“Ricordi il Vibe, Dave?” chiese al manager, il quale annuì senza però abbandonare quell’aria perplessa. “Dì un po’, Nicole,” proseguì Georg, voltandosi verso la ragazza. “Quanto urgente è il tuo intervento al Vibe, esattamente?”

Notevolmente disorientata, Nicole li guardò come se stessero parlando una lingua ignota.

“Sicuramente non vitale, ma –”

“So che potrà sembrarti una richiesta un po’ azzardata,” fece Tom, sfoderando il suo miglior tono persuasivo. “Ma devi assolutamente salvarci la vita.”

Più le spiegazioni andavano avanti, più Nicole sembrava confusa.

“Prego?”

“Devi sistemare le loro luci, mamma!” gridò Emily dal divanetto su cui lei e Bill sedevano. “Sono bruttissime!”

Stavolta Tom non riuscì ad impedirsi di ridere, soprattutto scorgendo la faccia sofferente di David, che sembrava essere stato apertamente schiaffeggiato dalle parole candide della bambina.

Ecco, la voce della verità. Quello che tutti pensano e nessuno osa dire.

“Possibilmente entro domani sera.” Precisò Gustav.

“Ma non sono qualificata a livello professionale,” intervenne Nicole, vagamente allarmata. “È solo un hobby…”

Ma Tom era determinato a salvare la faccia dei Tokio Hotel e non avrebbe ceduto tanto facilmente.

“Non ha importanza.”

“La persona qualificata ce l’abbiamo già,” gli diede man forte Georg, con una smorfia. “Adesso ci servirebbe quella in gamba.”

Anche se chiaramente controvoglia, David fu praticamente costretto ad annuire mestamente.

“Ti stiamo letteralmente supplicando,” disse Gustav, esibendo il suo sguardo da cerbiatto migliore. “Siamo disperati.”

“Hai visto anche tu, no?” soggiunse Tom, sollevando un sopracciglio in modo molto eloquente. “Le luci stasera facevano pena.”

“Più che pena.” Concordò Bill, inserendosi nella conversazione, ed Emily lo seguì a ruota:

“Dai, mamma, aiutiamoli!”

“Ma –”

“Basta ma,” Tom le puntò un dito contro con fare severo. “Non ti è concesso rifiutare.”

Nicole sembrava seriamente combattuta. Si morse il labbro inferiore, esitando di fronte ai loro sguardi carichi di aspettativa. Tom si sforzò di imitare una di quelle facce dolci che a Bill venivano sempre così spontanee, ed incrociò mentalmente le dita.

Alla fine, Nicole sospirò impotente, e cedette.

“E va bene.”




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Note: Volevo ringraziare tutti voi che avete letto e, soprattutto, commentato. Mi ha fatto davvero piacere ricevere un feedback così positivo, e spero vivamente che continuerete così. ^^ Un grazie speciale a sososisu, che ci tengo a rassicurare circa la modalità di svolgimento dei capitoli: l'introduzione era un po' 'frettolosa' perché volevo dare quella sensazione di ansia pressante, sia per i Tokio Hotel che per Nicole. Come avrai notato, da questo capitolo già si vede il cambiamento nell'andamento della narrazione. Più dettagli su Nicole ed Emily verranno spiegati pian piano in futuro, quindi siate pazienti, molte delle domande che probabilmente vi state ponendo avranno una risposta molto presto. ;)

Un bacio, leute, alla prossima!
   
 
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