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Autore: TheSwordmaster    01/07/2013    1 recensioni
Hail to all folks!
E' con orgoglio che vi presento il primo capitolo della saga di "the pokemon genesis".
Il titolo parla chiaro, infatti questa sarà una versione un po' personalizzata di come sono andati i fatti all'esordio del pokemondo e non solo, che voi tutti conoscete e in questo primo capitolo verrà descritta la nascita del pokemon Alfa... eh sì, proprio Arceus!
In ogni modo spero voi possiate sentire, leggendo, quello che ho provato io scrivendo.
Buona lettura!
-TheSwordmaster
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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 DUE CORPI, UN’UNICA VERITA’
(Nascita di Mew)

Attimi interminabili  erano passati, da quando Arceus venne alla luce e dopo aver osservato ciò che lo circondava e aver studiato il corpo in cui si ritrovava, incominciò a riflettere, a pensare… per quanto lui potesse essere onnipotente, non aveva ancora la più pallida  idea di come sfruttare le sue immense qualità, o come far valere il suo volere in qualsiasi modo, forse non era neppure a conoscenza del suo grande potenziale: in fondo, era soltanto un cucciolo, appena nato e contemporaneamente vivente da sempre, che osserva con occhi pieni di stupore, innocenza e un po’ di paura tutto ciò che lo circonda e che per lui è nuovo o sconosciuto.
Ma i suoi pensieri dovettero aspettare, perché improvvisamente qualcosa interruppe bruscamente il suo profondo stato di riflessione:

 “grrrrrumble”

Arceus scattò come una molla, stando sul chi va là guardandosi intorno tutto irrequieto scrutando quell’infinito e monotono vuoto che l’avvolgeva, con quei medesimi occhi spauriti e curiosi.

“niente”

Rimase teso come una corda di violino qualche altro istante e proprio quando credette che il suono misterioso fosse scomparso…

“grrrrrumble”

“grrrrrumble”


Il rumore si ripeté altre volte e l’Alpha, sempre più impaurito, si rannicchiò su se stesso, come se ciò sarebbe servito a scacciare il rumorino.

“ma cosa diamine è stato?? Quale diavoleria continua ad emettere questi suoni spaventosi!”

Non riuscì a terminare questo suo pensiero che un altro “grrrrrumble” risuonò nell’aria, vicinissimo alle sue orecchie ed egli fu alquanto sorpreso di scoprire che proveniva proprio dal suo stomaco.

“questo brontolio strano proviene dalla mia pancia?! Com’è possibile? Cosa significa, cosa mi sta succedendo… e perché sento lo stomaco contrarsi fastidiosamente??? Vorrei proprio che questa scocciatura termini una volta per tutte!”

La disperazione lo aveva quasi colto del tutto, quando ad un tratto, un evento inaspettato si verificò innanzi a lui:
un piccolo fascio di luce si accese davanti ai suoi occhi e sparì in un istante e qualcosa nata da quel lampo cadde e rotolò, andandosi a fermare a pochi passi da lui.
Arceus trattenne il fiato e con gli occhi sbarrati scrutò quello strano oggetto con curiosità e diffidenza insieme: era la prima volta che vedeva qualcosa di diverso dal nulla infinito in cui si ritrovava e se stesso.
Era più o meno rotondo, di un color cremisi acceso, dalla superficie lucida e liscia, con una gagliarda fogliolina verde alla sommità.
L’Alpha si avvicinò sempre più incuriosito e quando fu a pochi centimetri dall’oggetto, riuscì a percepire un dolce profumo, alquanto invitante, che lo stesso emanava: era la prima volta in effetti che sentiva un odore qualunque e quello era proprio inebriante e piacevole.

“e questo aggeggio cos’è? Da dov’è saltato fuori? Perché e come mi è apparso davanti?”

Non se lo riusciva proprio a spiegare, sta di fatto che al suo desiderio di far cessare il brontolio dello stomaco, quella “mela” gli è apparsa davanti automaticamente. Non capì come mai, ma dentro di se sentiva che quello era un nome che calzava a pennello a quella stranezza.

“Che possa veramente servire a far cessare questo insopportabile e assillante rumore?”

La conferma gli arrivò in un batter d’occhio dalla sua pancia, con un ennesimo “grrrrrumble” e raccolto un po’ di coraggio, avvicinò timidamente la bocca e addentò il frutto.
Masticò lentamente con gli occhi chiusi, quasi a paura che chissà quale altra anomalia si sarebbe potuta verificare, e infine deglutì.
Riaprì gli occhi sconcertato; che buon sapore che aveva! Arceus  assaporò il dolce aroma che la mela gli aveva lasciato in bocca e senza esitazione alcuna si precipitò sul frutto e rapidamente lo divorò tutto, compreso il torsolo.

“ora va un po’ meglio! Non avrei mai immaginato che mangiare  fosse così piacevole e confortante… e il brontolio si è finalmente affievolito, tuttavia mi piacerebbe tanto mangiarne ancora!...”

Non finì di formulare il pensiero che, con sua somma gioia, immediatamente un’altra mela gli rotolò davanti agli occhi saltata fuori da un altro guizzo di luce.
La Creatura Primordiale allora capì subito che la materializzazione di quella frutta non era avvenuta a caso: se necessitava di qualcosa, anche non necessariamente cibo, essa sarebbe apparsa ai suoi occhi, semplicemente volendolo lui stesso. Felice di questa costatazione, non esitò a mangiarsi tutta la mela e finalmente sazio, cominciò a mettere alla prova le sue qualità, per verificare tutte quelle ipotesi e in men che non si dica decine di mele comparvero in aria dal nulla precedute da vivaci schizzi di luce, roteando ordinatamente e svolazzando ovunque Arceus loro ordinasse.

“Ok, vediamo che altro si può fare…”

Euforico, iniziò a creare e far apparire dal niente ogni sorta di cosa, seguendo il suo umore, soddisfando ogni suo piccolo capriccio.

“vediamo se riesco anche a cambiare un po’ questo posto così infinitamente noioso”

Nel giro di poco, l’Alpha si creò una piccola dimensione fatta su misura, interna al Nulla, che battezzò “Spazio Origine”, un luogo di estrema bellezza e ricco di luce, che le sole parole non potrebbero descrivere. Finalmente soddisfatto del proprio operato, Arceus fece materializzare subito un comodo giaciglio, senza esitare vi si sdraiò sopra insonnolito e si abbandonò al meraviglioso mondo dei sogni.

 

Quando si svegliò, non sapendo quanto tempo fosse passato da quando fu andato a coricarsi, si guardò un momento attorno, gustando ancora una volta quel posto meraviglioso, e non sapendo che altro fare, riprese a svagarsi esercitando i suoi poteri. Così andò avanti per molto, finché, una sensazione mai provata prima si impadronì di lui: non si divertiva più, ormai aveva provato a creare e a far apparire centinaia di oggetti e aggeggi di proporzioni  spropositate o minuscole, dalle forme più bizzarre o originali, oppure inventando nuove dimensioni modellandole a suo piacimento, per poi farle sparire non appena il divertimento finiva… e ora l’Alpha per la prima volta provava cos’è la noia. Si sedette sconsolato e presa una mela, incominciò a farla rotolare, osservandola girare su se stessa finché non si fermasse, per poi rispingerla con un colpetto della zampa. Sembrava una buffa creatura che cammina impacciatamente, che di tanto in tanto si fermava per riposare un po’ per poi riprendere il suo percorso placidamente e goffamente. Arceus ripeté il gesto meccanicamente per un altro po’, finché non fu colto da un disagevole senso di vuoto, come quello che circondava lo Spazio Origine: tristezza, malinconia… si sentiva solo. Ad Arceus il senso di solitudine non piacque per niente e iniziò ad odiarlo peggio persino della fame e dei brontolii allo stomaco che essa gli procurava; avrebbe desiderato molto avere qualcuno, un altro essere vivente, che respirasse, simile a lui, con cui condividere i suoi divertimenti e la sua vita.

“Se con il mio solo volere sono riuscito ad ottenere ogni genere di cibo, oggetto o luogo e a modificarli a piacere, non mi sarà difficile creare altri esseri viventi come me”.

Così si concentrò sulla mela che aveva davanti, che ormai aveva cessato ogni movimento e cominciò a farla rotolare da sola, senza alcuna spinta; Arceus la guardò un attimo, soddisfatto, ma dopo poco capì che il frutto, si muoveva solo secondo la volontà dell’Alpha e non secondo una sua propria e che ripeteva copiosamente sempre la stessa azione. Allora egli lasciò perdere la mela e si concentrò per creare un vero essere vivente dal nulla. Tentò una volta… ma non accadde niente, provò una seconda… ma nulla, si sforzò in ogni modo, sfruttando al massimo ogni briciolo del suo potere, ma tutto fu vano. Frustrato e deluso di non essere riuscito a fare la propria volontà, Arceus, colto dalla rabbia, perse il controllo, con un grido sprigionò una grande aura dorata dall’immenso potere che andò a distruggere senza esclusione di colpi tutto ciò che lui stesso aveva creato e che gli si trovava attorno. Sembrava che niente avrebbe potuto frenare quello scatto di follia… eppure raggiunto l’apice dell’ira, qualcosa fermò Arceus: una potente esplosione, forse per l’eccessivo sovraccarico di energia scaraventò la creatura a terra, stordita; nemmeno lui avrebbe mai immaginato di poter arrivare a sprigionare così tanta forza in un attimo infinito e brevissimo insieme. Tuttavia durante l’esplosione qualcosa di inaspettato accadde: qualcosa di nuovo si separò da Arceus, a insaputa dell’ Essere Primordiale stesso. L’urto violento lo aveva scaraventato a terra e gli aveva fatto perdere i sensi.

 

 Quando riaprì gli occhi, si rimise sulle zampe dolente, e si guardò attorno con orrore: niente era scampato alla sua furia, tutto era distrutto, sbriciolato. Subito si affrettò a rimediare al disastro commesso e ripristinò ogni angolo dello Spazio Origine, facendolo ritornare più splendente e magnifico che mai.

“Ma che cosa mi è preso? Come ho potuto perdere il controllo in quella maniera, per così poco? E quell’esplosione enorme… è stata frutto della mia ira, eppure ho avvertito qualcosa di inaspettato verificarsi in me e adesso lo sento ancora nell’aria…” 

E i suoi sospetti erano ben fondati…
Improvvisamente udì un acuto miagolio librarsi sopra la sua testa.
Impaurito, volse di scatto lo sguardo al cielo, ma non vide nulla.
Un altro miagolio, più forte del precedente, si levò da dietro Arceus, che come un lampo si voltò per individuarne l’arcana fonte… ma niente.
In quel momento l’Alpha si sentì prendere in preda al panico ancora, più persino di quella volta per i “grrrrrumble” del suo stomaco.
Non era più solo.
Percepì il miagolio altre volte senza riuscire a capirne la provenienza, e continuò a cercare e a cercare ancora, finché ad un ultimo tentativo sollevò la testa e vide, sospeso in aria, non tanto distante da dove si trovava, una misteriosa forma rosea indefinita.
Arceus balzò indietro non appena si accorse che la creaturina stava scendendo verso di lui. Agitatissimo attese col cuore in gola trattenendo il fiato, finché la figura non gli fu proprio davanti e gli fu chiaro distinguerne a grandi linee la natura.
Assomigliava molto a un gatto, ma con le zampe posteriori piuttosto lunghe, più simili a quelle di una lepre; aveva una lunga codina smilza e due enormi e dolci occhioni blu zaffiro come le onde dell’oceano, dai variopinti riflessi iridescenti.
Arceus capì subito che quella che aveva davanti era un’altra vera creatura, e fu non poco colpito di realizzare che fosse così diversa da lui.
Le due creature si trovavano silenziose in piedi una davanti all’altra, un silenzio di tomba attorno a loro. Si fissarono negli occhi per attimi che parvero interminabili, uno più curioso e intimorito dell’altro: i piccoli e trafiggenti occhi scarlatti di Arceus fusi a quelli grandi, dolci e  cristallini dell’esserino, molto più minuto in proporzione alla stazza di tre metri abbondanti dell’Alpha, tuttavia fu proprio attraverso a quegli sguardi che i due si scambiarono i loro pensieri, così apparentemente diversi, ma in fondo dalla frequenza simile.

< < Mew? > >

Il micetto ruppe quel pesante silenzio formatosi come un muro di vetro tra i due, con la sua acuta vocina.
Arceus lo squadrò con un’espressione interrogativa.

< < Mew! Mew mew mew! > >

Per la prima volta Arceus ascoltò un suono diverso, che non fosse causato da lui e ne fu deliziato.
Mew mew mew quello continuava a ripetere e nonostante i due si intendessero perfettamente comunicando col pensiero, sembrava non fosse in grado di dire altro, tanto che Arceus decise che il nome più appropriato al micetto fosse proprio Mew, e il nome parve anche piacere al piccoletto, che di risposta cominciò a ripeterlo continuamente, ancora più forte, con estasi.

 

Così i due iniziarono a convivere insieme tenendosi compagnia a ogni istante e condividendo ogni pensiero e emozione, nello Spazio Origine, sperduti in quell’ infinito vuoto e l’Alpha ebbe presto occasione di conoscere le grandiose qualità di quell’esserino, così piccolo e innocente all’apparenza, tanto che nessuno avrebbe mai potuto sospettarne nulla, ne io ne voi, e infatti Mew possedeva potenziali che nemmeno Arceus stesso, l’Essere Primordiale, aveva. Il gattino infatti era dotato di un unico incredibile potere, il potere della vita, egli infatti era in grado di far materializzare dal nulla qualsiasi tipo di creatura vivente inferiore, quando e come voleva, con il minimo sforzo, o far prendere letteralmente vita ad ogni sorta di oggetto inanimato: una volta sotto gli occhi di Arceus, con il semplice tocco dell’indice della zampina anteriore destra, fece animare una mela che a differenza di quello che era riuscito a malapena a realizzare l’Alpha facendola rotolare costantemente e monotonamente, da sola, Mew le fece spuntare un paio di energiche gambine lineiformi e quella immediatamente iniziò a camminare e a correre da sola giocando e scherzando, più viva che mai, con l’animaletto rosa. Addirittura Mew era in grado di mutare se stesso in qualsiasi oggetto o essere vivente che gli capitasse a tiro, qualsiasi fosse la forma. Ma com’è possibile che una creaturina così speciale sia potuta nascere da Arceus, dotata di poteri che perfino lui, il suo creatore non possedeva? Questo perché probabilmente Mew non era proprio “nato” da lui, ma si è invece scisso da lui: egli rappresenta la reincarnazione di un lato nascosto di Arceus, ricco di arcani poteri che l’Alpha non sarebbe mai stato in grado di risvegliare ed utilizzare, e l’unico modo per controllarli era, darli in custodia ad un’altra creatura superiore, che unendo le sue forze con quelle di Arceus avrebbe permesso la nascita e la fioritura di un universo rigoglioso, ricco di vita e di meraviglie. Arceus questo lo comprese presto, sentiva che la sua vita era legata a doppio filo a quella di Mew e che insieme anche se in due corpi distinti, formavano un’unica grande verità. 

  
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