Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: _martyart_    01/07/2013    0 recensioni
Ho deciso di condividere con qualcuno questi scritti, prodotti nella manciata di giorni che precedettero la fine della mia prima relazione, e nei mesi successivi. In loro c'è tutta la mia rabbia e il dolore perchè li usavo per sfogarmi... Spero potrete apprezzarli. Vi prego di leggerli, sono molto importanti e ognuno a se stante... Confido nel fatto di poter presto avere la forza di scrivere anche la storia, rifacendomi a queste poesie. Buona lettura
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Odio l'amore. Mi schifa, è un sentimento che fino a poco tempo fa non facevo altro che desiderare di provare. Ora non desidero altro che avere il cuore di pietra, freddo e duro, e che nessuno riesca a scalfirmi. Stupida studia stupida...

Io ci sto male! Io muoio! Ogni parola non detta, ogni gesto non fatto io muoio dentro di me e soffro. Io ho paura di soffrire, ancora, per questo amore schifoso. Diamine io sto male ogni volta che ti vedo. Li, a sorridere. Un volto che non è il mio e a baciare labbra che non sono le mie. Io sto male quando abbracci spalle che non siano le mie. Io sto male ogni volta che il mio amore trascura parole, fatti e cose di cui non può nemmeno sapere l'esistenza... Gli fa bene, ma a me fa male. Metterlo a conoscenza di certe cose sarebbe solo una cosa egoista e schifosa, il cui fine sarebbe non farmi stare più 
così...  Ho una voragine montuosa nel petto, non voglio che si ingrandisca ancora. Ancora? Ancora per cosa? Voglio morire. Ma almeno lasciami morire cavolo. Ma alla grande. Perché di dolore ne ho già patito a dismisura.. Se ciò che vuoi offrirmi non è stare meglio, tornate da dove sei venuto. Perché io, di un'altra chioma corvina e di un altro paio di occhi castani profondi come un pozzo non so che farmene. Ne ho già visti e assaporati altri, di cui non voglio più sentire l'essenza, ma che il mio cuore testardamente non vuole dimenticare. Perché mi fai questo, stupido organo masochista?! C'è già il cervello che come gli va dietro e si fa male... Rileggo. Ho scambiato. È il cervello che va dietro al cuore, mi sono sbagliata. Ma forse, in preda alla rabbia, ho detto una verità difficile da ammettere: ho iniziato a non sapere più con cosa ragionare. Stupida vero? Cavolo se lo sono... Tanto da rincorrerti, per quanto mi ero promessa di non farlo. Ma io non vivo senza te, non ci riesco. Cancello tutto di noi. Rimane solo una serata fredda, di gennaio, in cui mi afferrasti la mano con la tua inguantata. Tremavo alle luci del tramonto. Aveva nevicato di fresco, la panchina sulla quale eravamo seduti sembrava di marmo mentre ci trasferiva il suo tiepido freddore... Fu li, alla luce dei lampioni, che delle lacrime intrise di rabbia e dolore ti rigarono il volto, così stupendamente perfetto. Avevo sempre pensato che eri un bel ragazzo, lo penso tutt ora. Tenevi lo sguardo basso, mentre con voce ferma e atona mi dicevi di ciò che la tua ex ti aveva fatto. Di quanto la amavi, di quanto lei invece ti usasse, e di quanto eri stato accecato da quella falsa speranza. Io ci stavo male. Per te? Si anche, ma soprattutto perché non ti avevo avuto per prima. Perché non ero stata la tua prima fiamma, perché non ero stata il tuo primo amore.  Perché non lo sarei mai potuta essere, perché non lo sarei stata mai. Mi dicesti di quanto eri contento di avere me, dopo quel periodo buio. Di quanto ero bella, intelligente, e di quanto eri fortunato ad avermi. Evidentemente non lo ero abbastanza. Quanto? Due settimane dopo mi hai lasciata, non premurandoti nemmeno di prepararmi. 
E io, come una stupida, ti avevo pure chiamato la sera prima, in preda al dolore dell'imminente catastrofe, ricordandoti quanto ti amavo. E tu mi avevi pure rassicurata. Ciò mi fa ancora fremere di rabbia, mi fa venire voglia di urlare, di spaccare le finestre, rovesciare i tavoli e le sedie. Di corretti incontro quando ti vedo nei corridoi a scuola e tirarti uno schiaffo tanto forte da farti cadere per terra. Poi ti guarderei dritto negli occhi e ti chiederei cosa hai sentito. Ti direi di moltiplicarlo altre decina, centinaia, migliaglia di volte. Sapresti quanto ho sofferto io. Forse nemmeno. Ma non te ne cureresti, tanto... Sono una delle tue ex adesso giusto? Ne avrai altre... E io rimarrò li, etichettata come "la primina immatura", stipata sul mio ripiano.

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _martyart_