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Autore: iosonoquesto    01/07/2013    0 recensioni
Perchè? Perchè io? Voglio dire non ho mai fatto torti a nessuno eppure tutti mi odiano. Non ce la faccio più, sono disperata. Se c'è una cosa che avevo era la gioia di vivere, ma da quando non ci sono più i miei genitori, da quando mio fratello è stato arrestato per una colpa che non aveva, da quando ho cambiato scuola, la mia vita è insopportabile e con tutte queste azioni la mia vitalità non esiste più. Perchè continuare a vivere allora.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Basta, non ce la faccio più. Tutta la mia vita è diventata un totale disastro. Prima la morte dei miei.
Flash back
Stavo tornando da scuola con mio fratello, quando abbiamo visto lungo la strada dei pompieri, quindi, abbiamo iniziato a preoccuparci. Alex ha aumentato la velocità e così siamo arrivati lì e lo spettacolo che mi si presentò davanti era orrendo: la mia casa ricoperta dalle fiamme. Ogni centimetro, ogni piccolo particolare esterno era coperto da quel colore arancione scintillante, ma non era scintillante come una stella. Le stelle non farebbero mai del male.
-Dove sono i miei genitori- gridai all’uomo con la tuta da pompiere.
-All’interno hanno trovato due corpi. Mi dispiace ma siamo arrivati troppo tardi.- mi rispose con l’aria mortificata.
No, non poteva essere. Quella non era la mia vita.
Sapevo che mio padre aveva dei conti in sospeso con della gente, ma non avrei pensato che sarebbero arrivati a tanto.
Piccole lacrime iniziarono a scendere sul mio viso e tutto il mio castello di sogni si spezzò.
-No, non è vero. Mamma. Papà!- iniziai ad urlare, avvicinandomi sempre di più alle fiamme.
-Mamma. Papà!- urlavo in preda al panico.
Sentii due possenti braccia tirarmi indietro e stringermi in un forte abbraccio.
-Non può essere, Alex. Questo non può accadere a noi.- il mio pianto era incontrollabile.
Fine flash back
Da lì in poi ero andata ad abitare con mio fratello, appena diciottenne. La mia vita non era tornata come prima, a volte tornavo a piangere al ricordo di quel momento, ma fingevo tutto dietro ad un sorriso, tanto per rassicurare mio fratello sul fatto che stavo bene. Mio fratello era ciò che più avevo di caro e mi non avrei lasciato per nulla al mondo. Dopo la morte dei nostri genitori, ci eravamo avvicinati molto. Ma quel legame non durò a lungo, perché ben presto arrestarono mio fratello con l’accusa di spacciare droga.
Flash back
Ero a casa. Stavo mettendo un po’ a posto perché,  il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno e mio fratello mi aveva concesso di dare una piccola festicciola con qualche amico, quando proprio lui  entrò e mi disse di chiudermi in bagno, di stare tranquilla che tutto sarebbe passato presto. Feci come mi aveva detto. Mi affacciai alla finestra c’erano due poliziotti, subito pensai a qualche multa, ma non fu così. Aspettai lì a lungo.
-Vivi da solo?- gli chiese penso uno dei poliziotti.
-Si, i miei sono morti in un incidente- rispose, perché voleva nascondermi? Cosa aveva combinato di tanto grave?
-Hai sorelle o fratelli?-
-Una sorella, ma in questo momento non è in casa-
-Ok, passeremo a prenderla più tardi e le spiegheremo la situazione.- si spiego il poliziotto. Situazione?
Stavano andando via, mi sembrava il momento di uscire.
-No, aspettate. Ci sono, non sono ancora uscita.- risposi con una scusa abbastanza credibile.
-Buongiorno.- mi disse un poliziotto.
-Buongiorno. Cosa è successo? Perchè state portando via mio fratello?- lui intanto era già nel tragitto verso la macchina.
-Signorina, suo fratello è accusato di spaccio. È stato trovato in giro con un sacchetto di marjuana- no, non era lui. E anche se lo avesse fatto, non era per volere suo. Soffici lacrime mi sfiorarono il viso.
-No, non potete portarmelo via, è mio fratello, la mia famiglia.- sorpassai il poliziotto,  correndo fuori dalla porta d’ingresso, dietro alle figure che stavano raggiungendo la macchina.
-NO! SI FERMI!- corsi  verso mio fratello e, con il fatto  che non aveva le manette ai polsi, aprì le sue braccia come per accogliermi.
-Non ti possono portare via, tu sei il mio tutto, sei rimasto solo tu e non permetterò che ti portino via da me- dissi tre una lacrima e l’altra.
-Ehi, piccola, stai tranquilla ok? Non so quanto starò dentro, ma non ti lascio, viemmi a trovare ok? Sii forte perché io lo sono per te e con te. Voglio che il tuo sorriso ritorni come quello di una volta, io sono sempre vicino a te. Sei la persona più importante della mia vita, ti voglio tutto il bene che ho in corpo.- a quelle parole altre lacrime lasciarono i miei occhi.
-Anche tu la sei e sei il mio tutto.-
-Dobbiamo portarla in centrale ora- disse un poliziotto riferendosi a mio fratello.
-La centrale è in un’altra città, perciò la trasferiremo in orfanotrofio lì- continuò ma questa volta riferendosi a me.
Mio fratello mi strinse ancora di più a me e mi lascio un bacio sulla fronte seguito da un –Sii forte- e sia allontanò insieme ai due uomini.
Mi  vennero a prendere la sera stessa per il trasferimento e mi portarono in quella cità.
Fine flash back
Mi sono dovuta ambientare alla nuova città, alla nuova scuola. È stato così difficile, ma tutti i giorni vado a trovare mio fratello in carcere. Gli hanno dato otto anni e ne è passato solo uno. Io non ce la faccio più. A scuola non ho amici, tutti mi odiano perché ero la novellina e  ancora dopo un anno mi prendono in giro, non perché sono nuova, di quelli ce ne sono stati altri, ma perché mio fratello è in carcere, sono un asociale, depressa. Prima non credevo a tutto questo, ma ora non  credo più di sapere neanche chi sono.
Prima ero Alice, ragazza di 16 anni, una ragazza che amava la vita, gli amici, molto solare e sempre a fare nuove amicizie, ma ora non ho amici, ho17 anni, il mio nome è diventato depressa, tutti i giorni vengo presa in giro e picchiata da ragazzi e ragazze. Sono scappata dall’orfanotrofio da quando il direttore mi ha messo le mani addosso. Vivo in un appartamento che non mi costa niente dato che è di un vecchio amico di mio padre, ma uno dei pochi veri, che ha continuato ad aiutare me e mio fratello dopo la morte dei nostri genitori.
A questo punto non ce la faccio più, ogni volta che vedo il mio corpo allo specchio, non vedo quello di una ragazza ma quello di una nullità. Non mangio praticamente niente, infatti, sono quasi anoressica, ma non ho soldi e nessuno vuole farmi lavorare perchè si è sparsa la voce che mio fratello è in carcere.  I miei occhi sono gonfi e rossi in continuazione, ormai non ho più lacrime. Basta non ce la faccio più, non ne vale la pena continuare ad andare avanti. Sono stata forte per mio fratello e mi dispiace per lui, ma non posso andare proprio avanti.
Ora vado da lui e dovrò fare qualcosa che non avrei mai immaginato di fare, dirgli addio.
Quando mi trovo davanti a lui cerco di sorridere il più possibile, per fargli capire che non va così male.
-Ehi scricciolo, come va?-
-Bene, tu?-
-Non c’è male a stare qui-
-Ho qualche dubbio, ma va be’- faccio ridere sia me che lui. Continuiamo così per un po’, quando arriva il momento.
-Senti Alex, non mi farò vedere per un po’, perché sta finendo l’anno e devo recuperare alcune materie e voglio stare un po’ vicino ai nostri genitori- non capisce la mia frase e fa finta di niente.
-Ok, stai tranquilla, ma non mi lasciare solo per sempre-
-Non so se posso premetterlo- dico tanto a bassa voce che neanche lo sente.
-Turno finito- sentiamo dire da una delle guardie.
-Devo andare. Ah tieni.- dico porgendogli una lettera  -Aprila fra un’ ora- continuo
-Va bene, ti voglio bene sorellina-
-Anch’io fratellone.- dico appoggiando una mano sul vetro che ci divide e subito lui appoggia la sua sull’altra parte di vetro. La guardia lo fa alzare e subito mi alzo anch’io.
-Ciao- mi dice
-Addio…- dico allontanandomi, non facendomi sentire.
Narratore
Sottofondo: http://www.youtube.com/watch?v=wiwK5JcQbtM
Mentre Alice torna a casa, la mente le si riempie di ricordi: la sua famiglia, lei e suo fratello da piccoli, quando ancora tutto andava per il verso giusto, i suoi amici.
Tornata a casa va in camera, si fa un bagno rilassante e si feste con il vestito più bello che aveva nell’armadio e indossa le scarpe che le sono state regalate da suo padre, quelle rosse.
Sistema tutto e va in cucina. Prende una corda dal secondo cassetto e ci fa un cappio, che appende subito dopo al soffitto. Prende una sedia e ci sale, con le lacrime che rigano il suo viso per la prima volta perfettamente truccato. Le lacrime scivolano via come i ricordi.
Nel carcere di quella cittadina nel frattempo, Alex sta aprendo la lettera che sua sorella gli ha consegnato.

Alex, lo so potrà essere da pazzi, ma non riesco più a continuare così.
Ogni cosa che faccio viene criticata. A scuola continuano
a picchiarmi, non riesco più a ottenere il controllo della mia vita.
Mi dispiace moltissimo lasciarti, ma non riesco più sul serio a continuare così.
Ti prego di essere forte, almeno tu, fallo fino in fondo. Io non sono
come te. tu sei il dio greco che non ha paura di nulla.
Io non la sono, sono debole.
Ti  chiederai perché non te l’ho mai detto, perché non volevo che ti preoccupassi.
Grazie per tutti questi anni che hai passato al mio fianco, grazie sul serio.
Lo so che non è colpa tua che sei lì, ma pregherò per te.
Ti saluterò mamma e papà e per favore sii forte, non cedere.
Ti voglio bene dell’anima e ora la mia anima deve sentirsi in pace con se stessa
e c’è un unico modo per farlo.

Sempre con affetto,
tua sorella Alice.

 
Mentre legge quella lettera dagli occhi di Alex scendono lacrime, non ha mai capito che suo sorella provasse così tanto dolore. Urla così che qualcuno lo senta e appena quel qualcuno lo sente, fa leggere subito la lettera scritta dalla sorella, magari può ancora salvarla, ripete mentalmente Alex.

Fu accompagnato dalla polizia all’appartamento della sorella e appena sfondarono la porta, Alex corse in tutte le stanze urlando il nome della sua piccola Alice. Quando arriva in cucina però è troppo tardi, perché trova il corpo dalla sorella così perfetto, curato in ogni minimo dettaglio, inerme appeso al soffitto della stanza. Non era mai stata un’ amante degli spargimenti de sangue, perciò ha voluto fare le cose pulite, senza che nessuno o qualcosa si spargesse del proprio sangue. Alex ora capisce il significato di quel “ e passare del tempo con i nostri genitori” che oggi la sorella aveva pronunciare lasciandolo sospetto. Alex si accascia a terra urlando, sentendosi in  colpa perché la vita di sua sorella non doveva finire così, a soli 17 anni.

Quando sette anni dopo, Alex venne rilasciato, lui iniziò una nuova vita, creandosi una famiglia e rimanendo forte, come aveva promesso alla sorella. Tutti i giorni, però, faceva visita alla tomba di sua sorella, come del resto aveva fatto in quei sette anni, facendosi dare un permesso dalla corte che lo aveva giustiziato. E così il ricordo di Alice, rimaneva fresco nella sua memoria.
 
  
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