Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Eridani    01/07/2013    2 recensioni
Non so bene, non so come, ma ecco che mi viene in mente la storia di "Cenerentola". E allora ho pensato: perchè non... ispirarmi? Quindi, storia che prende molto spunto da quella fiaba, anche se, come noterete, molte cose sono diverse.
Avvertimento: universo alternativo e personaggi un pò (tanto) sfasati, anche se ho cercato di mantenerli abbastanza IC. Altrimenti non riuscivo a far andare avanti la storia!
[partecipante alla challenge "D'infiniti mondi e AU" indetta da AleDic sul forum di EFP]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amanda, James T. Kirk, Sarek, Sorpresa, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il brutto di ritornare sopra una storia dopo così tanto tempo è che l'idea di partenza... l'ho già dimenticata. Diciamo, più precisamente, che non so bene che finale avessi in mente. Quindi mi scuso se il tutto può sembrare staccato dai capitoli precedenti o se addirittura i personaggi abbiano sfumature diverse.
Mi dispiace sul serio, ma durante il periodo pieno che ho passato non ho proprio potuto scrivere e nemmeno pensare alle mie storie in sospeso. Spero non sia venuta fuori troppo male.
Ulteriori scuse.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Aprì gli occhi. Fissò il soffitto aranciato illuminato dal sole che, osservando le ombre proiettate sulla parete, doveva trovarsi ormai molto alto nel cielo. Rimase per qualche secondo immobile nella stessa posizione in cui si era ritrovato appena aveva socchiuso le palpebre, poi si mosse per alzarsi. Appena cominciò a fare leva contro le coperte con il braccio e ad alzare la schiena, sentì una leggera fitta vicino alla tempia sinistra, lì dove la vena pulsava con ardore. Riuscì a raggiungere una posizione seduta e ad appoggiare i piedi sul pavimento. Dopo qualche secondo per riprendersi dall'improvviso dolore e sottometterlo alla sua volontà, si arrischiò ad alzarsi in piedi: le gambe erano deboli, le piastrelle più fredde del solito, l'intera stanza sembrava vorticare attorno a lui. Ricadde nuovamente sopra le coperte, portando una mano dietro la schiena per impedirgli di ricadere all'indietro e l'altra a massaggiarsi la tempia, dove il dolore si acuiva di più ad ogni minimo sforzo.
Mai il suo fisico era stato così debilitato, mai si era sentito così prostrato. Eppure, pensò, non aveva compiuto alcuna azione il giorno precedente che potesse giustificare una tale spossatezza.
Si sdraiò nuovamente, come la logica gli aveva suggerito, e cominciò a fare lunghi respiri profondi, concentrandosi sul proprio fisico e sulla zona colpita dal malessere, cercando di porre sollievo a quelle fitte continue e di schermare il resto del corpo e della mente.
Quando il dolore era ormai piuttosto sotto controllo, tanto quanto bastava a consentirgli di ragionare a mente lucida, cominciò a ripercorrere la giornata precedente in cerca della causa del suo attuale stato fisico: le prime ore erano trascorse come il resto dei giorni, tra lo studio e la compagnia piacevole della madre; ciò che aveva dato una scossa alla sua routine era stato quell'invito, con la conseguente fusione mentale tra lui stesso e suo padre, l'apparizione di quello strano essere in cerca di marionette con cui occupare il suo tempo, la festa in maschera a bordo di quella tanto ormai sognata Enterprise e, cosa più importante, l'incontro con colui che avrebbe dovuto essere il suo nuovo Capitano e che, se Spock ne avesse avuto l'occasione, avrebbe cercato di attrarre a sé e afferrare.
Se solo il ritorno a casa non fosse stato così imprevisto e avverso.
Perché l'ufficiale aveva ormai alle spalle anni di ubbidienza verso il padre e sapeva cosa il suo atto di insubordinazione avesse portato alla luce: quello che prima poteva essere considerato un tempo relativamente breve da passare sotto il tetto dei propri genitori, in attesa di raggiungere una preparazione tale da soddisfare le aspettative del padre, ora si era trasformato in un periodo di tempo che gli avrebbe permesso di trovare moglie e mettere su famiglia. Sapeva che la cosa più difficile da guadagnare con suo padre era la fiducia. Ed ora l'aveva persa. Mai Sarek gli avrebbe permesso di lasciare il pianeta, mai gli avrebbe dato un'ultima occasione di incontrare il suo Capitano, mai più gli avrebbe anche solo consentito di pensarvici.
Eppure ancora una volta Spock non riuscì a seguire il volere del padre, perché la sua mente, come se libera di qualsiasi barriera di logica e volere, subito andò a posarsi sull'immagine del biondo in costume, sul suo viso, sui suoi occhi. Su quella luce dorata che come un magnete attirava il suo sguardo. Il calore di quel corpo fresco premuto contro il suo in quell'abbraccio così a lungo cercato e desiderato gli offuscava i sensi, gli annebbiava i ricordi; tutto ciò che contava era ormai il suo tocco. Un bisogno inarrestabile cresceva dentro di lui ad ogni secondo che passava pensando a quell'unico momento, l'unico in tutta la sua vita in cui aveva trovato, ne era sicuro, la sua dimora, il suo luogo d'appartenenza: sicurezza. Perché immerso nella stretta di quelle braccia possenti eppure così delicate e leggere nulla gli era sembrato più estraneo ed oscuro; nulla poteva infrangere la loro unione.
Mentre ancora la sua mente vagava tra le memorie del giorno appena passato, un lieve bussare lo fece riemergere.
«Avanti.» disse, mentre ancora stringeva la fronte nella mano destra, massaggiandosi con regolarità le tempie.
«Spock, qualcosa non va?» chiese preoccupata Amanda, accorrendo a fianco del figlio.
«Devo ammettere che il mio corpo non sta rispondendo agli stimoli da me dettati: madre, penso che la cosa giusta da dire sia “non mi sento molto bene”.»
«Cos'hai? Ti fa male la testa? L'avevo avvertito io tuo padre che quella prova era troppo dura da affrontare e che non avrebbe fatto altro che farti del male. Ma, ovviamente, non mi ha voluto ascoltare.» concluse borbottando.
«Madre, non è come pensi. La nostra fusione non è la causa, altrimenti ne avrei sentito gli effetti appena le nostre menti si sono separate.»
«E allora cosa ti succede? Non ti sei più ammalato da quando avevi undici anni, e dubito che possa accadere proprio ora.»
«Non lo so, madre. Mi sento... vuoto. Non... non so come spiegarlo in parole per te più chiare.»
«Hai bisogno di aiuto? Riesci ad alzarti?» chiese, offrendo la sua mano aperta.
«Posso farcela da solo.» rispose, mentre lentamente si riportava ad una posizione seduta; poggiò la pianta dei piedi sul freddo pavimento e con le braccia fece perno sul materasso per riuscire ad alzarsi. Quando riuscì a raggiungere la sua normale postura, il tutto si offuscò, la stanza cominciò a vorticare, le piastrelle sotto ai suoi piedi sembravano muoversi come le onde del mare. Non riusciva a trovare un appiglio a cui aggrapparsi; la mano della madre che subito lo aveva afferrato non era abbastanza. Ciò che gli serviva era una stretta più potente e salda, ciò di cui necessitava era un tocco fresco contro la sua pelle che ora sembrava quasi bruciare. Ciò di cui aveva bisogno era James.
Subito dopo Spock cadde a terra, svenuto, con il corpo ad una temperatura tale da far arrossire un vulcano, e la mente vagabonda in cerca del suo Compagno.
 
 
 
«Cosa vorrebbe dire che non mi è concesso partire? Vorrei farle notare che sono un Capitano della Flotta Spaziale e che sono in viaggio per compiere una missione.» quasi urlò Kirk di fronte ad un ulteriore rifiuto.
«Mi scuso per l'inconveniente, signore, ma l'Ammiraglio Komack ci ha ordinato di non lasciarla imbarcare.» rispose intimorito il giovane addetto ai biglietti.
«Impossibile. Ho ricevuto il permesso dall'Ammiraglio stesso poche ore fa. Dev'esserci stato un errore.»
«Nessun errore, signore: siamo stati avvisati poco prima del suo arrivo. Come può vedere» cercò di spiegare voltando il computer verso il biondo «abbiamo anche ricevuto una sua foto, in caso avessimo avuto problemi nel riconoscimento.»
«Ma cosa diavolo sta succedendo!? Non sono mica un ricercato! Mi faccia parlare immediatamente con un suo superiore.»
«Se vuole posso accontentarla, ma non cambierà lo stato di cose.»
«Glielo ordino!» gridò Kirk, ormai sul punto di scoppiare e di prendere a pugni quel dolce visino che si trovava di fronte.
Ma i suoi pensieri sanguinosi vennero fermati da una voce familiare, autoritaria ed inaspettata.
«La prego, Capitano,» gli si rivolse l'Ammiraglio, avvicinandosi alle sue spalle «non faccia inutili scenate e lasci in pace questo povero ragazzo.»
«Potrebbe gentilmente spiegarmi cosa sta succedendo? Cos'è tutto d'un tratto questo permesso negato? Mi sembrava avessimo fatto un accordo...» cercò di capire.
«Venga con me e le spiegherò tutto con calma.» suggerì il moro, facendogli segno con la mano di seguirlo.
 
 
 
Era talmente surreale da non poterci quasi credere: quando finalmente era riuscito a trovarlo, quando era riuscito a dare un nome a quella luce verde che da mesi gli aveva dato il tormento e che da poche ore era diventata il centro di ogni suo pensiero, ora gli era negato il permesso di incontrarlo. Dall'Ambasciatore stesso di Vulcano. A causa di un malore, a quanto era riuscito a comprendere dal lungo discorso fattogli da Komack.
Impossibilitato a mettere le mani su quello che considerava ormai suo di diritto.
Il tormento che quella situazione gli stava recando lo faceva camminare avanti e indietro per l'intera lunghezza dell'ufficio del suo superiore, rimuginando sull'intero accaduto e su una possibile soluzione.
Perchè Kirk aveva scelto il suo Ufficiale Scientifico. E nulla avrebbe mai potuto scalfire la sua corazza di determinazione nel raggiungere il suo obbiettivo: averlo con sé a bordo.
«Capitano, rifletta: la nostra Accademia è ricca di promettenti ufficiali. Non sia così cocciuto e dia loro una possibilità. Vedrà che non se ne pentirà.» suggerì l'Ammiraglio, tentando di dare un freno a quel treno che si muoveva di fronte a lui.
«Lei non capisce. È lui, è quello giusto!» rispose Kirk, fermandosi e voltandosi a fissare negli occhi Komack con tutto l'ardore che la sua convinzione e ostinazione gli conferivano.
Kirk non sapeva se quelle parole si riferissero semplicemente al ruolo di ufficiale, o se la sua mente avesse navigato in acque più profonde e lontane, scandagliando i suoi desideri e bisogni, affermando la sua fedeltà a quell'uomo vestito da pirata.
«Non vorrei in alcun modo contraddire le sue decisioni, soprattutto quelle riguardanti il suo equipaggio e la sua nave, ma in questo caso non posso proprio venirle incontro: l'Ambasciatore Sarek è una persona molto influente, come lei ben sa; non voglio correre il rischio di affrontare un incidente diplomatico a causa di un suo capriccio. Con questo spero di essermi spiegato.»
«Ho compreso benissimo, signore.» rispose Kirk fra i denti.
Poi si voltò e uscì dall'ufficio senza guardarsi indietro: la tentazione di ribellarsi al suo superiore e di compiere un atto che avrebbe sicuramente rallentato la sua carriera era troppo forte.
 
 
 
Il suo alloggio gli sembrava più spoglio del solito, più ampio e scarno, silenzioso e vuoto.
Vuoto come lui.
Vuoto come il suo animo. Solitario come il suo corpo.
Le coperte del suo giaciglio non riuscivano minimamente a riscaldarlo, a confortarlo come numerose volte avevano fatto durante il periodo della giovinezza. Quella loro stretta, anzi, gli recava sofferenza. Non erano, infatti, quelle due braccia snelle a stringerlo, a proteggerlo, a sorreggerlo.
Tra le mani stringeva con forza quella benda nera, quell'unico ricordo ancora palpabile del giorno prima. Il segno indelebile della sua assenza. Sotto i polpastrelli poteva tastarne la morbidezza, e subito la sua mente la metteva a confronto con la pelle liscia di quel volto esotico, dai lineamenti regali e impassibili compensati da quegli occhi neri come lo spazio, ma ricchi di stelle. Di una stella verde e luminosa come una supernova, che con la sua gravità lo attraeva a sé; che con i suoi lunghi raggi scaldava e illuminava il suo animo.
Sarebbe stata una notte lunga e senza riposo, ricca di ripensamenti, in cerca di un piano da attuare: perché non si dica mai che Kirk, Capitano dell'Enterprise, si arrenda alla prima difficoltà.
Eppure questa volta tutto sembrava essergli avverso, nessuno sembrava volerlo aiutare, tutti parevano volerlo affondare, vedere la sua sconfitta. Separare da lui.
«Ti raggiungerò!» disse ad alta voce, rivolgendosi al suo ricordo.
«Oh, ma certo che lo raggiungerà! Non vi ho mica fatti incontrare per poi osservare le vostre anime in pena. Sa, sono più un tipo da lieto fine.» disse l'uomo seduto sulla poltrona affianco al letto, mentre con disinvoltura si guardava le unghie.
Subito l'addestramento della Flotta si fece sentire e Kirk si alzò di scatto, mettendosi in guardia e scrutando l'avversario in cerca di eventuali armi o punti deboli.
«Non si preoccupi, Kirk: vengo in pace.» disse alzandosi lentamente.
«Chi è lei?» chiese il biondo senza abbassare la guardia.
«Io? Chè dire: sono la persona che ha consentito a lei e al suo adorato Spock di incontrarsi.»
«Cosa ne sa lei di questa storia?» chiese, disturbato che questo straniero fosse a conoscenza di particolari della sua vita privata e professionale, ma allo stesso tempo speranzoso nello sfruttare la faccenda.
«Perché vi rivolgete a me con un tono così ostile? Ve l'ho già detto, sono dalla vostra parte. Voglio che tutto finisca per il meglio.»
«Mi dica immediatamente cosa c'entra in questa storia.»
«Diciamo che ho dato a Spock una spintarella fuori dalla porta. E suo padre non l'ha presa molto bene. Eh, cosa ci vuole fare: è un vulcaniano.» osservò, avvicinandosi al Capitano e ponendoglisi davanti.
«Voglio sapere perché si trova qui, come ha fatto ad entrare e cosa ha fatto a Spock.» grugnì, trattenendo a stento la rabbia verso l'individuo che sembrava la causa della situazione di reclusione imposta da Sarek al suo futuro ufficiale.
«Kirk, Kirk, Kirk... non faccia tanto il duro. Le basti sapere che io e Spock ci conosciamo, che l'ho aiutato ad arrivare a bordo della sua nave e che ora sono giunto da lei per portarla su Vulcano. È ora che questa storia finisca. Per il meglio.»
«Perché le interessa così tanto?»
«Come ho già detto e ribadito, sono un inguaribile romantico. Mai potrei sopportare due anime gemelle separate dall'intervento di uno stregone cattivo. Il mio povero cuore non riuscirebbe ad attutire il colpo!» disse, portandosi la mano al petto.
«Se anche io mi fidassi di lei, cosa che, la avviso, non accadrà mai, in che modo mi farebbe arrivare su Vulcano?» chiese sospettoso.
«Mmm... vedo che con lei non c'è proprio nulla da fare. Con lei è impossibile ragionare! Possibile che nessuno in quest'universo abbia un po' di fiducia? Prima Spock dubita di me, poi lei dubita delle mie capacità... ma non importa: la farò ricredere con i fatti!» affermò con sicurezza.
E con uno schiocco delle dita il paesaggio si trasformò in deserto.
«Dove...?»
«Non le sembra ovvio? Spero che ora si sia almeno in parte ricreduto. Come le ho già detto e ripetuto, voglio aiutarvi. Sa, Spock mi piace davvero molto: è così sagace, testardo e tenace. Proprio come lei.»
«Io non... non...» balbettò Kirk ancora incredulo.
«Oh, accetto le sue scuse. Ora vada. Io ho fatto quello che dovevo. Ora sta a lei scrivere il finale.»
E detto ciò scomparve, nello stesso silenzio in cui era apparso.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Eridani