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Autore: Setsuka    01/07/2013    5 recensioni
“Triste, è la natura dell'uomo”.
“Non è triste. Non per noi. E' disgustosa”.
“Non sono io quello che il Sabato va a lodare Dio”.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eric Cartman, Kyle Broflovski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. From manure flowers bloom
Capitolo postato per il compleanno di Eric! E' tardissimo, ma è sempre il primo giorno di Luglio! Avrei voluto fosse più lungo, ma gli impegni universitari non me l'hanno permesso e l'ho rielaborato per voi e... mi piace molto più di prima! Spero piacerà anche voi e che mi perdonerete eventuali errori dettati dalla mia dislessia.
E' un capitolo che spero piacerà agli animi più nerd e a coloro che le dispute tra Kyle ed Eric piacciono più dei loro momenti fluff, perché sì: potrete odorare scommese!
Vi lascio alla lettura che mi auguru risulti lieta ed auguro ad Eric, per la prossima stagione di South Park, di entrare ancor di più nel cuore del nostro ebreo preferito.



From manure flowers bloom.









Gli piacciono i Lunedì, perché il mondo sembra avere un problema con i Lunedì.
Tutto gli sembra più facile, si sente più forte Kyle: può arrivare giusto giusto per l'inizio della lezione di algebra e trovare stimoli interessanti per la sua mente e, soprattutto, quando il professore chiama alla lavagna qualcuno, la sua vittima preferita è Cartman e... quelli sono momenti in cui Kyle gode davvero.

“Ragazzi, ho riportato i risultati del test della scorsa settimana. Dovete rimboccarvi davvero le maniche, la media dei vostri risultati è davvero bassa; impegnatevi di più e riuscirete ad avere ottimi risultati come Broflovski. Congratulazioni, hai preso una A+”.

Beh... anche questi sono momenti gratificanti, ma non quanto - sposta il suo sguardo - sentire nell'aria l'umiliazione della sua nemesi.

“...e con te Cartman, non ci siamo proprio, F è un risultato vergognoso! Vieni alla lavagna e proviamo a correggere il compito”.

Ed è sul personale patibolo di Cartman in cui Kyle mostra, con malcelata malizia, il suo sorriso trionfante. E Cartman lo vede, sa che gli brucia, e Kyle non intende certo voltarsi dall'altra parte, vuole che conosca il suo stato d'animo e che tenga ben presente la distanza che c'è tra loro.
C'è un mare a dividerli.

[Ma possono costruirsi dei ponti, no?]

Una domanda che sfiora la sua testa e che cestina, calpestandola, rincarando l'odio che prova per quello sbruffone di un manipolatore. Gli altri possono pure bere le sue stronzate, peccare di ingenuità, ma lui mai e poi mai lo farà, giura a se stesso.
Se vuole giocare a fare lo stronzo, confondendolo con assurde scenate e poi scusarsi, fare il carino con parole gentili, imbarazzanti, al solo scopo di ottenere qualcosa da lui... allora anche lui imparerà a ferirlo nello stesso modo, imparerà ad essere stronzo ai suoi stessi livelli.

Hai degli occhi bellissimi”.

Scuote la testa e cerca di convincersi che non poteva essere lui.
Prende il diario, dove conserva ancora i biglietti per Thor. Chiederà a Kenny di andare, se Stan sarà impegnato con Wendy; sarà divertente: gli piace andare al cinema col suo migliore amico, ma si diverte molto anche con Kenny che ha sempre la battuta pronta ad ogni scena.
Ha pagato quei biglietti, lasciandoli sul tavolo della mensa nonostante Cartman volesse ridarglieli. Chissà cosa c'era dietro quella farsa... anche se non può credere da una parte che quella sfuriata per il suo rifiuto fosse una recita; sa quando mente Cartman, è come se vedesse il suo naso allungarsi, come in quella fiaba italiana, solo che nel caso di Cartman è lo sguardo e l'incurvatura delle labbra. Si sente un po' in imbarazzo nell'esser capace di notare questi piccoli dettagli, ma ripete a se stesso che non significano niente.
C'è una parte di verità negli atteggiamenti ambigui di quei giorni, lo sa, ma c'è anche qualcos'altro che gli nasconde e che probabilmente riguarda la sua promozione. E gli secca, sì, lo ammette... perché ci stava cascando, ma è inutile girare intorno sempre sullo stesso pensiero, l'ha già accordato con se stesso: lui non cadrà mai nelle trappole di Cartman e lo ripagherà nello stesso modo.

E vuole iniziare da subito; è troppo curioso di sapere come si sta nei panni di un bastardo di classe.

“Sei proprio un caso disperato Cartman” gli dice con incurvatura maliziosa delle labbra a fine lezione.
“7 x 8... quanto hai detto? 54? ...dovresti prendere in considerazione l'idea di tornare alle elementari. Ah, già, dimenticavo: il Signor Garrison ti ha promosso pur di non rivederti”.

Eric non si sente umiliato, non gliene frega un cazzo della scuola, dell'algebra e delle tabelline. La calcolatrice non è stata inventata per caso.
E Kyle con quell'atteggiamento sa che vuole farlo sentire di merda, tuttavia lo rattrista solo sapere che Kyle non ha ancora compreso che lui non può sentirsi offeso su quello per cui l'ebreo può sentirsi umiliato, i loro termini di valutazione e di felicità corrono su binari totalmente diversi.
L'unico motivo per cui non gli risponde a tono - e per cui mantiene un aria seria e uno sguardo spento - è per il fatto che Kyle ancora è convinto gli abbia mentito.

“E' incredibile che tu sia ancora arrabbiato”.

E' una risposta che Kyle non si aspetta e che lo lascia interdetto.

“Ed è incredibile che pensi davvero io mi ponga il problema della mia promozione. L'hai detto tu no? I professori mi odiano e mi vogliono fuori dai piedi, non devo preoccuparmi troppo” accenna poi un sorriso finalmente, un sorriso velato da malizia “...eppure tu sei preoccupato per me”.

“Preoccupato? Te l'ho già detto: spero ti boccino, perché è quello che ti meriti” non vuole essere da meno e mostrare un'espressione diversa Kyle. Ha sempre saputo reggere il confronto con Cartman.

“Mi spiace, ma non esiste meritocrazia a questo mondo” evita di deriderlo, ma non manca di mostrare il divertimento per l'idealismo di Kyle, sottolineandolo con un'alzata di spalle e gli occhi al cielo.

“Hai ragione. Ma i casi di eccellenza e i casi disperati esulano dai termini di meritocrazia. E sono i nostri casi Cartman”.

“E' sempre bello che tu mi ricordi essere un ebreo presuntuoso e falso, anziché il modesto e gentile Kyle Broflovski” vede che Kyle sta per replicare, ma incrocia le braccia sul petto e gli lancia un'occhiata di sfida.
“Se io avessi un po' di
A sarei promosso senza problemi, è quello che prevede il nostro regolamento scolastico”.

“La vedo dura, visto che hai una sola
A in Storia e non riesci ad averla neanche in educazione fisica” giusto per ricordargli che anche se il suo fisico è nettamente lontano da quello di un obeso, rimane un pigro culone.

“Beh Kyle, ti sorprenderò. Avrò sei fottutissime
A a fine anno e quindi non sarò assolutamente un caso su cui si potrà pensare alla bocciatura e, nel test finale, prenderò un voto superiore ad 80”.

Eric è
super-serioso, ma a Kyle viene solo che da ridere. E' una sfida dura persino per Stan, che ha una buona media. Cosa pensa di fare quel culone?

“Ridi, ridi. Se io vinco però mi dovrai sei fottuti ed indiscutibili favori, ebreo”.

“Io non ho accettato alcuna scommessa, culone”.

Dovevano essere due teenager pronti per frequentare le scuole superiori, invece ricordavano in quel momento due bambini delle elementari. I bambini che erano stati.

“Hai paura di perdere Kahl?” domanda Eric con sguardo insinuatore.

“Stupido, l'unico a perdere sarai tu. E' fin troppo idiota fare una scommessa vinta in partenza”.

“Se è così ci guadagnerai solo che tu, Kahl” fa notare con calma e fredda logica.

“Semplicemente non mi invischio in cose tanto stupide. Anche perché da te non ho un bel niente da guadagnare” si sistema lo zaino in spalla, pronto per uscire e andare alla successiva lezione: scienze.

“Hai solo una fottuta paura. Perché hai sempre perso le scommesse con me” e questo punge dal vivo Kyle, ricordandogli tutti i venti dollari che aveva perso in scommesse con Cartman.
...Tuttavia non sempre!

“Non hai sempre vinto, culone!”.

“...oh beh, perdonami per aver dimenticato quelle due volte che hai vinto per puro culo Kahl”.

“Va bene, accetto la scommessa” torna indietro, vicinissimo a Cartman, con tutta l'intenzione che legga nel suo sguardo e che capisca non sta giocando: “se perdi ma sarai promosso per puro culo, non dovrai metter piede nella scuola superiore di County Park. Non mi interessa dove vorrai o potrai andare, ma non metterai un solo dannato piede dove io frequenterò le superiori”.

Non ha dubbi Eric sulla serietà delle parole di Kyle, tuttavia non crede che il suo desiderio sia reale. Mostra un certo stupore per la bizzarra richiesta, ma non manca di mostrare assoluta determinazione perché mai ha lanciato una sfida senza avere la certezza di poterla vincere.
Eric butta - con la delicatezza di un camionista - lo zaino a terra e prende un quadernone a righe, dove scrive velocemente i termini della loro scommessa; ciò fa sospirare seccato Kyle, che non vede l'ora di raggiungere l'aula di scienze, piuttosto che perder tempo con le idiozie di Cartman. L'unico motivo per cui non si muove è che può trarre vantaggio da quella stupida scommessa: se Eric Cartman sparisce dalla sua vita, con lui può sparire ogni suo problema.

“Firma” ordina Eric dopo aver messo la sua.
Kyle infantilmente legge quello che ha scritto sul foglio – non si fida di Cartman – e ciò fa ridere l' ex-culone che sfotte il rosso con una delle sue battutine antisemite.

“Contento?” domanda in acido mostrando la sua firma, Kyle. A Eric piace la calligrafia di Kyle, e per questo non dice niente, preferendo dar secondi di tacita ammirazione alla scrittura, piuttosto che abbassarsi al livello di Kyle.

“Bene” gli tende la mano “preparati a perdere Kahl”, l'unico motivo per cui Kyle stringe la sua mano è solo per l'entusiasmo del momento: l'idea di un Eric Cartman fuori dalla sua vita sembra un sogno... nonostante trovi belli gli occhi di Cartman in quel momento.

“Solo due cose” lo trattiene Eric non mollando la presa e non abbassando lo sguardo.
“Ricordati che nell'assurdo caso io perda, tu ti pentirai di quello che hai chiesto. Te lo garantisco. E... seconda, ma non meno importante cosa, farò schifo in matematica e puoi deridermi quanto vuoi, è il tuo campo in fondo, ma sappi che ti umilierò anch'io quando sarai nel mio campo da gioco”.

“E sarebbe? La stupidità?” chiede deridendolo.

“Rimpiangerai Kahl, parola di Eric Cartman”.

Il fatto che ami Kyle, non significa certo che gli perdoni i momenti in cui ha sabbia nella vagina in eccesso.




*



Triste è il destino dell'uomo... lo scrive blu su bianco sul quaderno. Non ricorda quando ha detto questa frase, ma pensa che sia una verità a cui ormai è affezionato.

“Triste è il destino dell'uomo... che ama” sussurra, scostando lo sguardo sui pesanti tomi di matematica e biologia.
“E pensare che sono disposto a tutto per un tuo sguardo” ammette machiavellico, pensando che anche un crimine andrebbe bene per quegli occhi; ma scaccia via il pensiero in pochi secondi, non per etica, ma perché vorrebbe ridimensionare l'importanza che quell'ebreo ha preso nella sua vita.

“Tesoro” esordisce sua madre aprendo con discrezione la porta “è arrivato il tuo amichetto Leopold” lo informa con quel tono dolce che ad Eric sembra dovuto.

Gira la sedia e punta gli occhi oltre la figura di sua madre, commentando la presenza di Butters con un semplice “sei in ritardo” e imbarazzando un poco l'ospite.

“Vi lascio studiare. Vi porterò la merenda tra un po'” ed Eric precisa prima che chiuda la porta “che sia bella sostanziosa. Dobbiamo studiare molto!” e sa che non mancherà di portargli un bel po' di cibo ipercalorico.

“Scusa, ho fatto tardi per le esercitazioni del club di chimica. A fine anno faremo una dimostrazione che mostrerà il frutto di quello che abbiamo fatto durante...” non continua, vedendo che Eric non lo guarda ed è assurdamente piegato su un libro. Non ricorda d'averlo mai visto così e si preoccupa.
Gli ha chiesto il giorno prima di aiutarlo a studiare matematica e biologia, ma non si era allarmato più di tanto credendo fosse tutto imputabile alla strizza di fine anno. A guardarlo però non gli sembra semplicemente ansioso, ma... depresso.
Si avvicina con la sedia alla scrivania e aspetta una qualsiasi sua parola.

Butters...”

“Sì Eric, dimmi” lo incita con la sua naturale dolcezza.

“...so di essere un figo, ma smettila di fissarmi”.

“Oh, scusa” si sente mortificato, ma vuole davvero sapere cos'è accaduto.

Butters ha un po' paura della fine della scuola media, ha paura che tutto cambi, ha paura a quello che sta succedendo loro.
Eric lo fa preoccupare con i suoi atteggiamenti enigmatici e sempre più eccentrici, Kenny finisce all'ospedale per una settimana e l'unico ad avergli fatto visita per tutto quel tempo è proprio lui, ad eccezione di Kyle un pomeriggio. Stan, lo scorso mese ha saltato il raduno annuale dei fans di Star Wars a Denver preferendo un Sabato con Wendy, mentre Kyle – deglutisce al pensiero – l'ha chiamato
strachecca, come mai aveva fatto, e da quel giorno lo ignora; anche al club di chimica preferisce come partner di laboratorio Scott Malkinson a lui.
Non vuole che i rapporti con i suoi amici cambino, non vuole vederli allontanarsi da lui, ma neanche tra di loro.

“Stai bene Eric? Sai che puoi parlarmi se qualcosa non...”.

“Sto bene, Butters”.

Cambia domanda allora: “è successo qualcosa con Kyle?”.

Touché. Irrigidisce visibilmente. Kyle è sempre la sua spina sul fianco, e la cosa toglie sempre il sorriso a Butters, sentendosi impotente di fronte all'argomento, un argomento a cui Eric reagisce in modi imprevedibili e bizzarri. Talvolta basta il suo nome per fargli scatenare urla con insulti e bestemmie a indirizzo del ragazzo ebreo, talvolta arrossisce in modo tenero e balbetta cose incomprensibili, qualche volta invece afferma incredibili tesi che vedono Kyle come il mandante dei rapimenti alieni.
Butters non giudica mai, ascolta in silenzio e - se gli sembra che ce ne sia bisogno - incoraggia Eric, cerca di dare una visione positiva al problema di Eric; funziona poco un atteggiamento simile con un tipo come Cartman, ma Butters non demorde, è il suo dovere da amico.

“Non... non è successo niente. Che vuoi sia successo?” Risponde scorbutico come è solito e finge di riportare l'attenzione al libro, leggendo ad alta voce l'inizio del paragrafo riguardante la riproduzione asessuata. Per la fine della settimana deve esser interrogato in biologia e vuole ad ogni costo una A.
“...
Tipica dei Procarioti, della maggior parte degli Eucarioti unicellulari e di molti invertebrati, tipo di riproduzione in cui un singolo individuo genera (se non intervengono mutazioni) prole formata da individui geneticamente identici. La riproduzione asessuata può avvenire attraverso diversi meccanismi, quali la scissione binaria o multipla, la gemmazione, la frammentazione e, esclusivamente nelle piante, la margotta e la talea. Negli Eucarioti il meccanismo... è che Kyle è uno stronzo!”

Butters fa un salto dalla sedia, impreparato alla reazione di Eric.

“...quell'ebreo perché passa notte e giorno sui libri, a causa di quella stronza ebrea di sua madre che lo minaccia di prendere solo A, si sente il genio di South Park, è l'eccellenza fatta persona lui, come no! Chiunque può prendere A se si impegna, e gli dimostrerò che anche il sottoscritto può uscire dalle medie con sei fottute A e prendere al test di fine anno un 80!”.

“Ma... ma... Eric non è esattamente così semplice a questo punto dell'anno rimediare...”

Non lo ascolta, come non ascolta mai nessuno, se non se stesso.
“Le mie B diventeranno A, cazzarola! Non ci vuole nulla! E le insufficienze diventeranno C. Lo sai che parlo benissimo spagnolo, no Butters? E perché ho una C? Perché quella stronza si è lamentata del fatto che non ho mai fatto i compiti. Bene... ieri sera ho fatto tutti i compiti arretrati e domani quando mi interrogherà glielo farò vedere io chi è Eric Cartman!”.

“Io sono certo che recupererai, però prendere 80 non è così facile Eric, bisogna davvero studiare molto e ci sono tutte le materie a far media. L'importante è che tu abbia la sufficienza”.

“No!” Urla contro il suo ospite “non posso prendere un voto inferiore ad 80! Abbiamo fatto una scommessa!”.
“...oh... tu e Kyle?”.

“Sì! E non esiste che perda con quello stupido ebreo. Prenderò 80 al test e andrò alle superiori di County Park come tutti voi”.

“Ok” è poco convinto Butters mentre lo dice, traspare una certa apprensione dalla voce, ma non è qualcosa a cui Eric fa caso. Lui non ha mai fatto caso ai particolari di Butters, le sfumature del suo carattere o i suoi toni, per lui Butters è semplicemente Butters, niente di più di quello che appare; questo lo sa persino il biondino, e la cosa lo fa un po' sorridere, anche se all'ombra di quelle labbra vi è amarezza. Per il tipo di persona che è Eric però questo conta molto, poiché Eric Cartman è paranoia fatta carne, sospettoso e pieno di fobie riguardo tutto e tutti, ma... Butters è un'eccezione, in lui ha fiducia e ciò rende felice l'amico, anche se vorrebbe che l'altro capisse che Leopold Stotch non è solo Butters.
“Ti aiuterò, Eric”.
Quelle parole fanno uno strano effetto, Eric l'ha dato per scontato, è lì per quello, l'ha chiamato per quello, non per altro, è suo dovere aiutarlo!
“Ti aiuterò, ma voglio...” si fa coraggio e lo guarda negli occhi, vuole essere preso sul serio Butters “...che tu parli con Kyle. Che voi parliate”.

Ed Eric per poco non lo deride: “ma io e Kyle parliamo sempre, è impossibile che io stia zitto davanti a quell'ebreo”, ma lo sguardo di Butters è tagliente, per una volta Eric trova i suoi occhi azzurri gelidi.
E' incredibile, è sorpreso il padrone di casa, ma in quel momento... Butters è proprio incazzato nero!

“Devi parlare dei tuoi sentimenti Eric!” si alza sbattendo le mani sulla scrivania, “devi essere onesto con lui, devi smetterla di fare l'idiota o non potrà che pensare
che sei soltanto un idiota, che ti stai solo prendendo gioco di lui!”.

Non gli piace il tono di Butters, non gli piacciono le sue parole, vorrebbe prenderlo a calci e ricordargli chi è il padrone di casa, ma ha lo sguardo basso e le parole del libro gli ricordano la sua priorità.
Sospira rumorosamente e chiude gli occhi per qualche istante, recitando la parte di chi la sa lunga, anche se in verità sta solo fuggendo... come sempre.

Butters... sai meglio di tutti che io sono molto più bravo a far la voce grossa, i gesti teatrali e a dare di matto spaccando tutto se mi girano le palle, quindi voltiamo pagina, è meglio per tutti e due”.

Quando riapre gli occhi per puntarli sull'altro si aspetta di trovarlo col culo sulla sedia, per il timore che gliela lanci contro - non sarebbe la prima sedia che Eric prende e lancia -, ma è ancora in piedi e ancora incazzato come un caimano. Per gli standard di Butters, s'intende!

“No! Mi sono stancato di accontentare sempre ogni tuo capriccio!”.

“Allora perché sei qui?” Eric non ha ancora perso la calma, ma i nervi sono a fior di pelle.

“Perché sono tuo amico!”.

“Allora, amico, aiutami anziché blaterare insensatezze. Sai meglio di me che il rapporto tra me e Kyle è... una merda” stringe i denti e abbassa lo sguardo, è un'amara parola quella che riesce ad ammettere “e sempre sarà così, perché lui è uno stupido ebreo...”

“...e tu uno stupido culone!” ...
oh hamburger!, esclama nella sua testa, ma non ha intenzione di optare per la ritirata.
Suppone una reazione violenta da Eric, di vedere nei suoi occhi un bagliore di un giallo tanto intenso da richiamare a gran voce la follia, invece quel ragazzo grande e grosso non alza lo sguardo e lo evita, e ciò – per qualche strano motivo – irrita Butters ancor di più, che non si ferma neanche davanti a un
'mi stai facendo incazzare'.

“Non ha senso studiare così Eric, devi risparmiarti queste cavolate per impressionare Kyle, devi crescere e mettere da parte tutte le stupidaggini che ti passano per la testa, altrimenti non farai altro che peggiorare” e non vuole pensare all'Eric che qualche settimana prima lo chiamava Kyle, né ai sorrisi che faceva al vuoto sussurrando sottovoce parole con cui imbarazzava se stesso. Ed è pronto ad essere crudele il giovane Stotch, pur di pulire da incrostazioni gialle la sanità mentale del suo amico, del suo migliore amico.
“Kyle non è certo questo che vuole, non sono le idiozie ad interessargli!”.

Colpito.

“Taci! Sta zitto!” sputa con irruenza quelle parole, come l'amico aveva previsto. E gli occhi sono lucidi dal terrore, qualcosa di viscido, nell'ombra, è penetrato oltre la carne. E Butters continua, sicuro che la paura possa insegnargli meglio della ragione.
“Non voglio!”.

“Butters ti prenderò a calci nel culo se non la finisci subito!”.

“E invece no, continuerò a ripeterti di cambiare, crescere, e mostrare i tuoi veri sentimenti” mai è stato tanto determinato in vita sua; non trema, non balbetta, e non abbassa lo sguardo.

“Zitto! Tu non sai un cazzo dei miei sentimenti, un cazzo, hai capito?” e lo ripete, alzandosi anche lui stavolta, forse con l'intento di intimorire Butters.

“Invece ne so molto, forse anche più di te”.

Ed è la provocazione più pericolosa che potesse fare, quella.
Nessuno potrà mai sapere, mai capire, mai immaginare cosa significa Kyle per lui.
“Tu non sai niente, niente, niente, un cazzo di niente! E non te ne deve fregare un cazzo!”.

“Sì che mi importa! E' normale che mi importi!” e del rossore sul volto tradisce il suo tono, che solletica curiosità in Eric, ma non lo persuade ad abbassare la voce.

“Perché?”.

“Perché voglio la tua felicità!”

E l'imbarazzo non è solo di Butters ora.

Quel macigno è rotolato fuori con la spensieratezza di un volo di farfalla. Butters non può che sperare sia una frana senza vittime, perché consapevole che se c'è qualcuno destinato a farsi male, costui può esser solo che se stesso.
Brucia il volto e il petto, mentre i denti affondano sul labbro inferiore e la sua modesta e timida natura si ricompone; un gran sollievo per Eric che torna seduto, con lo sguardo lontano da Butters per nascondere al meglio anche il suo d'imbarazzo.

“...farò finta di non aver sentito. Dovresti ringraziarmi, ti evito ulteriore imbarazzo”.

“N-non dovresti i-invece”. 

“Sei scemo?”.

“No”, il rosso sfuma in rosa, e le parole non tremano più: “sono semplicemente onesto. E dovresti imparare anche tu ad esserlo”.

Il mondo di Butters è un mondo multicolore, di svariati affetti, alcuni più intensi di altri e... Eric ne è parte: la sua parte di mondo in Butters ha generosi spazi e colori forti e vivaci, è una delle parti più importanti di quel mondo, ma non può capirlo neanche se sbattuto così sgraziatamente in faccia. Ma va bene così a Butters che prende tutto, anche il male, col sorriso.
Butters sa, sa perfettamente che Cartman ha un mondo forse più grande, profondo e colorato del suo; sarebbe bello aver un piccolo spazio e ogni tanto s'illude sia così, ogni tanto nel pensarci sorride, ma con amarezza, perché sa: il mondo di Eric inizia e finisce con Kyle.

“Parli di onestà con tanta facilità...” borbotta con ridente irritazione Eric “...senza sapere che io sono sempre stato perfettamente onesto con le mie emozioni” nel bene e nel male.
“Sono un cazzone? Sì, e mi piace esserlo” apre le braccia nel rivolgersi al biondo, come a presentarsi e ciò carica solo d'irritazione le sue parole, perché si aspettava comprensione da Butters.

“No Eric, tu sei onesto solo con quello che ti fa comodo!”.

“Ah sì?” gli chiede con sprezzante ironia, pronto a mandare a fanculo l'affetto che Butters gli ha mostrato.

“Vuoi dire forse che hai detto a Kyle di San Francisco? Delle tue frequenti incursioni notturne a casa sua? Delle foto?”.

Questa volta è Eric a tremare, preso in contropiede; diventa pallido e si scorda delle regole basilari della grammatica per poter formulare una frase, una qualsiasi frase, in sua difesa. Ma la voce non esce, non esce niente da lui, neanche un gesto.

“Come pensavo” conclude Butters tornato a sedersi e, stavolta, dedicando attenzione ai libri.
“Ti aiuterò, perché sei mio amico, ma tu dovrai essere onesto su questo Eric”.

Nella sua mente un
white noise, lo isola dalla realtà, tutto si allontana, sbiadisce e perde consistenza. Banale l'estraniamento, quanto il mondo; è quella cosa che non va in lui che lo regola così, che lo porta ad essere terrorizzato dalla bontà.

“Eric?”.

“Io non posso”.

“Certo che puoi”.

“Io non posso” ripete con un filo di voce, perché la gola gli fa male, è come se qualcosa lo stesse strozzando e deve sforzarsi per poter parlare.

“Eric non cominciare con...”

“Io non posso”, ripete ancora e poi si sforza ulteriormente. “Se non vuoi aiutarmi fa nulla... ci penserò io, da solo, e ce la farò”.

“Perché? Non capisco...”.
“Appunto, non capisci, quindi vattene. Posso... farcela da solo”.

Era una piega che non voleva Butters, non doveva andare così, lui vuole solo che Eric non sia... quello che ha davanti. E' terrorizzato al punto di terrorizzare, con gli occhi spenti, a fissare in un punto indefinito, che chissà cosa vede, chissà cosa sente... forse Kyle, forse lo stesso nulla che riflette il suo sguardo.

“Eric io non volevo...” sussulta appena vede il braccio di Cartman muoversi. Aveva paura di un pugno, invece sta solo prendendo un evidenziatore giallo.

Non dovrebbe esser lì Butters, Eric non lo sente, sta solo sottolineando di giallo ogni riga, tutto, anche l'irrilevante. E allora Butters comprende che irrilevante è diventata ogni cosa e lui, con la sua onestà, è di troppo, ha fatto solo danno e ciò gli fa bruciare un po' gli occhi prima di alzarsi e andarsene.

Triste è il destino dell'uomo... ormai è coperto da tante pagine bianche.


*



Sono passate le 22.00 quando alza gli occhi dai libri. Ha studiato un'ottantina di pagine di ben tre materie e non ci crede, neanche fosse uno studente universitario!
Però nella settimana passata ha dato i suoi frutti la fatica, è stata una panacea per l'ego lo studio; non l'avrebbe mai detto, ma nella frustrante immobilità fisica e creativa dello studiare, ha trovato qualcosa di singolarmente appagante.
Forse Kyle è un secchione per questo, per vanità, ed Eric è narcisista abbastanza da poter seguire le sue orme.
Sorride, perché Kyle gli somiglia probabilmente più di quanto entrambi non credano.

Stira le braccia e sbadiglia rumorosamente. Ha bisogno di andare in bagno – la merenda ipercalorica di sua madre si sta facendo sentire – ma non si alza, perché c'è qualcosa che gli preme di più.
Accende il computer e batte i piedi impaziente, vuole accedere a internet, vuole andare su Facebook e vedere cosa sta facendo Kyle, è quasi una settimana che non si rivolgono parola o insulto e... fa male, è frustrante, potrebbe piangere. Forse lo farà sotto la doccia.
Su Facebook, ignorando le sue notifiche, va subito al profilo di Kyle, l'ultima cosa condivisa è il video di Orlando Bloom che canta
They taking the hobbits to Isengard.

“Prevedibile” sbuffa divertito, perché conosce più Kyle che le sue stesse tasche. 
Kyle vive di pochi fanatismi, ed uno di questi è Tolkien; Peter Jackson portando sullo schermo Lo Hobbit ha fatto la sua gioia, e da quando è stato mostrato il trailer del primo film che Kyle non fa che parlare d'altro, aveva anche riletto per la terza volta il libro, per poi farlo una quarta volta dopo aver visto il film. Finché non finirà questa nuova trilogia dubita che ci sarà un giorno che passerà senza che Kyle non abbia lasciato traccia del suo amore per la Terra di Mezzo.
Il profilo di Kyle si aggiorna – e lui ha mal di pancia perché deve andare in bagno, ma non è così importante rispetto a Kyle – e compare una domanda con risposta da ASK.

Ti piacciono i videogame, ti piace il basket, ami Lo Hobbit e sei terribilmente carino! Ti prego, dimmi che non sei fidanzato e che non ti piace nessuna!”

Il mal di pancia di Eric cambia natura, evita di leggere la risposta di Kyle, ma fa comunque male.
Un giorno una lusinga di quelle potrebbe... no, non è un pensiero razionale e non deve prenderlo in considerazione! Però urge di comunicare con Kyle, anche se solo in anonimato, perché Butters con le sue parole ha seminato qualcosa che ora non riesce a ignorare.

Se qualcuno di cui hai un giudizio negativo ti dicesse che ha fatto qualcosa di buono ed importante per te, tu gli crederesti?”


Nonostante l'anonimato, quella domanda porta la sua firma, ma non gli interessa, deve chiedere, deve sapere e vuole sperare nella sincerità di Kyle.
E aspetta, nonostante le coliche, perché deve sapere e Kyle gli risponde fortunatamente non troppo tardi, ma ben magra è la consolazione.

“Non sono molte le persone che non ho in simpatia, una in particolare, e se quest'ultima venisse a dirmi di aver fatto qualcosa per me non gli crederei perché sarei certo che lo direbbe solo a un secondo fine”.


Si alza e calcia la sedia che cade a terra.
Dopo che si sarà sfogato sul cesso, avrà davvero bisogno di una doccia fredda.


*


Stan aveva organizzato quel Sabato pomeriggio, e come ogni idea di Stan era stata una pessima idea. Eric non faceva che rimproverare mentalmente questo all'amico, da quando era entrato in casa Marsh.
“Sarà divertente coinvolgere anche altri a Dungeons&Dragons, sarai il Master e potremmo continuare l'avventura nel mondo di Sulphiria!” e si sente tanto coglione per essersi lasciato infinocchiare così.

Ha avuto modo di rivolgere la parola a Kyle (un
“ciao ebreo”, niente di più, s'intende), ma vederlo, sentire la sua voce, respirare la sua stessa aria, ha rilassato ogni suo muscolo e la gastrite nervosa è scomparsa. Per il momento. Si sta aprendo infatti il capitolo più terribile della storia di Dungeons&Dragons davanti ai suoi occhi e lui, pur essendo il Master, non può far nulla per evitarlo. 
Butters e Kenny non ci sono, tanto per sottolineare quante le cose andranno a peggiorare e lui non solo dovrà sopportare Stan – che è il male minore –, ma dovrà sentire lamentele su lamentele per tutta la giocata da parte di Token e Clyde (perché sono perdenti nati e daranno la colpa a lui per le loro incapacità), probabilmente si beccherà qualche ramanzina da Wendy (che il suo cavaliere, Stan, supporterà con passione) perché se la tro... – signorina! – se non ha occasione di fare la maestrina non è contenta e dovrà essere paziente con Nicole e Lola, che mai hanno giocato a giochi di ruolo e che sono la causa della perdita di tanto – troppo – tempo, perché al momento stanno spiegando loro come si gioca.
Ma è disposto a sopportare questo, nonostante la pazienza non sia esattamente il suo forte, ma quello che proprio non può sopportare è poco distante da lui: l'ebreo che flirta con Lola!

'...come se nessuno sapesse che sei checca. Quella troia si è vestita pure scollata e neanche la guardi. Bella prova di eterosessualità ebreo'.

E mentre le viscere si contorcono nell'insofferenza, Kyle fa un gesto che non significa nulla, ma che per Eric significa tutto.

“Questo dado è per te, benvenuta tra noi” e le loro mani si sfiorano mentre Kyle consegna – come da tradizione – un dado dodecaedro alla nuova giocatrice. E' verde, il suo colore preferito, e l'ha dato a lei, una
Miss Nessuno, che nonostante conoscano dal primo anno di elementari, non ha mai avuto un rapporto d'amicizia tra loro.
Non l'aveva mai visto donare un dado a nessuno, eppure tanti in quegli anni si erano uniti alle loro avventure immaginarie. Cosa significava averlo dato a Lola? E perché rideva in quel modo spensierato con lei? Da quando erano così intimi?
E prima che altre domande lo tormentino e lo avvolgano nell'ansia, fa poche falcate e disturba l'allegro clima tra i due.

“Allora Kahl, quanto ci metti a spiegarle come funziona? Non so... vuoi anche un aperitivo? Magari accompagnato da qualcos'altro? Una sega?”.

Lola porta educatamente la mano davanti alla bocca per trattenere una risata, che non sfiora le labbra di Kyle invece.

“Che diamine vuoi Cartman? Devo farle presente quali sono tutti i personaggi che può scegliere di giocare; e visto che un certo Master non ha la pazienza di farlo, io e Token ci stiamo dividendo il compito”.

“E siete lentissimi! Neanche Stan ha impiegato così tanto tempo nello spiegarlo a Wendy l'ultima volta, col tutto che limonavano allegramente”.

Kyle però non cade nel tranello, non ha voglia di discutere, anche per tenere un certo contegno davanti alle ospiti, che delle loro liti conoscono solo la facciata e la fama.
Per distrarlo gli consegna la sua scheda personaggio, un personaggio che non ha giocato le ultime volte e che ha rispolverato da vecchie partite. Sapendo che ci sarebbero state nuove invitate, ha preferito evitare di usare l'elfa chierica Liev, e la maga Tyla, poiché con Cartman come Master i suoi personaggi femminili finiscono sempre per fare una brutta fine e dover incassare l'umiliazione in silenzio. L'ultima volta la sua maga Tyla, ha subito l'affronto di esser catturata e venduta come schiava, diventando la concubina di un re Goblin.

“...il paladino Morgif?”.

“Il paladino Morgif” conferma Kyle, sottolineando con un sorrisetto trionfante.

“Ok” i sorrisetti bastardi sono la specialità di Eric, non di Kyle.
“Sbrigatevi però con il creare la scheda personaggio di Lola”.

Soltanto un quarto d'ora dopo – con somma irritazione di Eric – le schede sono pronte ed è possibile giocare.
Stan, per fare il figo con Wendy, ha scelto il guerriero Lance. Token il ladro Zael (anche lui per fare il figo con Nicole), Wendy ripropone la necromante Asha, Clyde il barbaro Rufus, e le due nuove arrivate hanno scelto una maga elfica di nome Sylva – Lola – e una ladra di nome Felicia, perché Nicole ha già pensato a un incontro romantico col personaggio del suo Token. Diabetico e vomitevole per Eric.

“Allora...” comincia da bravo Master mettendosi comodo sulla poltrona e guardando tutti i partecipanti che siedono al tavolo, non sono un quadro ispirante, ma questo poco importa perché non ha intenzione di sprecare un'avventura che da tempo sognava.
“...spiego alle nuove arrivate che in quanto Master non ho un personaggio, ma sono il
Deus ex Machina di questo gioco” giusto per sottolineare che ha potere di vita e di morte su tutti i loro personaggi, un titolo di cui gode in senso biblico e meno, e che i suoi amici gli concedevano poiché è lui il creativo del gruppo e si divertono sempre ad affrontare le imprevedibili avventure che lui crea... al solo scopo di vederli morire. Questo Kyle lo sa bene e per questo si oppon sempre perché Cartman non abbia il ruolo di Master, ma la maggioranza decide, e poiché l'alternativa è Kyle stesso... tutti sono sempre d'accordo sul fatto che sia un Master noiosissimo, dunque il titolo è di Cartman.
“...l'avventura è ambientata nel mondo di Sulphiria, un mondo in cui abbiamo giocato più volte in passato e che ora conoscerete insieme alle modalità di gioco. Entrerete in scena in un secondo momento e, se volete comunicare qualcosa in segreto e avanzare richieste, scrivete su un foglietto e vedrò se esaudire i vostri desideri”.

Kyle detesta le arie che si da Eric quando giocano a D&D, odia il suo tono saccente e il suo modo di comportarsi da essere onnipotente. Lo prenderebbe a calci, se non fosse che a tutti gli altri sta bene il suo modo di fare. Non manca però di sbuffare e guardare – metaforicamente – al cielo. E Eric non può non notarlo, è un chiaro segnale di insofferenza per lui e... ciò gli fa estremamente piacere.

“La nostra avventura si apre nella città magica di Sharia, che si eleva su un promontorio bagnato dalle acque dell'Oceano Bianco. Sharia è stata precedentemente attaccata da una flotta di pirati fantasmi, che hanno saccheggiato la città, che ha subito la violenza non solo di omicidi, saccheggi e fuoco sulle loro case, ma è stata privata delle bellezze artistiche che erano legate alla sua fama nel regno di Hydra. Il guerriero Lance e i suoi compagni però hanno combattuto per la salvezza di questa terra” Stan gonfia il petto in modo ridicolo, ma Eric fa finta di non vederlo e lascia che sia Wendy a sogghignare “...salvando il re mago e sua figlia, la principessa Celia, che è l'unica ricchezza rimasta al sovrano. Il re ha deciso di dare in moglie la sua Celia al valoroso guerriero che ha ridato speranza al regno, sicuro che saprà proteggerla meglio di chiunque e che un giorno potrà essere il re che rivedrà Sharia tornare al lustro onore di un tempo”.

“Aspetta... sto per sposare la principessa?” Stan non è totalmente d'accordo, vuole vivere una romantica avventura con Wendy e...

“Oh Stan, per piacere, dopo te la farai con la necromante!” le cazzate da bambino di Stan non vuole sentirle, e continua ignorando il disappunto sul volto del padrone di casa.
“E così vengono annunciate nel regno di Hydra le nozze; ogni nobile è invitato, da quelle checche degli elfi, a quegli snob dei maghi” non sia mai che risparmi le razze dei precedenti personaggi di Kyle “e così arrivano alle porte della città dozzine di carrozze e destrieri, e tra i primi arrivi, su uno stallone nero, alba dell'annuncio, arriva il barbaro Rufus, amico di tante battaglie per Lance. Nell'ombra Rufus è stato seguito dal ladro Zael, che aspetta di guadagnare un bel bottino con l'occasione delle nozze, anche se la scusa ufficiale è quella di essere lì per il matrimonio del compagno di gilda. Ovviamente Lance ha scritto anche al suo carissimo amico paladino, Morgif, confessandogli che non sa quanto gli si alzerà davanti alla principessa Celia, ricordando le effusioni con Morgif nel bosco prima della Grande Battaglia...”

“Ehi!” esclamano all'unisono Stan e Kyle, mentre Nicole e Lola si scambiano sorrisi divertiti, trattenendo un certo entusiasmo.
Eric è stato sempre convinto che il segreto – del successo – di ogni storia non sia nella prosa, ma nel fanservice.

“Sono il Master, lasciatemi finire!”.

Anche Wendy arriva in sua difesa, non è dispiaciuta in fondo, e soprattutto vuole sapere che fine ha fatto la sua Asha: “è un'introduzione un po' lunga, ma lasciatelo finire”.

“Grazie Wendy. Dicevo...” si schiarisce la voce “...che il nostro Lance è diviso e turbato, così scrive una lettera densa di sentimento e feromoni al paladino più giusto e nobile che ci sia, il caro Morgif, che appena riceve il messaggio da un falco, si fionda sul suo cavallo e corre verso Sharia, arrivando anche lui in città alle prime luci dell'alba e trovando, per sua estrema irritazione, il clima festoso”.

“Posso sapere se posso...?”.

“No, Kahl, non puoi fare nulla per togliere quella sabbia dalla vagina di Morgif, quindi abbassa i dadi” e tutti ridono intorno, tranne il rosso, che tace solo per quieto vivere, ma segna mentalmente i calci in culo che deve a Cartman.

“Ebbene c'è questo clima di festa e
bla bla, troie a destra, omaccioni arrapati a sinistra...” Lola si lascia sfuggire un divertito 'cosa?' perché pensa di essersi persa una parte importante, ma Eric la ignora “...vino che esce dalle fontane, per la gioia di Rufus...” e Clyde gioisce immotivatamente più del suo personaggio “...e solo al calar della sera, mentre a palazzo la vecchia Gilda è riunita e commossa, arriva la solitaria necromante Asha, attratta in quel posto, non dal clima di festa, ma da un'aura funesta, che sembra aver origine nelle vicinanze del porto. Allora Wendy, cosa scegli di fare?”.

“Proseguo verso il porto. Voglio saperne di più. E arrivata al porto uso questo incantesimo” lo indica dalla sua scheda mostrandolo ad Eric. Anche se non è la prima volta che gioca, non è ancora abbastanza sicura di ogni sua mossa. Eric annuisce e lei prende un dado a dodici facce, e con sua fortuna esce un bel dieci, che potrà permetterle di ricevere delle risposte con il suo incantesimo di rivelamento.

“Bene Wendy, avrai delle risposte fin troppo concrete, poiché il tuo incantesimo ha urtato la sensibilità di Iagor”.

E c'è stupore generale, perché nessuno sa chi sia Iagor.

“Iagor era il cucciolo del Capitano Grief, il capitano della flotta fantasma ed è una piovra gigante cornuta...” tutti vorrebbero capire come una piovra gigante possa avere delle corna, ma nessuno fa domande, attenti alle parole del Master e pronti ad intervenire, controllando subito gli incantesimi disponibili per la battaglia che sarà imminente.
“...e con le corna colpisce il promontorio dove si erge il castello e con uno dei suoi tentacoli più grandi – né ha di piccoli e sottili, ma anche grossi e ricoperti di spine – distrugge il porto, facendo affondare la nave della famiglia dei conti di Lia, a cui nessuno frega niente, ma se non ci sono morti per eventuali zombie è noioso; poi con un altro tentacolo distrugge la secolare quercia vicino al castello e schiaccia ben due guardie. Quindi... cosa fa la valorosa gilda, contro questo mostro che sta per distruggere l'intera città?”.

“E' ovvio, corriamo fuori...?” cerca l'approvazione degli altri Stan, che ovviamente annuiscono e che finalmente hanno voglia di giocare e di meno chiacchiere.

...corriamo fuori e cerchiamo di attaccare almeno un tentacolo. Con la mia spada sacra potrei provare a tagliare almeno uno dei tentacoli più piccoli” è Kyle a prendere l'iniziativa, ama farlo, almeno nei giochi, in fondo è anche il suo ruolo: il paladino ha il dovere morale di essere guidato dalla giustizia e di combattere per fermare il male.

Ok Kahl, tira due dadi da dodici facce” ricordando senza difficoltà le condizioni che la spada richiede perché il suo colpo vado a segno: un punteggio totale di minimo diciotto punti. E la fortuna non è dalla parte di Kyle che riesce a totalizzare sono otto.

Cartman aspettava quel momento e non si fa problemi a mostrare un ghigno.
“Oh Kahl... la tua spada non solo è inefficace, ma viene spazzata via da un colpo di tentacolo, che ti afferra e ti allontana dai tuoi compagni. A quanto pare neanche Lance può soccorrerti e in più, sorpresa: Iagor odia la magia, lo snerva ed è totalmente inefficace contro di lui”.

“Cos- ...cerco di divincolarmi, no, anzi... dovrei avere un pugnale e...” lancia il dado e non solo Cartman scoppia a ridere davanti a un punteggio di due.
“Il tuo pugnale cade. Una puntura di zanzara gli avrebbe fatto più male”.

Tutti si scambiano occhiate, non sapendo ora come affrontare il mostruoso nemico.
Per Kyle è ovvio che Cartman non aspettava altro, non lo nasconde nemmeno il bastardo e non può neanche dire che i dadi sono truccati, poiché sono i suoi.

“E mentre i tuoi compagni si guardano confusi, Iagor decide di divertirsi un po' con te. Sai poverino, è stato per tanto tempo negli oceani, ha bisogno di un po' di distrarsi e mentre tu ti divincoli, un altro tentacolo più sottile...” abbassa il tono e lo trasforma in malizioso “sottilissimo... decide di ficcarsi nella tua bocca perché urli troppo, per essere un paladino...”.

“Cartman, non continuare!” urla Kyle che sa bene dove sta per andare a parare Cartman; e a Wendy, Nicole e Lola non dispiace neanche un po', visto l'attenzione che stanno riservando al Master.

“Kahl, ti ha ficcato un tentacolo più grosso di un cazzo in bocca, dubito che tu possa urlare”.

E Clyde scoppia a ridere, mentre gli altri hanno la decenza di trattenersi. A quanto pare Kyle dovrà far male a più di una persona finita quella partita.

“E visto che sei così esagitato, un terzo tentacolo ti si struscia addosso, ma sai... è per controllare che tu non abbia armi, potresti averla dentro i pantaloni e... in effetti trova qualcosa il tentacolo! E indovina? E' duro!”

Stan si alza e va in bagno, queste cose gli fanno venire la nausea e sono tutti troppo coinvolti per non vedere chiaramente la scena davanti a loro.

“Cartman smettila, o giuro che...”

“Puoi giurare quello che vuoi, ma non sono io ad avercelo duro per un tentacolo che ti si è avvolto intorno. Kyle sei davvero un pervertito” lo sfotte e persino Token e Clyde si uniscono a battutine di bassa leva, mentre le ragazze semplicemente ridono e solo Lola mostra un lieve imbarazzo.
Cartman tira un dado e gli esce un dodici, si stava chiedendo giusto quanto poteva essere piacevole per Morgif il servizietto.

“Te lo mena molto bene a quanto pare. Però l'hai annoiato con tutto questo muoverti e va oltre e trova un buchino stretto stretto che lo incuriosisce abbastanza e... indovina cosa succede?”.

“Non dirmi che entra con un colpo solo?” domanda stupidamente Clyde, ridendo, e Eric tira i dadi per soddisfare la curiosità e... un undici conferma.

“Sì. Penetrazione perfetta. Fa tanto male Kahl?”.

Non può Kyle rispondere con calci e pugni a casa di Stan, non può farlo davanti a delle ragazze (che tra l'altro hanno simpatia per lui) e non può tirarsi fuori virtualmente da quella situazione.

“Questa me la paghi Cartman”.

“Ma come? E io che l'ho fatto giusto per pareggiare i conti” lo canzona malizioso e poi Kyle capisce dal bagliore dorato dei suoi occhi: era la sua stupida vendetta quella.

“Fottiti!” gli urla prendendo il suo zaino e i dadi, ma lasciando lì la scheda del suo personaggio.

“Kyle!” esclamano tutti in apprensione. Nessuno vuole che se ne vada, è un gioco e ad alta voce gli chiedono di rimanere, spiegando che stavano solo scherzando, non c'era l'intenzione di nessuno di prenderlo per il culo (se non Cartman), ma non vuole sentire Kyle e in pochi passi è fuori da casa Marsh.

“Ehi, ma... Kyle?” Domanda Stan stralunato tornando dal bagno una manciata di secondi dopo, ha capito metà delle cose che son successe e ha un brutto presentimento in proposito.

“Se ti riferisci al suo personaggio è stato appena inculato da un tentacolo. Se ti riferisci all'ebreo, è già andato fuori perché la sabbia nella vagina gli bruciava troppo”.

“Cartman!” Stan lo prende per il collo della maglietta e non è per niente rassicurante. Non è un tipo bellicoso, ma quando Eric sorpassa il limite solo mettendo da parte calma e gentilezza, in favore delle maniere forti, riescono a capirsi.
“Vai subito a chiedere scusa a Kyle e riportalo qui”.

Eric è incapace di reagire contro Stan, ha qualcosa che lo blocca, che non gli permetterebbe di tirargli neanche un singolo pugno se volesse, quindi deve subire l'umiliazione di starlo a sentire e - quel che è peggio - subirla davanti ad altre persone.
“Lo faccio solo perché mi stavo divertendo, non perché me lo dici tu” sottolinea liberandosi dalla presa ed uscendo fuori, dove la neve ormai si è sciolta e non servono guanti, giacca e cappello.

“Kahl, vieni qui, non fare lo stronzo!” lo richiama vedendolo imboccare la strada principale.

“L'unico stronzo qui sei te!” gli urla da lontano proseguendo, in direzione di casa sua.

Eric sbuffa, perché non ha voglia di seguirlo, ma muove il culo perché non vuole sentire Stan in preda agli isterismi dopo, il quale sicuramente verrà supportato dal moralismo di Wendy, nonostante poco prima era la più eccitata.

“Kahl... Kahl... Ehi!”.

“Non chiamarmi in quel modo!” urla girandosi indietro, raggiungendo incredibili livelli di acidità contro il suo interlocutore che con passo veloce lo raggiunge e gli fa credere in tutto e per tutto che inizierà ora uno scontro verbale.

“Perché non dovrei chiamarti così? Ti dà fastidio se uso un pet-name fuori dal letto?” lo sfotte per inclinazione, nonostante sia il momento meno adatto.
“Smettila di fare la Prima Donna, è solo un gioco cazzarola! Torna dentro e giochiamo. Non sei morto, mi sono... semplicemente preso la soddisfazione di mettertelo in culo... cioè...” arrossisce e spera che Kyle non lo noti, ma incazzato com'è vede rosso ovunque, quindi è salvo.
“...ti avevo detto che avresti rimpianto quello che mi hai detto su matematica e... per tua informazione ho preso una
B ieri” e A Kyle non gliene frega un bel niente, dovrebbe saperlo.

“Perché credi che io faccia lo stronzo con te Cartman?”.

“Sai benissimo il motivo”, assottiglia gli occhi Eric, ora ricordano quelli di un felino; “sai tante cose Kahl e fai sempre il finto tonto, per mantenere il tuo status di paladino della giustizia e dell'amore. Beh... io ho ti ho dato una lezione metaforica sulla fine che fanno gli stronzi boriosi che si credono sempre dalla parte del giusto”.

“Io sono dalla parte del giusto” risponde stizzito.

“No, e lo sai bene anche te, perché stai facendo lo stronzetto apposta per farmi davvero incazzare. Cosa sei? Un frustrato che vuole la rissa?”.

Eric non immagina nemmeno cosa ha toccato con nonchalance. Ha quasi aperto il vaso di Pandora e gli occhi di Kyle hanno tremato. L'unica reazione, per Kyle plausibile, si manifesta con uno schiaffo.

“Eh?... questo, perché...?” barcolla Eric e non perché gli ha fatto male. La guancia offesa brucia, la tocca e un sorriso scemo vuole aprirsi sul suo volto, ma non appena Kyle gli da le spalle e gli nega lo sguardo, a bruciare non è più la guancia.

“Lo sai perché sono uno stronzo Kyle?” Gli urla facendo un passo avanti, che ha solo motivo teatrale.
“Perché tanto tu non crederesti mai a una buona azione da chi non sopporti no? Allora a che servirebbe mai esser gentili con te?”

Kyle si volta e sussulta.
Non è vicino a Cartman, ma può vedere non gli occhi da rettile che teme, né l'irritante sguardo ferino, ma gli occhi di un rapace orgoglioso e che non accetta offesa.

“Uno stronzo è quello che ti meriti, Kahl! Merda, soltanto che merda!”

E stanco di parole su parole l'ebreo se ne va perché non vuole sentirlo, perché sono in guerra e a lui ora non va di lanciare ulteriore offesa, se non il silenzio e le sue spalle che sa, in un modo o nell'altro, irritano la sua nemesi.
Meriterà forse solo che merda, ma Cartman merita solo silenzio, nulla.
Sono equi, come il caos, che è il loro Signore e burattinaio: ferirsi reciprocamente è la loro legge.


Qualcuno ha detto ad Eric che dai diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono fiori, ma il suo timore, l'incubo che balza nelle sue notti, è che ci sia il nulla tra loro. 
Ma Kenny lo salva, nella sua mente fa capolino e ricorda:
“quando una ragazza ti dà uno schiaffo è perché l'hai ferita, c'è rimasta per qualcosa che hai fatto e non si aspettava perché... gli piaci. Anzi, gli piaci un casino
.
Ed allora Eric porta la mano sulla guancia, e sorride.
Non brucia più, non fa male, non c'è il segno... ma non può essere non essere nulla.





Ecco qui qualche nota dovuta!
Grazie a tutti per aver letto, critiche e suggerimenti sono i benvenuti, e perdonate la formattazione... ogni volta litigo con NVU, e molto spesso vince lui perché mi coglie stanca ed impreparata. 


From manure flowers bloom: traduzione inglese de dal letame nascono fiori. Citazione completa inserita a chiusura del capitolo: "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori", che è tratta dalla famosa canzone di Fabrizio De André Via del campo

Riproduzione asessuata: il testo riguardante quella parte è tratto dall'enciclopedia virtuale Treccani.

White noise:
"è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. È chiamato bianco per analogia con il fatto che una radiazione elettromagnetica di simile spettro all'interno delle banda della luce visibile apparirebbe all'occhio umano come luce bianca. Nella pratica però il rumore bianco non esiste: si tratta di un'idealizzazione teorica, poiché nessun sistema è in grado di generare uno spettro uniforme per tutte le frequenze esteso da zero a infinito, mentre nei casi reali d'interesse il rumore bianco è al più riferibile ad un intervallo di frequenze (rumore bianco a banda finita o limitata)." Spiegazione presa direttamente da Wikipedia.

They taking the hobbits to Isengard: è la canzone (non ufficiale, s'intende) del fandom de Il Signore degli Anelli, che ultimamente Orlando Bloom ha deciso di cantare in simpatico remix direttamente dal set de Lo Hobbit. Qui trovate il video di cui si parla nel capitolo.

Dungeon&Dragons: famoso gioco di ruolo, di cui potete avere un esempio di giocata nel capitolo, anche se la giocata qui presentata è stata piegata ad esigenze di scrittura. Sì, ragazzi, fanatici di D&D non vi infuriate, mi sono concessa una piccola licenza poetica trasformando il gioco in qualcosa di molto più discorsivo... anche se questa sarebbe un'introduzione by Cartman. Se volete saperne di più comunque qui c'è il link a Wikipedia.   

Master: in D&D è colui che conduce il gioco, come dice Eric, il Deus ex Machina del gioco.






   
 
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