Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Telyn    02/07/2013    2 recensioni
Si scostò nuovamente i capelli dalla fronte. Il vento aumentava. Forse la sventagliata avrebbe portato anche gocce di pioggia, tuoni e lampi. Un flash, doloroso come un lampo, gli mostrò un grosso cane nero che giocava tra i tuoni del temporale. Remus posò una mano sul muro accanto a sé, nell'attesa che la morsa sul nodo alla gola si allentasse.
Per il compleanno di DracoLikesHamsters e la settimana delle songfic :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Northern Downpour




If all our life is but a dream
Fantastic posing greed
Then we should feed our jewelery to the sea
For diamonds do appear to be
Just like broken glass to me

Northern Downpour, Panic! at the disco



Camminava.

Era un uomo solo, con la testa china ed immersa nei suoi pensieri e un capotto decisamente logoro intorno al petto.

Un ragazzo dal nome splendente come una stella e il cognome nero come inchiostro, tempo prima, avrebbe detto che dal naso uscivano le bollicine di chi sta sott'acqua. L'uomo ricordava bene quel ragazzo, e se avesse detto qualcosa di simile probabilmente avrebbe circondato le sue spalle con un braccio, portando i suoi occhi a pochi centimetri dai suoi pensieri e avvicinando le loro bocche.

L'uomo, però, non sorrise al ricordo: sbuffò, strinse a sé il bavero del cappotto e spostò un ciuffo dalla fronte. Il ragazzo, quel ragazzo - il suo ragazzo - difficilmente sarebbe tornato indietro, e anche se l'avesse fatto non sarebbe stato diverso affrontare la "sventagliata" di inizio estate.

A Remus sembrava di guardare il mondo in bianco e nero, da mesi. Da quando Lily e James se n'erano... andati, portando Harry da qualche parte tra i Babbani, aveva l'impressione non solo di non servire più a niente, ma di avere il dolore talmente scavato nelle ossa da non poter più camminare normalmente. Era solo, non che ci fosse molto di cui discutere. Ogni tanto capitava di incontrare qualcuno del vecchio Ordine, ma bastavano pochi sorrisi contriti e le loro facce che si riempivano di pietà a fargli rimpiangere di non essere veramente solo. Purtroppo, quella era la verità: Lily e James erano morti come vittime qualsiasi di quella guerra, da ultimi agnelli sacrificali; Harry, come una cometa, aveva illuminato le loro vite per poi sparire poco dopo. Restavano loro, quelli con le cicatrici e il fiato nei polmoni che continuava ad entrare e uscire. C'erano quelli che tiravano su il capo e sorridevano di più, e c'era Remus che non avrebbe mai potuto dimenticare niente né gioire davvero. Cos'era cambiato, per lui? Soltanto il numero di maledizioni mirate alla sua nuca.

Non aveva un lavoro, non aveva una protezione, non c'era qualcuno che lo guardasse con rispetto, non c'era più nessuno che lo guardasse con affetto. Ma c'era stato, e la sua assenza doleva più di ogni cicatrice.

Si scostò nuovamente i capelli dalla fronte. Il vento aumentava. Forse la sventagliata avrebbe portato anche gocce di pioggia, tuoni e lampi. Un flash, doloroso come un lampo, gli mostrò un grosso cane nero che giocava tra i tuoni del temporale. Remus posò una mano sul muro accanto a sé, nell'attesa che la morsa sul nodo alla gola si allentasse.

C'erano le lune piene.

Ultimamente non aveva grandi problemi: un certo Damocles Belby si era dato la pena di inventare una preparato che rendesse innocui gli istinti del lupo, nelle notti di luna piena. Non era mai stato un gran pozionista, ma con la pozione antilupo che riusciva a preparare da sé il lupo... Si acquietava.

Smetteva di ululare ferocemente o bramare la carne umana, lasciando spazio a una specie di versione allucinogena della realtà. Remus non avrebbe né voluto né dovuto pensarlo, ma quelle visioni lo affascinavano.

Era come fare un sogno cosciente, un sogno grande, meraviglioso e tremendamente surreale. Riusciva quasi a conversare con quella bestia, la cosa più simile ad una compagnia che potesse avere. Quando allo spuntar dell'alba se ne andava, gli lasciava una strana visione allucinogena delle cose, gli faceva sentire cose che non avrebbe mai pensato. Era come... Come una sbronza.

E anche dover sopportare un post-sbronza senza i dovuti Malandrini a sfotterlo era una maledetta fitta allo stomaco.

Il dolore, la mattina, lo accoglieva come acqua pulita, gelida e con un vago sentore di cloro. Ritornava la foto dei Potter sul Profeta della mattina, ritornavano i loro "racconti da Hogwarts" che qualche giornalista sadico si divertiva a rispolverare quando la noia della cronaca mondana sfiorava il sonno. Ritornava il processo di Sirius. Ritornava il suo cuore lacerato e fatto in pezzi.

Gli sembrava quasi di vedere il muso del lupo, con quello strano aspetto cosciente che aveva negli ultimi tempi, guardarlo con pietà.

 

"Perché non resti lupo per sempre?"

Remus - in realtà, il lupo - trasalì. Il canneto, davanti a lui, ondeggiava al ritmo di una musica sconosciuta ai più, o forse semplicemente sfiorato dal vento.

Davvero quella era una parte della sua mente? Non aveva mai pensato che nel suo cervello si potessero annidare pensieri simili.

"Perché non posso" formulò lentamente, parola per parola. "La luna piena arriva solo una volta al mese, non posso. E anche se potessi, io resto pur sempre un uomo."

"E cosa te lo fa credere, questo? Sei davvero un uomo?"

"Io..." era quello il motivo per cui restava spesso senza fiato, durante la luna piena: non avrebbe mai potuto fuggire una conversazione. Niente fughe, niente cambi di argomento.

"No, non lo sono davvero. Però penso come loro. Io... io vivevo come loro."

"Hai detto bene, lo facevi" Il lupo aveva semore quella strana voce condiscendente, come se avesse dovuto insegnargli la vita vera. "Ma adesso? Ha ancora senso fingere un legame con questo mondo?"

 

Una goccia d'acqua gli bagnò il naso, segno che quella sventagliata si sarebbe davvero portata dietro una pioggia ben diversa dalle pioggerelline primaverili a cui era abituato da mesi.

Si infilò nel primo pub Babbano della via. Era vuoto, con un unico barista a spolverare il bancone che gli lanciò una strana occhiata. In effetti, per i Babbani non doveva essere ordinario entrare in un locale alle cinque di pomeriggio. Non era mai stato un esperto: avere ascendenze Purosangue non gli dava una conoscenza esatta di quel posto. Doveva affidarsi ai ricordi dei vecchi giri con... Sirius.

 

"E dai, Moony! Sono alcolici, non veleni!"

"Vero: se lo fossero e riuscissi a procurarmi un bezoar domattina sarei in me, mentre purtroppo non lo sarò."

"Intanto ti sei già fatto tre birre, zitto zitto..."

" Dimenticando il fatto che mi hai guardato malissimo ad ogni ordinazione, intendi?"
"Sì, esatto."

"Và al diavolo. E poi la vodka ha un sapore orribile."

"E tu che ne sai del sapore della vodka"

"Niente, no? Fammela assaggiare tu"

"Con piacere: la mia bocca dovrebbe ancora quel sapore là"

 

Il cameriere alzò la testa di scatto, segno che forse quel gemito di dolore non l'aveva solo immaginato. Gli fece cenno che andava tutto bene, chiedendogli sempre a gesti se poteva sedersi.

Era così. Il processo si era concluso da mesi, ormai, ma era una ferita che continuava a bruciare atrocemente. Non doveva amarlo, non avrebbe assolutamente dovuto farlo. Il punto era, però, sempre quello: non poteva dimenticarsi del fatto che quel... che lui, prima di ammazzare Lily e James, ogni notte si stendeva nel letto al suo fianco e strofinava il capo contro la sua spalla.

Non poteva dimenticare tutto.

Una parte di lui diceva che non era vero, che era tutto falso, che forse non erano tutte missioni di Silente le volte in cui spariva di casa. Però c'era una parte che non poteva tacere, che urlava dolente quanto avesse amato l'altro. E restava lui, a sospirare e convivere con le due controparti. A dire che odiava un bugiardo, e allo stesso tempo lo amava.

Sospirò. Forse quella notte avrebbe chiesto alla luna di stare per sempre accucciato tra le canne a parlare col lupo, a dirgli le sue paure e a tentare di capire qualcosa. Se davvero era parte della sua mente, gli avrebbe citato Catullo.

Stavolta Remus non potè impedirsi di sorridere, pensando che Sirius, a modo suo, era sempre stato quello che citava poeti e non sapeva poi sfogliarne le pagine con zampe maldestre. Solo che ora, sui libri, restavano solo le mani che tentavano di aiutarlo.

 

Hey moon, please forget to fall down

Hey moon, don't you go down

 

Note:

Fiùùù, ero quasi certa che non sarei riuscita a scrivere per questa challenge. Tsé, mai sottovalutare un'insonne.

La storia partecipa alla settimana delle songfic su Pseudopolis Yard, utilizzando questa canzone, che ho tentato di richiamare in tutti i modi. In primis downpour significa acquazzone, che appare nella storia, quindi c'è un motivo per cui Remus si sta pigliando l'acqua. Acquazzone del nord perché i Potter sono morti in Scozia, e io ce lo vedo Remus ad abitare nella stessa regione in cui si è interrotta la sua vita ma abbastanza lontano da non doverla (teoricamente) rimpiangere. :D

Poi c'è la luna: la richiesta del lupo implica che la luna non se ne andrà quindi ho ripreso anche il ritornello. Yayy ^__^

Inoltre questa storia doveva essere postata ieri, per festeggiare in qualche modo il compleanno di questa donna magnifica, ma sono sempre la vacca dell'ultimo minuto e non ce l'ho fatta T_T perdono :(

Un commentino, come sempre, non è sgradito :)

Alla prossima!

Bi

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Telyn