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Autore: Melpomene Black    02/07/2013    2 recensioni
Vi hanno insegnato che l’uomo è un essere speciale, superiore, perché a dispetto degli altri animali è in grado di pensare. Vi hanno insegnato che l’uomo è un essere dabbene, civile e rispettoso. Vi hanno insegnato l’inglese, la matematica, le buone maniere e le lingue morte per rendervi intelligenti e colti. Vi hanno insegnato che la storia è composta di guerre, che ognuna di queste è combattuta per una buona causa, che non ci sono mai morti, solo perdite.
Ebbene, dovreste dimenticarvi ciò che vi hanno insegnato, è tutto sbagliato.

Primo posto all' "Orgoglio Serpeverde contest" indetto da .:MelloH_ sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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SANGUE 




Vi hanno insegnato che l’uomo è un essere speciale, superiore, perché a dispetto degli altri animali è in grado di pensare. Vi hanno insegnato che l’uomo è un essere dabbene, civile e rispettoso. Vi hanno insegnato l’inglese, la matematica, le buone maniere e le lingue morte per rendervi intelligenti e colti. Vi hanno insegnato che la storia è composta di guerre, che ognuna di queste è combattuta per una buona causa, che non ci sono mai morti, solo perdite. 
Ebbene, dovreste dimenticarvi ciò che vi hanno insegnato, è tutto sbagliato. L’uomo non è intelligente, non è superiore, è una belva come le altre. Non è dabbene, non è civile, non è rispettoso; è assetato del sangue dei compagni. La storia è scritta dai vincitori e si sa che per loro un paio – milioni – di morti sono solo un piccolo prezzo da pagare, eroi sacrificatisi per la patria. 
Siete mai stati in guerra, voi? No, credo proprio di no. Cosa ne volete sapere, voi, della guerra? Ma io c’ero, ero lì. Ero lì la notte in cui la fazione dei miei genitori, la mia fazione, fu sconfitta e brutalmente decimata, a discapito di quanto dicono gli scritti dei vincitori. Io ero lì e di certo non stavo a pensare “Toh, guarda, stiamo avendo delle perdite.” 
Io ero lì, nel pieno della Battaglia di Hogwarts. Il mio nome è Daphne Greengrass. 

 



*****

 


Quando è effettivamente cominciata la Battaglia di Hogwarts? Magari quando è arrivato Potter il Salvatore, o quando sono giunti i Paladini della Giustizia, o forse quando i Mangiamorte hanno fatto irruzione. Chi lo sa. L’unica certezza che avevo era che il castello fosse improvvisamente diventato troppo affollato. I professori stavano innalzando deboli barriere magiche mentre orde di studenti correvano verso la Stanza delle Necessità, un’aula di cui nessuno aveva mai sentito nominare. Beh, non tutti si ammassavano sull’unica via di fuga. I testardi Grifondoro non vedevano l’ora di mettere a repentaglio le loro vite, così come certi Corvonero e Tassorosso del settimo anno. E sì, anch’io non avevo intenzione di muovermi da lì. Il mio dovere, come mi era stato insegnato, era quello di rimanere fedele alla famiglia, agli ideali, alle persone che potrebbero in futuro servirti. Tuttavia correvo verso la salvezza, ma non per me; lo stavo facendo solo per la bimbetta che tiravo per un braccio. 
Astoria se ne doveva andare. Non le avrei mai permesso di ritrovarsi coinvolta in affaracci che non la riguardavano. Ma Astoria è cocciuta, Astoria è astuta, non le fu difficile svincolarsi dalla mia morsa. La rincorsi finché non la recuperai. Famiglia, mai voltare le spalle a chi ti ha messo al mondo. 
Lei cominciò a strillare e strepitare. « Tu non capisci, Daph! Io devo andare, devo combattere, devo salvarlo! » 
Non erano i capricci di una bimbetta viziata, era la determinazione di una quindicenne. Ah, com’era ingenua nel rincorrere l’amore! Com’era saggia nel seguire il proprio cuore! E come fui stolta io nel crederle! 
Le imposi la condizione di non allontanarsi troppo e di non attaccare avversari di cui non era degna. 
E i nostri arrivarono. 
Dicono che i Serpeverde siano malvagi, che abbiano un cuore di pietra. Dicono che i Serpeverde badino solo ai propri interessi. No, non è affatto così. Che male credete ci sia non difendersi da chi tenta di ucciderti? Che male credete ci sia nel difendere una persona cara? 
Incantesimi a destra e manca, noncuranza nel colpire. A me bastava terrorizzarli tutti, tenerli alla larga quanto più possibile. E al contempo tenevo gli occhi ben aperti; sotto ogni cappuccio, dietro ogni maschera d’argento avrebbe potuto trovarsi il volto di mio padre o di mia madre. 
Uno dei momenti più atroci? Forse quando vidi Sally-Ann. 
Sally-Ann Perks era una mia compagna di casa del mio stesso anno. A differenza della Parkinson, della Bulstrode e della Davis, Sally sembrava disinteressata alla gang di Malfoy, era l’unica a non vedere in Draco un nobile cognome e tanti galeoni. Ricordo che al primo anno mi rivolse un timido sorriso, cosa che ignorai a causa delle sue origini impure. Sally era, però, una ragazza così intelligente, così dotata. Era la mia preferita in tutta Hogwarts. La nostra amicizia nacque e crebbe in gran segreto, per non macchiato l’onore dei Greengrass. Ma quella notte l’onore scomparve e al suo posto si fece avanti l’immagine degli occhiali storti sul suo naso, del suo sangue sporco versato sul pavimento. Chi la uccise? Lo ignoro tutt’oggi. E, francamente, non credo che ora faccia molta differenza. 
Si avventarono anche su Astoria. Era stato uno dei Paladini della Giustizia, gli amanti della fratellanza e dell’uguaglianza. Chi, sbandierando simili ideali, farebbe del male a una ragazzina? 
La difesi con le unghie e con i denti, lottai e lottai finché non sentii le forze venir meno. Allora implorai di lasciarla stare. E fu nero per sempre.










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