Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: I Fiori del Male    02/07/2013    8 recensioni
Noi sappiamo che i nostri protagonisti sono morti, André sa di essere morto, ma è certo, tutto questo? What if ....
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

OLTRE LA MORTE C’E L’AMORE
 

L’uomo, molto spesso, decide di credere nell’esistenza di qualcosa al di là della morte. Lo fa perché in se conserva un istinto di sopravvivenza molto forte, ed anche perché a tutti gli esseri umani sono cari i propri ricordi, i pensieri, i sentimenti provati in vita, a tal punto da non volersene separare mai, perché un tale distacco rappresenterebbe la negazione della loro stessa identità.

André rappresentava, dal canto suo, un’eccezione, poiché si era sempre rifiutato di credere nell’aldilà, paradiso o inferno che fosse. Aveva infatti sempre vissuto ogni giorno come fosse l’ultimo, con la fatale consapevolezza di dover affrontare, un giorno, in un modo o nell’altro, il distacco ultimo dalle cose.

Nonostante questo suo modo di pensare, non seppe spiegare in alcun altro modo, se non con l’esistenza del dopo morte, il fatto che lui in quel momento si trovasse, fisicamente, sulle colline di Arras. Dovevano essere quelle per forza, ne riconosceva ogni singolo fiore e riusciva ancora a vedere se stesso e Oscar giocare tra quei fiori da bambini.

Ricordava con estrema chiarezza il dolore lancinante che la pallottola, entrandogli nel petto all’altezza del cuore, gli aveva provocato, e allo stesso modo rammentava di essersi ritrovato, dopo un istante di buia agonia, disteso da qualche parte, con lo sguardo fisso al cielo e il silenzio più fondo attorno a lui, malgrado stesse divampando la rivoluzione. Oscar era china su di lui, la bocca morbida e rosa a sfiorargli l’orecchio, e gli chiedeva di sposarlo. In quel momento fu talmente felice da dimenticare il dolore che provava, ma era allo stesso tempo consapevole di essere vicino alla fine: Oscar piangeva, Rosalie piangeva, Alain teneva i pugni stretti e lo sguardo basso e tutto attorno c’era troppo silenzio. Lo chiese a lei, alla sua amata che non gli mentiva mai, anche a costo di fargli male, se stesse morendo, e lei confermò negando.

Aveva provato a mentire e gli aveva comunque detto la verità, ma non gli importava, non si sarebbe arrabbiato con lei, non quando stava per lasciarla.

Ricordava tutto, anche quel che era accaduto prima, e il rumore delle cicale nel bosco dove avevano fatto l’amore per la prima ed ultima volta, e il brilluccichio sommesso delle lucciole nascoste tra i cespugli e la pelle candida e profumata della sua Oscar.

Ricordava di aver ripensato a tutto ciò mentre in lui si spegneva l’ultima scintilla di vita.

Eppure, in quel momento era lì, e si sentiva anche troppo vivo, per esser morto.

Si rassegnò all’idea di aver avuto torto e passò a chiedersi perché mai fosse finito ad Arras. Camminando si rese conto di essere scalzo, poiché i fili d’erba gli solleticavano i piedi. Si guardò e si rese conto di non indossare più la divisa impregnata di sangue e sudore, ma gli abiti che era solito indossare dentro casa. Forse era così perché quella sarebbe stata la sua nuova casa? Proprio non lo sapeva.

Il suo sguardo vagò per un po’ al di sopra della collina che si stagliava di fronte a lui, fino a cogliere un luccichio biancastro in lontananza. Mosse un passo e con esso colmò la distanza che lo separava da quella cosa, quale che fosse. Rimase frastornato per un attimo da quanto accaduto: il paesaggio per un attimo aveva perso consistenza e, come fosse stato guidato dalla semplice volontà, si era ritrovato davanti a ...

Una lapide.

Era chiaro che era stata messa li da poco. La natura non aveva ancora intaccato la pietra, che era candida come la neve. Nemmeno il più piccolo muschio aveva fatto in tempo a mettervi radici. Lesse cosa c’era scritto e represse a fatica un brivido.

 

Qui riposano Oscar e André,
giovani coraggiosi e meritevoli di grande gloria,
amanti di un amore vissuto per troppo poco.
Possano le loro anime continuare a vivere, insieme, qui
Nei luoghi della loro infanzia

Per sempre.
 

E così quella era la loro tomba. Anche Oscar alla fine aveva lasciato il mondo ed erano sepolti insieme. Lasciò che le lacrime scorressero lente sulle sue guance e venissero asciugate dal vento, senza lasciarsi andare nemmeno al più piccolo gemito di dolore. Qualcosa in lui si era bloccato, alla vista di quella pietra tombale. Chissà chi aveva scelto quelle parole. Dentro di se scommise che si trattasse di Alain. Nessuno meglio di lui sapeva, era stato il suo confidente fin da quando era entrato a far parte dei soldati della guardia. Aveva vissuto insieme a lui ogni momento di agonia passato ad inseguire Oscar e lottare per tenersela. Di certo era opera sua.

Ma se Oscar era davvero morta, allora perché lui si trovava li, e lei invece non c’era? In fondo, quel luogo rappresentava un ricordo importante per entrambi.

“Oscar! Oscar!”

La sua voce rimbombò tra le alture. Nessuna risposta. Si accasciò sulla lapide e infine pianse davvero. Possibile che, anche nella morte, dovessero restare separati? Senza rendersene conto, cominciò a tirar pugni alla lapide, a prendersela con quell’inanimato pezzo di pietra incisa come se fosse il solo responsabile della sua sofferenza. Batteva un pugno e con l’altra mano strappava l’erba a ciuffi, continuando a chiamare Oscar.

Qualcosa ad un tratto cambiò nell’aria, che parve farsi più densa. André si bloccò, sentiva che dietro di lui c’era qualcuno. Si volse di scatto, pronto a colpire chiunque lo stesse disturbando, e si ritrovò di fronte lei.

Oscar.

“che c’è? Vuoi colpirmi, forse? Provaci, se ci riesci!” lo sfidò, ridendo.

Era lei, la solita Oscar che lo canzonava, consapevole di essere molto più veloce e forte di qualsiasi donna, abbastanza per sfidarlo e uscirne vincitrice. Oscar che aveva dovuto imparare a non dipendere da nessuno, a cercare il primo posto in battaglia piuttosto che un buon partito e un magnifico vestito. Era lì e rideva, serena, come se nulla fosse accaduto.

“che ci fai, lì impalato?”

“ma come che ci faccio, Oscar, non vedi? È la nostra tomba.”

Lei sorrise, con innaturale dolcezza, anzi forse con comprensione. “lo so. Ma non credi di averla guardata abbastanza? Ti insegno un trucco: se la ignorerai, la morte svanirà.”

“che vuoi dire?”

“esattamente ciò che ho detto, sciocco di un André. Adesso voltale le spalle, guarda me, piuttosto ... insomma, è una vita, che non ci vediamo!”

“e cosa sarebbe questa, una battuta da oltretomba?” gli chiese lui ridendo. Si alzò e voltò le spalle alla lapide, guardando Oscar negli occhi come gli aveva chiesto, e scoprì che era vero. In un attimo, la consapevolezza della morte era svanita, alleggerendogli le spalle. Con lei era sempre tutto più semplice.

“come ti senti, adesso?”

“molto meglio!” ammise lui, sorridendo. “merito tuo come sempre.”

“no, André. Tutto quello che sono è merito tuo, invece. Lo sai.” E di nuovo quel sorriso, che lo scuoteva dentro.

“diciamo che è merito del fatto che ci siamo ritrovati, allora, altrimenti non la finiremo più!” esclamò lui, e rise di nuovo. Poi la sua risata si spense all’improvviso, mentre avvicinava il suo volto a quello di lei, arrivando a contarle le lunghe ciglia ricurve. La baciò e fu come tornare a respirare. Il loro amore, a dispetto della morte, era tutto ciò che gli occorreva per vivere. Si staccò da lei molto prima di quando avesse voluto, perché tutto, attorno a lui, si stava facendo scuro.

“cosa succede?”

Lei non rispose, si limitò a guardarlo fisso, sorridendo, imperterrita di fronte a quell’improvviso cambiamento, fin quando tutta la luce non svanì da quel luogo, e Andrè precipitò nel buio.

 
“AAAAAAAAAAAAAAH!”

André si tirò su a sedere con uno scatto, e immediatamente sentì una fitta al petto, seguita da un’infinità di esclamazioni di sorpresa pronunciate da mille voci diverse. Una su tutte, quella di Oscar.

“André! Sei tornato! Ti sei svegliato! Oh signore ... grazie ...”

“cosa? Cosa succede?” si sentiva incredibilmente confuso. “Io ... io ero morto e tu ... anche tu ... la lapide ... c’erano i nostri nomi sulla lapide, e noi eravamo ad Arras ... “

“ma cosa dici, André ... oh, devi essere confuso, in fondo sono tre giorni che non ti svegli ... Dio .. credevo ... credevo ...”

“cosa credevi, Oscar? Non .. non sono morto? E tu, anche tu sei viva! Ma dove sono?”

Si guardò attorno e riconobbe la sua stanza, a palazzo Jarjayes. La sua stanza. Ed era piena di gente. C’era Oscar, di fronte a lui, con le lacrime agli occhi. Poi vide sua nonna che si soffiava rumorosamente il naso e il generale che le cingeva le spalle, con un sorriso imbarazzato, non sapendo che fare. Alain era vicino alla porta, le braccia incrociate sul petto, con indosso la divisa da guardia e il cappello con la visiera abbassata sugli occhi, ma poteva vederlo sorridere. Li vicino Rosalie si asciugava gli occhi con una manica del vestito mentre l’altra sua mano spariva in quella di Bernard, raggiante. Il tenente Girodelle sorrideva anche lui, ma aveva negli occhi una velata tristezza che non seppe spiegarsi e l’aria molto più stanca e meno altera di quanto ricordasse.

Ma l’attenzione di André era tutta per la sua Oscar, che gli sorrideva e piangeva e lo teneva per mano, davanti a tutti, davanti a suo padre, come se nulla fosse, talmente era sopraffatta dal miracolo avvenuto. Ci volle un po’, prima che si accorgesse che il generale si era avvicinato a lui e gli stava parlando, mentre Oscar era sparita per metà dal suo campo visivo.

“ascolta, André. Sono felice di vederti ancora vivo e voglio ringraziarti. Il soldato De Soisson si è sentito in dovere di avvisarmi che se ti trovi in queste condizioni è perché hai preso tu il colpo che era destinato a mia figlia. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Temevo di non vederla più, davvero, e invece grazie a te è ancora qui. Per questo ho preso una decisione importante ...”

Per un attimo, regnò il più assoluto silenzio. Nessuno pareva avere idea di ciò che il generale stesse per dire. Solo Alain continuava a sorridere, con l’aria di chi la sa lunga.

“ ... André Grandier. Non sei di nobili origini, non hai niente a parte il lavoro che io ti ho dato, ma oscar è abbastanza nobile per entrambi, e hai salvato mia figlia più di una volta, dimostrandomi che almeno sarei sicuro di lasciarla in mani amorevoli e sicure, e anche Oscar ti ama. Perciò ti concedo la sua mano, con la speranza di poter riparare così a tutti gli errori che ho commesso in passato.”

Tutto per un attimo si spense di nuovo. André vide Oscar spalancare gli occhi incredula e non gli sfuggì il lieve rossore che le aveva colorato le guance. Sui volti di tutti si accese un radioso sorriso. Marron smise di strombazzare dentro quel suo enorme fazzoletto per ricominciare a piangervi dentro, emettendo sonori gemiti, e fu il segnale. Tutti cominciarono a gridare in coro “evviva! Evviva il generale! Evviva Oscar e André!!!!”

Al centro della stanza, André si godé l’inconsueto spettacolo di Oscar fra le braccia del padre. Fu un abbraccio timido, un po’ rigido, di chi non è abituato a certe manifestazioni d’affetto. Oscar si staccò e si avvicinò di nuovo ad Andre, per poi baciarlo sotto un altro coro di congratulazioni e risate.

 
                                                                                                                                                                        * * * * * * *
 
 
Ci volle una settimana, prima che André potesse alzarsi dal letto in tutta tranquillità e ricominciare, anche se con cautela, la sua vita di sempre. Non appena ebbe ripreso contatto con la realtà, dovette affrontare la tristezza di non poter più rivedere molti compagni, morti nei giorni di rivoluzione. Si ricordò soprattutto di La Salle, accecato dalla furia, mentre si scagliava, Solo, contro l’esercito che puntava su di lui i fucili. Gli ritornarono alla mente tutte le atrocità che, trascinato dagli eventi, pareva avesse dimenticato, ma quando si fu ripreso venne infine il momento.

La luce del sole di mezzogiorno si scagliava contro le vetrate della piccola chiesa, situata nel bel mezzo della campagna di Arras, dividendosi in una moltitudine di schegge colorate che donavano a quel luogo semplice una solennità degna della cappella di Versailles. Una moltitudine di persone, molte delle quali abitanti del piccolo paese, sedevano educatamente sulle panchine. Nelle prime file si erano accomodati i soldati della guardia rimasti in vita, con a capo Alain, il volto più raggiante che mai. C’era Girodelle, impeccabile anche se privo della divisa da guardia reale. Non mancava, naturalmente, Rosalie, seduta fra Bernard e Marron, e nemmeno, ovviamente, il generale Jarjayes.

André se ne stava in  piedi affianco all’altare, vestito di un abito donatogli proprio dal generale per l’occasione, più bello che mai. Attendeva, impaziente, assieme al prete, l’arrivo della sua Oscar.

Ad un tratto, l’organo prese a suonare lentamente e con dolcezza, e le grandi porte della chiesa si spalancarono, mentre una larga lama di luce illuminava il corridoio centrale.

Da quella luce, come fosse una dea, uscì Oscar, preceduta da due bambini. Uno di essi reggeva tra le mani un piccolo cuscino, l’altro spandeva petali di rose rosse di fronte ai piedi di Oscar man mano che questa avanzava. Era semplicemente meravigliosa, vestita di bianco da capo a piedi, con minuscole pagliuzze d’argento che scintillavano sul corpetto dell’abito. Il volto era coperto da un lungo velo di pizzo candido, ma André riuscì ad intravedere ugualmente il mezzo sorriso che aveva stampato in faccia, le labbra rosse come ciliegie.

Lentamente, giunse anche lei all’altare, ponendosi di fronte ad André, che con altrettanta lentezza e premura sollevò il velo che le nascondeva il viso, mostrando al mondo la sua bellezza. Lei lo guardò di sotto in su attraverso le lunghe ciglia, sondandogli l’anima col suo sguardo di ghiaccio, senza proferire parola, e lui sorrise. Dopodiché, ebbe inizio la funzione.

Il prete pronunciò le parole di rito con un genuino sorriso sulle labbra, poiché li conosceva entrambi da una vita. Giurarono senza riserve quanto Dio chiedeva loro: di amarsi e rispettarsi, di onorarsi e proteggersi ogni giorno della loro vita finché la morte non li avesse portati via. Quando il prete parlò della morte André non poté fare a meno di sorridere: ciò che aveva visto in quei giorni di buio gli aveva dato speranza. Adesso sapeva che nemmeno lei avrebbe potuto separarli, poiché oltre la morte, ad aspettarli, ci sarebbe sempre stato l’amore.

 
Ciao di nuovo :D eccomi qui con un’altra One Shot. Spero che l’idea di far finire le cose come si deve non vi disturbi, personalmente ho faticato tanto a realizzare questo mio desiderio perché l’idillio della loro storia per me sta proprio nella loro morte. Ma ogni tanto il lieto fine ci vuole, o no? :D

Taiga chan
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: I Fiori del Male