Cenere
Sta sempre con me… prendi qualunque forma… […] Ma non lasciarmi in questo abisso dove non ti posso trovare!
(Cime Tempestose, capitolo XVI
– Emily Bronte)
*
Il tempo guarisce tutte le ferite.
Non è
vero. È una bugia.
Il tempo
non guarisce nulla. Ti fa andare avanti e basta. Ma
non cancella il ricordo e non cancella il dolore.
Quello
rimane. Forse si affievolisce. Forse diventa accettabile. Ma
non scompare.
Non può.
Il tempo
serve solo a farti andare avanti e a farti impazzire.
Ma non servirà mai, mai!, a eliminare il peso dentro al
petto.
Quello,
ormai, faceva parte di me.
Gli esseri umani dimenticano.
No. Gli
esseri umani possono dimenticare. Ma se non vogliono,
non ci riusciranno mai.
Gli
esseri umani possono portarsi dentro un dolore sordo e incessante per molto,
troppo, tempo.
Ottobre
Piangevo.
Di notte. Nel letto. In bagno. Mi trascinavo con occhi spenti per la casa.
Charlie
era preoccupato. Lo percepivo, ma non mi importava.
Niente
aveva più senso.
Lui non c’era.
*
Desideravo
che tutto finisse. Che tutto smettesse di esistere. Che la mia stessa vita scomparisse, senza lasciare traccia. Svanita
nel nulla. Come fumo nel vento.
Ma
non ho mai provato a fare gesti estremi.
La voglia
di morire non era paragonabile alla voglia di rivedere lui.
Se
cercavo di sprofondare sempre di più, il pensiero che lui potesse tornare, che potessi riabbracciarlo, mi faceva automaticamente
strisciare da un luogo all’altro.
Non
vivevo.
Ma
neppure morivo.
È stata
la mia unica conquista.
Del resto
non ricordo e non voglio ricordare.
Volevo
essere come fumo nel vento. Ma
non ci riuscivo.
Ero neve
che si scioglie al sole. Neve che si trasforma in
acqua, ma non scompare.
Ero legna
che bruciava. Legna che diventa cenere, ma non svanisce.
Cenere.
Polvere grigia di nessuna consistenza. Ma presente.
Cenere.
Era la
mia vita.
Non la
potevo sentire. Non la potevo toccare. Non la potevo stringere e neppure, se avessi voluto, buttare via.
Ero
cenere.
Era la
mia condanna.
Novembre
Scuola.
Studiare.
Casa.
Mangiare.
Dormire.
Scuola.
Studiare.
Casa.
Mangiare.
Dormire.
In un
ciclo senza fine. Senza via di scampo. Che non cambiava.
Sempre.
Uguale.
Sempre.
Le. Stesse. Cose.
E
quando finivo, ricominciavo dall’inizio.
Non
pensavo. Non vivevo. Mi limitavo a muovermi. Come un automa. Ero un involucro
vuoto e privo di qualsiasi impulso.
Non avevo
emozioni. Non le volevo avere.
Non avevo
ricordi. Non li volevo avere.
Non avevo
nulla. Ma avrei voluto riavere lui.
Ed
era questo che mi faceva precipitare di nuovo. E mi faceva
desiderare di non aver pensato. Di non aver provato a
riportare la sua immagine alla mia
mente.
Non
dovevo farlo.
Perché i ricordi erano troppo belli. Troppo luminosi. E in quel buio stonavano. Non erano giusti. E più erano luminosi, più facevano male. Più mi sentivo precipitare in un fondo senza fine.
Lui non c’era.
Il resto
del mondo sembrava vuoto e privo di vita. Io ero vuota e priva di vita.
Cenere
che veniva scossa dal vento e portata in un luogo
diverso.
Cenere
che veniva dispersa nel mondo alla sua ricerca.
Mi
trascinavo da un posto all’altro. Ma vivere è altro.
Io avevo
smesso quel giorno.
Il resto
era solo un continuo susseguirsi di secondi, minuti, ore e giorni. Tutti
uguali. Tutti senza luce.
Senza
ricordi.
*
Scuola.
Studiare.
Casa.
Mangiare.
Dormire.
Sempre
tutto uguale. Non mi rendevo conto di ciò che mi succedeva intorno.
Per me il
mondo era come finito. Non c’erano più Jessica, Mike,
Angela… nessuno. Ero sola.
Ero
abbandonata. Lui mi aveva lasciato in
balia di me stessa e io non avevo la forza di riprendere la mia vita. Non
volevo riprenderla.
Che
senso poteva avere se lui non era lì
con me?
Tutto si
stava trasformando in un vortice confuso di cui non riuscivo neppure a intravedere i contorni. La vita intorno a me scorreva veloce.
Io mi ero
fermata a quel giorno. E non ero più ripartita.
Dicembre
Erano
tutti eccitati per le vacanze. Li sentivo. Sentivo il loro chiacchiericcio in
mensa. Durante le pause. Nei corridoi.
Chiacchiere
vuote, senza significato. Ma allegre. L’intonazione
della voce era così chiara che non potevo non percepirla.
Odiavo
tutto ancora di più.
Tutto
quel rumore. Tutta quella gioia era terribilmente fuori luogo.
Dentro di
me non facevo che piangere e urlare e disperarmi. E
fuori il mondo proseguiva.
Era
ingiusto.
C’era
qualcosa di sbagliato nel mondo. Qualcosa che nessuno
riusciva a cogliere.
Qualcosa che percepivo solo io.
La
persona che amavo era sparita dalla mia vita.
Lui. Non. C’era.
Come
poteva il mondo andare avanti? Come poteva Forks stare
senza di lui?
COME?
Era tutto
così sbagliato. Era tutto così ingiusto. Ma la forza del mio dolore non era
abbastanza per cambiare le cose.
La forza
del mio dolore era una sciocchezza.
Ero
inerme di fronte al mondo. E di fronte al suo peggiore
sbaglio.
Gennaio
Rimanere
a letto fino a tardi, a volte, mi sembrava la soluzione migliore.
Non
dormivo realmente. Chiudevo gli occhi. Ed evitavo di
pensare.
Chiudevo
gli occhi e cercavo di calmare il respiro. Di rilassare le spalle. Di far finta di dormire.
Stavo
diventando brava. Mi impegnavo per tutto quello.
Fare
finta stava diventando la mia unica arma di difesa.
Fai finta che sia tutto a posto.
Fai finta che la scuola sia piacevole.
Fai finta che ti piaccia mangiare.
Fai finta che camminare non sia
una sofferenza.
Fai finta.
Menti.
Trasformati da cenere a legna di
cartone. Non vera legna. Ma una fasulla. Una maschera minima, fatta per coprire le cicatrici profonde che
hai dentro.
Da cenere
a legna di cartone.
Ecco cosa stavo diventando. L’immagine riflessa di un tempo. Un’immagine estremamente fragile, pronta a tornare di nuovo come la
cenere davanti alla più piccola fiamma.
Mentivo.
E
andavo avanti.
Il tempo
passava. Anche se io non lo percepivo. E fare finta era diventato normale.
Ero legna
di cartone. Ma dentro di me rimaneva solo cenere.
*
Il tempo passa. Anche
quando sembra impossibile. […] Passa in maniera
disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.
(New Moon – Stephenie Meyer)
****
Note dell’autrice: Ho scritto questa breve shot per il concorso della Fazi Editore. Non ho neppure la più pallida idea di
come si sia concluso, ma non mi interessa poi molto,
sono onesta XD. Sostanzialmente ho voluto scrivere quelle pagine bianche che