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Autore: _xonedssmile_    02/07/2013    2 recensioni
Non tornai mai più in quella casa, e il giorno seguente facemmo le valigie per trasferirci nel centro di Londra.
A quanto ne sappia la casa fu distrutta a causa di un incendio qualche mese dopo. Indagini della polizia hanno scoperto cadaveri, ormai carbonizzati, nello scantinato della casa.
Alcune volte ho ancora apparizioni della bambina dalla tunica bianca, ma non mi spavento più di tanto: infondo lei è il nostro angelo custode.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crazy Presence.

 

 
Scesi dall’auto armata solo di un piccolo zaino, che misi sulla mia spalla. Aprii lo sportello anteriore della macchina, prendendo la culla in cui giaceva in un sonno profondo Grace, mia figlia.
«Grazie Signor. Jhonson per aver ristrutturato al meglio la nostra nuova casa.» Disse Harry, mio marito, all’anziano che aveva davanti agli occhi.
«Ecco a lei le chiavi.» Gli porse il mazzo di chiavi per poi andarsene. Mi salutò guardando con aria estremamente cupa la mia bambina, il che mi turbò parecchio.
«Allora, che ne pensi?» Lo sguardo di mio marito si spostò su di me. Sfoggiava un sorriso a 36 denti, ciò mi rendeva assolutamente felice. Aveva desiderato quella casa per tanti anni e la nascita della nostra bambina aveva coronato quel suo sogno.
«E’ bellissimo, Harry.» Non avevo parole per descrivere le sensazioni che stavo provando: stupore, gioia e allegria.
Ero anche parecchio preoccupata. La posizione della villetta, isolata dal centro abitato e immersa in una verde radura, rendeva il tutto molto macabro.
«Cosa c’è?» Il riccio si avvicinò a me, accarezzandomi una guancia con la mano. Gli sorrisi, non con troppa enfasi.
«Non preoccuparti amore. E’ solo lo stress del trasloco misto a quello del parto.» In realtà non sapevo neanche io il vero e autentico motivo della mia preoccupazione, quelle erano solo delle banali scuse.
Mi lasciò un leggero bacio sulle labbra, poggiando le chiavi nella mia mano.
«Vai a vederla all’interno, è magnifica.» Gridò ormai a poca distanza da me, intento a prendere le varie valigie.
Attraversai il vialetto costeggiato di pietre che portava all’ingresso della casa, guardandomi costantemente attorno.
Girai la chiave nel pomello, ed entrai. Appena dopo aver messo piede dentro il salone, una scarica di brividi pervase il mio corpo, facendomi venire la pelle d’oca.
Stava diventando tutto così inquietante. Forse dovevo solamente abituarmi alla nuova aria domestica, di certo sarebbe cambiato tutto.
«Allie? Per favore, vieni ad aiutarmi con queste valigie.» La voce roca di Harry mi fece risvegliare di tutti quei pensieri. Poggiai la culla sul divano più vicino, correndo, poi, ad aiutare il ragazzo.
«Non immaginavo la casa fosse così grande, in foto sembrava molto più piccola.» Risi all’affermazione di Harry, prendendo uno dei tanti bagagli e trasportandolo per tutte le scale.
«Vieni a vedere la nostra nuova camera.» Disse il moro non appena fummo arrivati al piano superiore.
Lo seguii per tutto il corridoio, finchè non arrivò davanti ad una porta verniciata interamente di bianco. Girò il pomello, facendomi entrare in una stanza coperta da colori  principalmente caldi.
«Harry, è tutto così bello.» Il ragazzo cinse la mia vita con le sue braccia, poggiando le sue labbra sul mio collo, cominciando a baciarlo. Chiusi gli occhi per assaporare al meglio il miscuglio di sensazioni che si stavano creando all’interno di me.
«Posso vedere la stanza di Grace?» Chiesi, ripensando alla nostra bambina. Harry mi prese per mano, portandomi nella stanza a fianco la nostra.
«L’ho fatta come hai sempre desiderato.» Osservai la camera. Era a dir poco perfetta, sobria ma con un tocco di rosa.
«Ah, a proposito di Grace: l’ho lasciata di sotto, sarà meglio che la porti di sopra, è l’ora del suo riposino.» Aggiunsi osservando il mio orologio, notando il fatto che era pomeriggio inoltrato.
Scesi velocemente le scale, prendendo la culla e i due walkie talkie che erano deposti nello zaino, poggiato a terra una decina di minuti prima.
Tornai nuovamente al piano superiore, poggiando uno di quegli apparecchi nella mia stanza, su un comodino, e un altro nella stanza della bambina.
Misi a dormire la piccola, mettendoci una mezz’oretta, per poi scendere al piano inferiore.
«Metteremo tutto a posto domani, ora non sono proprio in vena.» Dissi ad Harry, seduto sul divano intento a leggere una rivista.
Sentivo le forze mancarmi, come se ‘l’anima’ della casa stesse schiacciando la mia. Passai una mano sulla mia fronte, notando le innumerevoli goccioline di sudore, sebbene fosse Novembre inoltrato.
«Vuoi mangiare?» Gli chiesi mettendo le mani intorno la vita. Alzò lo sguardo dalla sua rivista di sport, fissando i suoi occhi nei miei.
«In realtà non ho molta fame. Il pranzo da zio Rudy è stato soddisfacente.» Sospirò.
«Stessa cosa per me. Allora io vado a dormire.» Mi avvicinai alla sua figura, dandogli un altro bacio sulle labbra.
«Buonanotte.» Disse tra un bacio ed un altro. Risposi semplicemente con un sorriso per poi avviarmi al piano superiore.
Dapprima controllai la stanza di Grace, chiudendo la finestra inspiegabilmente socchiusa. Forse l’aveva aperta Harry.
Chiusi la porta e mi diressi verso la stanza matrimoniale, indossando la vestaglia, che ricadde morbida sulle mie curve.
Scostai le coperte, sentendo il loro profumo di lavanda. Prima notte nella nuova casa, bene.
Era normale sentire una presenza che ti osservava? Perché era la sensazione che stavo provando in quel preciso istante.
Cercai di chiudere gli occhi per abbandonarmi al sonno più profondo, ma non ci riuscivo. Mi rigirai nel letto più volte prima di cadere preda di un sogno.
Allie, svegliati. Lei  è qui con te, e non ti abbandonerà molto facilmente. La porta, si quella porta, vi sono tanti segreti all’interno di essa, sarà la tua maledizione. Devi avere paura della forza che stai affrontando, essa è malvagia e spietata. La maledizione incombe sulla tua casa, attenzione.
Sudavo, sudavo freddo. Mi svegliai di colpo, avvolta dal sudore. Guardai al mio fianco, notando Harry addormentato.
Non volli svegliarlo, preferendo una tazza di thè caldo. Si, sarebbe stato di sicuro meglio.
Scesi per le scale, sulle quali c’erano 3 grandi finestre. Guardai attraverso il vetro: un temporale stava imperversando, il cielo pieno di nuvole scure copriva l’intera luna e le stelle, facendo diventare impossibile il riconoscimento di alberi e case in lontananza, ormai diventate un’unica cosa con l’oscurità della notte.
Un lampo mi fece sobbalzare dalla mia postazione. Proseguii per la mia camminata verso la cucina.
Con me avevo portato il walkie talkie, collegato alla stanza di Grace. Lo poggiai sulla superficie del piano cucina, estraendo da un’anta l’infuso agli agrumi e il pentolino con una tazza.
Improvvisamente un rumore, quasi statico, venne dal walkie talkie. Guardai l’attrezzo di soppiatto, credendo fosse solo un difetto.
I tuoni erano gli unici rumori che sentivo. Rendevano tutto così inquietante, e la sensazione che qualcuno mi stesse osservando si fece di nuovo spazio dentro di me.
La porta, la porta.
Potevo ancora sentire quella cantilena malata dentro la mia testa, era una specie di ossessione.
C’erano le scale che portavano allo scantinato, ma di certo non mi ci sarei avvicinata dopo quello che avevo sognato.
Forse era solo della semplice suggestione, ma per una persona influenzabile come me quello era pane per i peggiori incubi.
Passarono pochi minuti prima che io potessi sentire una canzoncina provenire dal walkie talkie.
Il mio cuore persone un battito. Nella camera di Grace c’era qualcuno.
Lasciai tutto in cucina, correndo per le scale a perdifiato.
Aprii la porta, sempre facendo attenzione a non creare troppo rumore. Non c’era nessuno.
Il mio petto si alzava e si abbassava ritmicamente al battito del mio cuore, che sembrava sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
Grace giaceva addormentata nel suo letto, la cantilena che sentivo tramite il walkie talkie proveniva dal carillon sopra di lei.
Mi avvicinai alla bambina, coprendola per bene. Tirai un sospiro di sollievo notando che stava davvero bene e che, soprattutto, non c’era nessuna presenza ‘maligna’ che potesse minacciarla.
Guardai per l’ultima volta la stanza, controllandola per bene, poi chiusi la porta tornando nella mia stanza, nel mio letto al fianco di mio marito.
 
 
«Sicura di stare bene?» Harry mi passò una mano sulla fronte.
«Certo che sono sana. E’ tutto così strano, ho paura.» Piagnucolai in preda all’isteria.
«Sei solo nervosa, passerà presto.» Il ragazzo mi attirò a sé, stringendomi in un abbraccio caloroso. Volsi lo sguardo alla nostra bambina, che stava giocando sul seggiolone.
«Ho paura per Grace.» Gli sussurrai all’orecchio.
«E’ tutto a posto.» Spostò una ciocca di capelli che era sfuggita alla coda, dietro l’orecchio.
Lo baciai, prendendo la borsa e recandomi a lavoro.
Presi la macchina e mi diressi verso il centro abitato, guardando ripetutamente la villetta dallo specchietto.
Guidavo per una strada costeggiata da alberi quando improvvisamente una bambina, vestita con una tunica bianca, mi comparve davanti, sbarrandomi la strada.
Frenai bruscamente, dando una botta alla testa.
Attenzione, la maledizione.
Di nuovo quella voce nella mia testa. Alzai lo sguardo per vedere se la bambina si fosse fatta male ma era scomparsa.
Aggrottai le sopracciglia.
«Forse sto avendo le allucinazioni.» Passai una mano sul viso. Ora stavo avendo veramente paura.
Nessuna persona sana di mente avrebbe avuto certe visioni. Bene, ora stava anche dubitando della mia sanità mentale.
Stava andando tutto a rotoli, di questo ne ero certa.
Chiamai la Signora Roberts, la proprietaria del negozio di fiori per cui lavoravo, avvertendola che quel giorno non sarei andata a lavoro.
«Percepisco la tua stanchezza.» Disse con voce amorevole dall’altra parte del telefono.
«Sono solo un po’ stressata, niente di che. Nuova casa, nuova vita.» Aggiunsi sospirando.
«Stai a casa oggi, chiederò aiuto a Jennifer. Meriti tutto il riposo del mondo in questa situazione.» Potevo vederla già mentre sorrideva e mi passava la sua mano sulla spalla.
La ringraziai per poi attaccare. Sarei stata a casa, un po’ di riposo non fa mai male, no?
Tornai indietro con la macchina.
 
 
Allie, la bambina. La bambina, è importante per lei. La porta, attenzione.
Mi sveglia di soprassalto, per l’ennesima volta. Un ticchettio proveniva dal piano inferiore.
Harry, al mio fianco, non si era mosso di una virgola al mio sobbalzo, nonostante avesse il braccio sopra al mio ventre.
Lo spostai, facendo attenzione a non svegliarlo.
Mi precipitai con cautela per le scale, brandendo il primo oggetto contundente che avevo trovato: la lampada.
Mi tremavano le gambe, ma ebbi coraggio. Stavo vivendo un incubo, questo era certo.
Era di sicuro un ladro, oppure no. La testa mi scoppiava di domande.
Arrivai all’androne ‘Dove sei? Cosa vuoi da me e dalla mia famiglia?’ Sputai rabbiosa.
Un suono. Il seggiolino di Grace si mosse, venendo verso di me ed emettendo un suono al quanto sgradevole.
Indietreggiai, quasi cadendo di dietro. Ero arrivata alle ‘famose’ scale. Guardai prima l’oggetto poi il vuoto dello scantinato, sentendo un groppo alla gola.
Scappai al piano inferiore, senza nessun’altra esitazione.
Non entrare, non farlo. La tua rovina.
Di nuovo quella voce di bambina che mi rimbombava per la mente.
Grace. Grace, attenzione.
Ora la voce si era trasformata da angelica in gracchiante, quasi come quella di un’anziana signora.
Salii, vedendo che sulle scale che portavano al piano superiore un pezzo di mantello bianco salire.
Paura, panico, angoscia un miscuglio di emozioni si stavano scontrando all’interno di me.
Arrivai nel corridoio, vedendo davanti alla porta della stanza della mia bambina una figura al quanto spettrale.
Girò il volto, in modo innaturale, verso di me. Mi venne quasi da vomitare guardando il volto di quella donna: la pelle non c’era più, lasciando posto solo ai muscoli.
Il viso era contratto in un ghigno malefico, e gli occhi sbarrati contornavano quel quadro macabro.
Cercai di urlare, ma la voce mi moriva in gola. Le mie gambe non rispondevano agli stimoli inviati dal cervello.
Guardò ancora la stanza della mia bambina, per poi scomparire.
Corsi nella stanza di Harry, svegliandolo bruscamente.
«Allie, cosa c’è?» Disse con la voce ancora impastata dal sonno.
«Una signora, Grace.» Riuscii a dire, ancora shoccata com’ero.
«Ma non c’è nessuno.» Passò una mano sulla sua faccia nell’intento di svegliarsi.
«Credimi per una volta. L’ho visto con i miei occhi. Ho paura, aiutami, aiuta soprattutto tua figlia.» Una lacrima solcò la mia guancia.
«Porta Grace dentro la nostra stanza, domani chiamerò il reverendo, chiedendogli di fare una benedizione.» Mi accarezzò il viso, con fare premuroso.
Portai la culla di Grace nella camera, ponendola al mio fianco. Così almeno avrei potuto controllarla e proteggerla da qualunque attacco di persone ‘estranee’ a quella vita e soprattutto a quel mondo.
La notte passò. Posso definirla la più brutta della mia vita. La voce angelica si alternava a quella gracchiante, nella mia testa.
Mi rannicchiai nell’angolo più remoto del letto, fissando un punto vuoto della stanza, mentre Harry andava avanti ed indietro, grattandosi il mento con la mano, pensieroso.
«Il Signor. Jhonson, lui sapeva tutto, ma non ci ha detto niente. Ci ha venduto l’inferno.» Si sedette sulla sedia, mettendosi con la testa fra le mani.
Guardai l’orologio poggiato sopra il mio comodino: le 5:30.
Era stata una nottata così lunga e soprattutto così intensa. Forse, aveva davvero ragione Harry, quello era l’inferno.
 
 
 
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.» Il reverendo fece il segno della croce.
«Sento una presenza a me sconosciuta, dentro questa casa. Ho portato questo- disse estraendo una tavola, come quelle delle sedute spiritiche- per invocare lo spirito, poi con la benedizione lo inviteremo ad andarsene.» Accese una candela, mettendola al centro del tavolo.
«Questo bicchiere serve allo spirito per comunicare con noi.» Fissò i suoi occhi in quelli di Harry, che lo fissava in malo modo. Mi avvicinai a loro, andandomi a sedere. Eravamo in cerchio, proprio come si vede nei film horror. E ora io mi trovavo in quella situazione.
«Prendete le vostre mani, e non staccatele per nessun motivo.» La sua voce si fece più minacciosa.
Recitò qualche parola a bassa voce e per conto suo, finchè non annunciò ‘Spirito, cosa vuoi da questa giovane coppia?’
Il bicchiere sul tavolo cominciò a muoversi lentamente, facendomi trasalire. Si spostò da una lettera ad un’altra formando a poco a poco una parola.
«Morte.» Sobbalzai dalla sedia.
«Non muovetevi per nessun motivo.» Dissi per l’ennesima volta, sillabando ogni singola parola. Io e Harry ci guardammo, terrorizzati.
«Vuoi, quindi, la morte di questa famiglia?» Il bicchiere si mosse nuovamente.
«No.»Disse il reverendo. Sentii un brivido lungo tutta la schiena.
«Grace. Morte.» Il bicchiere andò a formare altre due parole.
«Non avrai mai mia figlia!» Ruppi il cerchio delle mani, prendendo in braccio Grace, a poco distanza da noi.
Un terremoto. Guardai il reverendo, notando che i suoi occhi erano diventati completamente bianchi e che la testa stava girando di 360 gradi.
Gridai per l’orrore, mentre Harry si apprestava a venirmi vicino.
«Non dovevi rompere il cerchio, mio cara. Hai liberato completamente il mio spirito, più di quanto tu non potessi fare aprendo la porta giù, nello scantinato.» Di nuovo quella voce gracchiante delle notti prima.
«Ho ucciso tanti bambini. Fare la tata era così stressante. Ma perché non aggiungere alla collezione anche la piccola Grace? Sono una presenza pazza  e fare questo è tutto quello che mi rimane.» Il reverendo- alias fantasma- si avvicinò a noi.
Emetteva suoni gutturali davvero raccapriccianti, quando davanti a noi comparve una bambina.
«Ma tu sei quella ragazzina che ho visto ieri.» Dissi, stringendo al petto mia figlia.
Andate al piano di sopra. Il pavimento. Un stella. La vostra protezione.
«Vieni con me.» Presi Harry per mano, portandolo, come aveva detto lo spirito, al piano superiore.
Le luci delle varie lampade si accendevano e si spegnevano. Alcuni oggetti cominciarono a volare, cercando, invano, di colpirci.
Si, quello doveva essere tutto un incubo, ne ero più che sicura. Cercai di darmi dei pizzicotti sul viso, nell’intento di svegliarmi. Tutto quello era la realtà.
Ci rifugiammo in soffitta.
«Prendi Grace, devo cercare qualcosa.» Diedi la bambina ad Harry. Un libro, era quello di cui avevo bisogno. La mia mente diceva che era quello l’oggetto che dovevo cercare.
Inciampai contro qualcosa. Finalmente l’avevo trovato.
Un manuale polveroso. Lo aprii con cautela, notando nella prima pagina il disegno di una stella.
Nel mezzo del libro c’era una gesso, che usai per riprodurre quel disegno.
Una candela, accendila  e mettiti dentro la stella, lei ti proteggerà.
Lo spirito della bambina stava comunicando con me. Eseguii alla lettera tutto ciò che aveva detto.
Le mie mani tremavano mentre stavo imitando il disegno, nell’intento di farlo il più perfetto possibile.
Delle urla raccapriccianti provenivano dal piano inferiore.
Sentii il cuore mancare appena vidi il reverendo- o meglio, quello che rimaneva dell’uomo che avevo conosciuto poco prima- salire le scale, gattonando a testa in giù.
«Corri Harry, vieni con me.» Gli ordinai, e ci posizionammo all’interno di quel simbolo.
«Non mi sfuggirai.» Gridava quello spirito immondo, con voce spettrale, quasi un miscuglio di tante altre.
«Tu vieni dall’inferno.’ Gridò Harry, proteggendo me e Grace.
Di nuovo lo spirito della bambina comparve davanti ai nostri occhi, facendo da barriera contro quel mostro.
La casa cominciò a tremare ancora, i vetri si infransero, facendo ricadere i vetri sui nostri corpi tremanti e spaventati.
Avevo il respiro affannato, e gli occhi pieni di lacrime.
Un urlo, due, ancora un altro. Poi il vuoto.
Alzai lo sguardo, vedendo che la soffitta era parzialmente distrutta. Il corpo del reverendo giaceva al suolo, inerme.
«Chi era quella bambina?» Chiese Harry con voce tremante.
«Non lo so, ma ci ha protetti.» Dissi osservando Grace, sana e salva.
 
 
Non tornai mai più in quella casa, e il giorno seguente facemmo le valigie per trasferirci nel centro di Londra.
A quanto ne sappia la casa fu distrutta a causa di un incendio qualche mese dopo. Indagini della polizia hanno scoperto cadaveri, ormai carbonizzati, nello scantinato della casa.
Alcune volte ho ancora apparizioni della bambina dalla tunica bianca, ma non mi spavento più di tanto: infondo lei è il nostro angelo custode.
 
 
 
 

SPAZIO AUTRICE:
Hi guys!
Allooora, non so davvero da dove cominciare çç
Non so davvero da dove sia uscita fuori questa OS AHAHAHHAHAHAHAHAHAH.
E’ stata quasi come una folgorazione improvvisa (?)
E’ una cagata, lo so, ma in un certo senso mi piace.
Non ho aggiunto né il rating rosso, né il genere horror, perché non ritengo la storia così spaventosa,è un semplice thriller (anche se non fa cagare addosso manco il coniglio della mia migliore amica lol.)
Ringrazio nuovamente @hjsdjmples per il banner **
Scusate se c’è qualche errore, ma non ho avuto il tempo di ricontrollare.
Inoltre scusate se fa schifo HAHAHAHAHAHAHAHAH.
Lasciatemi qualche recensione con un vostro parere, ve e sarei grata c:
Alla prossima belle pimpe senzuali<3
Baci,Ale :)

  
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