Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: dreamrauhl    02/07/2013    1 recensioni
breakthrough (inglese): svolta, passo avanti, scoperta fondamentale, conquista.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.

Tornai a casa che erano ormai circa le sei del mattino.
Non mi preoccupai nemmeno di indossare il pigiama, ero stanca morta ma nonostante tutto ciò che era accaduto prima che lasciassi quella casa mi sentivo bene.
Ero felice, anche se ho sempre avuto paura a pronunciare quella parola perché si sa, mai dire ad alta voce che stai davvero bene, dà fastidio alle persone.
La felicità dura poco, me l'hanno sempre detto, e stavolta non avevo intenzione di rovinare questo momento.
Chiusi gli occhi e non ci fu nemmeno bisogno di accendere l'iPod per addormentarmi.

Sentii urlare dal piano di sotto, era mia madre che quasi mi obbligava ad alzarmi perché era pronto il pranzo.
Era già l'una di pomeriggio ma non avevo voglia di abbandonare il letto, avevo bisogno di riposare ancora e non c'era rifugio migliore della mia stanza per pensare all'incontro con quel misterioso ragazzo che avevo incontrato ieri notte.
Ripensando alle sue parole mi ricordò una persona familiare: mio cugino.
Quel ragazzo mi era sempre stato vicino quando stavo male, aveva sempre i consigli migliori da darmi, era il mio punto di riferimento. Lo sentivo più come un fratello che come un cugino, uscivamo ogni sera assieme e mi portava alle feste.
Era un ragazzo con la testa sulle spalle, non aveva mai dato motivo ai suoi genitori di dubitare di lui e del suo comportamento e tanto meno ne aveva dato a me.
Aveva una ragazza quando successe tutto.
Si chiama Emily, ha tre anni più di lui.
Mi parlava sempre di lei, penso ne fosse innamorato anche se i ragazzi come lui non amano, hanno paura a farlo.
Ogni volta che mi raccontava di lei gli luccicavano gli occhi, non lo avevo mai visto così preso una persona, così totalmente dipendente da qualcuno.
Lei però non era quello che sembrava: non era la brava ragazza che faceva vedere, anzi, tutto il contrario. Ha sempre usato mio cugino per i suoi scopi, lo trattava come un cagnolino, gli faceva fare tutto quello che voleva.
Non biasimo il fatto che mio cugino non avesse mai voluto raccontarmi tutta la verità. Mi raccontava soltanto le cose belle, mi raccontava soltanto dei baci e delle carezze, delle uscite al cinema.
Quell'idillio era solo la facciata di una storia tormentata, di continui tira e molla, di litigate fino a quando la gola brucia e non riesci più a parlare e allora soffochi i singhiozzi sbattendo le porte e andando via, lontano.
Quella ragazza gli ha fatto il lavaggio del cervello, poco prima che si lasciassero notavo che era cambiato, non sorrideva più, aveva sempre lo sguardo spento di chi non ce la fa più, di chi combatte i mostri sotto il letto ma che in realtà ha i demoni dentro, altroché il mare o l'oceano.
Pian piano lo stavano corrodendo da dentro, lei lo stava divorando con la sua smania di comandare ogni aspetto della loro relazione e, quindi, della loro vita.
Qualche giorno dopo che si lasciarono mio cugino si suicidò.
Aspettò che il treno passasse su quel corpo che di ferite ne aveva viste tante, fisiche e psicologiche, tra il football ed Emily.
Non ci fecero mai vedere il suo corpo, non ebbe mai un funerale degno della persona che era, non ebbe mai il funerale che si meritava.
E' ridotto troppo male”, dicevano.
Penso di non aver mai pianto così tanto in vita mia, per due settimane mangiai davvero poco e rischiai l'anoressia.
L'unica cosa che mi aiutò a rialzare e non a crollare definitivamente fu la scrittura: mi rifugiai nelle parole, in quello che non gli avevo mai detto e che ora aveva bisogno di prendere vita su quei fogli di carta sbiaditi, avevo bisogno di immortalare quelle parole come attimi in vecchie polaroid.

Scacciai immediatamente quei pensieri quando le lacrime cominciarono a scendere senza controllo sul mio viso, seguendo il suo contorno e cadendo sulla maglietta grigia che indossavo la sera precedente.
Andai a fare una doccia, avevo sempre creduto che l'acqua in un certo senso fosse in grado di lavare via ogni preoccupazione ed io, in quel momento, ne avevo proprio bisogno.
L'acqua scendeva ed io mi lasciai completamente bagnare mentre le lacrime si fondevano a quelle gocce calde.
Mi ripetevo che ero forte.
Io sono forte, Chris. Sono forte per merito tuo”, dissi rivolgendo quel pensiero a mio cugino.

Nonostante il fatto che la sua morte fosse stata accertata dalla polizia che era giunta sul luogo immediatamente dopo l'ambulanza in cuor mio avevo sempre sperato che in realtà fosse ancora vivo, che avesse ricominciato la propria vita da un'altra parte, lontano da chi conosceva e che in un certo qual modo avesse potuto ricordargli il suo passato e la storia con Emily.
Pregavo tutte le sere perché fosse così anche se era da ormai anni che non credevo più nell'esistenza di alcun Dio. Tutto sommato mi faceva stare bene poter dare la colpa a qualcun altro dello schifo e delle lacrime che dovevo sopportare ogni giorno.

Finii in fretta di farmi la doccia perché mia madre dal piano di sotto stava esasperando e continuava a urlare che dovevo scendere altrimenti mi avrebbe messa in punizione per talmente tanto tempo che, parole sue, sarei uscita di casa soltanto il giorno del mio matrimonio.
Mettermi in punizione a diciotto anni? Stiamo scherzando?
Mi vestii in fretta e andai al piano di sotto, non volevo farla arrabbiare più di quello che già era.


La situazione in casa era ancora tesa: mangiammo in silenzio, si sentiva solo, ogni tanto, il rumore della forchetta a contatto con il piatto.
Decisi di non fare domande, non era il momento adatto per creare altri litigi.
Sembrava che ad ogni pasta che mangiavo ne tornassero nel piatto altre dieci... più mangiavo più il piatto sembrava riempirsi.
Appoggiai la forchetta e mi congedai con un “non ho più fame” ma sapevo che se avessi continuato così, facendo finta di mangiare e con una scusa qualsiasi abbandonare il piatto intatto, sarei tornata a perdere peso drasticamente.
Non doveva succedere ancora, non dovevo tornare da mille psicologi.

Non sono pazza, ho solo bisogno di essere felice.
E di trovare Chris, ovunque sia. Morto o non.

  
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