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Autore: Svetli97    02/07/2013    1 recensioni
"Avevo gli occhi spenti, guardavo le foglie morte per terra, come per sgattaiolare da quel sentimento atroce. Sentii la mia guancia umida delle lacrime che mai, in quel momento, avrei voluto veder scendere;"
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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-88.

Avevo gli occhi emozionati, brillavano ad ogni parola pronunciasse.
Quell’aria fredda di Novembre avvolgeva i nostri corpi, rendendo i nostri respiri percettibili nell’ambiente esterno.
I suoi occhi mi perforarono quando le dissi –Mi piaci-. Si vedeva che non sapeva più che pesci prendere, l’imbarazzo, l’aveva spiacevolmente imbambolata. :-Anche tu mi piaci..ma vedi..è difficile- Balbettò un po’ giocando con quei suoi capelli tanto belli. –Pensi che..siccome sono una ragazza..- sussurrai io.

Avevo gli occhi spenti, guardavo le foglie morte per terra, come per sgattaiolare da quel sentimento atroce. Sentii la mia guancia umida delle lacrime che mai, in quel momento, avrei voluto veder scendere; era tutto per me: la linfa che saziava la mia insulsa vita e che la riempiva di gioia, la musa che mi accompagnava nei pensieri notturni, la tempesta e i tuoni dopo un anno di siccità. Lei era VITA.

Quel suo balbettare mi aveva strappato rozzamente un pezzo di cuore, quella sua deludente indecisione nel dire quelle parole, mi avevano fatta cadere giù, dopo tanto che ero appesa alla speranza, verde come gli occhi suoi. –Tu..non..non- Le urlai contro con la voce straziata dal pianto.

Era impassibile, nemmeno un po’ sconvolta, niente. Mi aveva puntato gli occhi addosso, le sue palpebre cercavano invano un angolo rilassato nel mio volto che invece, ahimè, era tutto fuorchè
quello.
Il mio amore per lei cadeva a brandelli come pezzi di carne accarezzati dalla lama perfetta di un coltello troppo affilato, come il sangue che sgorga velocemente ignaro del dolore che fa.

Chissà quante volte mi ero immaginata di varcare la sua pelle nuda, per accarezzarla con gli occhi, con le mani…e con quel sentimento tanto angusto, chissà quante volte, nella mia testa, le nostre bocche si erano congiunte nel buio inquietante di chissà quale stanza di motel. Adesso non avevo più il controllo di me, il suo corpo perfetto giaceva davanti al mio, ricoperto di sangue scarlatto, con la sua camicia di trina che aveva preso l’affascinante colore della morte. Strappai quella camicetta, le avevo dato 88 pugnalate, le avevo inferte non troppo violentemente, non volevo rovinare il suo corpo di bambola.

Mi gettai con la faccia nel suo petto, come per trovar rifugio. Strappai morbosamente il reggiseno, il mio pianto andava placandosi, ed eccola li, in tutta la sua tetra bellezza. Passai un dito sopra la superficie turgida, ancora calda, assaggiai il suo sangue. Era la creatura più perfetta, il suo corpo mi mandava in estasi, mi scappava la mente al solo vederla con i capelli al vento, quando la mattina saliva svogliatamente le scale della scuola.



88 Coltellate scrissero i referti dell’autopsia che gli addetti effettuarono 5 giorni dopo l’accaduto. Le 88 maledette fitte che in un minuto, il mio cuore disperato mi regalava, ogni qual volta, che i nostri respiri si incontravano per dirsi un banale –ciao- .
  
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