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Autore: Scarlet Heaven    02/07/2013    1 recensioni
Ecco, Louis Tomlinson non pensava che la sua vita sarebbe cambiata tanto grazie ad un ragazzo sordomuto al quale aveva ucciso i genitori, ma il quale non aveva paura del fatto che fosse un serial killer. Louis Tomlinson non pensava che non sarebbe mai stato in grado di uccidere Harry Styles, ma sarebbe stato in grado di amarlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I can't kill you.
- Scarlet Heaven.



L’ennesimo corpo. L’ennesimo coltello. L’ennesima, ripetitiva pozza di sangue. Ma il brivido, l’emozione, il piacere che Louis Tomlinson prova nel lasciare che la lama della sua arma scorre lungo l’ennesimo collo di qualche riccone, quello no, oh no, non è affatto ripetitivo. Odia quella gente, la loro bella vita, i loro soldi e tutto ciò che li riguarda, perché è stato proprio a causa di uno di loro se ora Louis Tomlinson non ha più nulla nella vita ed è uno spietato assassino. È stato per colpa di uno di loro se i suoi genitori sono stati costretti a suicidarsi, se le sue sorelle sono state portate via e, molto probabilmente, uccise, se l’unica che era riuscito a far scappare con lui era la sua migliore amica Eleanor ed ora vivevano entrambi di sangue e nel sangue.
Vedendo l’amico assorto in un mondo parallelo, anche se la donna che stringe tra le braccia è morta da un pezzo, El - è questo il suo soprannome - cerca di attirare la sua attenzione. «Ehi! Vuoi anche scopartela quella?» chiede indicando la vittima con il manico di un altro coltello prima di riporlo nell’apposita custodia a lato della cintura. Louis lascia cadere il corpo privo di vita al suolo per poi iniziare a pulire la lama. «Andiamo prima che Scotland Yard piombi qui.» si affretta a dire per poi dirigersi verso la finestra dalla quale scappare. Il ragazzo va d’accordo con Eleanor perché anche lei ha perso la sua famiglia a causa di qualche “nobile”. Ora vivono solo di morte e sangue altrui, uccidono per il piacere di farlo, per placare una sete di vendetta che, lo sanno, non sazieranno mai perché quella maledetta città pullula di schifose persone che con i soldi ci si puliscono il culo quando vanno al gabinetto. Se i poliziotti li trovassero, li condannerebbero alla ghigliottina in meno di un secondo, perché, ormai, loro sono macchiati del peccato, immersi nel sangue delle loro vittime e non possono, e non vogliono, fermarsi perché provano un piacere perverso nel togliere la vita. Amano tutta la follia che tutto ciò provoca.
Intanto che i dolorosi ricordi e i melodrammatici discorsi affiorano nella mente di Louis, si rende conto che sono arrivati al loro appartamento nei sobborghi Londinesi. Mentre Eleanor è in bagno, Louis si trascina verso il divano e si toglie la maglia zuppa e fradicia, perché cazzo deve sempre piovere a Londra?! «Sai, una volta, una donna me lo chiese.» La ragazza esce dal bagno in canotta e pantaloncini, nonostante il freddo, con un’espressione confusa mentre si lega i lunghi capelli castani in una coda. Louis la nota e «Mi ha chiesto se in cambio del suo corpo l’avrei risparmiata.» precisa. Eleanor sospira e si butta sul divano borbottando un “povera illusa” quando il ragazzo accanto a lei riprende parola. «È proprio vero che, nei loro ultimi attimi, le persone si dimostrano per quello che sono realmente.» dice mentre la sua compagnia inizia a prendere sonno. Avrà ripetuto quella frase un centinaio di volte nella sua mente mentre sgozzava le sue vittime, è una specie di motto.
I due non hanno letti, dormono entrambi sul divano stretto e scomodo, ma mantenendo sempre la distanza fisica, nessun problema, per fortuna perché c’è un motivo per il fatto che Louis non accettò l’offerta della donna, per il fatto che El non si cura più di tanto del suo abbigliamento. Louis Tomlinson è un pazzo maniaco assassino e non prova attrazione, figuriamoci amore, per niente e nessuno. Con la sua coinquilina si è instaurato un rapporto di “Life for Life” nel quale entrambi rispettano una specie di patto: ‘Tu non provi ad uccidermi e la mia mano non ti accoltellerà.’ Perché, dopotutto, anche se condividono la stessa storia e si coprono le spalle a vicenda, tra i due non c’è tutta quest’amicizia, semplicemente un rapporto di rispetto reciproco. Il castano nota che la ragazza si è addormentata e decide di accendere la televisione anche se deve tenere il volume molto basso, purtroppo non ha sonno, che può farci? Gira vari canali, sempre le solite stronzate, non fanno mai nulla d’interessante: cartoni, telefilm, telegiornali, cartoni, tel- aspetta un momento. Torna al canale sul quale stanno trasmettendo il telegiornale e qualcosa attira la sua attenzione. Stanno parlando di una famiglia, ricca sfondata, leggendo i titoli scorrevoli (anche se Louis è affetta da una leggera miopia) sembra capire la parola Styles. Alza leggermente il volume, ma restando nei limiti per non svegliare Eleanor. “Ecco, ora stiamo inquadrando la famiglia Styles, proprio stanotte la figlia maggiore dei signori, Gemma, partirà per un lungo viaggio, che durerà tre mesi, in Alaska con la sua squadra di ricerca.” Interessante, decisamente. E così questa Gemma è una specie di ricercatrice? Bene. Chissà che brutta sorpresa per lei tornare a casa, con una nuova scoperta, e trovarne una ancora più agghiacciante. Louis già sente i brividi percorrergli la schiena mentre pensa alla reazione della ragazza nell’aprire la porta e vedere i suoi genitori immersi nel loro lurido e viscido sangue quando iniziano a intervistare i vari componenti della famiglia, ma ormai il ragazzo ha deciso, loro saranno le sue prossime vittime. “Dicci, Gemma, come ti senti? Ansiosa?” - “Ahahah, guarda, credo sia normale essere un po’ in ansia, non credi?” Tranquilla, l’ansia ti passerà presto piccola. “Anne, come ti senti a lasciar andare tua figlia?” - “Come ogni madre credo.” Cerca di sembrare una madre, che schifo. Si vede che non le importa lontanamente. “E lei signor Styles?” - “Se è quello che la rende felice, ben venga.” Un altro stronzo che finge di essere interessato, Louis godrà davvero a vedere le lacrime di quei due scendere ripide mentre chiederanno a lui e Eleanor di non ammazzarli, ma in un momento tutto quel piacere che Louis sta iniziando ad immaginare viene spezzato. Inquadrano un altro ragazzo, abbastanza alto, riccio, vede il suo sguardo basso, il giornalista si avvicina e “E tu? Che ne pensi, Harry?” Harry … che nome melodico. Il ragazzo all’inizio non risponde, ma poi alza lo sguardo e Louis viene colpito dai suoi occhi, di un verde smeraldo meraviglioso, quando cerca di aprire bocca però, gli si para davanti il padre che dice “Ci scusi, ora dobbiamo andare.” Il servizio termina con il giornalista che dice che terrà aggiornato lo studio in caso di novità. Louis spegne la tv, pensa a quel ragazzo, la sua bellezza è davvero una di quelle rare al giorno d’oggi, uccidere una persona così bella farebbe salire il suo orgoglio e la sua autostima a mille se non più. Scuote leggermente Eleanor che mugugna qualcosa e si gira dall’altro lato per non essere disturbata. Come non detto, le parlerà domani. Si alza e va a farsi una doccia, ancora non si è lavato e l’odore di morte persiste sul suo corpo. Apre il getto d’acqua e prova una sensazione di strano piacere, come se mille aghi appuntiti e freddi gli stessero graffiando la pelle, ma lo fa sentire bene, tutto ciò. Insomma, è un assassino, cosa può mai fargli un po’ d’acqua fredda? Pensa a come presentarsi in casa degli Styles il giorno dopo, perché si, farà tutto domani. Non è un tipo al quale piace aspettare, gli piace il lavoro facile, veloce e soprattutto pulito, per quanto il suo lavoro potesse esserlo. Uscito dalla doccia, si mette un maglione e un pantalone a caso e poi si rimette sul divano per poi addormentarsi, anche se il sonno è tutto tranne che calmo. Lo dimostra il fatto che la mattina si sveglia tutto sudato, in preda ad una crisi di panico strattonato da una Eleanor non poco spaventata, insomma, non l’ha mai visto in quelle condizioni. «Lou! Lou! Stai bene?» Il ragazzo apre le palpebre mostrando i suoi due diamanti azzurri e confusi alla ragazza, anzi, più che confusi, spaventati. «Stai bene? Ti stavi agitando nel sonno.» Ripete la mora. Louis cerca di annuire ma è ancora piuttosto shockato. «Cosa ti è successo? Cosa stavi sognando? Non ti ho mai visto così.» Il castano vorrebbe rispondere, davvero, vorrebbe, ma non lo sa nemmeno lui il perché. Cioè, fino a pochi secondi prima lo sapeva, perché lo stava ancora sognando, ma ora non si ricorda nulla, vuoto assoluto. «Sarà stato un incubo del cazzo.» Dice liberandosi della mano che Eleanor gli ha messo sulla spalla come conforto, si alza e va in cucina. Ha bisogno di bere. Apre il frigo e tira fuori una bottiglia d’acqua, la scola fino a metà poi la allontana dalla bocca e lascia che l’acqua gli bagni anche il viso completamente sudato, non importa se cade a terra, si asciugherà prima o poi. Torna in soggiorno, vede la porta del bagno chiusa e inizia a parlare con voce alta per farsi sentire. «Ho trovato qualcuno per stasera.» La voce della ragazza rimbomba dal bagno. «Chi?» Louis apre un piccolo armadio che si trova nel soggiorno e inizia a prendere dei vestiti asciutti. «La famiglia Styles, ieri sono passati al telegiornale, la figlia maggiore è partita stanotte per una ricerca in Alaska e torna fra tre mesi. Immagina che bello spettacolo che si troverà davanti.» Eleanor esce dal bagno con un ghigno sul volto. «Amo quando prepari queste piccole sorpresine Tomlinson.» Il ragazzo dall’altro lato del soggiorno ridacchia e si veste. Prende il coltello nei panni della sera precedente e va nel bagno, lo sciacqua con attenzione e lo ripone nella custodia. «Andiamo a fare un giro?» propone e la ragazza annuisce sapendo cosa volesse significare. Per loro il ‘giro’ non è una semplice passeggiata come per le persone normali, perché, per il governo, loro sono morti con il resto della loro famiglia, non esistono in pratica. Quando Louis dice di voler far un giro intende andare a perlustrare la casa delle loro future vittime.
Arrivano alla villa degli Styles in poco tempo e Louis la esamina per bene. Tipica casa da tipi pieni di soldi. «Quanti sono?» Chiede Eleanor studiando attentamente il cancello. «Tre; padre, madre e figlio.» Alla parola figlio qualcosa, come un scintilla, scatta negli occhi azzurri del ragazzo, infatti la compagna se ne accorge e «Ok, è tutto tuo.» concede. Decidono che la perlustrazione è durata abbastanza e perciò si ritirano. Torneranno lì alle nove di sera, circa. Però, mentre si allontanano dalla villa sentono uno strano rumore provenire dall’interno, come se qualcuno avesse fatto cadere qualcosa di proposito e soprattutto con molta forza. Louis resta un attimo fermo, senza muoversi, cercando di capire cosa possa aver procurato quel rumore ma non trova nessun riscontro così, quando Eleanor lo tira per la manica del maglione per scuoterlo, la segue senza più pronunciare parola. In pochi minuti sono a casa, Eleanor si butta sul divano a peso morto ed accende la televisione. «Come mai ti interessa tanto?» chiede dopo un po’ ad un Louis completamente assorto nella preparazione dei suoi capelli, stranamente vuole essere bello, forse perché per uccidere qualcuno di cotanta bellezza bisogna essere almeno presentabili. Si gira per qualche secondo verso la ragazza, vuole rispondere ma non sa come, poi si rigira verso lo specchio. «Non lo so.» La mora capisce che non deve insistere, le darebbe comunque la stessa risposta, tanto vale aspettare, se vorrà, parlerà da solo.
Le ore successive passano abbastanza in fretta, i due cenano, si preparano e escono. Arrivano di nuovo a destinazione in pochi minuti, questa è una cosa buona visto che, di solito, ci mettono sempre un’ora come minimo ad allontanarsi dalla scena del crimine. Strano che una famiglia così ricca ha così poche guardie, non ci vuole molto per la coppia ad infiltrarsi. Appena entrano nel salotto, attraverso la finestra, vedono i signori Styles seduti sul divano, con il camino accesso e la televisione a tutto volume. Serviti su un piatto d’argento, pensa Louis. Si avvicina lentamente con la ragazza mora alle spalle, la guarda e lei, con vari gesti, gli fa capire che l’uomo è suo. Ok, si divertirà con la donna, è un ottimo antipasto per il piatto forte che, da quanto ha capito, si trova al piano di sopra. Lancia un coltello verso il legno che sta bruciando nel camino attirando l’attenzione della donna, le mette una mano sulla bocca e sussurra un “Ssssh!” L’uomo si è appena accorto della presenza di Louis e vuole urlare, ma Eleanor gli punta un coltello alla gola dicendo «Un suono e sarai morto prima del dovuto.» La donna inizia a piangere, il ragazzo sente le sue lacrime bagnargli la mano e con un gesto schifato le da uno schiaffo, l’uomo inizia a balbettare dicendoli che avranno tutto quello che vogliono ma dovevano risparmiargli la vita. A quelle parole Louis avvolge il braccio attorno alla donna costringendola ad alzarsi «E così non ti importa niente della tua mogliettina?» chiede trattenendosi da una risata davvero maniacale, inizia già a sentire gli spasmi lungo il braccio destro, con il quale ha in pugno la lama, avvicinandola al collo della donna. Quest’ultima ha aumentato il pianto, singhiozza in modo a dir poco ripugnante e continua a dire «Ti prego, amore mio. Aiutami. Ti prego.» Che ribrezzo, non la sopporta più. Infatti, dopo qualche minuto, durante il quale il marito non lo degna di risposta, Louis appoggia la lama affilata al collo della signora e «Quindi è così? Non ti importa?» inizia a far solcare la pelle mentre la donna urla e si dimena. «Non te ne importa nemmeno se faccio questo?» Affonda il coltello in profondità e la signora.. Anne, sì, si chiama così, esala l’ultimo respiro accompagnato dall’ultimo grido. Il sangue scorre denso e caldo sulle mani del ragazzo mentre la lascia cadere con un sorriso soddisfatto in volto. «Non ti importa, giusto?» L’uomo lo guarda negli occhi e non risponde, per l’ennesima volta, così, dopo essersi scambiati due intensi sguardi, Louis guarda Eleanor e «Vai.» dice per poi lasciarle il piacere di trasformare quello schifoso essere in un perfetto cadavere. Intanto il castano fa un giro per il salotto e trova un vaso rotto a terra, fracassato in mille pezzi, e … DIO! Quello è sangue?! Corre subito vicino ai due corpi appena uccisi e dà una rapida occhiata. Strano, non c’è segno di ferita, di alcun tipo. All’improvviso si ricorda del suo ‘piatto forte’ fa segno a Eleanor di stare zitta e «Dieci minuti.» sussurra prima di precipitarsi su per le scale. Corre il più velocemente possibile, ha paura che possa scappare dopo tutto il rumore che hanno fatto i suoi genitori. Apre varie porte fin quando non becca quella giusta. Lo trova seduto sul letto dandogli le spalle. Così è troppo facile, pensa Louis. Pulisce il coltello velocemente sulla maglia e si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione, ma niente, lui non si gira. Sembra impegnato in qualcosa. Ma cosa?
Si avvicina a lui, sale sul letto con le ginocchia e gli tappa la bocca in modo che non possa urlare, visto che Louis non sa. Non sa che, anche se volesse, lui non può urlare. Sente il ragazzo sobbalzare sotto il suo tocco. «Harry, giusto?» sussurra con voce roca. Il ragazzo lo ignora allora il castano alza il coltello e lo appoggia sulla piccola guancia del riccio, non vuole ucciderlo subito, vuole godersi il momento, vuole giocarci un po’. Gli fa un piccolo taglietto, provocandogli dei brividi e subito sente il sangue colare. Allontana la lama e percorre la ferita con il dito, prende il suo sangue e se lo porta alla bocca. È caldo, piacevole, anche se un po’ amaro. «I tuoi genitori sono morti.» gli sussurra all’orecchio con quel pizzico di orgoglio nella voce che lo caratterizza. Lo gira in modo da poterlo guardare negli occhi. «Ed ora tocca a t-» Deve interrompersi non appena vede che delle lacrime gli rigano le guance, ma non per quello che gli ha detto, di cui non è nemmeno sicuro che il ragazzo abbia capito. Quelle lacrime gli stavano rigando la guancia già prima del suo arrivo. Solo in quel momento Louis abbassa lo sguardo sulle braccia del ragazzo e capisce perché era così concentrato. Vede delle schegge di qualcosa, sembra porcellana, incastrate nelle sue braccia. Porcellana? Un momento. Il vado rotto nel soggiorno. Era di porcellana. Il rumore di poche ore prima, quel vado, le schegge. «Cosa cazz-» si ritrova a balbettare. Il riccio si libera dalla sua presa, arriva al suo comodino e tasta lungo tutta la superficie senza mai distogliere lo sguardo impaurito da Louis. Dopo qualche secondo trova l’oggetto tanto cercato e se lo porta all’orecchio. Solo in quel momento il ragazzo dagli occhi azzurri collega tutto. Quello è un apparecchio per l’udito. Il fatto che non produce suoni mentre piange, non reagisce al rumore. Harry è un sordomuto. Ecco perché non è scappato dopo le urla dei genitori, non ha reagito dopo che Louis gli ha detto dell’omicidio e ha minacciato, o quasi, che ora era il suo turno. Fa strani gesti con le mani che all’inizio il ragazzo non capisce, ma poi gli risultano molto familiari. Anche sua sorella, Fizzie, era una sordomuta. Debole, innocente, sola contro chiunque l’abbia portata via e in seguito uccisa. Sente un colpo nella parte sinistra del petto. Voleva bene a tutte le sue sorelle, ma Fizzie, beh, lei era diversa e per questo la amava di più di tutte. I gesti del ragazzo significano “Chi sei? Dove sono i miei genitori?” Louis sa come rispondergli. Lo sa. Ma non ci riesce, non ce la fa. Gli verrebbero in mente tutti i ricordi su sua sorella. Lascia cadere il coltello e sente le lacrime premergli sugli occhi, ma non può piangere, che figura ci farebbe? Lui è venuto qui per uccidere, per togliere di mezzo la famiglia, o almeno parte, Styles. Prova a guardare di nuovo Harry ma il ragazzo si è accucciato nell’angolo della stanza e le lacrime gli rigano il volto mentre guarda Louis terrorizzato. Pensa a come sarebbe bello poterlo abbracciare e dirgli che va tutto bene, ma non va tutto bene, perché lui ha ucciso i suoi genitori e, soprattutto, deve uccidere anche lui ora, però non ci riesce. Cerca di ripetersi nella mente che è solo uno spietato e pericoloso maniaco assassino, che non può provare nessun tipo di sentimenti, però ogni tentativo è vano. Sente qualcuno salire sulle scale e all’improvviso sulla soglia compare Eleanor. «Cosa cazzo stai facendo?!» urla e poi guarda il ragazzo. «Ancora non lo hai ucciso?! Idiota! Ce ne dobbiamo andare, non possiamo stare qui per sempre. Muoviti a farlo fuori!» Il ragazzo è combattuto, non riesce a muoversi. Sente che le lacrime inizieranno a scendere da un momento all’altro così abbassa la testa e «Non posso.» dice. La mora è davvero confusa ora. Non riesce a credere alle sue orecchie, ma non può lasciarsi prendere dal moralismo. «Bene, se non lo fai tu, lo faccio io.» Si avvicina lentamente al ragazzo che cerca di indietreggiare, ma non trova altro che muro dietro di lui, mentre lei estrae il coltello. «Non toccarlo.» Eleanor si congela nella sua posizione e riesce soltanto a rivolgere lo sguardo dietro di lei. «Come scus-» - «Ho detto di non toccarlo. Non ti permetterò di ucciderlo.» La ragazza lo guarda shockata per qualche secondo però poi decide che non può lasciar vivere un testimone, non ora che li ha visti entrambi bene in faccia. Si avvicina ancora di più al ragazzo e proprio quando sta per impiantargli il coltello nel petto, Louis fa uno scatto, avvolge la ragazza tra le braccia e con un gesto veloce e netto le taglia la vena del collo. Harry, che fino a qualche secondo prima aveva mantenuto gli occhi chiusi ormai pronto al peggio, sente delle gocce di sangue cadergli sulla fronte. Apre gli occhi esibendo i suoi due smeraldi verdi e osserva la scena, socchiudendo un po’ la bocca per lo stupore. Il castano butta Eleanor sul letto e le lascia il coltello in mano, dopodiché prende per mano il ragazzo accucciato e lo porta via dalla stanza, scendono velocemente le scale e mentre si dirigono verso la porta Harry lancia un’occhiata nel soggiorno per vedere i suoi genitori giacere a terra privi di vita. Trascina il ragazzo fino al suo appartamento, lo scaraventa sul divano e si toglie il giubbino pieno di sangue. Rivolge uno sguardo ad Harry il quale con i gesti cerca di parlargli “Cosa vuoi da me? Sei stato tu ad uccidere i miei genitori?” Louis annuisce ed il ragazzo abbassa lo sguardo, lo porta sulle sue braccia, le osserva per un po’ e poi estrae una delle tante schegge buttandola in un angolo della stanza. Alzo gli occhi posizionandoli su di lui e poi fa qualcosa che il liscio, decisamente, non si sarebbe mai aspettato. Lo … ringrazia? «C-Come? Mi stai ringraziando?» balbetta, poi si ricorda del problema di comunicazione e ripete tutto con il linguaggio dei gesti con le mani tremanti. Il riccio annuisce e “Lo avrei fatto io da un giorno all’altro. Tanto, per loro non ero nemmeno un figlio. Insomma.. chi mai vorrebbe un figlio sordo e muto?” ‘dice’. Louis ci mette un po’ per capire il tutto, è fuori allenamento, ma quando lo fa sente un brivido percorrergli la schiena. Mai come prima si sente fiero di aver ucciso qualcuno. Come potrebbero non volere un figlio così bello e dolce solo per questo piccolo problema? “E tua sorella? L’ho vista in televisione ieri sera.” - “Per lei non esisto. Non mi ha mai accettato.” Se solo la sorella non fosse in Alaska, il lisco avrebbe ucciso anche lei. Non sa che fare, non sa che dire, sa solo che non riesce a vedere quel ragazzo così. Harry si posiziona meglio sul divano e inizia a estrarre le schegge di porcellana dalla sua pelle. Quando ha finito, nonostante le sue braccia stiano sanguinando, si gira verso Louis e “Cosa intendi fare con me?” chiede. Louis non lo sa, ma vorrebbe davvero saperlo. Si avvicina lentamente a lui, lo prende per mano e lo porta in bagno. Prende l’acqua ossigenata e gli sciacqua le ferite sulle braccia. Dopo avergli bendato le ferite aperte, lo guarda incastonando i suoi occhi azzurri in quelli verdi di Harry e “Comunque, io sono Louis.” Il riccio annuisce. “Io sono Harry.” Sorride. “Lo so.” Dice il castano mentre si alza sotto lo sguardo confuso del minore. Escono entrambi dal bagno e Louis va a sdraiarsi sul divano, mentre Harry si aggira un po’ per il minuscolo appartamento. Soggiorno, cucina e bagno. Molto completo, ironicamente parlando. Pensa per un attimo alla sua vita, a come i suoi genitori lo maltrattavano, lo picchiavano ogni sera, il padre lo ha anche violentato. Ma cosa poteva fare? Cosa poteva fare un ragazzo diciannovenne sordomuto? Louis l’aveva salvato da quella vita, certo non in un modo molto giusto, ma lo aveva fatto. E gli ha salvato la vita anche quando la sua complice ha tentato di ucciderlo, tagliandole la gola. Vorrebbe sdebitarsi, ma non sa come. Gli viene in mente soltanto un modo. Si avvicina a lui mentre è steso sul divano e si sdraia accanto a lui. Louis sobbalza a quel tocco fisico dei loro corpi, il divano non è molto largo quindi il contatto è forzato. Sogghigna nel vedere Harry accucciato accanto a lui e leggermente rosso in viso per il piano di ringraziamento che gli è venuto in mente. “Sei perspicace. Sei a casa di un assassino e invece di scappare e urlare, lo inviti?” mima, ma un dito di Harry premuto sulle sue labbra lo fa davvero ricredere. Se prima pensava che quel ragazzo fosse innocente e debole, beh, da li a pochi istanti avrebbe cambiato idea.


Se c’era una cosa che Louis Tomlinson non si sarebbe mai aspettato era che una sua vittima prescelta si sarebbe trasformata nell’amore della sua vita. Sì, esatto, perché anche se la sua vita non poteva essere cambiata, da quale giorno decise che almeno se doveva uccidere, lo avrebbe fatto per soldi e non per passatempo. Ma soprattutto dopo quella notte passata con quel riccio, tutto cambiò. Perché, quando il giorno dopo si era svegliato senza più la presenza del riccio che dormiva sul suo petto, si sentì svuotato, come se un pezzo di se se ne fosse andato. Si guardò intorno e vide che l’armadio era aperto e messo sottosopra. Si stava rassegnando all’idea che l’avesse rapinato (per quello che c’era da rapinare) e se ne fosse andato quando la porta del bagno si apri e mostro il ragazzo riccio dagli occhi verdi che indossava una delle sue camicie anche se gli andava leggermente grande, eppure il ragazzo era visibilmente più grande di lui. Harry si avvicinò a lui e gli diede un bacio leggero mentre si sedeva accanto a lui e mimava un “Buongiorno.” Sorridendo ed esibendo due dolci fossette.


Ecco, Louis Tomlinson non pensava che la sua vita sarebbe cambiata tanto grazie ad un ragazzo sordomuto al quale aveva ucciso i genitori, ma il quale non aveva paura del fatto che fosse un serial killer. Louis Tomlinson non pensava che non sarebbe mai stato in grado di uccidere Harry Styles, ma sarebbe stato in grado di amarlo.





angolo autrice:
ok, salve a tutti. oggi mi sono messa dalle dieci e mezza a depressione con musiche depresse ed ecco il risultato. non lamentatevi vi prego. ahahahah
dunque, è una one shot abbastanza lunga, quindi ringrazio chiunque l'abbia letta tutta senza deprimersi.
lol
come al solito spero che vi piaccia, se ci sono errorri ditemelo e soprattutto se leggete lasciate una recensione, mi farebbe davvero felice. :)
a presto. xx


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