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Autore: Notthyrr    02/07/2013    3 recensioni
[Post-Avengers]
Dopo il fallimento a Manhattan, Loki viene riportato ad Asgard e imprigionato. La possibilità di fuga sembra una luce di speranza che può apprestarsi a raggiungere, ma proprio quando tutto sembra andare male si può comprendere quanto in realtà questo male sia niente...
Il Bifrost sbaglia destinazione, Loki e Thor ancora divisi, su mondi diversi e senza un ricordo.
Sembra siano destinati a non ricongiungersi mai...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore Regale


«Quale colore preferisci?»
Avvolto in una pelliccia fulva, Loki era rimasto a guardare pensieroso le differenti stoffe che la gigantesca cameriera gli stava mostrando, poi aveva indicato quella al centro: «Verde. Mi piace il verde.»
La donna gli aveva sorriso e aveva radunato le altre vesti, portandole quindi con se e lasciandolo solo nella stanza che re Byleistr aveva fatto preparare per lui.
Il giovane si avvicinò al proprio giaciglio e sollevò l’abito, passando le dita sul velluto liscio. Lasciando cadere la pelliccia davanti allo specchio, frappose tra sé ed esso la veste verde, sostenendola soltanto con l’ausilio di pollici e indici. Ripensò agli stracci che aveva indossato fino a poco prima, fino a quando la cameriera non li aveva bruciati mentre lui era impegnato a immergersi nell’acqua e lavar via dalla sua pelle quel sentore di malinconia che lo aveva accompagnato fin lì.
Il bagno non era stato molto caldo, ma lo aveva aiutato comunque a rimettersi in sesto. Poi, l’idea di quei begli abiti puliti – a parte quelli addosso al re, non ne aveva mai visti di migliori e li reputava meravigliosi – e della cesta di frutta sullo scrittoio lo seduceva talmente tanto che si era sciacquato in tutta fretta viso e capelli, per poi far ritorno nella propria stanza, dove l’inserviente gli aveva persino concesso di scegliere quale abito indossare.
Si legò con ricercatezza la cintura dorata e, un po’ goffamente, riuscì ad agganciare la pelliccia in cui si era avvolto poco prima ai fermagli sulle spalle, lasciandola scivolare sulla sua schiena. La strattonò un po’ perché gli ricoprisse meglio il braccio sinistro, e vi sfregò una guancia, godendosene la morbidezza.
Con un gesto spensierato si passò una mano tra i capelli e sistemò una ciocca dietro l’orecchio, sorridendo poi alla sua immagine riflessa: Byleistr lo aveva chiamato bello e lui aveva cominciato a credergli. Con quegli abiti, inoltre, si sentiva poco meno di un re.
Stava per avviarsi a piedi nudi sul pavimento di roccia quando si accorse che un paio di calzari dalle finiture dorate erano stati posati accanto alla porta. Chinandosi per esaminarli, Loki provò a infilarne uno, constatando poi che erano troppo – davvero troppo – grandi per lui: entrambi i suoi piedi vi sarebbero potuti entrare contemporaneamente e, forse, vi sarebbe stato spazio anche per un terzo.
Li accantonò quindi e uscì dalla stanza gustandosi il fresco della pietra sotto le dita.
Guardandosi attorno come un bambino facilmente suggestionabile – durante il viaggio di andata verso la sua stanza era stato troppo impegnato a sognare il bagno e gli abiti puliti per prestare attenzione a quanto lo circondava –, percorse alcuni corridoi costeggiati da colonne così alte da dargli un capogiro se avesse tentato di vederne il capitello.
Giunse infine davanti a un ampio portone laccato in smalto rosso, che socchiuse con esitazione: dall’altra parte, lo accolse una sala più illuminata dove robusti scaffali in legno sostenevano un esorbitante numero di volumi rilegati e pergamene arrotolate.
Qua e là, sparsi per la stanza, s’intravedevano tavoli da lettura, a uno dei quali, quello più vicino all’ingresso, sedeva Byleistr, il re dei giganti di ghiaccio, intento a sfogliare un libro con aria annoiata.
Come lo sentì arrivare, il giovane sovrano staccò gli occhi dalla pagina ingiallita per portarli su di lui, squadrando quella minuta figura che, con addosso abiti principeschi – sebbene due volte più grandi di lui –, pareva tutt’un’altra persona.
Accennò a lui con un gesto del capo: «Hai gradito il bagno?»
«Sì, alquanto.»
«E la frutta?»
«Non l’ho ancora assaggiata. Pensavo che sarebbe stato corretto da parte mia presentarmi qui subito, così ho rimandato il pasto a più tardi.»
«Hai fatto male.» lo rimproverò il re. «Qui a Jötunheim non crescono molte piante, per questo devi considerare regale il cibo che ti è stato offerto. Alcuni giganti delle montagne, a sud, riescono a coltivare alberi da frutto e commerciano quelle favolose pietanze con noi, in cambio di pelli e carni di orso.»
«Allora non vedrò l’ora di assaggiarla, appena farò ritorno nei miei alloggi.»
Byleistr annuì, quel sorriso dolce che non si andava mai a spegnere sul suo viso.
«Che cosa posso fare per voi, ora?»
«Oh, nulla di particolare.» gli fece cenno di andare a prendere posto al suo fianco. «Abbiamo deciso che per ora sei nostro ospite, quindi non devi preoccuparti.»
«Non… credo di capire.»
Byleistr sorrise ancora: lì, alla luce delle candele che ornavano l’immenso lampadario sulla loro testa, Loki poté constatare che il gigante aveva ragione. I loro volti, infatti, si assomigliavano davvero molto, probabilmente per la presenza dei lunghi capelli neri che li distinguevano da tutti gli altri.
«Intendo dire… che per ora puoi riposarti e rimetterti in sesto. Provvederemo in seguito a trovarti un posto qui, a corte.»
«Grazie, signore.»
Byleistr alzò la mano, quasi non volesse sentirselo dire, poi, picchiettandosi l’unghia nera sulla tempia: «Ti sono tornati alla mente altri… ricordi
«Se è per questo che mi avete fatto chiamare, non voglio che restiate qui a sprecare il vostro tempo con me.»
«No, no! Non era questo che intendevo! Immagino… che dialogare aiuti la memoria a riformarsi. Le mie guardie mi avevano detto che non rammentavi nemmeno il tuo nome, eppure prima sei stato in grado di dirmelo…»
Loki annuì, poco convinto.
«Hai memorie di casa tua?»
Come prima aveva accennato un debole sì, il giovane scosse il capo sconsolato.
«Io ho sempre vissuto qui, assieme a mio padre – il re –, mia madre e mio fratello maggiore. Sfortunatamente, mia madre morì dando alla luce il suo terzo figlio.»
«Ma se avete un fratello più grande… allora perché non è lui a sedere sul trono?»
Sul regale volto del gigante si dipinse un sorriso amaro: «È caduto in battaglia diversi anni fa. Con la morte di mio padre, lo scorso anno, il fardello della corona è caduto su di me.»
«E l’altro? L’altro fratello?»
«Non l’ho mai visto. Lui… era diverso da noi, troppo minuto, oserei dire, per sopravvivere. Eravamo nel bel mezzo di una guerra con gli Asgardiani e mio padre lo abbandonò nel tempio. Quando facemmo ritorno, era scomparso.»
Loki lo trovò molto triste e tese una mano per confortarlo: era così piccola da costituire appena la lunghezza del dito medio dell’altro. Byleistr gli regalò un altro malinconico sorriso: «Così, ora sono solo.»
«Non siete solo. Voi avete una corte, dei sudditi che vi amano… Io sono solo.»
«Non sei solo, Loki.» lo smentì l’altro. «Fin quando sarò qui, tu no sarai mai solo.»

~¤~

Byleistr si coprì gli occhi con la mano, pensieroso, occultandoli alla vista del consiglio che aveva fatto riunire dopo essersi congedato con Loki.
«Quindi, voi stareste insinuando che quello schiavo sia davvero…» Scettico, l’anziano gigante di fronte a lui incrociò le braccia sul petto e distolse lo sguardo. «Mio signore, abbiamo già chiuso un occhio sulla sua presenza qui, non sfidate la sorte con certe assurde affermazioni!»
«Ma vi dico che è vero! Tutte quelle coincidenze… non possono essere ricondotte al caso. Improvvisamente si presenta a Jötunheim un gigante, troppo piccolo per essere considerato tale, e la prima cosa che noto di lui è la tremenda somiglianza tra i nostri visi?»
«Vostro padre ha abbandonato vostro fratello mentre era ancora in fasce, come presupponete sia sopravvissuto?»
«Non lo so! Qualcuno deve averlo trovato e… cresciuto; non ne ho idea!»
«E dove, se possiamo saperlo? Entro i nostri confini, forse?»
Byleistr emise un suono spazientito e stava per mettersi nuovamente seduto quando una scintilla gli balenò in mente: «No. Fuori da Jötunheim. Non chiedetemi come, ma è andata così.»
Più teste scossero con disapprovazione, al che Byleistr sbuffò e colpì il tavolo con un pugno: «Vi sembra normale che un gigante si svegli nel bel mezzo della neve, privo di ricordi… e sia in grado di paragonare la luce con quella della Luna
«L’astro che illumina Asgard… di notte?»
Byleistr annuì: «Quando gli domandai se davvero non ricordasse niente, mi disse che il suo ultimo ricordo risaliva a una forte luce… come se la Luna splendesse proprio nel mio cervello, ha detto. Durante la confusione seguita alla nostra caduta, gli Asgardiani devono averlo trovato nel tempio e preso con loro. Con tutta probabilità, lui è riuscito a fuggire, ma ha sbattuto la testa e ha dimenticato chi fosse.»
«Quindi state dicendo che potrebbe essere una spia di Asgard? Starà fingendo di non avere memorie perché noi ci fidiamo di lui. Finirà per scappare di notte con tutti i nostri segreti e gli Asgardiani ci attaccheranno di nuovo! Faremo bene a ucciderlo finché ne siamo in grado.»
«Sputeresti in faccia alla legge dell’ospitalità?»
«A Helheim la vostra ospitalità! Non voglio ritrovarmi gli Asgardiani a cena, domani.»
«E se invece…» intervenne un altro gigante, all’apparenza più giovane. «… di temerlo, lo sfruttassimo
«Sfruttarlo?»
«Non fraintendetemi, sire. Non nel senso negativo del termine. Se a voi è parso sincero, può anche darsi che davvero non si ricordi di avere vissuto alla corte di Odino. Se le sue memorie, pian piano, si rifacessero vive, potrebbe persino spianarci la via di un’invasione!»
Byleistr tamburellò con la punta delle dita contro il tavolo, pensieroso.
«Dovremo informarlo di questo. Volete che lo faccia convocare?» aggiunse un altro gigante.
«No, non ancora. Sarà meglio… arrivarci con cautela.»


Beyond these clouds you can hide all your tears
Beyond this world you’ll be safe from their wicked fears
And in their hearts they fear your demands
You know their minds won’t accept you,
They’ll never understand…



 

Note: Dèi, ce l'ho fatta. Finalmente siamo a metà dell'opera (come se valesse la pena chiamare così questo scarabocchio...)
Non so proprio che dire, oltretutto aggiorno con una giornta d'anticipo per via del mercoledì che mi aspetta, quindi non sono preparata a strani discorsi filosofici sul comportamento di Byleistr o sul nuovo Loki che ho cercato di introdurre,
La canzone, ovviamente (non ho più bisogno di dirlo, ormai) dei The Rasmus, è Lucifer's Angel, qualcosa di stupendo che mi è bastato leggere una volta - anche secoli prima che la mia mente partorisse sto racconto - per ricondurla a Loki. Boh? xD
Si spera al prossimo mercoledì - come se il giorno del mio compleanno mi ricordassi di aggiornare T_T - per il capitolo sei!
Grazie per la lettura e per eventuali recensioni,
~Notthyrr.

  
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