Fanfic su attori > Aaron Johnson
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Autore: Aine Walsh    02/07/2013    2 recensioni
[IN REVISIONE]
È da poco più di due anni che non ci vediamo e so di non essermi comportato nel migliore dei modi nei suoi confronti, ma nonostante ciò lei non ha esitato a corrermi incontro alla prima chiamata. Non mi trovo affatto in una bella situazione, insomma.
* * *
NdA, spiegazioni e altre avvertenze all'interno.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Terzo flashback
 

24/05/2009

 
Faceva un caldo tremendo per essere solo Maggio, Heaven non riusciva più a sopportarlo.
Erano diventate parecchie le cose che la ragazza non riusciva ormai più a tollerare: la lontananza di Aaron, gli squilli a vuoto delle telefonate senza risposta ad Aaron, i “Ti prometto” e i “Credimi” di Aaron, l’essere sempre in ritardo su tutto di Aaron, perfino adesso che gli erano stati concessi tre giorni di riposo per tornare a casa e stare con lei.
Il sole bruciava all’orizzonte donando qualche sfumatura rossastra qua e là al Wye che scorreva tranquillo poco lontano dalla panca sulla quale Heaven era sdraiata, aspettando. Si sentiva esattamente come il sole, si sentiva bruciare, scoppiare. Per oltre un mese aveva creduto che il suo stato d’animo fosse dovuto all’assenza del suo ragazzo, ma pian piano l’angoscia si era trasformata in qualcosa di diverso, in qualcosa di più doloroso e devastante.
Perché aveva smesso di rispondere alle sue chiamate tanto da farle credere di non potergli parlare più di una volta al giorno? Perché non le aveva mai chiesto di accompagnarlo sul set? Perché aveva dovuto aspettare tre settimane prima di rivederlo e perché adesso lui era in ritardo?
Queste e altre domande le affollavano la mente, a queste e altre domande si riprometteva di dar voce non appena le fosse stato possibile, fallendo miseramente ogni volta. Bastava un abbraccio, un sorriso, uno sguardo perché lei dimenticasse tutto e si desse poi dell’idiota, nel buio della notte, quando restavano stretti l’uno all’altra dopo aver fatto l’amore.
Aaron sapeva sempre per quale verso prenderla, era inutile negarlo.
Ma stavolta no, stavolta avrebbe vuotato il sacco e gli avrebbe detto come stavano le cose e quello che pensava, si sarebbe una volta per tutte liberata di quel peso opprimente che le gravava sullo stomaco e avrebbe finalmente sentito smentite tutte le paranoie da stupida ragazzina gelosa che era diventata.
Sì, avrebbe fatto così. Tutto sarebbe andato meglio, dopo.
Completamente persa in questi pensieri, non si accorse nemmeno del rumore sempre più vicino di passi sulla ghiaia. Per poco non urlò trovandosi quegli occhioni azzurri a pochi centimetri dal suo viso.
«Non volevo spaventarti, scusa. – sussurrò dolcemente Aaron prima di stamparle un veloce bacio a fior di labbra – E non volevo nemmeno arrivare in ritardo ma, hey, guarda cosa ti ho portato».
Heaven si tirò a sedere e guardò il sacchetto penzolante dalle mani del ragazzo, sforzandosi di sorridere.
«Ciambelle; appena sfornate, per di più. Con i migliori saluti dello staff del North Star Cafè, ovviamente. A proposito, zia Rose dice di aver aggiunto un po’ di cannella nell’impasto, vuole sapere che ne pensi».
«Okay».
C’era qualcosa che non andava, Aaron l’aveva capito subito. Lo sospettava già da un po’, in effetti. Decise di fare una piccola prova per esserne certo passando il braccio intorno alle spalle della McCarthy, che rimase impassibile con gli occhi fissi sul fiume.
«Va tutto bene?».
Sì, no, sì, no, sì, no. No.
«Sì, tutto regolare».
«Non vuoi mangiare?».
«Non ho fame».
«Sei più magra. È vero che salti qualche pasto?».
Finalmente si volto a guardarlo: aveva gli occhi arrossati. Il ragazzo si sentì un tuffo al cuore.
«Non devi preoccuparti di questo».
«E invece sì» ribadì il Johnson. Ma quelle tre parole rimasero inascoltate e uno strano silenzio calò tra loro. Poi la ragazza sospirò, intenta a cominciare dalla prima delle cose che aveva da dirgli.
«Ti ricordi il provino che avevo fatto per la Juilliard?».
Aaron cercò di non rifletterci a lungo, ma non ricordava nessuna discussione che avesse a che fare con quella scuola. «Sì».
«Sono stata presa. Non te l’ho detto prima perché non mi andava di dirtelo per telefono e…» si fermò, sorridendo appena con gli occhi bassi.
Il ragazzo le strinse forte una mano e sorrise a cuore aperto, felice, felicissimo, abbassando di poco il capo per guardarla in viso. «È fantastico! È… è bellissimo, ti trasferirai completamente a Londra e quando io avrò finito le riprese potremmo…».
Heaven lo interruppe bruscamente, all’improvviso nervosa. «Londra?».
«Sì certo, Londra. Non ti conviene fare avanti e indietro da Wycombe, sarebbe meglio che tu trovassi un qualche posto lì».
«Aaron, a Londra c’è il RADA, non la Juillard».
Attimo di silenzio. Perplessità, panico forse.
«Aspetta, sto facendo confusione. Se il RADA è quella di Londra, allora la Juillard è quella di…».
«New York».

There's a hole in my soul, can you feel it? Can you feel it?

Vorrei consideraste il fatto che ho scritto questo capitolo di notte, immersa nell'oscurità, dopo aver rivisto Nowhere Boy su Rai3.
Quindi non ha senso, alèèè.
C'è un non so che di suspance che, boh, spero vi abbia messo un po' di curiosità. Ma se non ci sono riuscita, provvedo immediatamente.

Heaven sarà partita per New York? Aaron l'avrà lasciata fare? Cosa è successo dopo? Perchè hanno litigato? E faranno pace? Chiariranno prima dell'anno nuovo? 
Di queste e altre domande trovete la risposta nell'ultimo emozionante capitolo di Una Tempesta di Stelle!


...no, basta.
 Vi ringrazio per essere ancora qui, vado a fare gli orali lunedì mattina e torno più carica di prima <3

A.

  
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