Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _abby_    02/07/2013    0 recensioni
Federica, sedici anni, abita a Milano e sta vivendo il pieno dell'adolescenza come qualsiasi altra ragazza della sua età: amici, compagni di classe, divertimento, prime litigate serie con i genitori, prime difficoltà a scuola, primi problemi da affrontare... e poi, poi c'è l'amore. C'è la prima delusione che la spinge a cercare il ragazzo perfetto che le faccia dimenticare l'ex. Ma se il ragazzo di cui Federica si innamora fosse il diciassettenne più stronzo ed egoista mai conosciuto prima? Se fosse proprio il fratello del migliore amico, nonché vicino di casa? Se fosse Luca, proprio lui, così bello e dannato da attrarre come pure calamita? Oh bè, bel casino allora.
-Tu, tu sei la mia malattia e nello stesso tempo la cura! E non riesco... non posso starti lontana…-
-E allora non farlo, Fede.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1

 
“Sfigata, muoviti a tornare a casa ‘sta volta che dobbiamo andare a mangiare al ‘Mc e non voglio beccarmi il pieno come sempre!
ps: Il cellulare non si usa in classe! :)”


Sorrisi, fissando lo schermo del mio Iphone nascosto sotto il banco e digitando la risposta velocemente per paura che quell’arpia della professoressa di matematica mi potesse vedere.

“Agli ordini capo ;) cercherò di non perdere l’autobus questa volta!
ps: ma smettila Andre, cerca tu piuttosto di stare attento almeno a una lezione!”


-Rossi, per favore, metti subito via quell’aggeggio prima che mi partano i cinque minuti e decida di ritirartelo!- Ecco, appunto. Possibile che quella avesse gli occhi dappertutto sempre e comunque?! Mah, doti che solo una prof poteva avere sicuramente.

-Sì, scusi.- Le risposi, mentre sistemavo il cellulare nella tasca piccola del mio eastpak, buttato poco dietro la mia sedia.

E ora, cosa avrei fatto per i restanti 45 minuti senza il mio amatissimo nonché indispensabile Iphone? Era uno di quei giorni inutili di una settimana inutile in cui tutti i professori stavano finendo il giro d’interrogazioni, perciò potevo benissimo estraniarmi dalle lezioni in cui mi avevano già sentita. Alla fine non avevo nemmeno un’insufficienza ed ero in terza liceo ad un liceo scientifico, perciò non era un mio diritto rilassarmi almeno in queste giornate? No, evidentemente no... che pazienza! (sì, ragionamento stupido da cervello stupido, esausto dal troppo studio)

-Fede! Oh, Fede!- Sentii Chiara chiamarmi con una certa irruenza dall’ultima fila in fondo.

-Che c’è?- Le domandai a bassa voce voltandomi, dopo aver ricevuto una fantastica occhiata ammonitrice da parte della mia compagna di banco, nonché la mummia-spia-lecca culo della classe, la quale era palesemente invidiosa dei mie voti che superavano –in alcune materie- di gran lunga i suoi. Probabilmente era una di quelle che non si capacitava del fatto che una persona potesse andare bene a scuola e avere nello stesso tempo una vita sociale.

-Oggi andiamo al parco dietro casa mia con Ste? E’ da un sacco che non ci usciamo e ieri mi ha scritto su facebook!- M’informò tranquilla, senza abbassare di un’ottava il tono di voce e senza farsi nessun tipo di problema nonostante fossimo nel pieno di un’interrogazione di matematica, alla quale –se mai all’arpia fossero scattati i cinque minuti veramente- saremmo potute essere chiamate anche noi, seppur avessimo già un voto in orale.
Chiara comunque non era mai stata abituata a farsi particolari problemi o ansie o nulla del genere. Lei era sempre così tranquilla e spensierata, sempre sorridente, così poco ansiosa che starle vicino non poteva far altro che tranquillizzarti e rasserenarti. Certo, quando tu eri particolarmente agitato per qualcosa e lei continuava a non capire il motivo della tua tensione poteva essere anche snervante, ma in generale era una cosa positiva, soprattutto per me, che potevo riuscire ad essere la persona più insopportabile e ansiosa del mondo. Lo sapevo eh, l’importante era continuare a non ammetterlo né con lei né con Andrea, l’altro mio migliore amico, e vicino di casa, che conoscevo da tutta una vita. Se solo l’avessi ammesso questi due sarebbero improvvisamente diventati grandi amici solo per potermi prendere in giro!

-Devo andare al Mc Donald’s con Andre a mangiare e probabilmente dopo andremo a fare un giro che deve comprarsi le scarpe nuove. Se riesco però mi faccio lasciare al parco da lui quando abbiamo finito!- Insomma, il Mc il venerdì dopo scuola per noi due era praticamente un rituale. Fin dalla prima superiore, fin da quando avevamo iniziato a sentirci abbastanza fighi perché lui aveva il motorino ed io perché avevo conquistato quell’autonomia che mi permetteva di uscire tranquillamente al pomeriggio, seppur scortata dal mio migliore amico.
Cominciavo a pensare che mio padre e mio fratello –protettivo come solo un fratello maggiore poteva essere- considerassero tanto Andrea uno di famiglia solo perché intuivano che il rapporto tra me e lui era più vicino a un rapporto fraterno che a uno tra... fidanzati?! Mi veniva da ridere solo a pensare a me e ad Andre come una coppia! Certo, sì, era certamente un bel ragazzo: alto, bel fisico, occhi verdi scuri, capelli castani –ora rasati perché solo un pirla quale è lui può farlo-, si vestiva sempre molto bene (non per altro ero stata io la sua assistente in quasi tutti i suoi pomeriggi di shopping). Era simpatico e faceva letteralmente schiattare dal ridere... ma no! Io e lui... noi due, una coppia? Mai, impensabile. Eravamo come due fratelli, da sempre!

-Ah giusto, oggi è venerdì! Ok, scrivimi in caso riesci!- Mi rispose semplicemente, ricordandosi probabilmente del fatto che era da circa tre anni che quasi ogni venerdì andavo a mangiare con lui.
L’avevo già detto che Chiara era la ragazza più svampita del mondo? Era così, per farle ricordare le cose dovevi continuare a ripetergliele fino allo sfinimento! Era riuscita perfino a dimenticarsi l’ultima festa di compleanno del suo fratellino, nonostante la mattina di quel giorno ne avessimo parlato per accordarci sull’ora e il posto in cui ci saremmo incontrare per andare là a fare, lei, da brava sorella maggiore e io.. brava migliore amica della brava sorella maggiore? Sì, una cosa del genere, quello era l’obiettivo. Sta di fatto che persi circa 20 minuti a chiamarla e cercare di contattarla, vedendo che non arrivava e intuendo quale potesse essere la spiegazione. Chiara era un po’ tutta particolare insomma!

Continuai per il resto della lezione a scarabocchiare su un quaderno a caso, rassegnata ormai dal fatto di riuscire–dopo l’ennesimo tentativo- a tirare fuori il cellulare dallo zaino. La mia convinzione che Cristina –la mia simpaticissima compagna di banco- avesse qualcosa tipo un pulsante che schiacciasse ogni volta provassi a piegarmi verso l’eastpak, per informare la prof dei miei inutili tentativi, era, a mio parere, sempre più fondata. 

-We Reds*, domani vieni al Golden?- Mi domandò, precipitandosi al mio banco, appena suonata la campanella, Lore, un compagno di classe.
Lorenzo era nella mia classe dalla prima superiore ma era stato bocciato, e siccome era di un anno più grande del resto della classe faceva un po’ il figo e se la tirava parecchio. Nonostante questo io e lui eravamo entrati subito in buoni rapporti, probabilmente perché aveva fatto amicizia con Matteo –un altro compagno di classe che conoscevo dalle medie- .

-Al Golden?- Feci un po’ titubante, non ricordando cosa dovessi già fare quel sabato sera. Il Golden era una discoteca abbastanza famosa e poco distante da casa mia, ci andavo spesso, soprattutto perché era lì che avevo conosciuto il mio ex ragazzo, Alessio, e quindi quando stavamo insieme ci piaceva andare lì il sabato sera. Da quando la nostra storia era finita, però, non andavo più tanto piacevolmente lì: troppi ricordi.

- Si, non ti va?- Mi chiese cambiando tono di voce, probabilmente intuendo che i miei pensieri erano improvvisamente diventati meno belli.

-No, non è quello..- Mentii. Non mi andava ancora di parlarne di quella storia. Gli unici che sapevano cos’era successo realmente erano Chiara, Andre e mia sorella –Elisa-, a cui non ero riuscita proprio a mascherare nulla. Agli altri amici avevo dato una semplice –quanto falsa- spiegazione: era già finita, non provavamo più nulla. Sì, peccato che fino alla settimana prima progettavamo di andare insieme a Venezia con un suo amico e la sua ragazza, per passare una giornata insieme. Tutti avevano capito che quello non era il vero motivo, ma mi conoscevano e sapevano che sforzarmi di raccontare tutto sarebbe stato inutile e mi avrebbe fatto chiudere nel mio guscio ancora di più.

–Domani devo andare a cena dai miei vicini e staremo lì fino a tardi, poi viene Chia da me a dormire e sai che non è tipa da discoteca!- Ok, Chiara non doveva venire da me il giorno dopo, ma il fatto che odiasse le discoteche era vero.
Così mentii sorridendo, pensando alla reazione di Chiara ogni volta che le proponevo di andare a ballare il sabato sera! Ero riuscita a trascinarla solo un paio di volte, una volta per andare con Alessio, siccome c’era tutta la sua compagnia e non volevo stare lì non conoscendo quasi nessuno; un’altra volta invece era stata verso giugno, quando avevo scoperto che il fratello (gemello) di Andrea, Luca, sarebbe andato al Flop –una delle discoteche più In del quartiere di Milano in cui vivevo- e il mio piano era quello di pedinarlo per… spiarlo mentre ballava? Vedere quello che faceva il sabato sera con i suoi amici? Conoscerlo un pochino di più? Ok, potevo sembrare pazza e ossessionata, ma il vero motivo era che quel ragazzo era mio vicino di casa da tutta la vita e il fratello del mio migliore amico e non ero mai riuscita a scambiarci più di due parole da quando eravamo cresciuti… assurdo! Era così strano, così diverso da Andrea e Alberto –l’altro fratello, di 20 anni-, così chiuso e… intrigante, sì. Quel suo essere sempre incazzato e sulle sue, quel suo essere anche quasi arrogante, m’incuriosiva parecchio. E poi era dannatamente bello: occhi blu, capelli scuri un po’ rasati sui lati, alto e fisico da calciatore. Porca vacca se era bello e…

-Va bene Fede, ma sabato prossimo usciamo insieme, ok? Magari invitiamo anche Martina...- Buttò lì facendo il finto disinteressato, quando invece sapevo benissimo il perché di quella sua ultima frase! Martina era in classe con noi e fin da subito Lore aveva avuto un interesse abbastanza accentuato per questa ragazza. Lei, al contrario, lo snobbava parecchio e giocava abbastanza sul fatto che lui fosse cotto di lei! Era tremenda, sì, però era una brava ragazza, la conoscevo bene ormai e le volevo un sacco di bene, e sapevo che non avrebbe superato il limite e alla fine gli avrebbe detto di sì. Sarei stata veramente felice quel giorno in cui lo avrebbe fatto!

-Certo, Lore! Ma perché non inviti lei domani sera? Magari accetta e vi divertite!- Azzardai, pur sapendo già quale sarebbe stata la sua reazione.
Ecco, infatti. Cominciò a muoversi piuttosto agitatamente, scendendo dal banco su cui si era seduto davanti a me. -Ma smettila! Sai benissimo che mi direbbe di no, la conosciamo da tre anni, sai com’è fatta… e poi non è che muoia dalla voglia di uscire con lei eh, figurati!- Calcò sull’ultima frase cercando di darsi un tono distaccato per far capire che non gli importava molto di Martina. Sì, come no!

-Mmmh… vediamo, sparo a caso, parlate di Martina?- Fece la sua entrata Teo, appena rientrato in classe, sedendosi sul banco davanti al mio, dove prima era appoggiato Lore.
Diciamo che il modo in cui reagiva Lorenzo all’argomento tabù (Martina) era sempre il solito. Probabilmente anche lei ormai se ne era accorta. Mi girai infatti verso destra per controllare cosa stesse facendo lei, notando poi che era tutta intenta a copiare probabilmente la versione di latino da Giulia –la sua migliore amica- e quindi non si era accorta di nulla- almeno questa volta!

-Come fai a saperlo?- Gli domandò scazzato Lore. Certo che quella ragazza aveva un effetto piuttosto forte su di lui!

-No, così, ho sparato!- Gli rispose Teo, guardandomi e trattenendosi da una risata. Io e Teo avevamo sempre avuto un rapporto di sole risate, scherzi, prese per il culo. Diciamo che quando avevamo bisogno di divertirci sparando cavolate una dietro l’altra bastava che iniziassimo a parlare. Non sapevo molto di lui, non era come Lore, non parlava molto di sé, era abbastanza riservato, da questo punto di vista assomigliava molto a Luca - ed era molto uno di quei fighetti che fanno un po’ i deficienti con tutte le ragazze tanto per farsi notare. L’avevo fatto anche con me durante la gita di tre giorni delle medie, ma l’avevo subito smontato facendogli capire che con me poteva benissimo evitare perché non sarebbe servito a molto. Probabilmente non gli ero caduta ai piedi perché in quel periodo ero abbastanza presa da un altro ragazzo, e –soprattutto- perché Chiara aveva preso per lui una sbandata di quelle pesanti, nonostante all’inizio negasse sempre. Questa sbandata era proseguita anche al liceo, ovviamente perché Teo era stato messo nella nostra stessa classe e ora la mia migliore amica era innamorata persa, ma non aveva ancora avuto il coraggio di rivelare nulla, se non a me. Prima o poi ce l’avrebbero fatta anche loro, sì, l’importante era sperarci! Magari con qualche mia spinta da entrambe le parti..

Il suono della campanella interruppe le chiacchiere che avevano preso forma in classe e l’ansia per la verifica di scienze cominciò a fari sentire parecchio.

-Reds, mettiti vicino a me. Collaborazione: tu mi dici le risposte ai vero-falso e crocette e io guardo su internet quelle alle domande aperte.- Mi si avvicinò maggiormente Teo appena iniziammo a spostare i banchi, probabilmente per non farsi sentire dalla santarellina della mia compagna di banco.
Annuii in risposta, sistemando il banco poco staccato dal suo e passandogli l’Iphone rapidamente mentre la prof iniziava a distribuire i compiti. Sapeva che io non ero molto brava nel cercare informazioni durante le verifiche dal cellulare, mi veniva troppo ansia di essere scoperta e quindi ogni volta era inutile. Per questo quello era il nostro piano durante i compiti di scienze e storia: io domande chiuse, lui domande aperte. Alla fine io ero sempre pronta quindi spesso evitavo anche di chiedergli qualcosa, ma per sicurezza era sempre meglio.

-Fede- Sentii Giulia chiamarmi sussurrando, non dopo aver evitato un calcio al mio povero sedere. Sempre delicata!
Mi girai di poco verso sinistra, richiamando l’attenzione d Teo, che quindi riuscì a prendere nota di tutte le mie risposte ai primi tre esercizi che stavo passando a Giulia. Perfetto, metà piano riuscito.
Iniziai a rispondere alle prime domande aperte senza difficoltà, le ultime due, però, erano un po’ complesse e non capivo quale fosse la giusta risposta da dare per rispondere in modo esaudiente.

-Teo- Cercai di chiamarlo mentre la prof passava tra i banchi all’angolo opposto al mio, facendo un breve giro di controllo. Tonta com’era quella sicuramente manco si sarebbe accorta se qualcuno avesse avuto dei bigliettini che spuntavano da sotto al foglio! –Teo!- Lo chiamai ancora, questa volta in modo più deciso. Ok, forse era stato un po’ troppo deciso.. lo capii non appena vidi la professoressa voltarsi velocemente, passando in rassegna tutti i volti nella parte in cui ero seduta io. Avanzò a passo spedito, piazzandosi proprio accanto al mio banco e quello di Matteo, ma non capendo di chi fosse la voce che l’aveva fatta voltare prima. Perfetto, potevo dire addio alla seconda parte del nostro piano. Ma cavolo, non poteva levarsi?! Era lì ferma da cinque minuti buoni e ne rimanevano solo dieci alla fine dell’ora!
Sentimmo bussare alla porta della classe con fare piuttosto… scocciato? Possibile che dai colpi su una porta si potesse intuire il comportamento della persona che stava bussando? Mah, probabilmente ero io un caso psichiatrico. Chiunque fosse, comunque, la persona che in quel momento stava bussando alla porta, era la mia salvatrice e non potevo non ringraziarla ripetutamente dentro di me. La prof si spostò dal mio banco e andò a sedersi alla cattedra, dando il permesso di entrare con fare piuttosto nervoso.

-Fede, dimmi?- Mi chiamò a bassa voce Teo, sapendo forse che prima stessi cercando di attirare la sua attenzione.
Mi girai questa volta in modo meno rumoroso e quasi mi venne un colpo quando vidi chi fosse la persona che aveva bussato in modo così poco tranquillo: Luca. Bè, per quel poco che conoscevo di lui, potevo sicuramente darmi ragione sul fatto che anche il suo modo di bussare potesse essere arrogante. Seguii i suoi movimenti senza perdermi un unico gesto, dal suo entrare in classe con una mano in tasca e consegnare un foglio alla prof, per poi voltarsi per uscire di nuovo.

-Reds?- Mi richiamò ancora Teo. O cazzo! La verifica, le due domande, il piano! Cazzo cazzo cazzo!

-Le ultime due, qual è la risposta? Veloce Teo, mancano solo cinque minuti!- Sussurrai piuttosto agitata, per poi girarmi di nuovo davanti per guardare la prof. Mentre mi girai però incontrai gli occhi proprio di quel ragazzo che aveva impedito che chiedessi suggerimenti, distraendomi inconsapevolmente.
Certo, inconsapevolmente. Poi Luca mica sapeva in che classe ero, figuriamoci! Forse –e dico forse- conosceva solo il mio nome, anche se avevo dei dubbi anche per quello… com’era possibile che ci conoscessimo così poco? O meglio, io di lui ne sapevo di cose, non era mai passato inosservato davanti ai miei occhi… ma lui? Lui cosa sapeva di me? Probabilmente nulla, anche perché da bambina non potevo aver avuto molto da raccontargli! Alla fine, che poteva importargli? Però… uffa… non mi era mai capitato di essere così poco, diciamo, notata, da un ragazzo! Non pretendevo di piacergli, nemmeno per sogno, lui era troppo… diverso, da come mi aspettavo io un ragazzo, e troppo diverso da Alessio, ecco. Però insomma, un “Ciao” o “Come va? La scuola?” la mattina, dato che potevamo tranquillamente scendere insieme nell’ascensore e prendevamo lo stesso autobus –frequentavamo lo stesso liceo-, poteva anche dirlo, o no? Dopo anni e anni comunque avevo perso le speranze, non mi degnava mai nemmeno di uno sguardo. Per questo appena incontrai i suoi occhi, così blu e seri e profondi, quasi mi venne un colpo. Dio quanto era bello!

-Fede, cazzo! Mi caghi? Tieniti il foglio!- Mi riportò alla realtà dai miei pensieri poco casti Teo. Porello, lo stavo tirando scemo: prima lo chiamavano già mezza schizzata e ora, mentre lui cercava di darmi una mano, non lo guardavo nemmeno.
Luca comunque aveva già chiuso la porta alle sue spalle, aveva incrociato il mio sguardo per non più di trenta secondi. Non fosse mai che per una volta ci fossimo guardati eh!
Presi il foglio velocemente senza nemmeno controllare che la prof fosse voltata dall’altra parte. Copiai senza quasi cambiare una parola, sembravo un automa! Cavolo, quello stronzo mi aveva completamente fatto perdere la concentrazione! Consegnai il foglio velocemente appena suonata la campanella e nel girarmi per tornare al banco a preparare lo zaino, fui travolta da una Chiara piuttosto esaltata.
 






Ciao a tutte! :) Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto o, almeno, vi abbia un pochino incuriosite!
A presto!


 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _abby_