Anime & Manga > I cinque samurai
Segui la storia  |       
Autore: SoltantoUnaFenice    02/07/2013    3 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'aria era calda, e soffocante. L'unico rumore era una sorta di rombo sordo, in lontananza, e c'era una strana polvere grigiastra che aleggiava ovunque, come nebbia solida. Ryo era in piedi, in mezzo a tutto quel niente grigio, senza sapere come ci fosse arrivato.
Si era addormentato con i suoi Nakama, a casa di Touma, e si era risvegliato lì. Forse stava sognando. Eppure tutte le sensazioni che il corpo gli restituiva, tutte le domande troppo lucide che si stava facendo, gli facevano pensare a qualcosa di molto reale. Mosse qualche passo, e i suoi piedi sollevarono nuvole di polvere. Sembrava quasi cenere.
Il rumore dei suoi passi rimbombava, come se si trovasse in un luogo dal soffitto molto alto. Un capannone, o forse un hangar... all'improvviso esplose un coro di sibili acuti, da tutte le direzioni, e Ryo cadde in ginocchio, le mani sulle orecchie. Una terribile angoscia lo avvolse, soffocando ogni pensiero, senza che riuscisse a capire il perchè.

- o -

Touma depose il coltello sul tagliere, con la netta sensazione di essere osservato. Shin era in bagno e stava facendo la doccia. Shu sonnecchiava sul divano, davanti ai notiziari del mattino, e Ryo non si era ancora alzato.
Seiji era in piedi alle sue spalle, immobile.
“Cosa c'è di così interessante nel sottoscritto che prepara la colazione?”
“Scusami. Volevo solo... chiederti scusa. Per averti colpito, ieri sera.”
Touma riprese in mano il coltello, senza alzare gli occhi dal proprio lavoro.
“Ne abbiamo già parlato ieri, non mi hai fatto niente.”
“Non è vero. Ti ho aggredito, senza motivo. Mi sono comportato in maniera inaccettabile, e intendo scusarmi.”
“Seiji, io non sono arrabbiato. E non dovresti esserlo nemmeno tu. Con te stesso, intendo. - sollevò lo sguardo, fissando negli occhi il compagno - Se tu imparassi a perdonarti, non ci troveremmo nemmeno in queste situazioni...”
Seiji non rispose: era evidente che non era d'accordo. Touma sbuffò.
“Ascoltami. E' da quando ci conosciamo che ti tormento. Ti ho punzecchiato e provocato in tutti i modi possibili, e tu mi hai sopportato stoicamente. Chiunque altro mi avrebbe chiuso la bocca a forza di calci nel culo vent'anni fa, e tu ti stai scusando per essere esploso soltanto adesso?”
“Beh, la maggior parte delle volte non sei così terribile.”
“No?”
“No. A dire il vero, tu... - arrossì leggermente, abbassando lo sguardo – tu sei esattamente quello di cui ho bisogno. Tutti voi lo siete.”
Touma sorrise con calore. Strinse il suo braccio, appena sopra al gomito, e lo fece avvicinare un po'.
“Tutto ciò che mi interessa, è che tu stia bene. Che tutti voi stiate bene. Se serve a farti stare meglio, puoi sbattermi a terra tutte le volte che vuoi.”
Lo sguardo di Seiji si fece improvvisamente acceso da un qualcosa di indecifrabile. Si avvicinò di un altro passo, e Touma noto come riuscisse ad apparire minaccioso anche se stava chiaramente scherzando. “Touma, non mi tentare. - Il tono era serio, ma gli occhi ridevano. - Come hai appena detto, hai parecchi anni di insolenza che devi ancora scontare.” “Davvero? Credo di essere in grado di dfendermi, sai?" Incorciò le braccia al petto, cercando di apparire altrettanto intimidatorio, ma Seiji ebbe il coraggio di scoppiargli a ridere in faccia.
E Touma non potè trattenersi: afferrò lo strofinaccio appeso accanto al lavandino, lo arrotolò e lo usò per sganciare una sonora frustata sulla sua coscia. “Ahi! Marmocchio impertinente!”
Prima di poter rispondere in qualsiasi modo, Touma si ritrovò di nuovo a terra, come la sera prima. Ma stavolta era deciso a combattere, e finì che cominciarono a rotolarsi sul pavimento, spingendosi l'un l'altro e cercando di colpirsi, senza troppa convinzione.
“Razza di... bastardo! …devi sempre avere... aaah... avere l'ultima parola, eh?!”
“Certo! - anche Seiji era a corto di fiato – soprattutto... quando sei una...preda così...ouff...facile!”
Shin uscì in quel momento dal bagno, strofinandosi i capelli con un asciugamano. Vide i suoi Nakama a terra, avvinghiati, che cercavano di colpirsi.
“Ma cosa state facendo, fermi! - si gettò tra loro – siete impazziti!?”
I due litiganti si fermarono, Touma a terra, con il bavero del maglione di Seiji stretto nel pugno, e l'altro sopra di lui, con una mano alzata pronta a colpire.
Videro la preoccupazione evidente sul volto di Shin: di certo la sera prima aveva intuito che avevano discusso, ed ora pensava fossero passati ai fatti.
Touma cercò di trattenersi, ma fallì miseramente: scoppiò a ridere come un matto, seguito a ruota da Seiji. Risero così a lungo che Shu emerse dal letargo, affacciandosi dallo schienale del divano, e Shin cominciò a pensare che fossero definitivamente impazziti.
“Scusa... - bofonchiò Seiji, cominciando a ricomporsi ma senza smettere di sorridere – scusaci, Shin. Non volevamo spaventarti. Stavamo solo giocando, mi spiace...”
“Giocando?”
“Sì... - Touma si rimise in piedi, sistemando la camicia dentro ai pantaloni e ridacchiando – facevamo.. beh, a botte. Come i bambini. E comunque è colpa di questo... Sbruffone! Si diverte alle mie spalle.”
Shin non sapeva se sentirsi sollevato o arrabbiato.
“Voi due! Dovreste cominciare a prepararvi per la crisi di mezza età, invece di farmi preoccupare inutilmente facendo i bambini!”
Seiji fece spallucce, con l'eleganza di un felino che si stiracchia. “Non posso farci nulla se questo imbranato mi ispira in questo senso.” Poi andò ad sedersi accanto a Shu, come se niente fosse.
Shin guardò Touma sorridendo, lo sguardo caldo che significava “Sta meglio, vero?”
Touma si limitò ad annuire, soddisfatto.
“Va bene, farò finta di non aver assistito a questa scena penosa – disse Shin a voce volutamente alta – vado a svegliare Ryo.”
“Strano che dorma ancora, – Osservò Touma – di solito a quest'ora è già talmente irrequieto che ci ha già trascinati tutti fuori di casa!”
In quel momento si sentì un grido dalla camera degli ospiti, la voce di Shin che chiamava Ryo.

- o -

I sibili strazianti erano cessati. Ryo non sapeva dire quanto fossero durati, ma la testa gli scoppiava e cominciava a sentirsi come se tutta quella polvere grigia gli stesse entrando nei polmoni e cercasse di soffocarlo. Si passò una mano sulla fronte sudata, e si accorse di essersi sporcato il viso con la cenere che aveva sulle dita. I contorni del luogo in cui si trovava cominciavano a sembrare ancora più indefiniti, ed una serie di pensieri angoscianti, che non gli appartenevano, cominciarono a vorticargli in testa.
Non so dove sono.
Sono solo.
Non uscirò mai più da qui.

Scosse la testa. Si era trovato in situazioni ben peggiori, e non era andato nel panico in quel modo. C'era qualcosa in quel luogo che gli impediva di essere lucido. Cercò di richiamare l'armatura, ma non ebbe nessuna risposta, come se gli fosse stata strappata. Se l'aveva ancora in sé, c'era qualcosa che la rendeva muta.
Rimase così, immobile, per un tempo indefinito.
Poi qualcosa di caldo cominciò a muoversi nel suo petto, una specie di richiamo. Lo sentiva come se provenisse da dietro ad un muro, ma riusciva a dargli il senso di una direzione da seguire.
Gli sembrava di sentire delle voci, voci gentili e preoccupate, che lo chiamavano. Erano i suoi Nakama, ne era certo. Cominciò a correre verso quelle voci, cercando di ignorare tutto il resto. Una voragine nera priva di contorni gli venne incontro, e Ryo precipitò senza fare rumore.

- o -

Aprì gli occhi. Era steso su un pavimento di legno, e c'era qualcosa davanti a lui. Cercò di mettere a fuoco la vista, e sospirò di sollievo. Seiji era chino su di lui, una mano sospesa sopra al suo petto. Dietro vedeva Touma, Shu e Shin, che lo studiavano preoccupati.
“Sei qui!” fu sollevato a sedere con cautela. “Come ti senti?”
“Io... non so. Stordito, credo. Cosa è successo?”
“Non riuscivamo a svegliarti. Ti contorcevi. All'inizio credevamo stessi sognando, ma non riuscivamo in nessun modo a farti svegliare.”
“Vi ho sentito, però. Ho seguito il vostro richiamo.”
“E' stato Seiji. Ha canalizzato le nostre voci dentro di te.”
Ryo si tirò in piedi, ancora un po' barcollante.
“Grazie. Non dovete preoccuparvi, sto bene. Probabilmente è stato solo uno strano incubo.”
Touma strinse le labbra, mentre Ryo si infilava in bagno.
“Un incubo? Io non credo...”
Di incubi ne avevano avuti tanti, ognuno di loro. In certi periodi era peggio di altri, a volte invece scomparivano per mesi. Ma succedeva sempre e rigorosamente quando erano soli. In tutti quegli anni, non era mai capitato loro di fare brutti sogni quando erano tutti insieme.
“Già. - Confermò Seiji, serio – Quando ho cercato di raggiungerlo, ho sentito qualcosa tra noi e lui. Come un muro, o un sigillo.”
Shin strinse impercettibilmente le spalle. Era di nuovo tempo di guerra, lo sentiva già. Quella storia non sarebbe mai finita, e ogni volta era sempre più difficile da accettare. Shu gli posò una mano al centro della schiena, senza dire nulla.

- o -

Un'ora dopo erano tutti seduti nella terrazza. Avevano fatto colazione in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, ed ora aspettavano. Sapevano che, qualunque fosse stato il problema, si sarebbe fatto vivo senza bisogno che loro andassero a cercarlo.
Ryo era seduto a terra, pensieroso. Shin e Seiji erano seduti al piccolo tavolo rotondo al centro della terrazza, e Shu era steso sul lettino da giardino in un angolo del terrazzo. Alzò lo sguardo per la terza volta verso Touma, seduto sul parapetto di cemento, una gamba posata a terra, l'altra pericolosamente piegata contro la pancia. Continuava a fissare il cielo nuvoloso, come se nascondesse qualcosa di strano.
“Non potresti venir giù da lì, per favore? Mi metti ansia.”
“Shu, lo sai che ho un ottimo equilibrio. - Il tono petulante del suo nakama l'aveva punto sul vivo e quando era teso Touma sapeva essere parecchio suscettibile. - Non tutti soffrono di vertigini come te.”
“Io non soffro affatto di vertigini. - Si difese. – Semplicemente preferisco le cose ben piantate a terra.”
Stava mentendo, e lo sapeva. In realtà le vertigini erano diventate un problema per lui, al punto di riempire i suoi incubi di precipizi infiniti e cadute nel vuoto. Era iniziato tutto quel giorno di moltissimi anni prima, quando si era lasciato cadere da quel palazzo.* Non era stato vedere la morte avvicinarsi metro dopo metro: quella l'aveva guardata in faccia così tante volte, prima e dopo di allora...
No, la vertigine per lui aveva assunto un nuovo significato. Era la consapevolezza di quanto potesse essere violento, folle e assoluto il suo cuore. Di cosa poteva portarlo a compiere, di quanto fosse indissolubilmente legato ad altri quattro cuori, al punto da perdere completamente ogni guida e controllo. Quel giorno aveva capito che anni prima aveva preso la propria felicità, la propria sicurezza, e le aveva messe nelle mani dei propri Nakama.
Da quel volo nel vuoto, da quel giorno in cui aveva vestito di nuovo l'armatura del Diamante, ogni volta che Shu si affacciava da una altezza, che fosse un terrazzo, una montagna o un burrone, provava di nuovo fortissima la sensazione di poter perdere sé stesso in qualsiasi momento, e di non avere mezzi per opporvisi. Sospirò, e si girò su un fianco, troncando la conversazione.
All'improvviso si alzò un vento molto forte e polveroso. Faceva turbinare le foglie degli alberi fino a quella altezza, come se nascesse da terra invece che dal cielo. Graffiava la pelle, sembrava che trasportasse sabbia rovente, e proveniva da ogni direzione.
Prima di poter fare qualsiasi cosa, furono tutti percorsi da una sorta di scarica, una nube densa e crepitante che li avvolse uno per uno, facendoli contorcere a terra. Ryo annaspò, tutte le sensazioni che gli arrivavano erano distorte e amplificate. Era come vedere doppio, ed ogni suono, anche le grida dei suoi compagni, era carico di echi sovrapposti. Non riusciva ad orientarsi, e nemmeno a percepire la presenza della Yoroi dentro di sé. Cercò di aprire gli occhi, e ciò che vide davanti a sé fu Touma, piegato su sé stesso, sul bordo di quel maledetto parapetto. Vide i suoi occhi serrati, i denti digrignati dietro le labbra ridotte a due linee sottili e pallide, la sua schiena tesa in una posa innaturale. Cercò di muoversi verso di lui, ma era troppo lontano. Non sapeva nemmeno se si stava davvero muovendo, quando lo vide perdere definitivamente l'equilibrio e cadere giù, nel vuoto.

- o -

Touma sapeva che stava cadendo. Sentiva l'aria gelida sulla faccia, e riconobbe per la prima volta in vita sua la sensazione angosciosa della vertigine. Cercò di richiamare l'armatura, o almeno la facoltà di volare che essa gli forniva. Per due volte riuscì a ricreare la sfera di energia attorno a sé, e per due volte la perse. Il suo corpo compì una strana traiettoria. Rallentò, come se rimbalzasse nel vuoto e poi ricominciò a correre verso il basso. Si fermò di nuovo per pochi istanti, per poi compiere gli ultimi cinque o sei metri in caduta libera.
Nell'esatto istante in cui toccò terra, il vento si fermò.
Seiji fu il primo a riaversi. Si guardò attorno e vide Shin e Shu che cercavano di rialzarsi. Vide Ryo aggrappato al parapetto, che cercava di guardare giù. E vide che Touma non c'era. Sentì una ondata di panico partirgli dalla nuca e scaricarsi giù per la schiena, e si gettò accanto a Ryo.
Per un istante non ebbe il coraggio di affacciarsi dal terrazzo, ma fu solo un istante.
Poi lo vide. Touma era immobile sull'asfalto del giardino, steso su un fianco. Accanto ad un ginocchio e sotto al viso si stavano lentamente allargando due chiazze rosso scuro.
Prima di rendersene conto, stavano tutti correndo giù per le scale, i passi sui gradini fatti quattro a quattro che facevano eco al rimbombo del sangue nelle orecchie.
Seiji sbucò per primo fuori dalla porta che dava sul retro, la luce obliqua di ottobre gli ferì gli occhi mentre cercava di capire dove andare.
“Fa che sia ancora vivo, ti prego. Fa che sia ancora vivo. Lascia che io possa curarlo ancora una volta...”



* Nell'OAV "Message", Touma e Shin sono scomparsi,e gli altri Samurai non sanno cosa fare e dove cercare. Shu non riesce ad accettare di aspettare senza risposte e senza agire, così decide di scoprire a modo proprio se dietro alle sparizioni ci sia il mondo degli spiriti e delle armature. Totalmente privo di protezione, non avendo più una armatura, si lascia cadere da un palazzo altissimo, per vedere se qualcosa o qualcuno interverrà per salvarlo. Quando la sua caduta viene fermata a meno di un metro da terra da una forza invisibile, ha la conferma ai propri sospetti.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: SoltantoUnaFenice