Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: ManuFury    02/07/2013    5 recensioni
Dal testo: "Un sorriso amaro sulla labbra bagnate e carnose di Axel. Umano. Una parola che gli risultava così estranea in quel momento, come un concetto che la sua fragile mente non era più in grado di afferrare."
E' la mia prima Fic sui Vampiri... siate clementi.
(Dodicesima Classificata al Contest "La malinconoia - Flash contest" indetto da Fanny_rimes)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTTE DI PIOGGIA E LACRIME

 
L’aria odorava di pioggia.
Luna e stelle erano nascoste dietro cappe dense di nubi ingravidate dall’umidità. Avvertì sulla pelle il cambiamento di temperatura, uno o due gradi al massimo; non doveva attendere molto.
Axel era seduto sul prato, avvolto dal buio più profondo che lo abbracciava come quella madre che lui non aveva mai avuto. Attendeva con ansia la pioggia. Voleva che quelle lacrime d’angelo lavassero la sua pelle sporca. Voleva che cancellassero i suoi tormenti e portassero lontano le sue paure. Desiderava sentirsi purificato…
Non attese ancora a lungo: una prima goccia cadde senza rumore sul suo vestito di pelle nera. Rimase lì ferma, brillante al buio come una lacrima scintillante, un piccolo diamante d’acqua.
Una seconda si aggiunse alla prima, posandosi leggera sul suo braccio. Poi una terza, sulla gamba. Dopo furono così tante da non poter essere più contate.
E Axel pianse in silenzio con il cielo, pianse lacrime amare per il tempo perduto che mai più sarebbe tornato. Pianse per quello che era e per ciò che stava diventando. La sua vera essenza, il suo vero io era lì… in attesa come fiera in agguato. La sua essenza attendeva in agguato, nascosta nell’oscurità della sua anima, immobile e in silenzio… attendeva il momento più propizio per saltargli addosso ed impossessarsi di lui.
È la tua natura. Non puoi farne a meno. Così gli diceva suo fratello. E il sangue che la pioggia lavava via dalle sue mani ne era la prova più evidente. Aveva superato il limite. E lo sapeva. Axel aveva alzato la testa verso quelle nubi lontane che riversavano sulla terra le loro lacrime. Il suo volto diafano era bello e fresco, senz’età, anche se in quel momento di sconforto era rigato di lacrime sia salate che dolci. Scivolavano pigre sulla sua pelle chiara ricordandogli che qualcosa di umano l’aveva ancora.
Dalla sua gola salì un urlo potentissimo che raggiunse il cielo. Un grido disperato che riecheggiò per diversi minuti nell’aria umida. Urlo terribile quello dello sventurato Axel, schiacciato dal peso delle sue colpe, dal suo passato… e ancora di più dal suo presente grigio e informe.
Il suo grido contro il cielo si spense lentamente, fino a ridursi ad un gorgoglio senza voce. Un rauco rantolo di disperazione. Si prese la testa tra le mani, sconvolto, svuotato… e pianse ancora con il cielo.
Aveva tentato di resistere in ogni modo… ma alla fine la sua vera essenza si era rivelata e il sangue aveva macchiato le sue mani. Proprio come aveva previsto mio fratello, pensò. Tutta la sua vita era già stata scritta, era stata incisa per lui ancora prima della sua nascita… e presto o tardi il suo Destino si sarebbe presentato davanti a lui per riscuotere ciò che gli spettava: la sua umanità.
Axel aveva cercato di rimandare quel giorno. Ci aveva provato con ogni mezzo, ma alla fine era inesorabilmente arrivato e lui ormai non poteva tirarsi indietro.
“Sei completamente fradicio. Da quanto tempo sei lì?” Quella voce gentile lo fece quasi trasalire, non l’aveva minimamente sentito arrivare. Era James, il suo compagno. Axel non rispose, si limitò a stringersi nei vestiti zuppi di pioggia e di lacrime. Non aveva alcuna voglia di parlare, la sua voce poteva tradire le emozioni che provava dentro. Non voleva mostrarsi debole di fronte al suo compagno.
Ma questi non si diede per vinto e si avvicinò al ragazzo seduto sul prato, ad ogni passo il terreno ingoiava i suoi stivali per rilasciarli qualche istante dopo. James raggiunse il giovane e posò la mano destra sulla sua spalla, mentre con la sinistra si destreggiava tentando di tenere la mantella con la quale si riparava dalla pioggia.
“Sai perché ho sempre amato la pioggia, Axa?”
Axel scosse la testa ed alzò le spalle, per liberarsi dalla mano del compagno. Detestava profondamente quel nomignolo che James gli aveva affibbiato.
“Quando piove – continuò James, ignorando il gesto di Axel, - ti puoi permettere di piangere a testa alta!”
“Cosa ti fa credere che io possa piangere?” Sibilò Axel.
“Ti conosco da tanti anni…”
Un sentimento represso che dormiva nel profondo della sua anima si risvegliò con fragore. Una belva uscì dalla sua gabbia di carne e ossa, graffiando e ruggendo si fece largo nel corpo del giovane fino ad uscire.
Era libera!
Axel scattò in piedi, grondante d’acqua, rivolgendosi al compagno, ruggì: “Tu non sai niente! Hai capito?! NIENTE! Sei solo un piccolo squallido umano che credi di poter cambiare un assassino nato! – Erano parole cariche di rabbia. Ma la bestia dentro di lui non era ancora sedata… lei voleva il sangue. Axel alzò lo sguardo per vedere negli occhi James. – Credi davvero che io abbiamo realmente bisogno di te? Potrei ucciderti in questo istante!” La bestia della rabbia ruggiva e graffiava. Quella bestia che era il suo vero io.
“Hai ragione! – La voce di James era calmissima e anche i suoi occhi lo erano. Pozzi neri di profondissima quiete. – Uccidi allora! Visto che desideri tanto essere un assassino, uccidimi!” Quelle parole erano aghi di ghiaccio che si piantavano nel corpo bollente della bestia, raffreddando la sua ira, ma senza ricacciarla del tutto indietro.
“Avanti, Assassino! Il mio collo ti attende!” Lo incitò ancora il compagno scoprendosi il collo abbronzato.
La bestia ruggì con rinnovata forza, nella sua prigione di carne e ossa aveva sognato da molto tempo quel collo e ciò che scorreva in esso. La sua sete di sangue si fece più intensa riuscendo a spezzare le catene cui era stata legata. Il corpo di Axel fu alla sua mercé ed eseguì i suoi comandi. Scattò in avanti veloce e letale come il più temibile dei predatori, atterrando James. Gli fu sopra mentre sulla pelle diafana del ragazzo comparivano strani tribali vermigli e i canini si facevano più affilati che mai.
Furono i pozzi neri degli occhi di James a fermarlo, a ricordargli che lui non era così. Gli occhi del compagno erano fermi ed incredibilmente calmi, enormi scudi di pece in grado di nascondere ogni emozione, compreso il terrore per quella morte che poteva giungere da un istante all’altro. Axel si sentì mancare le forza… la bestia dentro di lui perse energia, ferita da quegli occhi profondissimi, respinta da quegli scudi neri.
L’uomo che era in lui riprese il controllo e con un colpo secco rinchiuse la belva della rabbia nella gabbia cui era sfuggita. Come aveva fatto con il sangue… la pioggia lavò via anche i tribali che si erano disegnati sulla pelle del giovane.
Axel si rialzò piano, tenendo gli occhi bassi dalla vergogna per quello che era appena accaduto. Perdeva in controllo sempre più spesso… e la cosa iniziava a preoccuparlo. Non era da lui… non era da lui.
James, al contrario, rimase steso nel fango a fissare il cielo e le sue lacrime. Non disse una sola parola, si limitò a stare steso al suolo con la pioggia che scorreva sul suo corpo come un morto in attesa della sepoltura.
“Si sta facendo sempre più forte.” Commentò dopo qualche attimo.
L’altro ragazzo annuì e ringraziò di non avere più le mani macchiate di sangue. Si strinse appena nelle spalle magre con un sospiro rassegnato. Questo sei veramente tu. Questo avrebbe detto suo fratello con un sorriso di superiorità per quei suoi patetici tentativi di restare umano.
Un sorriso amaro sulle labbra bagnate e carnose di Axel. Umano. Una parola che gli risultava così estranea in quel momento, come un concetto che la sua fragile mente non era più in grado di afferrare. Un qualcosa che aveva dato per scontato da sempre, ma come la vita gli aveva insegnato: ti accorgi che qualcosa è importante solo quando l’hai perso.
La pioggia continuava a cadere dal cielo, delicata e fredda a bagnare ancora di più il corpo magro del giovane sventurato, che aveva ricevuto un dono terribile che non voleva. Lui non era come suo fratello.
Sì, invece. Sentiva la voce di suo fratello Alex parlare direttamente dentro la sua testa, le sue parole erano così vive. Tu sei come me, Axel… e sai perché? Gli facevano male quelle gelide parole.
Tremò impercettibilmente e fu allora che avvertì una presenza al suo fianco, calda e avvolgente. Era James, si era rialzato e si era seduto al suo fianco, stringendolo nel più dolce dei suoi abbracci.
“Tranquillo, Axa. – Sussurrò al suo orecchio, facendosi così ancora più vicino, abbastanza da aizzare di nuovo la belva dentro di lui. – Ce la faremo. Insieme.” Aggiunse quell’insieme dopo una lunghissima pausa.
Axel si strinse a lui, chiudendo appena gli occhi, con un sospiro a fior di labbra. Quelle labbra lisce e carnose che, adesso, sfioravano l’orecchio dell’umano. Le sue braccia andarono a cingere le spalle di James, a tenerselo vicino, a non volerlo perdere mai e poi mai.
Tu sei come me, Axel… e sai perché? Sentì di nuovo la voce di suo fratello, di nuovo in testa, anche più forte di prima.
Gli occhi del giovane si strinsero di più, tanto forte da fargli sfuggire nuove lacrime, come se cercasse, con quel gesto, di tappare la bocca a quella voce. Quasi artigliò le spalle larghe del compagno, facendolo aderire ancora di più al suo corpo nel momento in cui abbassò leggermente il viso, le labbra sfiorarono il collo abbronzato.
Tu sei come me, Axel… e sai perché? Ripeté per la terza volta, con voce più forte e sicura. Perché io sono una parte di te. Affermò con cattiveria mentre le labbra di Axel affondavano in quel collo che aveva desiderato da tanto, mentre altre lacrime di dolore lasciavano i suoi occhi ancora serrati, per evitare lo strazio di vedere quelli di James suo compagno e amante spegnersi lentamente, trasformandosi nei freddi e vitrei occhi di una bambola.
E intanto il cielo piangeva con lui…
 

***

HOLA! ^_^

 
E dopo i Licantropi sbarco anche nella sezione dei Vampiri con questa orrenda bellezza.
Non è niente di che, me ne rendo assolutamente conto, però il personaggio di Axel mi ha ispirato e non poco… e forse, potrebbe nascerne una serie… si vedrà in base a quante recensioni riceverò!
Visto che sono nuova, mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate voi veterani e veterane del Fandom, ma siete clementi, per cortesia! ^^’’
Ok… ho detto tutto…
Ah no, di nuovo mi dimentico due cose essenziali:
 
1) Questa storia partecipa alla Challenge “La Sfida dei Duecento Prompt” indetta da msp17, con il Prompt 58) Lacrima.
2) Inoltre… la storia partecipa al “Survival Contest” indetto da fa92, ed è stata scritta basandomi sul contenuto del Pacchetto Cremisi.
 



Ottenendo il seguente punteggio...

Stile: 5/5 

Struttura del racconto 2/5 
Ortografia e Sintassi: 10/10 
Lessico: 9/10 
Attinenza al tema: 13/15 
originalità: 10/10 
Introspezione: 9/10 
Caratterizzazione Personaggio: 14/15 
Titolo: 2/2 
Gradimento: 4/5 
Uso del pacchetto: 9/10 
Tot 87/97 

ManuFury in realtà il tuo lavoro non ci è dispiaciuto per nulla. La fine lascia spiazzati e forse è questo che stona ma il lavoro è originale. Stile e grammatica sono perfetti mentre la struttura del racconto la troviamo confusionaria con una fine scritta perché andava fatto. Sarebbe bello vedere la storia trasformata in long. 

 
Adesso ho sul serio finito, ci vediamo presto bella gente! ;)
ByeBye

 

ManuFury! ^_^

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: ManuFury