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Autore: pirateforhire    02/07/2013    1 recensioni
Courfeyrac viene gravemente ferito e si rivolge ad Enjolras, portatore di validi principi ed idee, per qualche chiarimento.
Enjolras viene illuminato da Courfeyrac, in cambio.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Enjolras, Marius Pontmercy
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il link per l'originale di questa bellissima ff lo trovate nel primo capitolo!
Lasciate qualche recensione, se volete :3

Buona lettura. :3


3.

Poco dopo che Enjolras se ne fu andato Joly tornò dalla propria lezione con una torta comprata alla trattoria poche strade più in là e Musichetta la posò sul tavolo, posizionando poi due sedie per mangiare nelle vicinanze del letto. Joly non permise a Courfeyrac di toccare la torta anche se lui stesso non era così stupido da pensare che un convalescente potesse riprendersi completamente senza mangiare cibi caldi.

«La febbre tornerà e allora dove sarai?» Domandò Joly con aria concentrata, misurando la dose di laudano da somministrare a al ragazzo.

«Sempre nel tuo letto.» rispose Courfeyrac con un tono che fece ridere Musichetta; la ragazza chiese poi se non si fosse sbagliata nel vedere Courfeyrac ed Enjolras dormire insieme, poco prima.

«Sono un paziente terribile.» Ammise il giovane, buttando giù la dose di laudano e guardando la torta posata sul tavolo con desiderio, «L’unico modo in cui Enjolras poteva costringermi a riposare era bloccarmi fisicamente.»

Joly offrì una pera a Courfeyrac, «Suppongo che potesse essere l’unico in grado di riuscire in tale impresa. Ti azzuffi con Bahorel troppo spesso per arrenderti facilmente senza riaprirti le ferite.»

«Io non mi azzuffo, io affermo la mia autorità.» replicò Courfeyrac.

«Ed ecco perché, infatti,» arrivò la voce di Bossuet dal corridoio, «finisci sempre con il venire sbattuto contro il muro mentre Bahorel ti scompiglia i capelli.»

«Bossuet!» gridò Joly, saltando su dalla sedia. Bossuet sembrava esausto, ma comunque privo di ferite, era in piedi nel corridoio con la giacca logora e il cappello consumato. Joly si buttò tra le sue braccia.

Musichetta fu egualmente contenta di vederlo anche se si riservò dal dimostrarlo. Bossuet riuscì a farsi strada verso la camera, anche con Joly aggrappato a lui e Musichetta che tentava di baciargli le guance.

«Hai preso il mio ritorno da una possibile morte con molta calma.» la rimproverò lui.

«Ah, ti dimentichi che io leggo i tarocchi.» sorrise Musichetta, «Le carte di solito dicono il vero e mi hanno detto che, con un po’ di fortuna, saresti stato lontano da una morte imminente.»

«Superstizioni, forse,» disse Joly baciando Musichetta, «Ma non sono mai stato più contento di essermi sbagliato.»

«Oh, la frase che tutte le donne vorrebbero sentir dire dal proprio amante.»

«Ammetterò un milione di volte che avevo sbagliato e tu avevi ragione.» disse Joly gioiosamente, guadagnandosi una risata da Bossuet e un altro bacio da Musichetta.

«Confido che tu sia riuscito a scappare indenne.» ghignò Courfeyrac.

«Tu, ahimè, mi hai privato del mio compagno dalle quattro ali per un po’» disse Bossuet, lanciando un sorriso affettuoso verso Joly, «Ma Bahorel è comunque un temibile avversario, ci sono stati minuti poco piacevoli in cui abbiamo creduto che saremmo stati portati alla stazione di polizia, ma la figlia dell’ostessa ha gridato in maniera talmente agghiacciante e realistica, insinuando che ci fossero dei ladri di sotto, che ci hanno lasciato perdere, che sia benedetta quella ragazza.
Sembra un miracolo che io sia tornato incolume mentre tu, quello che sembrava il più fortunato di tutti, sei stato bloccato da una guardia. Non sei proprio riuscito a tirartene fuori, eh?»

«C’ho provato, disperatamente.» replicò Courfeyrac. «Ho persino costretto Jehan ad interpretare la mia amante, ad un certo punto.»

Bossuet rise prendendo un pezzo di torta dal piatto di Joly. «Povero Jehan! Sono andato a trovarlo prima di venire qui, era così preoccupato per te! Ha detto che ti hanno sparato.»

«Nella coscia.» precisò Courfeyrac cupamente. «Ho tre cicatrici, tre!! Per non parlare di quella tortura che mi hanno inflitto, le sanguisughe. Da ora in poi, qualsiasi amante avrò, sempre che possa averne ancora una, mi troverà deforme.»

«Penso che saranno distratte dalla vista di altro.» disse Musichetta sorridendogli debolmente.

«Musichetta, mia cara,» replicò Joly mentre Bossuet gli stringeva la vita con un braccio, «Sono troppo felice ora per essere geloso.»

«Come puoi essere così scortese?» chiese Musichetta, imbronciata.

Joly scivolò dalla presa di Bossuet per stringere Musichetta. «Meglio?»

«Suppongo di –ehy, che stai facendo?»

Bossuet prendeva, infatti, anche la torta lasciata a metà da Musichetta. «Sopravvivo grazie agli avanzi.»

«Che stupido! Joly ha portato a casa un’intera torta, prendi un piatto dalla cucina, te ne meriti un pezzo intero.»

«Che anima generosa!»

«Potreste condividerla anche con me?» chiese Courfeyrac, con aria tragica.

Joly scosse la testa. «Non lasciare che ti convinca. Cibo freddo e secco, così la febbre non tornerà.»

«Niente torta?» domandò il ragazzo.

«No.»

«Sei un tiranno.»

«Diventerà dottore.» disse Musichetta, piuttosto orgogliosa, mettendo una mano attorno alla vita di Joly. «Devi tenere di conto la sua formazione, e nel peggiore dei casi diventerà un despota.»

Courfeyrac mangiò obbedientemente la pera e il pane che gli erano stati concessi ma si rifiutò di abbandonare la discussione. Doveva provare la tirannia di Joly mettendo in risalto la sua scolarizzazione.

«Sei andato in collegio, vero?»

«Non per molto, » disse Joly, che aveva cambiato posizione, ora Musichetta gli era seduta in braccio. Lui e Bossuet avevano abbandonato ogni tentativo di sembrare civilizzati, come ogni studente universitario che si rispetti, nemmeno loro avevano voglia di lavare i piatti ed ora mangiavano la torta senza nemmeno un piatto. «Non riesco a sopportare quando gli altri si lamentano del proprio padre, io con il mio vado splendidamente d’accordo. Si è preso cura della maggior parte della mia educazione e mi ha mandato in collegio con la promessa di tornare a prendermi ogni fine settimana e l’ha sempre mantenuta. Mia madre è sempre stata chiara su quel punto, ero nato prematuramente e cagionevole di salute quindi non era probabile che vivessi oltre il mio quinto compleanno ma ero comunque abbastanza grande da venir rovinato dalle idee di mio padre, che secondo lei erano strane, oppure se fossi stato fortunato, avrei avuto anche più anni da vivere e due, ero l’esperimento di mio padre nell’allevamento dei figli, dopo sei precedenti rifiuti lei non poteva più esimersi dal fargli sperimentare su un figlio la sua buona coscienza.»

«Non è molto lusinghiero per le facoltà paterne di tuo padre.» disse Bossuet

«Ed è ancora meno lusinghiera per tua madre» aggiunse Courfeyrac.

«Pensavo che Combeferre avesse dichiarato proibite le offese alle madri.» disse Bossuet, «dopo che tu avevi preso la frase ‘Mi scoperò tua madre’ un po’ troppo seriamente e Bahorel non ti ha rotto una bottiglia di Bordeaux sulla testa.»

«Be’, tecnicamente Combeferre lo ha detto perché Enjolras continua a chiamare ‘madre’ la repubblica.» lo ignorò Courfeyrac, «E la, anche se metaforica, seduzione della Repubblica da parte di uno di noi lo confonderebbe. Parlando di Enjolras, stavo parlando con lui ieri sera e volevo solo essere sicuro di una cosa: tutti voi siete passati attraverso la fase del bacio tra ragazzi, vero?»

«Aspettate, cosa?» disse Musichetta, che stava giochicchiando con i capelli di Joly e non aveva seguito la conversazione.

«Baciare ragazzi. Non c’erano fanciulle al collegio, quindi dovevi fare come potevi.»

«Naturalmente.» disse Bossuet, «Uno deve sapersi arrangiare, sono comunque sorpreso del fatto che tu abbia parlato con Enjolras di questo, dovevi avere la febbre piuttosto alta! Lui sembra essere uscito dalla testa della Repubblica stessa.»

«No, ha passato momenti terribili in collegio, a quanto sembra. Al collegio che frequentavo io ci sarebbero state risse solo per condividere il calamaio con un ragazzo come lui!»

«Non era lo stesso alla sua scuola?» Chiese Musichetta.

«Non esattamente. Enjolras tendeva a iniziare risse con chiunque realizzasse che era bello. Cioè, è facile scambiare un compagno per una ragazza alle volte, se non lo guardi bene e non lo conosci abbastanza da riconoscerlo non appena lo vedi.» Courfeyrac alzò le spalle.

Joly trasalì. «Povero Enjolras.»

«Sono più dispiaciuto per chiunque abbia provato a toccarlo.» disse Bossuet, «L’uomo ferisce profondamente anche con uno sguardo.»

«Davvero?» domandò Musichetta, «Sembrava tanto affascinante ieri, che coccolava Courfeyrac. Vedo legioni di scolari innamorarsi per la prima volta, di quell’amore che legò Davide a Jonathan, la più pura manifestazione di una profonda amicizia tra due uomini…»

«La ‘sodomia da collegio’,» disse Joly, disapprovando vagamente, «non è quel paradiso erotico che stai dipingendo, Musichetta. Uno dei miei amici più stretti, a scuola, veniva sottoposto a cose terribili se non faceva come i ragazzi più grandi volevano. Non era sempre manifestazione di amicizia. Può essere anche terribile.»

«Hai mai baciato un ragazzo?» chiese Musichetta, azzerando la parte più profonda della riflessione di Joly.

«Non ho potuto evitarlo.» disse facendole una smorfia, «Ed ero un dodicenne innocente che non sapeva come confortare un amico o come esprimere affetto, che altro dovevo fare? Era perfettamente innocente. Una volta ho detto a mio padre che ero diventato talmente amico di un certo Jules che c’eravamo baciati sulle labbra e ha quasi sputato il suo brandy.»

Musichetta fissava Joly, «Davvero?»

«Era perfettamente innoc-»

Non riuscì a finire, Musichetta aveva improvvisamente deciso che doveva baciarlo. Courfeyrac, da vero uomo maturo, fece un fischio.

Joly si esibì in un gesto della mano davvero poco carino dato che Musichetta lo stava ancora trattenendo dal parlare ma si fermò quel tanto che bastava per fare l’occhiolino a Courfeyrac.

«Be’, se tutto era così innocente,» disse Musichetta, «penso che sarebbe un’espressione d’affetto perfettamente normale se ora tu baciassi Bossuet, vero Jolllly?»

«Eh?» Joly sembrava vagamente stordito e Courfeyrac non gliene faceva certo una colpa. «Probabilmente al collegio. Ora ho altri modi per esprimere affetto.»

«Lo baceresti se questo potesse esprimere il tuo affetto per me?» chiese Musichetta dolcemente, intrecciando le proprie braccia attorno al collo di Joly.

Bossuet e Courfeyrac iniziarono a ridere, o meglio, Courfeyrac rideva mentre Bossuet aveva cominciato a giochicchiare con la sua torta.

«Non penso di stare seguendo il tuo ragionamento.» disse Joly, «E poi c’è Courfeyrac nella stanza.»

«Puoi baciare anche lui, credo nell’amore libero.» disse Musichetta, per niente turbata.

«Siete, senza ombra di dubbio, l’amante più originale che ho mai avuto il piacere di incontrare.» disse Courfeyrac, «Potrei non lasciare più questo letto.»

Bossuet colse la nota di paura nelle parole di Courfeyrac. «Io…ah.»

«Be’, riutilizziamo le sanguisughe, se può aiutare.» disse Joly, con una finta allegria nella voce. «Alla fin fine la febbre è passata, ma può sempre ritornare. Se ti riposi ritroverai certamente le forze.»

Courfeyrac non ne era molto sicuro. «Ho riposato tutta la mattina, non mi serve riposare ancora.»

«Si, ti serve.» obiettò Joly.

«No, non serve!» disse Courfeyrac, dimostrando le sue grandi abilità nel dibattito.

«C’è qualcuno alla porta.» intervenne Musichetta, alzandosi dalle gambe di Joly. «Vado a vedere chi è, non ti arrendere Joly, sei tu che hai ragione. Ah, salve…»

«Perdonatemi, mademoiselle.» disse qualcuno rigidamente. «Sto cercando Courfeyrac.»

«Marius Pontmercy!» gridò Courfeyrac, girando il collo per vedere la porta d’ingresso. «Come diavolo mi hai trovato? Sei più che benvenuto!»

Marius oltrepassò Musichetta, il cappello consumato in testa e una baguette tra le braccia. «Ciao Courfeyrac, non sei venuto e quindi ho pensato di andare al tuo appartamento.»

«Dove non ero.»

«Esatto.» Marius si dondolava da un piede all’altro, era terribilmente dolce alle volte, ma anche dannatamente inconsapevole di esserlo. Musichetta gli sorrideva divertita.

Courfeyrac lo interruppe. «Come hai saputo che ero qui?»

«Non lo sapevo.»

Ma che conversazione illuminante. Courfeyrac tagliò Marius fuori dalla lista dei potenziali ‘Amici Romantici’. Se Courfeyrac avesse esalato gli ultimi respiri tra le braccia di Marius il ragazzo sarebbe stato certamente a guardare le nuvole, confrontandole tra di loro, senza prestare attenzione alle ultime parole di Courfeyrac.

«Ho pensato che Lesgle potesse sapere dove eri.» aggiunse Marius quando diventò terribilmente evidente che doveva dire qualche altra cosa per mandare avanti la conversazione.

«Infatti lo so.» disse Bossuet indicando Courfeyrac, «Eccolo lì. Come stai, Pontmercy?»

«Bene, grazie, e te?» replicò Marius.

«Meglio di Courfeyrac,» rispose Bossuet. «Di solito evita di farsi male e…Joly, devi proprio tirare fuori le sanguisughe?!»

«Non capisco perché tutti siate tanto schizzinosi!» disse Joly, cercando di aprire il barattolo. «Sono creature utilissime. Salve Marius, che piacere vederti. C’è un po’ di torta, se la vuoi.»

Marius indicò la propria baguette. «No, grazie.»

Courfeyrac guardò la torta. «Sei sicuro Marius? Be’, potresti portarla qui, nel caso-»

«Nel caso tu ne riesca a rubarne un pezzetto mentre Marius non guarda.» lo interruppe Joly, con uno sguardo di disapprovazione. «Siediti e togli le coperte, ti metto addosso queste sanguisughe.»

«Sei molto gentile.» disse Courfeyrac, seguendo le istruzioni di Joly. «Mi domando perché tu non sia così premuroso con Bossuet che sicuramente ha subito percosse peggiori delle mie-»

«A chi è stato sparato nella coscia?» domandò Bossuet.

Courfeyrac non seppe come rispondere e si rassegnò a trasalire mente Joly applicava le orrende bestie sulla sua gamba. Bossuet, per fare ammenda, si offrì di andare a prendere a Courfeyrac qualche camicia pulita che gli stesse ma il ragazzo si rifiutò di togliere la casacca di Enjolras.

«E’ calda.» obbiettò Courfeyrac.

«Ovviamente, dato che ci hai dormito dentro.» disse Bossuet, «Penso che se ne sia andato con la tua, stamattina. Strano, sembrava piuttosto a suo agio.»

«Tutti quanti voi state semplicemente cercando di tenermi confinato a letto.» si lamentò Courfeyrac, resistendo ai tentativi di Joly di portargli via la casacca. «E’ come se non mi potessi alzare autonomamente – tutte le volte che muovo la gamba spero che tu ti dimentichi, in qualche modo, quando mi hai dato la mia dose di laudano, Joly, e che me ne dia un’altra.»

«Penso di potertene dartene un'altra.» disse Joly, leggermente dubitante. «Se però inizi a vedere le imponenti e grandiose cupole di Xanadu…»

Courfeyrac, gemendo per il dolore del dover muovere la sua gamba per sedersi ed esausto a causa del sangue perso, disse, «Sarai la prima persona che avviserò se dovessi venire cacciato dai Malesi.»

«Stavo parlando di Coleridge non di De Quincey.» obiettò Joly

«Oh, so che lui se n’è andato lontano.» intervenne Bossuet, «Stai volontariamente ignorando la particella?»

«Meglio un De Quincey che un De Courfeyrac.» replicò, «Marius, ho paura che ti stiamo spaventando con questi riferimenti repubblicani.»

«N-no.» balbettò Marius, continuando a dondolare da un piede all’altro.

«Bossuet, ti potrei essere eternamente debitore se mi portassi della biancheria pulita» disse Courfeyrac prendendo dalle mani di Joly un bicchiere che conteneva un accurato dosaggio di laudano. «Marius, siediti al posto di Bossuet e dimmi, come sta andando la tua ultima traduzione?»

«Bene.» disse Marius, sedendosi dove gli era stato indicato.

Che conversazione affascinante. Joly si stava mordendo le labbra per non ridere. Courfeyrac gli lanciò uno sguardo d’intesa.

«Dammi la casacca e promettimi di dormire un po’, dopodiché lascerò te e Marius in pace.» disse lo studente in medicina.

«Si da’ il caso che mi piaccia questa casacca.» disse Courfeyrac cominciando a sentire (finalmente) gli effetti del laudano. «E’ calda, posso avvolgermela intorno piuttosto facilmente e mi ricorda di Enjolras, che, ad ogni modo, è riuscito a rassicurarmi molto meglio di te, Jolllly.»

Joly scosse la testa. «Non avevo idea che tu fossi così sensibile agli oppiacei. Be’, suppongo che non ci sia modo di discutere, promettimi solo di dormire.»

«No.»

Joly si strofinò il naso, come faceva solitamente quando pensava. «Sei un paziente assolutamente intrattabile, avrei dovuto aspettarmelo. Significa che darò ad Enjolras le istruzioni che ti riguardano.»

Se ne andò dopo quell’ultimo avvertimento, dato che Musichetta lo aveva reclamato portando le proprie braccia attorno al suo collo, baciandolo e spingendolo nella stanza accanto per fare qualcosa che probabilmente era più interessante della conversazione con Marius, dato che il ragazzo non aveva alcuna voglia di parlare.
Marius era imbarazzatissimo per qualche ragione sconosciuta, fino a che Courfeyrac non menzionò che, nonostante le apparenze, Joly e Musichetta si stavano prendendo cura di lui splendidamente.
Marius arrossì enormemente al nome di Musichetta.

«Eh?» disse Courfeyrac.

«So che mi vesto poveramente,» iniziò Marius, «ma vivo in maniera onesta e non ho mai chiesto niente a nessuno. Solo una volta ho chiesto soldi a te, una volta sola. Non sono indebitato con nessuno, vivo liberamente e preferisco la mia libertà a dei bei vestiti.»

«Ci deve essere proprio una scelta tra le due cose?» chiese Courfeyrac, in tono lamentoso. «Io…oh. Pensi che Musichetta stesse ridendo per quello, quando sei entrato?»

Marius strinse le labbra e abbassò lo sguardo verso la propria baguette.

«Musichetta rideva perché sei un bel ragazzo.» disse Courfeyrac, con aria di rimprovero, «Non perché sei vestito male. Bossuet si veste molto peggio di te e Musichetta è sempre contenta di vederlo. Marius, davvero, dovresti iniziare a pensare che vale la pena di darti un’occhiata invece di scappare via dalle donne che ti guardano da sotto le loro lunghe ciglia - »

«Bossuet ha detto che sei stato ferito.» lo interruppe Marius, leggermente imbarazzato.

«Ho delle cicatrici.» rispose Courfeyrac tragicamente.

«Era di questo che parlavate quando sono entrato?» chiese Marius.

«No, parlavamo del collegio, o meglio della sodomia da collegio.» disse Courfeyrac.

«Come prego?» domandò il ragazzo, irrigidendosi.

«Non te ne andrai prima di aver fatto almeno una conversazione imbarazzante con me.» rispose Courfeyrac, «Sono sorpreso che tu non ti sia ancora abituato.»

Marius arrossì.

«Sei passato dalla fase in cui si baciano i ragazzi?» chiese Courfeyrac, iniziando a sentirsi disorientato.

«Certo che no!»

«Non sei andato in collegio?» domandò l’altro.

«No, avevo dei tutori. Vivevo con mio nonno e mia zia.»

«Ah,» disse Courfeyrac, «Penso che abbia senso…» Nonostante iniziasse a sentire, addirittura, di perdere il controllo del proprio corpo a causa del laudano, riuscì a trattenersi dal dire «Penso che mio padre avesse ragione, serve attraversare quella fase, altrimenti finisci adulto, ancora vergine e con il terrore delle donne.»

Marius era già sospettoso e guardò Courfeyrac attentamente. «Cosa ha senso?»

Courfeyrac provò a sembrare innocente. «Niente, ti va di giocare a carte? Il laudano sta facendo effetto e penso di non poter fare molto altro.»

Marius, sollevato dalla fine della conversazione, acconsentì e passarono almeno mezz’ora a giocare a vingt-et-un****. Bossuet tornò poco dopo, con un po’ di biancheria per Courfeyrac e un Grantaire quasi sobrio. Marius, molto educatamente, lasciò Courfeyrac alle loro cure, poiché Bossuet e Grantaire avevano pensato che sarebbe stata una magnifica idea portare Marius in un bordello e al ragazzo era quasi venuto un attacco di panico al pensiero.

«Ti ho portato questa.» mormorò Grantaire, una volta che Bossuet si fu assicurato che Joly fosse altrimenti occupato. Grantaire si fece avanti e tirò fuori da sotto la giacca una crêpe, ricoperta da zucchero e burro.

Courfeyrac avrebbe potuto baciarlo.

«Sapevo che questi dottori ti avrebbero proibito di mangiare questo genere di cose.» disse Grantaire, guardando Courfeyrac divorare la crêpe con soddisfazione. Grantaire era capace di essere molto dolce, quando si ricordava di poterlo essere. Non credeva in nulla, non aveva principi, ma si affezionava alle persone. «Povero Courfeyrac, Bossuet mi ha detto che Joly ha pure osato mangiare della torta davanti a te.»

«E’ stato orribile.» disse Courfeyrac, mangiando la crêpe. «Ti sono debitore, Grantaire. Dovrei dichiararti amore eterno, è deliziosa.»

«E probabilmente ti farà tornare la febbre.» disse Bossuet, chiudendo la porta e prendendo il posto lasciato vuoto da Marius.

«Ne sarà valsa la pena.» replicò Courfeyrac.

«Pur di assaggiare l’ambrosia si rischia anche l’ira degli dei.» disse Grantaire, sedendosi sul bordo del letto. «Basta che tu non sacrifichi a loro tuo figlio in cambio della loro ospitalità. Potresti aprire il vaso di Pandora.»

«Aprirei il vaso di Pandora solo avendo un figlio.» disse Courfeyrac, leccando via lo zucchero dalle proprie dita. «Non posso immaginare cosa direbbe mio padre. In effetti non riesco nemmeno ad immaginare cosa direbbe mio padre di questo. Dovrò dirgli che qualcuno mi ha sparato in un duello.»

«Almeno avrai una buona scusa per saltare gli esami.» disse Bossuet. «Sono sicuro che troveremo una spiegazione per questo disastro. S’interessa di politica?»

«Se ne interessa molto.» disse Courfeyrac accigliato. «Ha regalato una bottiglia di champagne ai servitori in occasione dell’incoronazione di Carlo X.»

«Potremmo dire che sei stato sorpreso mentre tentavi di sedurre una marchesa.» suggerì Grantaire. «Non ho letto “Le relazioni pericolose” fino a che non ho iniziato ad annoiarmi in collegio, ma sono sicuro che potremmo rubare qualche idea da quel libro, come Prometeo rubò il fuoco agli Dei.»

«La prosa di Laclos è meglio della mia?» chiese Courfeyrac tristemente. «Be’, potrebbe sempre essere utile…Hai detto che hai frequentato il collegio, Grantaire?»

«Certo che si.»

«Quindi sei passato dalla fase in cui si baciano i ragazzi, giusto?»

«Vero, quando il fatto che Zeus indugiava nelle passioni umane.»

«Grazie per la metafora, Grantaire. Cioè, tutti ci siamo passati ad eccezione di Marius e Enjolras, i quali sono completamente sconcertati dal fatto che esista una creatura chiamata ‘donna’.»

Bossuet rise. «Hai più laudano che sangue in corpo ma ancora cerchi di capire Enjolras?»

«Mi da fastidio non capirlo.» disse Courfeyrac. «Non lo capisci nemmeno tu, Bossuet, abbiamo avuto abbastanza conversazioni riguardanti il nostro capo per farmi giungere a questa conclusione.»

«Cos’ha a che fare Enjolras con questo?» chiese Grantaire, facendosi attento improvvisamente.

«Prendeva a pugni chiunque tentasse di baciarlo, a scuola.» disse Courfeyrac. «Dato che divenne improvvisamente attraente all’età di quattordici anni grazie a quella che potremmo definire ‘la dieta di Robespierre’, questo accadeva spesso. Non capisco perché gli desse fastidio. Enjolras comunica con i gesti esattamente come me, nonostante non lo dimostri spesso. Penso che capisca che un bacio è una cosa bella.»

Bossuet si appoggiò allo schienale della sedia. «Chissà, Enjolras non mi hai mai dato l’idea di una persona che mette impegno per costruire una relazione a meno che l’altra persona interessata non abbia le sue stesse idee e le sostenga. Rimango comunque perplesso. Magari ha sofferto per questo e ora ricambia l’affetto con la violenza?»

«Come l’hai scoperto?» chiese Grantaire, avvicinandosi un poco.

«Quando stavo delirando, la scorsa notte, ho costretto Enjolras a parlare con me.» disse Courfeyrac. «Non penso che capirà mai come conversare normalmente, ma è riuscito a parlarmi un po’ del collegio. L’ho costretto a fare qualcosa che odia eppure è rimasto tutta la notte con me, lo ammiro molto.»

«E’ questo Enjolras.» intervenne Bossuet. «Pensi che sia una statua di marmo e poi se ne esce con cose del genere. Mi chiedo chi non vorrà essere a suo fianco sulla barricata, quando tutto avrà inizio.»

«Sei stato con Enjolras tutta la notte?» domandò Grantaire, fissando Courfeyrac.

«Non c’è bisogno di essere invidiosi.» replicò Courfeyrac. «Ho passato la maggior parte della notte soffrendo e delirando. Penso di avergli anche chiesto l’assoluzione, ad un certo punto.»

«E lui la persona a cui chiederla.» disse Grantaire, amaramente. «Il nostro casto devoto solo alla libertà, il nostro sacerdote della Rivoluzione. Se solo avesse elargito la sua assoluzione così generosamente!»

Courfeyrac sentì che Grantaire li stava portando in una conversazione molto più profonda di quella che avrebbe voluto intrattenere e gettò un’occhiata a Bossuet.

«Devi chiederla nel modo giusto.» disse Courfeyrac, iniziando a sentirsi poco a suo agio. In generale, a Courfeyrac tutti stavano simpatici e Grantaire non faceva eccezione. Fino a che non iniziava a parlare di Enjolras tutto andava bene, ma una volta che iniziava…

Bossuet cercò di cambiare argomento. «Una persona comunicativa, Enjolras…Le azioni dicono più delle parole. Parlando di parole, hai sentito dell’ultimo progetto di Combeferre? Sta tentando di tradurre ‘Amleto’ all’impronta.»

«Oh si!» disse Courfeyrac. «Me l’ha detto qualche giorno fa. Mi chiedo dove trovi tempo per avere colloqui a proposito della fisica con Sadi Carnot, le lezioni, le letture extra e il tirocinio al Necker - »

Non funzionò.

«E suppongo che l’atto di chiederla fosse già abbastanza per te.» continuò Grantaire, in un tono che Courfeyrac conosceva ed odiava: “Enjolras mi odia, la mia vita non ha senso, voglio da bere, mai innamorarsi di uno studente anche se non dirò niente di esplicito a riguardo, vi farò semplicemente riferimento attraverso l’uso di metafore classiche che nessuno potrà capire.” Courfeyrac di solito metteva fine a quel genere di conversazione portando Grantaire ad un ballo e lasciandolo scorrazzare dietro ad ogni sottana che lo aggradava. Ma, visto che Courfeyrac era costretto a letto, i suoi soliti metodi non avrebbero funzionato e dubitava che Musichetta si sarebbe offerta come distrazione. Non c’era competizione tra Grantaire e Joly e se Musichetta era solo tentata di lasciare Joly per Courfeyrac, non c’era chance che avrebbe lasciato Joly per Grantaire.

Grantaire si gettò a capofitto in quel nuovo umore quindi Bossuet iniziò a fissare il soffitto mentre Courfeyrac descriveva, nuovamente, la novella gotica lasciata a metà. Stava giusto raccontando la parte in cui l’eroe sconfigge l’antagonista quando si fermò per guardare Grantaire.

«Grantaire, caro amico.» disse Courfeyrac, pazientemente, mentre annotava il punteggio Grantaire contro Logica, 0 a 456. «L’ho detto prima e lo ripeterò ancora…Non condividi gli ideali di Enjolras, quindi non ti senti vicino a lui. Cioè, solo poche persone possono, non tutti riescono a sopravvivere sulla “montagna” e ancora meno riescono ad arrivare alla cima dove c’è Enjolras. Diavolo, è stato uno dei miei primi amici quando sono arrivato a Parigi e ancora non riesco a capire come funzioni. Ma comunque, dovresti provare - »

«Quindi dovrei provare a portarlo al mio livello?» chiese Grantaire.

«Penso che Enjolras non te lo permetterebbe.» replicò Bossuet.

«No, io lo rispetto di più poiché mi disprezza, sai?»

Courfeyrac e Bossuet si scambiarono uno sguardo preoccupato. «Grantaire, vecchio amico, sei sobrio?» domandò Courfeyrac.

«Certo.» rispose Grantaire passandosi una mano tra i capelli già spettinati. «Questo è solo metà del problema, non è vero?»

«No, il problema è…Mi stai ascoltando?»

Grantaire chiaramente non lo stava facendo, stava cercando la propria fiaschetta dentro le tasche della giacca.

Courfeyrac si arrese al fatto che non avrebbero intrattenuto alcuna conversazione minimamente razionale se essa avesse continuato a ruotare attorno ad Enjolras. I tre condivisero la fiaschetta (che conteneva del vino di Bordeaux.) lavorando alla lettera per il padre di Courfeyrac fino a che Feuilly non li interruppe. Bossuet andò ad inviare la lettera e Grantaire cedette il posto di sentilla/intrattenitore a Feuilly che si chiese molto spesso a cosa diavolo Courfeyrac stesse pensando, o se stesse pensando.

«Le rivoluzioni sono pericolose, si.» disse Feuilly, togliendosi il cappello e passandosi una mano tra i capelli, «Ma perché tu attiri il pericolo come attiri le fanciulle ai balli?»

«E’ una seduzione del tutto involontaria, te lo assicuro.» disse Courfeyrac. Gettò lo sguardo al di fuori della porta della camera e vide Musichetta nella stanza accanto, che cucinava la cena. «Diteglielo, Musichetta.»

«Pensate che io abbia qualche influenza su Feuilly?» chiese la fanciulla senza alzare gli occhi dalla pentola. «Non sono polacca.»

«Ah, ah.» rispose Feuilly sarcastico. «Io non giudico ciò che ti piace, o sbaglio?»

«Ti sbagli.» obiettò Musichetta. «Quando Joly ti parlò la prima volta di me tu dicesti che lui era strano e decisamente al di sotto dei miei standard.»

Feuilly si passò nuovamente la mano tra i capelli. «Intendevo la scienza, non Joly. Tu leggi sempre -»

«Anche tu!»

«Non leggo romanzi!»

«Cosa hai contro i romanzi? Ti ho sentito piangere sulle pagine finali di Julie ou la Nouvelle Héloïse. Le pareti erano sottili, Feuilly.»

Il ragazzo arrossì. «Non stavo piangendo! I-io…avevo un brutto raffreddore, ecco tutto!»

Musichetta incrociò le braccia sul petto, abbandonando la cucina. «Certo. Comunque, ora leggo articoli scientifici così come i romanzi che, comunque, non sono il grosso delle mie letture. Hai comunque ancora qualcuno dei miei libri, specialmente quelli di filosofia.» rise improvvisamente. «Oh! E’ a causa di Madame Stael, vero? Permettimi di scegliere quali libri aggiungere alla tua collezione.»

«Stavo cercando di liberarmene.» si lamentò Feuilly. «Ti ho detto che avremmo dovuto risparmiare per un’enciclopedia ma no! Tu dovevi assolutamente avere la tua copia di Delphine.»

«Mi piace Delphine.» disse Courfeyrac. «Trovo che sia un brillante esame delle aspettative di un borghese.»

«Si, te sei colui che pensava che saltare da una finestra fosse una buona idea.» puntualizzò Feuilly.

«Giusto.» gli concesse Courfeyrac. «Avevo anche una cotta per Delphine.»

«C’è una sana dose di scoperte scientifiche per bilanciare l’esplorazione del cuore umano.» sostenne Musichetta. «Sto leggendo la traduzione di Newton de ‘La Marchesa di Châtelet'. Leggere non è solo un piacere personale, non so se lo sai, ma ci sono altri modi per sfogarsi che attraverso rivoluzioni per strada! Non che quello non sia efficace. Ci sono altri modi per liberarsi dalle catene della società e Delphine ne evidenzia i pericoli. E’ praticamente un libro su come la società provi a regolare ciò che non può regolare, mio caro.»

In quel momento di sarcasmo tra Feuilly e Musichetta, Courfeyrac si dimenticò delle sue osservazioni sulle infatuazioni per gli studenti fino a che, quella sera dopo cena, quando Feuilly e Musichetta ripresero a punzecchiarsi riguardo a qualche esperimento finito in disastro, Courfeyrac notò che Enjolras ancora non c’era.

In qualsiasi altra circostanza, con qualsiasi altra persona, Courfeyrac avrebbe trovato un bordello che soddisfacesse i gusti dell’amico ancora vergine e passato la serata lì, ma Courfeyrac era confinato a letto, almeno per quella sera, ed Enjolras aveva passato troppo tempo con Combeferre per sopportare qualsiasi forma di prostituzione, persino quelle che Courfeyrac giudicava pulite e inoffensive. Courfeyrac stesso preferiva alle donne di bordello dal sangue freddo e i pochi sentimenti, le attrici o le ballerine le quali erano ragazze ben dotate che capivano il suo gioco e ne erano lusingate, non perché dovevano ma perché volevano. Comunque, uno doveva iniziare pur da qualcosa (almeno, così diceva il padre di Courfeyrace e il giovane non ne aveva mai dubitato.) e, pensò Courfeyrac, Enjolras era ben lontano dal non essere desiderabile.

Enjolras era spesso reticente. A meno che qualcuno non tentasse di arrivare a lui attraverso idee o ideali che fossero i suoi, altrimenti Enjolras non vedeva l’utilità di conoscere meglio detta persona.
Poteva essere affascinante ed educato, donare un sorriso riservato, ma poteva anche essere evasivo e troppo occupato nella realizzazione dei suoi ideali per notare chiunque altro.

Courfeyrac non seppe mai esattamente come e quando Enjolras fosse entrato nella stanza, dal momento che era praticamente incosciente, ma quando arrivò si salutarono con un bacio sulla guancia. «Ti senti meglio?»

«Certo, grazie. Te com-»

Enjolras insistette: «Hai riposato come avevano detto Combeferre e Joly?»

Courfeyrac fece un sorriso colpevole. «Ho avuto visite, Enjolras.» poi proseguì con una punta di orgoglio. «Marius è venuto a trovarmi, si è accorto, anche se con due ore di ritardo, che non sarei andato al pranzo con lui e così mi ha portato una baguette e ha giocato a vingit-et-un con me.»

«Questi sono dei veri progressi.»

«Sono felice che tu lo riconosca.» disse Courfeyrac sorridendo allegramente. «Davvero Enjolras, dovresti essere fiero d me.»

Enjolras tastò la fronte di Courfeyrac con aria di disapprovazione. Joly aveva rinunciato ore prima a cercare di gestire Courfeyrac e aveva, prima che Enjolras entrasse nella stanza, grattato il proprio naso dicendo che il giovane sarebbe diventato esausto a causa degli sforzi eccessivi e qualcuno avrebbe dovuto farglielo notare.

«Io non mi stanco troppo!»

«Io non ho detto niente.»

«Si, ma non devi necessariamente parlare per farti capire.» disse Courfeyrac. «Per esempio, ora hai quel sorriso che fai quando la mia energia ti diverte, ma non vuoi incoraggiarmi giacchè sono malato.»

Enjorlas alzò un sopracciglio, nonostante continuasse a sorridere. «Così tanta saggezza in un ragazzo così giovane?»

«Smettila, te sei più giovane di me. Ecco, un’altra cosa. Non cambi mai espressione anche se stai scherzando, hai sempre quel piccolo sorriso che si riflette nei tuoi occhi, è questo il tuo personale senso dell’umorismo. Leduc che è nella mia classe di diritto, pensa che tu non abbia senso dell’umorismo, ma se tu non l’avessi probabilmente non saremmo amici, giusto?»

«Giustissimo.» replicò Enjolras, sorridendo ancora.

«Ah ah! Ecco! Pensandoci, Marius non ha senso dell’umorismo, ma è comunque mio amico…Non ho idea del come.»

«Hai altre fantastiche abilità oltre a quella di saper divertire la gente, Courfeyrac.»

«Come sei gentile ad averlo notato.»

«E’ difficile non notarlo. Una cosa che è piuttosto evidente è che sei testardo. Non hai risposto alla mia domanda. Hai dormito come Combeferre e Joly ti hanno detto?»

Courfeyrac mormorò qualcosa a proposito delle visite, a quel punto Enjolras cominciò a togliersi giacca e cravatta.

«Non devi per forza dormire con i pantaloni.» disse Courfeyrac, scurendosi in viso. «Oh, ti ridò la tua casacca.» se la tolse di dosso e la passò ad Enjolras. «Cosa stavo dicend- Ah! Bossuet ha portato qui un po’ della mia biancheria, delle camicie, qualche giacca e sicuramente anche qualche pigiama; puoi prendere in prestito uno di quelli, se vuoi.»

Enjolras esitò.

«Forza Enjolras, siamo entrambi uomini.» Courfeyrac afferrò uno dei pigiami in fondo al letto e lo lanciò ad Enjolras. « Non c’è ragione per cui tu debba stare scomodo tutta la notte solo perché sono stato uno stupido e mi sono fatto ferire e tu sei così gentile da farmi compagnia.»

Enjolras prese l’articolo di vestiario e decise che quella notte avrebbe dormito a proprio agio e si girò dalla parte opposta a Courfeyrac per cambiarsi.

Non c’era niente di cui discutere, Enjolras era un bellissimo ragazzo. Non c’era traccia di imperfezioni nel suo corpo magro, solo linee eleganti, muscoli ben tracciati sotto la carnagione chiara. Enjolras si muoveva in maniera talmente aggraziata che era facile rimanere incantati da tanta perfezione.

Enjolras fece passare la testa attraverso la maglia del pigiama e Courfeyrac fece finta di provare a dormire.

«Combeferre ti ha ordinato di dormire.»

«Si, be’, la parole di Combeferre non è legge.» disse Courfeyrac. «Non sono un bambino di dieci anni che deve essere forzato a dormire.»

Enjolras salì sul letto, accanto a lui, e nonostante non avesse detto nulla Courfeyrac si sentì in dovere di chiudere gli occhi.

«Va bene, hai vinto. Sono esausto.»

«Sono felice che tu non sia cieco alla realtà.» Enjolras spense la candela e si posizionò a suo fianco, il che era quasi brutto, come se Enjolras non ci fosse stato affatto.

«Enjolras?»

«Si?»

«E’ una domanda stupida: sei mai stato baciato?»

«No.»

«Enjolras, ti stai perdendo una delle migliori cose della vita!» disse Courfeyrac.

«E vado benissimo avanti anche senza.» replicò Enjolras, disinteressato. «Buonanotte Courfeyrac.»

«Ma-»

«Buonanotte, Courfeyrac.»

Courfeyrac scivolò su un fianco, cercando di non muovere la gamba ferita. «Enjolras, io volevo solo…Io sono del Sud, ed anche tu e, be’, abbiamo sicuramente un sangue più caldo di quelli dei parigini. Quando ti bacio le guance per salutarti voglio solo dire che sono felice di vederti, non volevo invadere il tuo spazio personale.»

«Non l’ho mai pensata così.» replicò Enjolras. «Ora dovresti dormire.»

«Quindi non prendi un mio bacio come un attacco alla tua persona?»

«No.»

Courfeyrac era sospettoso. «Sicuro?»

«Si, Courfeyrac, sono sicuro. Ho capito abbastanza bene come sei fatto e so che non costringeresti mai nessuno alla tua presenza, in nessuna maniera, sei quel genere di persona che non si fa strada nel cuore della gente violentemente, ma lentamente e gentilmente.»

«Ah, bene allora.»

Enjolras si voltò per guardare il volto di Courfeyrac alla poca luce della luna. «So che non ti piace pensare di essere malato o invalido, ma dovresti davvero dormire.»

Courfeyrac fece una smorfia. «Mi fate sembrare un bambino che cerca di non andare a letto. Chiedo perché mi interessa e non….non perché ho paura di non svegliarmi. Proprio no. Nemmeno un po’. Io…Cioè…ad essere onesti, non voglio che un ‘Ti voglio bene, amico’ diventi un ‘Non rispetto i tuoi diritti e la tua persona.’ O ‘Il mio metodo di espressione è superiore al tuo’ o ‘Vali qualcosa solo eprchè sei bello, non perché la tua anima brilla a tal punto che la si può vedere.’»

Enjolras non replicò, strinse semplicemente Courfeyrac a se; il ragazzo fu sorpreso ma compiaciuto e si avvicinò ad Enjolras, la sua testa sul petto dell’altro e le braccia di Enjolras attorno alla sua vita.

«Non è questo il modo per discutere.» disse Courfeyrac, ma in realtà gli faceva più che piacere il tocco delle braccia di Enjolras e la loro protezione. Il ragazzo era caldo in maniera confortevole e il ritmo del suo respiro guidò Courfeyrac in uno stato di dormiveglia. «Non hai mai baciato nessuno davvero? A parte i baci sulle guance.»

«No.»

«Non ti sei mai fidato abbastanza di nessuno?»

Enjolras rafforzò la presa attorno a Courfeyrac. «Stai dipingendo un quadro della situazione molto triste, Courfeyrac, diciamo che ho modi migliori per dimostrare il mio affetto.»

«Mi sembra ragionevole.» disse Courfeyrac, nonostante stesse già dormendo. «Sai benissimo come esprimerlo a me. Non ho mai dubitato della tua amicizia e non ne dubiterò mai più. Ah, è piuttosto strano, ora che ci penso, affronterei la morte per te così come sono sicuro che faresti lo stesso per me.»

Enjolras scivolò un poco.

Courfeyrac cercò di seguirlo nel movimento. «Penso di aver capito, alla fine, e sono veramente contento di essere la tua eccezione alla regola.»

«Ma tu sei…» Enjolras si zittì.

«Ah, non negarlo.» disse Courfeyrac con un sorriso. «Tutto acquista un senso. E io provo molto affetto per te, mio caro, caro amico. Oh, io sono capace di essere terribilmente affascinante, lo sai.»

«Lo so anche troppo bene.» disse Enjolras premendo piano le sue labbra contro i capelli di Courfeyrac.

Courfeyrac, mezzo addormentato, non rispose immediatamente.

«Courfeyrac?»

«Mm?»

Courfeyrac quasi non percepì il «Hai perfettamente ragione.»



****Letteralmente è Ventuno ma è meglio conosciuto come BlackJack
  
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