Vorrei
che durasse per sempre
James
guardava con dolcezza Lily dormire al suo fianco, tra le ruvide lenzuola di
cotone. Sapeva che sarebbe riuscito a stare per ore lì, semplicemente a
guardarla respirare piano ed emettere mugolii difficili da sentire.
Erano
passati degli anni, eppure gli sembrava ancora strano che la Evans alla fine avesse ammesso di amarlo. Sorrise.
In quel
momento un versetto interruppe il silenzio e James seppe che Harry si era
svegliato: si alzò velocemente per evitare la catastrofe… troppo tardi: il
piccoletto iniziò a piangere a più non posso, concludendo ufficialmente la
quiete mattutina.
- Shhh… -
fece James quasi con tono di supplica. Lo prese in braccio e lo cullò, calmandolo
lievemente.
- James…
- Lily si stropicciò con energia gli occhi; il pianto l’aveva svegliata. –
Portalo qui. -
James
ubbidì e si mise sotto le coperte con il figlio tra le braccia, che
stranamente, a contatto con quel torpore, si calmò.
-
Buongiorno – gli disse dolcemente Lily, accompagnando il saluto con un dolce
bacio.
-
Buongiorno amore. -
Improvvisamente
Harry cominciò a ridere, scalciando tra le lenzuola con i suoi piedini
cicciotelli. – Mama, papa – sghignazzò.
- Hey
campione – commentò James, - aspetta a tirare fuori tutta questa energia quando
sarai su un campo da Quidditch, acclamato da tutte le ragazze della scuola… proprio
come il tuo papà – aggiunse fingendo un tono presuntuoso, ripescato da un
repertorio che ormai sembrava lontano anni luce.
Lily gli
tirò un cuscino in faccia. – Quali ragazze, Potter? -
Entrambi
risero.
Ti ricordi, amore mio, di quando
per la prima volta ti feci capire di essere attratto da te? Avevo passato
l’estate precedente al quinto anno a pensarti, all’inizio senza capirne il
motivo, e via via che il tempo passava il verde dei tuoi occhi e il rosso dei
tuoi capelli si facevano più concreti nella mia mente, quasi vivi.
In precedenza ero stato,anche
senza accorgermene, poco simpatico nei tuoi confronti: mi divertivo ad imitare
la tua voce altezzosa quando trattavi con me o con Sirius, trascinando i
Grifondoro in fragorose risate. Ma quando scoprii di essermi innamorato di te, le
cose cambiarono: ogni scusa era buona per cercare di attirare la tua
attenzione.
Purtroppo ero solo un, come dicevi
tu, bulletto arrogante che non sapeva come comportarsi ma che le aveva avute
sempre tutte vinte. Molti, forse anche i miei migliori amici, pensavano che tu
fossi per me solo un capriccio: viziato com’ero, una volta ottenuto ciò che
volevo, avrei desiderato altro. Ma non era così… tu, mio più o meno dolce
avvocato delle cause perse, mi attiravi come una calamita.
Un giorno mi avvicinai a te, seduta
su una poltrona della Sala Comune, e arrogante come al solito e ti chiesi,
sicuro: - Ti va di uscire con me il prossimo week-end? -
Ero così convinto che tu avresti
detto di sì al campione di Quidditch, che il tuo rifiuto mi cadde addosso come
un macigno.
Mi guardasti con un sopracciglio
alzato e dicesti, secca: - Te lo scordi,Potter. -
Il
piccolo ora ciucciava il latte da un biberon, tra le braccia materne. James gli
accarezzava una guancia con il dito, poi si avvicinò per baciarlo sulla nuca, lì
dove quei noti capelli neri erano più folti.
Lily
sorrise a quel gesto così tenero e disse : - Un tempo non avrei mai pensato di
amare così tanto dei capelli arruffati. -
- Oh, io
invece lo sapevo – ribatté James. – Per questo mi davo tanto da fare per
scompigliarli di più… -
- Credevo
che lo facessi solo per avere l’aria di
uno che è appena sceso dalla scopa … -
- Pensavo
che fosse la tecnica giusta da usare con te… -
Lily lo
fissò divertita: - Scusa se te lo dico, amore – precisò, - ma io spero che
Harry mai, mai, utilizzi in questo
modo i suoi capelli – disse fingendosi seria. – E che abbia in comune con te
solo l’aspetto fisico, che io reputo… -
- Reputi?
-
-
Assolutamente affascinante. -
James
scacciò una goccia di sudore invisibile dalla fronte. – Beh, questo è quello
che spero anche io. -
E Lily
sapeva che non si riferiva all’aspetto fisico.
Ricordo di quando, sempre durante
il quinto anno, mi presi gioco di uno studente più piccolo perché aveva ‘osato’,
era questo il termine che usai, rispondere a un mio insulto.
Io avevo paragonato la sua
corporatura a quella di un pachiderma indiano, ma a lui non era permesso dare
dell’imbecille, aggettivo quantomeno azzeccato, al popolare James Potter…
Con un movimento di bacchetta, Sirius
lo costrinse a testa in giù.
- Come ti permetti? – ringhiò.
- Ha iniziato lui! – lo si sentì
dire da sotto l’ingombro delle vesti.
- Beh, ma io ho detto la semplice
verità: non è forse vero che sei un ciccione? –
E con una fattura lo feci
ricoprire di pustole viola scuro.
- Anche lui ha detto la verità, Potter.
–
Sapevo che eri tu, così mi
arruffai subito i capelli. – Cosa intendi, Evans? –
- Il fatto che tu sia un imbecille
è assolutamente vero – mi dicesti con rabbia. – E aggiungerei anche tronfio, arrogante
e prepotente… in altre parole: Potter. -
- Non fare la dura, lo so che
muori dalla voglia di uscire con me… - affermai con un ghigno.
- Lascialo andare, SUBITO! –
urlasti, le iridi verdi infuocate. – O sarò costretta a chiamare la McGranitt! -
- Si certo – risi. – Non credo
proprio che tu voglia sacrificare preziosi punti per un ciccione sconosciuto… -
- Mettimi alla prova, imbecille. -
Mentre
James rifletteva sulla parola imbecille,
Lily depose il figlio sul materasso e si accucciò al suo fianco. James la osservò.
Al sesto anno non demordevo.
Un giorno, a colazione, approfittai
della tua disattenzione per rubarti una lettera appena ricevuta via gufo. Era
di tua sorella.
Pressappoco, Petunia ti informava
del suo imminente matrimonio con una persona ‘normale’ e ti invitava
assolutamente a non partecipare, anche sotto costrizione dei vostri genitori.
Ricordo come concludeva: ‘Non voglio che il giorno più bello della mia vita sia
rovinato dalla presenza di un mostro’ .
Quando finii di leggere, mi
accorsi che i tuoi bellissimi occhi erano arrossati… ma invece di consolarti, o,
semplicemente ,di farmi gli affari miei, ti ricordi cosa ti dissi?
- Oh, Evans! - esclamai con un tono
di voce più odioso di quanto non volessi, - scommetto che dimenticheresti tutti
i tuoi dispiaceri se ti decidessi ad
uscire col sottoscritto! -
Ti sventolai la lettera sotto il
naso.
Ero un tale idiota! Come potevo
anche solo pensare di conquistarti con un gesto così insensibile?!
Il tuo schiaffo mi colpì in pieno
viso, un viso che non era mai stato schiaffeggiato prima di allora. Rimasi così
sorpreso che per un istante non sentii neanche dolore…
Tutti i presenti in Sala Grande ci
fissavano; l’immagine di Sirius con il bacon che gli usciva dalla bocca
spalancata probabilmente non mi abbandonerà mai.
- TU! - strepitasti in preda alle
lacrime, -COME HAI OSATO?! -
Non ricevetti tempo per
rispondere; l’attimo dopo ti precipitavi fuori dalla sala,singhiozzando.
E io rimasi lì, in piedi con una
mano sulla guancia dolorante e qualcosa di opprimente, che potevo riconoscere
come dispiacere, che mi occupava il cuore.
Allora la cosa che mi preoccupò
maggiormente fu la figuraccia… oggi, se ci ripenso, mi vergogno solamente del
mio comportamento.
James si
sfiorò la guancia, sovrappensiero. – Ricordati, amore, di non fare mai, mai, arrabbiare tua madre… - disse ad
Harry, che sembrava divertito.
Lily lo
fissò accigliata, senza capire per quale motivo se ne fosse uscito con una
frase simile. Poi lo vide grattarsi una gota e capì. – Come mai oggi sei così
pensieroso? – gli chiese come per prenderlo in giro. – Dopo anni hai deciso di
fare ammenda?Se fosse così, Severus Piton dovrebbe essere il primo della lista…
–
- Mm… - mugugnò
l’altro. Qualcosa gli diceva che era meglio evitare qualsiasi commento su
quella particolare persona. – Stavo solo rivangando… -
- Perché?
Pensavo che il presente per te fosse di gran lunga il migliore… - disse Lily
con voce suadente. Gli si avvicinò e gli scoccò un bacio passionale… che
purtroppo fu subito interrotto dalla lamentele del piccolino.
- Mi sa
che non c’è stato nulla da fare contro i tuoi geni… - proferì Lily, sconsolata.
– Vuole sempre essere al centro dell’attenzione! – Sbaciucchiò teneramente le
manine del figlio.
- Vorrei
che durasse per sempre – disse James ad un certo punto. – Noi tre, così, per
sempre. -
- Ti amo.
-
- Ti amo
anch’io. -
I tre si
strinsero.
FINE