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Autore: kidwithashotgun    03/07/2013    0 recensioni
Trenton Campaign. Cinque anni dopo il blackout.
Rivisitazione del flashback della puntata 1x10.
Genere: Angst, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Holding the hand that holds me down.


Trenton Campaign.
Cinque anni dopo il blackout.



«Aspettami qui, sarò di ritorno in dieci minuti»

Anche senza orologi di nessun tipo, Miles sapeva che erano passati ben più di dieci minuti da quando Bass si era allontanato per andare a recuperare delle munizioni, stando a quanto aveva detto.
Non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso, ma l'assenza di Bass lo angosciava - forse più di quando dovesse.
Ogni volta che si muoveva senza di lui, attendeva con ansia il suo ritorno per tirare un sospiro di sollievo, seppure si guardasse bene dal darlo a vedere all'altro.
In quella situazione, con quei dannati ribelli armati fino ai denti, ogni sparo era un colpo al cuore. Ogni volta si voltava d'istinto per controllare che Bass, al suo fianco, stesse bene, e ora, non vedendolo, si sentiva scoperto, come se gli mancasse una parte di sé.
Si alzò, afferrando la pistola, e si mise sulle sue tracce, senza curarsi che avrebbe potuto costargli la vita.
Bass era più importante.

“Se si è messo in qualche casino giuro che -”

«Miles...»
Questi si voltò allarmato, la pistola puntata, per incontrare lo sguardo spaventato di Bass.
«Cos - … porca puttana» a Miles bastò un secondo per notare il sangue tra le dita dell'altro, premute su un fianco.
In un attimo gli fu accanto e Bass si aggrappò a lui, sentendo le gambe cedere.

Una volta al riparo, in un cadente edificio abbandonato, Miles gli afferrò la mano, spostandola per controllare la ferita.
Bass abbassò lo sguardo con lui.
Nonostante fosse stato nei Marines prima e nella Milizia poi e avesse visto uomini venire feriti e morire, aveva sempre avuto la fortuna di passarla liscia e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse terrorizzato di subire la loro stessa sorte.
«...Sono fottuto, vero?» la sua voce era ridotta a poco più di un sussurro, lo sguardo fisso alla propria mano insanguinata, ancora stretta in quella di Miles.
«Non pensarci nemmeno. ...Figli di puttana» sibilò Miles tra i denti «Non avrei dovuto lasciarti andare da solo» si lasciò sfuggire. «Devo fare qualcosa per tirare fuori quel cazzo di proiettile» continuò, nonostante sapesse che non era né il luogo né il momento adatto per operazioni del genere.
Il pensiero che l'altro potesse non farcela era più forte di qualsiasi altra cosa.
Fece per alzarsi, ma Bass fu più veloce, trattenendolo per il polso.
«Non vorrai che sparino anche a te, vero?» ridacchiò debolmente «Resta con me. Per favore» la risata si era spenta rapidamente, sostituita da uno sguardo supplichevole che tradiva un'assoluta paura di rimanere solo.
«Ok, ok... non vado da nessuna parte» Miles tornò ad inginocchiarsi a fianco a lui, ritornando a stringere la mano con cui Bass cercava di fermare il sangue. In quel modo, sperava di riuscire ad infondergli un minimo di sicurezza – o forse cercava di infonderla a se stesso.

“Sono qui, Bass. Resisti. Non osare mollarmi adesso”

«Sai, c'è una cosa che non ti ho mai detto, Miles» iniziò Bass, catturando l'attenzione del compagno con quello sguardo azzurro intenso «vorrei che tu la sapessi, se dovessi...»
Miles gli strinse una spalla con la mano libera, guardandolo negli occhi «Non dirlo. Che io sia dannato per l'eternità se tu dovessi crepare oggi. Non morirai, Bass» replicò con voce decisa.
«Non importa, se non oggi, potrei morire domani, e non voglio andarmene senza che tu lo sappia» rispose, aggrappandosi alla manica della giacca di Miles, quasi gli servisse come un sostegno in quel momento «...sei sempre stato più di un amico... e, non so esattamente quando questo sia iniziato, ma sei diventato anche più di un fratello per me...» esitò un istante, vedendo l'espressione sul viso dell'altro farsi più confusa, ma pensò che se fosse esistito un momento giusto per certe confessioni, sarebbe stato senza dubbio quello.
«I... I love you, Miles»

«Bass...» l'aveva colto meno alla sprovvista di quanto avesse immaginato.
Forse aveva solo trovato il coraggio di tradurre in parole quello che, senza nemmeno rendersene conto, entrambi avevano sempre saputo.
Miles fece scivolare la propria mano dalla spalla al collo dell'altro, chinandosi per appoggiare la fronte alla sua.
Per una volta, non riuscì a controbattere, nonostante il suo pensiero si fosse fatto chiaro, cristallino, solo in quel momento, quando, seppure lo nascondesse, aveva una dannata paura di perdere il suo compagno.

I love you too

Sperò che annientare ogni distanza tra le loro labbra, pericolosamente vicine, bastasse come risposta.
Poteva sentire quanto Bass avesse desiderato quel contatto dal modo in cui si aggrappava disperatamente a lui, da come non lo lasciasse andare neanche quando fu costretto a riprendere fiato e una smorfia di dolore gli si impresse sul volto.
Quel maledetto proiettile l'aveva bruscamente riportato al mondo reale, in cui non c'era spazio per nulla, se non per gli spari, le esplosioni, il sangue e i loro uomini là fuori, in una battaglia delle cui sorti erano ignari.
Miles sospirò, distogliendo lo sguardo. Non c'era tempo per pensare alle conseguenze di quel bacio, ora, né se qualcosa sarebbe cambiato tra loro – l'unica sua certezza era il rendersi conto di quanto anche lui, da qualche parte del suo inconscio, lo avesse desiderato.
«Lascia che controlli di avere via libera e ti tirerò fuori di qui» disse, raccogliendo la pistola «sarò la tua maledetta ombra, Bass, non lascerò che ti succeda ancora qualcosa del genere» continuò, tornando a guardarlo negli occhi «È una promessa».
Si alzò, voltandogli le spalle, sospirando ancora una volta.

“Spero di poterla mantenere”.
   
 
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