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Autore: imperfectjosie    03/07/2013    2 recensioni
"Chiudi quella fogna!" ruggì il biondo, aumentando la presa sulla sua spalla destra.
Era un figlio di puttana dannatamente forte. Rise istericamente.
"Oh Dean..." cominciò, dondolando un po' la testa, in un modo che al cacciatore ricordò vagamente l'angelo che era stato un tempo.
"Mi odi, non è vero?"

2014!Verse. |Dean/Castiel|
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Fandom: Supernatural
Pairing: future!Dean/future!Cass
Rating: Giallo (La storia non contiene scene di sesso esplicito)
Chapters: 1/One shot
Category: Angst, sentimentale, introspettivo
Warning: Slash fic. Dean è vagamente OOC.
Note: Questa storia è frutto della mia sfrenata fantasia (malata e perversa, sì, lo ammetto), i personaggi non mi appartengono, e non è stata scritta a scopo di lucro. E' una Destiel, quindi non una Mishen. Prego tutti gli amanti di quest'ultima coppia di allontanarsi, poichè Jensen e Misha non hanno a che fare con questa storia. Le recensioni positive (e anche negative) sono le benvenute, ma non si accettano insulti di nessun genere, sopratutto di carattere omofobo. Se non vi piacciono le Slash, non entrate. L'idea mi è arrivata in una notte insonne, pensando all'episodio "La fine", della quinta stagione. (?) Buona lettura :) - Josie. 

 

How many times have i kicked you out of here?




La stanza era avvolta nel buio, parecchie volte si era domandato come fosse possibile riuscire a trovare pace in quel posto al sapore di sudore ed erba di seconda mano, il problema era che non trovava risposte e spesso lasciava che la domanda scemasse da sola. Non era un tipo complicato dopotutto. Certo, un tempo nessuno avrebbe mai immaginato che l'angelo indubbiamente più importante dell'intero Paradiso, si sarebbe ridotto in un letto di dubbio gusto, accanto a due fanciulle che di fanciullesco avevano poco o niente. Non che la cosa gli importasse, ultimamente l'unico pensiero che si affacciava alla finestrella delle priorità di Cass, erano gli orgasmi. Una moltitudine di orgasmi, tanti quanti ne riusciva ad immagazzinare in un giorno. E di certo lui era un asso in questo. Il Campo bruciava sotto al Sole di luglio, mentre Risa e pochi altri si indaffaravano per programmare l'ennesimo inutile attacco a danno della colonia di Croats più vicina. Ma Castiel no. A Castiel non fregava un cazzo se qualcosa fosse andato storto, lui aveva rinunciato da tempo a proteggere ciò che suo padre aveva creato. Suo padre, già. Chissà che fine aveva fatto, poi! Se non si interessava Dio del suo "capolavoro" non si spiegava come mai avrebbe dovuto farlo lui, dopotutto era solo un angelo. Spostò velocemente il braccio da dietro la schiena della ragazza bionda, raggiungendo il comodino e sfilando dall'astuccio porpora una canna. Si sistemò meglio nel letto.

<< Quanta grazia, elefante! Siamo sicuri che non ci stai mentendo, dolcezza? Eri davvero un angelo? >>
La risata sardonica del moro riempì la stanza, mentre annusava il suo tesoro vegetale e si apprestava ad accenderne la cartina, aspirando poi con forza e buttando il fumo in faccia ad una delle sue notti di fuoco. Incredibilmente l'altra osservava la scena immobile, forse rapita dai gesti dell'ex angelo, che ai suoi occhi era la creatura più bella con la quale aveva avuto il privilegio di divertirsi.
<< Oh, tesoro, te lo garantisco. Ma non mi piace parlare della mia Grazia, dal momento che ti ho fatta venire almeno tre volte stanotte. Parliamo di questo, ti va? >> domandò retorico, osservandola con fare allusivo.
Era abile Castiel. Davvero abile a raggirare le persone. Con gli anni si era costruito un'armatura dura tanto quanto la testa del suo amato leader. Decadenza e sudore. Eroina e anfetamine. Qualsiasi cosa potesse staccare i suoi sensi da ciò che più bramava al mondo.
La donna stava per ribattere, con il viso in fiamme e la gola asciutta dalla schiettezza del suo amante, quando il rumore delle perline che fungevano da porta, costrinse tutti e tre a voltarsi.

<< Cass. >>
L'angelo si tirò a sedere divertito, osservando l'espressione di disprezzo misto a qualcos'altro di indefinibile - ma davvero molto stuzzicante, almeno agli occhi del moro - sul volto del suo - un tempo - protetto.
<< Dean! Vuoi unirti alla festa? >> concluse, con voce cantilenante.
Il cacciatore strinse con forza i pugni, ferendosi probabilmente il palmo delle mani. Ma poco gli fregava. Vedere quel pezzo di Paradiso in frantumi era quanto di più straziante potesse ricevere la sua mente. Si mosse poco nella piccola stanzetta, stando attento a non calpestare il preservativo usato che giaceva sul pavimento, insieme ai pochi vestiti portati dalle due groupie che aveva di fronte. Dean non era il tipo da indignarsi per determinate cose, ma il fatto che fosse proprio Castiel a provocargli certe visioni indecenti, lo disturbava parecchio. Nel corso degli anni aveva assistito alla decadenza dell'angelo pezzo per pezzo, dandosi anche la colpa per ogni minima briciola di Grazia che lasciava sulla strada della perdizione. E aveva anche provato a modo suo a trattenerla, facendogliela quasi ingoiare a forza, spingendola quasi nella gola del moro. La verità era che lo sapevano entrambi: Cass si era arreso. Del manichino in trench emotivamente ignorante ed impalato, non era rimasto nulla. Ora, grazie al gioco di luci, poteva osservare chiaramente il suo viso, poco lontano dalla finestra distrutta. Il volto segnato dagli abusi di alcool e droga, una pista di cocaina lasciata pronta sul comodino e parecchi accendini sparsi per la casa, vicino ad un bong ormai logoro che citava la scritta "I'm with God!", quasi come se ci tenesse a fargliela pagare persino a suo padre. Perchè Dean sapeva quanto in realtà l'angelo non si fosse mai arreso al fatto che il pezzo grosso del Paradiso fosse scomparso nel nulla. Lui sapeva cosa significava l'abbandono di un genitore, lo aveva provato sulla pelle, ma non si era di certo dato all'eroina e all'autodistruzione. Aveva lottato, ed era convinto che Castiel avrebbe fatto lo stesso. Al tempo non poteva immaginare quanto fosse in errore. Si mosse, raggiungendo il letto e osservando con disgusto le due mani dell'ex guerriero celeste attorno alle spalle delle donne che aveva accanto. Lo sfidò con sguardo tronfio. E Dean lo odiava per questo. 
<< Voi due..>> cominciò spostando lo sguardo dalla rossa alla bionda << Fuori. Subito. >>
Cass prese a sghignazzare, non mancando di tastare il sedere alla ragazza più vicina, che con aria spaventata si apprestava a raggiungere i suoi indumenti.
<< Dio, puoi evitare per piacere? >> 
Doveva suonare come una domanda, in verità era quasi un ordine. Il cacciatore non era dato a domandare, Castiel lo sapeva bene.
<< Allora...>> cominciò il moro, alzandosi per andare a raccogliere i suoi pantaloni di lino. << A cosa devo questa meravigliosa visita? >> chiese, voltandosi poi per godersi la risposta.
Conosceva il maggiore dei Winchester abbastanza bene, da sapere che non era il tipo che poteva sostenere una conversazione tanto delicata, senza esplodere. E lo conosceva così bene, che le sue previsioni non tardarono ad avverarsi. Il biondo si avvicinò a grandi falcate, puntellando le mani sul petto dell'ex angelo e spingendolo al muro. Castiel sentì dolore, ma si disse che era nulla in confronto a quello che aveva sopportato per lui. Strinse le labbra con forza, piegandole poi in un sorriso alquanto irriverente che ebbe cura di far alterare ancora di più il cacciatore.
<< Finiscila di sorridere, dannazione! >> ruggì ad un palmo dal suo viso. Poi si zittì. Nel preciso istante in cui catturò i suoi occhi, Dean non riuscì più a proferire parola.
A pensarci si rendeva conto solo in quel momento di come in realtà avesse evitato accuratamente fino a quel giorno di avvicinarsi ancora a lui in quel modo. Erano anni che non lo osservava così attentamente, così nei particolari. - Particolari dolorosi - elaborò in fretta la sua mente. Gli occhi blu del suo angelo caduto erano vuoti, arresi alla merda che aleggiava ormai intorno al pianeta Terra da anni. I segni intorno agli occhi erano ben visibili, la barba incolta aveva raccolto tracce della polvere che lo stava uccidendo, ma la cosa che più spiazzò Dean era il suo sorriso. Castiel non sorrideva spesso, una volta. L'unico momento in cui gli aveva visto quella particolare piega sulle labbra, era quando un Leviatano aveva usato il suo corpo come un albergo a cinque stelle! Il suo cuore diede un battito più rumoroso del solito, quasi ebbe paura che Cass potesse sentirlo. Si tirò indietro perplesso, indeciso sul da farsi.
<< Mi levi le mani di dosso? Te ne sarei grato. Oh, a meno che tu non voglia un replay di qualche mesetto fa, quan- >> ma non riuscì a finire la frase, il suo corpo venne sbattuto contro al muro nuovamente e questa volta con più violenza.
Negli occhi verdi del suo aguzzino poteva leggere disprezzo puro, ma non gli importava, ormai non gli importava davvero. Nè di lui, nè della sua stupida crociata. Pensò con rancore che gli aveva dato già abbastanza, non avrebbe sprecato anche la sua misera vita umana dietro ai demoni perenni di una persona che si vergognava talmente tanto di bramare qualcuno del suo stesso sesso, da permettere al suo ego tanto virile di trattarlo come una delle tante puttane che aveva avuto in passato. Risa compresa. Perchè Cass sapeva delle notti sul tavolo della tenda principale con la troietta in questione. Li aveva spiati pure qualche volta. Per bearsi ancora segretamente di quel corpo, non di certo per lei. O per gelosia. Sapeva che Dean non sarebbe mai tornato da lui. Fu solo un errore. E quella notte lontana si premunì di ripeterlo parecchie volte, troppe per un cuore innamorato. Così quando Castiel si era deciso ad esternare i suoi sentimenti, convinto che non ci sarebbe mai stato momento migliore per farlo, un muro di mattoni gli veniva rovesciato addosso. E rinunciò, aumentando per quella notte la dose di anfetamine. Rischiando quasi il collasso. Con il tempo aveva fatto pratica nel soffocare le emozioni umane. Credeva di essere diventato bravo nel gestirle, ma si rendeva perfettamente conto di quanto in realtà stesse scappando. Da tutto, anche da se stesso.
<< Chiudi quella fogna! >> ruggì il biondo, aumentando la presa sulla sua spalla destra. Era un figlio di puttana dannatamente forte. Rise istericamente.
<< Oh Dean... >> cominciò, dondolando un po' la testa, in un modo che al cacciatore ricordò vagamente l'angelo che era stato un tempo. 
<< Mi odi, non è vero? >> Non era una domanda. Era un'ovvietà. Dean lo detestava. E lo detestava sopratutto per ciò che aveva fatto al suo Castiel. Quello non era Cass. Tante volte nella sua tenda, di notte, se lo ripeteva come una cantilena, provava in qualche modo ad autoconvincersi che sotto i capelli spettinati, la barba incolta e la puzza di ganja mista a whiskey di seconda scelta, si nascondeva ancora il coglione in trench che, vergognandosene come un ladro, una volta gli aveva addirittura confidato di essere vergine. Non direttamente, chiaro. Ma Dean era bravo a lavorarselo. E quella sera aveva fatto dannatamente centro!
<< Tu... ma guardati! E' così che vuoi finire, eh? In overdose di merda mentre la fuori il mondo cade a pezzi? E non farai un cazzo per fermare quella maledetta crepa, Castiel. Un cazzo! >>
Lesse furia in quegli occhi color del mare, una furia talmente sconfinata da lasciarlo spiazzato per qualche secondo. L'angelo si liberò dalla presa, spingendo sul letto Dean, con una violenza assurda per un corpo così provato dalla vergogna e dagli eccessi, che impressionò persino se stesso. Non gli lasciò il tempo di reagire, si mise a cavalcioni su ciò che una volta aveva di più caro, su ciò che avrebbe protetto donando persino la sua vita. 
<< Sai sono stufo del tuo atteggiamento. Di come mi tratti, come se fossi un maledetto cane pulcioso di cui liberarsi prima che contagi gli altri membri del branco. Vuoi sapere una cosa? Io ti ho dato tutto, Dean. Mi sono privato di ogni cosa per te. Ho mandato a puttane famiglia, casa, orgoglio, Grazia, poteri, persino il mio adorabile culetto angelico... >> si interruppe, giusto per avanzare un abbozzo di sorriso, uno di quelli che tanto facevano incazzare il cacciatore. << E tu? >> riprese con più forza di prima, la mano non voleva lasciare quel collo così importante un tempo, ma ora perfettamente indifferente ai suoi occhi. Talmente indifferente da poter venire reciso con quelle stesse mani. Oh, Castiel a volte ci pensava.
<< Tu che cazzo mi hai dato in cambio? Una scopata alcolica. >> ricordò, ridendo senza felicità alcuna.
I suoi occhi vagarono per il soffitto per qualche secondo, mentre Dean fissava il probabilmente nuovo Lucifero, se non ce ne fosse stato già uno a bruciare la Terra, con aria allucinata. Si domandò se davvero fosse stato lui a mandarlo in pezzi. Ma la risposta la sapeva già. Tutti la sapevano. Sentiva le voci che giravano nel Campo. Chuck, Charlie, Benny... tutti sapevano. Tutti erano d'accordo sul fatto che la vita di Castiel sarebbe stata sicuramente più dignitosa e più potente, più adatta al guerriero che era, se non fosse arrivato lui a strapparlo al Paradiso. 
<< Cass... >> la sua voce si era addolcita. E quasi senza che lo volesse davvero. - Che diavolo-? -
<< NO. >> continuò imperterrito l'angelo. Sbattè nuovamente la testa di Dean sul materasso logoro e sporco di chissà quale fluido corporeo. L'aria intorno sapeva di sesso.
<< Tu mi hai strappato le ali, tu mi hai- >> il singhiozzo che ne seguì fu involontario. Del tutto involontario. Come la lacrima che si infranse sulla guancia ruvida del cacciatore. Castiel piangeva.
<< Mi dispiace. >>
Rise tra le lacrime amare.
<< Oh sì certo, ti dispiace. >> rispose sarcastico. Si fermò per qualche secondo, poi la sua voce riempì i timpani di Dean come una delle lame più dolorose che avesse mai provato.
<< Credo che me ne andrò da qui. >> Disse quasi a se stesso. Non lo stava più guardando, ma se lo avesse fatto, avrebbe di certo notato quel lampo di terrore negli occhi verdi dell'uomo che, a malincuore, continuava ad amare. Fissava la testiera del letto, senza vederla davvero. Con studiata lentezza lasciò libero Dean, spostandosi dal suo corpo e issandosi in piedi.
<< Cass, cosa? >>
Lo vide asciugarsi il volto con forza, andando ad aprire il cassetto del comò principale. Era tutto logoro, non possedeva niente di veramente prezioso o importante. Quelle cose le aveva perse, donate al nulla per salvare la vita dell'uomo che adesso divideva il suo ossigeno in quella stanza.
<< Mi hai sentito, Dean. Me ne vado. Tanti auguri per tutto! >> terminò con fare teatrale, sollevando le braccia. Dean gli si avvicino, forse più allarmato di quanto in realtà volesse far trapelare. 
<< Non puoi. >>
<< Mettiamo in chiaro una cosa... >> continuò imperterrito l'ex angelo, ficcando nel borsone color verde militare - contornato di svariati buchi - qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Cercava di essere il più veloce possibile. Detestava quella situazione. Detestava dover parlare con lui e detestava il fatto che lui lo detestasse in quel modo.
<< Io posso fare il cazzo che voglio. >> si fermò per un attimo, fissando il volto confuso del suo ex pupillo. Dean non sapeva sinceramente come reagire. Di rabbia lo avrebbe preso e scaraventato su quel letto, legandolo. Così, per non lasciarlo andare da nessun'altra parte che non fosse a pochi metri di distanza da lui. Si chiese come mai bramasse così tanto la presenza di quella spina nel fianco puzzolente e all'apparenza inutile. Il problema era che la sua mente rispondeva per lui. Castiel non era inutile. Castiel era fondamentale. Si morse il labbro alla risposta che per giorni interi aveva tormentato le sue notti da quel maledetto sabato sera di 6 mesi prima. Avanzò di un passo, ma il moro si ritrasse subito. In mano ancora i pantaloni bianchi di lino da sistemare in borsa e che ora sventolava per aria con fare nervoso.
<< Non ti avvicinare. >> la voce concitata di chi è prossimo ad esplodere. Era stanco marcio e si vedeva.
<< Sai? Non ho più nulla da darti, non c'è motivo per cui io debba continuare a starti accanto, Dean. Te ne rendi conto, vero? Di un angelo che angelo non è più da tempo, non te ne fai un cazzo. >> terminò, stringendo le labbra.
Si mosse in direzione della borsa, con l'intento di ficcarci dentro i pantaloni.
<< Io decido della mia miserabile vita. Io ho dato le mie ali, ho dato la mia fottutissima Grazia, Cristo, sono caduto così tante volte e in così tanti modi diversi da aver perso il conto ormai! >> rise istericamente.
Si voltò a fissare il suo ex pupillo con insistenza e altrettanta rabbia. A Dean parve che quello sguardo potesse trapassarlo da un momento all'altro. Mai in tutti quegli anni aveva visto Castiel in quel modo, nemmeno quando lo aveva preso a pugni in quel vicolo, per la sua vigliaccheria.
<< Io ho allontanato la mia famiglia, ho lasciato la mia casa, i miei fratelli, ho tradito i miei ideali, ogni cosa. Perciò adesso prendo tutto ciò che mi rimane, compreso questo povero disgraziato che vedi e che ho ingabbiato con la mia essenza solo ed esclusivamente per TE... e me ne vado il più lontano possibile da qui. Sarai contento no? Mi hai sempre trattato come un appestato. Adesso non avrai problemi. Sarai libero di fare e farti il cazzo che ti pare. >> concluse.
Il tono non ammetteva repliche, ma ciò che più faceva male a Dean in quel momento, era la verità disarmante di quelle parole. Davvero aveva fatto tutto questo solo per lui? - Sì, davvero. brutto idiota! - E la voce assomigliava ironicamente a quella di Bobby. Adesso? Adesso lo ripagava lasciando che si ammazzasse con le proprie mani, senza fare nulla, senza salvarlo. Stava quasi per chiudere quella dannata borsa, quando il cacciatore riuscì finalmente a scuotersi da quel torpore e scattò in avanti, aggrappandosi alle sue spalle. Lo scaraventò con violenza sul letto, imprigionando i suoi polsi. La danza sembrava quasi il preludio allo stupro di qualche filmetto di serie C. Il leader allontanò con forza la mano dell'angelo, piantandogli le braccia lungo i fianchi e osservandolo attentamente. Era sempre stato un tipo rude, ma Cass non si era mai fatto allarmare da questo, anzi. Ne godeva. Adorava il modo in cui Dean prendeva posizione. In tutto, persino nei rapporti sociali.
<< Vuoi violentarmi per finire in bellezza? >> domandò ironico. Spostò la gamba oltre il terreno di guardia del cacciatore, allargando così la visuale al suo carnefice. << Avanti, accomodati. >>
<< Piantala. >>
La voce gelida che lo raggiunse, costrinse il moro a tacere quasi immediatamente. Rare volte aveva sentito quel timbro così caldo e autoritario diventare tanto malinconico e al tempo stesso truce. Sembrava come se stesse implorando l'angelo di fare silenzio. Come se ciò che aveva detto, urtava qualcosa di incredibilmente intimo e prezioso, in lui. Cass non capiva. E fu così che aggrottò le sopracciglia in direzione dell'uomo che imprigionava il suo corpo - ma non solo -.
<< Ti prego smettila. >> gli occhi verdi, tenuti accuratamente chiusi fino a quel momento, si spalancarono, rivelando un cristallino tendente al rosso e tanto, una marea di dolore trattenuto fino ad allora. Il rifiuto paradisiaco - soprannome gentilmente concesso da Benny il vampiro - spalancò gli occhi. Sentiva i muscoli del biondo contrarsi spasmodicamente e ne ebbe impercettibilmente paura. 
<< Cass devi darci un taglio. SMETTILA DI PARLARE DI TE COME SE FOSSI MERDA! >> urlò al limite della disperazione. Lo stupore sul volto dell'angelo caduto era palpabile.
<< Come-? >>
Mollò la presa, sapeva che non sarebbe andato da nessuna parte, era troppo sconcertato per fare qualsiasi movimento. Si passò così le mani sulla faccia, rassegnato. 
<< Cass, basta. Mi vedi? >> chiese, allargando le braccia. << Sono esausto. Stanco di tutto questo, di me e di te che ci saltiamo alla gola ad ogni minima occasione, di questo squallore in cui sei finito. >> azzardò osservandolo. Ma l'angelo non muoveva un muscolo.
<< E ci sei finito a causa mia. Dimmi, che cazzo provi per me? E sii sincero per piacere. Odio? Ribrezzo? Rancore? Una furia indescrivibile perchè ti ho portato via ogni cosa? Avanti, dimmelo! E' per questo che ti stai ammazzando? Beh, non ti permetterò di farlo. Mi hai sentito, maledetto figlio di puttana in trench? Non ti ammazzerai finchè ci sarò io a fungere da sfogo. AVANTI CASTIEL, PRENDIMI A PUGNI! >> tuonò, sfidandolo con lo sguardo.
Si avvicinò ad una spanna dal suo viso, ma Castiel era immobile, c'era solo una piccola lacrima a scivolare dalla sua tempia destra. E diceva più cose di ogni dannata parola detta fino a quel momento. Dean inspirò profondamente, andando con studiata lentezza ad asciugare quel rivolo di sale e acqua.
<< Dean? >> la voce era flebile, l'odio scemato grazie ad un'unica frase che aveva aspettato così tanto di sentire, da cancellare ogni sentimento negativo degli 8 anni passati.
<< Cosa c'è adesso? >> chiese il cacciatore, sprofondando in uno sconforto che mai si sarebbe aspettato di provare. Sapeva di amare quella testa di cazzo piumata. Oh sì, lo sapeva. E si beava del fatto che l'altro ignorasse questa cosa completamente. Non era per vigliaccheria, ne per vergogna di mostrarsi diverso agli occhi degli altri... ma per devozione. In un modo del tutto malato, Dean Winchester tentava in tutti i modi di tenersi alla larga da quel dannato stronzo angelico, perchè sentiva di dovergli lasciare qualcosa. Solo una notte non riuscì a trattenersi. E fu colpa di quella maledetta Vodka portata da Chuck per "Scaldare un po' gli animi", come aveva esclamato l'ex Profeta euforico.
<< Non ho mai smesso di amarti. >>
Il cuore dell'uomo fece una capriola. Senza dire una parola, cambiò posizione, andando a stendersi proprio accanto al suo dannato pennuto.
<< Cass non devi continuare se non vuoi, non ti sforzare. >> concluse ironico.
Cercava di spezzare la tensione. E Castiel rise. Rise come non rideva da tempo. Dean pensò che le sue orecchie non avrebbero mai più ascoltato nulla di tanto melodioso. Dopo anni di risatine sarcastiche e sorrisetti maliziosi, finalmente era arrivato a bearsi del suo sorriso. Il suo vero sorriso. 
<< Dico sul serio. >>
Lo vide voltarsi per incrociare i suoi occhi. Era bello. Nonostante tutta la merda che lo aveva inghiottito, che lui stesso gli aveva buttato addosso, riusciva ad essere ancora incredibilmente bello. Non disse nulla, si limitò a sollevare il braccio, facendo spazio sul suo ampio petto. E Castiel capì. Si fiondò sulla maglia logora del leader senza pensarci nemmeno per un secondo. Quasi come non ci sarebbe stata nessun'altra occasione per farlo. E forse era così.
<< Cass? >>
<< Mhm? >>
<< Se quelle due si avvicinano ancora a questo posto, le gambizzo personalmente. E mi conosci, ho molti modi per farlo. >>
Ridacchiò divertitò, continuando con l'indice a fare cerchi concentrici sul pettorale del suo cacciatore.
<< Quando mi regalerai un'altra notte come quella? >>
Domandò l'angelo, curioso di capire se aveva capito dove si stava andando a parare con quei discorsi. Dean non avrebbe mai esposto i suoi sentimenti, ma lo conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai azzardato certi argomenti senza una valida ragione. Non parlava a vanvera, in nessun contesto. Leale fino in fondo. Un vero capo banda.
<< Suppongo che domani i Croats saranno ancora lì. >>
<< Lo credo anche io! >> rispose subito. Forse con troppa euforia.
Il tono del bambino che trova sotto l'Albero di Natale il trenino tanto desiderato, intenerì Dean al punto che fece qualcosa di tremendamente stupido, secondo il suo punto di vista. Un attimo dopo la sua mente percepì le labbra di Castiel come le più morbide che avesse mai assaggiato. Fu così che Dean non dovette chiedere il permesso, si limitò a rispondere alla dichiarazione dell'angelo senza voce, solo così, come dopotutto era abituato l'altro a comprenderlo.


FINE.
  
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