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Autore: ElfaFelpata    03/07/2013    2 recensioni
Questa storia parla del matrimonio tra Ginny e Harry.
Per il titolo mi sono ispirata ad una frase di Emily Dickinson. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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***

 

Era il 6 Agosto 1998. Erano passati solo tre mesi dalla battaglia di Hogwarts e Harry non ce la faceva più. Camminava irrequieto nel piccolo salottino del trilocale che aveva comprato con Ginny a duecento metri da Primrose Hill a Londra. Si erano trasferiti lì solo da fine Luglio e non avevano ancora fatto in tempo a sistemare alcune cose perché entrambi lavoravano molto.
Diede un’occhiata veloce intorno a sé e si rese conto che c’erano ancora cinque scatoloni accatastati vicino alla porta d’ingresso. Si avvicinò e lesse ‘Cucina’. Sbuffò. Lui non aveva la minima idea di dove dovesse mettere alcuni oggetti e, in realtà, non sapeva neanche il funzionamento di determinati accessori magici. Era cresciuto tra i babbani. Si fece forza e portò la scatola nella stanza. Lo aprì ed iniziò, un po’ secondo la sua logica e un po’ a caso, a sistemare le cose negli scaffali. Quando finalmente finì, guardò il vecchio orologio noce sulla parete alla sua destra. Le 18:47.
Mancava meno di un’ora e Ginny sarebbe tornata a casa. Era stata via un weekend con la squadra ad allenarsi in un campo di Quidditch dove avrebbe dovuto giocare la sua prima partita il 10 Settembre. Lui non aveva ancora fatto sparire gli scatoloni e lo aveva promesso. Si rimboccò le maniche e tornò nell’atrio a prendere le tre scatole che recitavano ‘Abiti G’ e ‘Abiti H’ e sistemò velocemente i vestiti nell’armadio che aveva montato la mattina stessa con l’aiuto, o meglio non-aiuto, di Ron.
Affannato, ricontrollò l’ora. Le 19:22. Mancava solo lo scatolone dei libri, ce l’avrebbe fatta. Lentamente lo fece strisciare sul pavimento fino alla traballante libreria posizionata davanti al divano beige. Accese la radio e dispose tutti i libri sugli scaffali ordinandoli per argomento.
Ad un certo punto sentì la chiave girare nella serratura della porta e vide entrare la sua fidanzata che trascinava una piccola valigia dietro di sé. Lei alzò lo sguardo e sorrise. Lui rimase, come sempre, spiazzato dalla bellezza di quei lineamenti dolci, da quei capelli rossi profumati e da quegli occhi penetranti.
“Buongiorno amore” si avvicinò e la baciò.
“Buongiorno! Vedo che hai sistemato” 

“Si, con un po’ di fatica. Ma ce l’ho fatta” sorrise Harry.
“Grazie. Sei stato davvero un tesoro” ringraziò lei ed aggiunse “Sono stanchissima. Vado a farmi una doccia veloce e ti raggiungo”
“Certo. Tranquilla”

Così mentre Ginny riempiva la lavatrice con gli abiti della valigia e si lavava, Harry preparò una cena veloce con il cibo presente nel frigo e si avvicinò alla giacca appesa all’ingresso. Rovistò nella tasca ed estrasse una piccola scatolina blu. Iniziava a sentire l’agitazione.
Si sedette al tavolo e aspettò la ragazza. Le dita della mano destra iniziarono a tamburellare sulla superficie di legno. Era l’unico modo che lui aveva di scaricare l’ansia sin da quando era ad Hogwarts.
Si rese conto di essere stato il Prescelto per 18 anni, di aver sconfitto Lord Voldemort e di avere molta più paura di una proposta di matrimonio per la ragazza che amava da sempre. Si ritrovò a sghignazzare tra sé a questo paradosso. 

“Perché ridi?” lo colse di sorpresa Ginny.
“Ehm...” prese tempo Harry “Stavo rivivendo la scena di stamattina. Tuo fratello non è capace di montare neanche un’anta dell’armadio” rise al ricordo.
“Hai chiamato Ron?” chiese allibita lei “Per i lavori manuali devi chiamare George o...”
Ginny si interruppe. Stava per dire il nome di Fred. Non si era ancora resa conto che aveva abbandonato questo mondo per dirigersi verso gli spazi profumati dell’eternità. Si riscosse e continuò “...Bill!”
“Ci ho provato. Bill è ancora dai genitori di Fleur per il weekend, hanno prolungato la vacanza di un paio di giorni. E George era in negozio. Ha detto che aveva bisogno di tempo per riorganizzarsi. Ho pensato che Percy non fosse il soggetto adatto”
“No in effetti non avevi molta scelta” rise Ginny, sedendosi al tavolo “Mi immagino quanto sia stato d’aiuto! Mi dispiace, avresti potuto aspettarmi”
“Volevo farti una sorpresa”
“Ci sei riuscito benissimo. Non mi aspettavo così tanto ordine. Ora sembra davvero una casa e non più un magazzino” sorrise lei.
“Ne sono contento! Ehm...Ginny...”
“Dimmi” disse prendendo l’insalata e iniziando a servirsi.

“Ho un’altra sorpresa”
“Ah si? E sarebbe?” chiese distratta.

Lui si alzò e si inginocchiò davanti a lei. Le prese la mano e la guardò negli occhi. Lo sguardo di lui era speranzoso e preoccupato, quello di lei incredulo e spaesato.
“Ginevra...” iniziò Harry sorridendo “...Molly Weasley...”
“Che cosa seria!” rise lei emozionata.
“...So che non è il modo più romantico per chiedertelo, ma ho pensato che sarebbe stato il luogo adatto. La nostra nuova casa, la nostra tana. Io qui voglio costruire una famiglia, con te. Solo con te. Sei la persona più importante della mia vita, sei l’amore, il mio amore. Siamo imperfetti, ma insieme ci completiamo, riempiamo i vuoti creati dalla vita. Io con te sono felice come non lo sono mai stato. Sei la mia persona. La mia metà. La mia realtà e il mio destino. Non mi vedo più come un ‘Io’ ma mi vedo come un ‘Noi’. Non esisto senza di te. Non posso più vivere da solo. Sei la mia anima ormai. Mi hai riempito e non voglio più tornare vuoto. Voglio passare il resto della mia vita con te, ogni singolo momento. Voglio impegnarmi. Per te. Con te. Lo vuoi anche tu? Vuoi sposarmi?” concluse aprendo la scatola e mostrando un anello semplice composto da due fili di oro bianco intrecciati con un piccolo diamante quadrato al centro.

Lei rimase talmente spiazzata da quella proposta che fissò l’anello per qualche secondo. Poi spostò lo sguardo su di lui, nei suoi occhi verdi impazienti. Sorrise, le scese una lacrima e rispose “Ma certo, Harry James Potter!”
Harry rise, le mise l’anello al dito, si alzò e la sollevò baciandola.

 

***

 

Harry stringeva convulsamente la mano di Ginny.
“Sei preoccupato?” chiese ironicamente, guardando le loro mani unite.
“Un po’. Perché?”
“Perché mi stai stritolando le dita” sorrise lei.
“Oh” sospirò Harry “Scusa, non mi ero accorto” disse, allentando la stretta.
Ginny si fermò di colpo e Harry si girò verso di lei.
“Non devi preoccuparti. Fai già parte della famiglia” cercò di rassicurarlo lei.
“Si, lo so” replicò poco convinto.
Ripresero il loro viaggio in silenzio, diretti verso la Tana. Si materializzarono nel giardino e videro la sagoma della casa da lontano e sorrisero, ognuno immerso nei propri ricordi. Entrambi provavano una forte emozione tutte le volte che vedevano quel luogo.
Nella memoria di Ginny riecheggiavano le risate dell’infanzia, i giochi, le litigate, gli scherzi, i rimproveri, i sorrisi complici, le favole raccontate davanti al camino e le lezioni di Quidditch. La sua famiglia. Quel luogo era la sua casa. Anche senza un solo membro c’era incompletezza, vuoto. Ora che Fred era morto tutte le volte che si ritrovavano si sentiva la sua mancanza, era nel profondo di tutti. Una parte di ciascuno era stata tolta e si era incompleti, anche insieme. Harry, Hermione, Fleur, Teddy e Angelina avevano aggiunto dei pezzi al grande puzzle, ma Fred toglieva una parte altrettanto grande. Ginny sospirò malinconica al ricordo del fratello e lanciò uno sguardo al piccolo pollaio alla sua destra dove Fred le aveva per la prima volta mostrato la Mappa del Malandrino, rendendola partecipe della grande scoperta. Sorrise.

Arrivarono all’ingresso ed entrarono in casa.
“Mamma! Siamo arrivati!” annunciò Ginny ad alta voce.
“Siamo tutti in salone, cara!” gridò di rimando Molly.
I due ragazzi si diressero nella stanza e trovarono Hermione, Ron, Percy e il signor Weasley seduti sul vecchio divano sfondato, Bill accomodato in poltrona con Fleur appollaiata sul bracciolo, Charlie appoggiato su un braccio al muro vicino al camino che leggeva distrattamente un giornale, Teddy seduto per terra che giocava con una paperella di gomma babbana regalata da Arthur, George e Angelina su due sedie che parlavano. Molly arrivò dietro di loro con una grande torta e un sorriso enorme. Era il suo compleanno e si erano riuniti tutti per festeggiarlo.
Con immenso piacere, gustarono l’opera culinaria della festeggiata, parlando del più e del meno.
Il pomeriggio passò tranquillo finchè non arrivò Luna Lovegood che, seduta accanto a Ginny, notò subito l’anello alla sua mano sinistra.
Chiese, ingenua “Bello! Nuovo?”
Ginny rispose tranquilla “Si. Me l’ha regalato Harry. Ci sposiamo”
“Oooooh che meraviglia!” commentò sognante Luna.
Il silenzio cadde nella stanza. Ron quasi si soffocò con la torta. Tutti guardarono prima Ginny, tranquillissima, e poi Harry, teso e nervoso sulla sedia.
Ron guardò il suo migliore amico e chiese “Perchè non me l’hai detto prima?!”
“Ronald!” lo rimproverò Molly.
“Non iniziare” sussurrò Hermione, alzando gli occhi al cielo ed aggiunse commossa “É una notizia splendida”
“Non doveva chiederlo a te” rispose acida la sorella.
Lui le ignorò e continuò a rivolgersi a Harry “Ne sei sicuro? Lo devi essere al 100% come minimo”
Potter finalmente alzò lo sguardo e lo incrociò con quello di Ron, rispondendo “Lo sono. La amo. É la donna della mia vita.”
Si fissarono un attimo, Ron in cagnesco e Harry convincente. Dopo qualche secondo Weasley sospirò, si fece cadere sul divano e tornò alla sua torta concludendo “Benissimo. Avete la mia approvazione.”

“Non ci serviva, in realtà” rispose pungente Ginny. Quanto la irritava quando si comportava così!
“Dai G, non dargli corda!” la zittì Bill e rivolgendosi poi a Harry si congratulò con una stretta di mano. Molly sorrideva, piangendo di gioia ed abbracciò Harry “Oooh come sono contenta caro! É il regalo migliore che potessi ricevere.”
Tutti erano entusiasti ed iniziarono a discutere progetti e idee per la cerimonia.
Harry voleva una cosa semplice, ma accettava qualsiasi proposta in quel momento. Non riusciva a smettere di sorridere e i muscoli facciali dolevano, ma a lui non importava. Non si era mai sentito così tanto parte di una famiglia come quel giorno. 

  
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