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Autore: bambi88    16/01/2008    8 recensioni
Quando una preda e un carnefice si ritrovano insieme, in una stessa stanza. E anche se i ruoli sembrano scontati, questa volta non è così.
Erano soli, li dentro, a chissà quanti chilometri da casa sua. Questo Ino lo aveva sempre saputo. Ma solo cercando il suo sguardo in quel momento lo comprese davvero. -puoi sdraiarti – le sussurrò, incrociando i suoi occhi scuri con quelli azzurri di lei. -Ok…- rispose maliziosa la ragazza, voltandosi con una finta innocenza esasperata. Sentì lo sguardo penetrante del ragazzo sulla sua schiena e sorrise, scuotendo la chioma bionda. Spero di avervi incuriosito.
[ Ita/Ino ]
Dedicato a Kaho, Mimi18 e Rael...
Roberta
Genere: Romantico, Song-fic, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Ino Yamanaka
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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itaino
Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
I travel the world
And the seven seas
Everybody's looking for something.

Ino ruotò il piede, scansando la sabbia che le si era infilata tra le dita sottili.
Sdraiata sull’asciugamano colorato, sbuffò stancamente, lasciando le mani scivolare dietro la schiena.
Socchiuse gli occhi, portando una mano a proteggerli, sfiorando le lunghe ciglia, quando il fascio di luce del proiettore si spostò sul viso e sulle spalle nude.
-    ehy…- sospirò, sollevandosi in piedi con uno scatto.
Si cinse la vita con un braccio esile, nascondendo l’ombelico, da dove, provocante, brillava un piercing.
Avanzò di un passo, scansando la sabbia dal pavimento freddo.
-    ti sei già messa il costume – disse una voce profonda, ombra dietro la luce del proiettore.
Ino rabbrividì, abbassando lo sguardo, annuendo – già – disse, osservandosi le punte delle dita dei piedi.
Alzò gli occhi quando la figura si spostò nuovamente nell’altra stanza, osservando i suoi passi lenti e decisi.
Si lasciò ricadere sull’asciugamano della finta spiaggia tropicale, controllando lo zaino di scuola tristemente appoggiato sullo schienale della poltroncina dello studio fotografico.
Sua madre credeva che, a quell’ora della sera, fosse da Shikamaru per le ripetizioni di chimica.
Sospirò, lasciando scivolare lo sguardo sui proiettori ancora spenti e sulla macchinetta, lasciata dal fotografo gettata su un basso tavolino laterale.
Si alzò, camminando con i piedi nudi e infreddoliti.
Afferrò il laccio della macchinetta, provando a portare l’obiettivo all’occhio socchiuso.
-    non si toccano gli strumenti – Ino si immobilizzò, ruotando la testa con uno scatto deciso.
-    Mi scusi!- rispose, alterando il  tono della voce con una sicurezza che le era del tutto estranea in quel momento.
Il ragazzo le passò una mano tra le sue, afferrando la macchina fotografica.
Erano soli, li dentro, a chissà quanti chilometri da casa sua. Questo Ino lo aveva sempre saputo.
Ma solo cercando il suo sguardo in quel momento lo comprese davvero.
-    puoi sdraiarti – le sussurrò, incrociando i suoi occhi scuri con quelli azzurri di lei.
-    Ok…- rispose maliziosa la ragazza, voltandosi con una finta innocenza esasperata.
Sentì lo sguardo penetrante del ragazzo sulla sua schiena e sorrise, scuotendo la chioma bionda.
Si passò una mano sui fianchi, prima di voltarsi, schiudendo le labbra.
Il primo scatto la colse impreparata e indietreggiò di un passo.
-    non aver paura – Il ragazzo scostò la macchinetta dall’occhio, fissandola, serio, mentre una ciocca scura gli si posava sul mento.
Ino trattenne il fiato. Quanto gli assomigliava, così…forse Sakura aveva ragione.
Gli Uchiha erano un veleno.
-    certo signor Itachi…- Mormorò, inginocchiandosi sull’asciugamano.
L’altro annuì, invitandola con un cenno della mano a lasciarsi andare.

Gli scatti si susseguivano veloci nell’aria secca del piccolo studio.
Ino ansimava, mentre gocciole di sudore iniziavano a imperlarle la pelle eburnea.
Itachi si bloccò, fissandola critico.
La ragazza portò una mano al petto, infastidita e lusingata dalle carezze di quello sguardo.
Strano, anzi, assurdo, come le ricordasse il velluto.
Nero, soffice, morbido…eppure soffocante.
Alzò gli occhi, cercando disperatamente i suoi vestiti, lasciati troppo lontani, quando il ragazzo le si avvicinò, piantandosi davanti a lei, silenzioso.
-    che succede?- chiede Ino, cercando di mascherare il tremore della voce.
Lei non era una ragazza che perdeva il controllo.
Lei era Ino.
Lei era l’orgogliosa, ambiziosa, Ino.
Lei era quella che aveva guardato Sakura, la secchiona Sakura, e le aveva detto chiaramente che era una fallita. Anche se non lo pensava.
Lei era quella che aveva afferrato le labbra del vecchio Shikamaru, solo per sentire l’odio infuocato di quella troia della Sabaku. Anche se non la odiava.
Lei era quella che aveva ignorato Sasuke, il suo amato Sasuke, quando lui, fin troppo altruisticamente, l’aveva avvertita di ignorare quel suo strano fratello. Anche se lo amava.
Lei era, soprattutto, quella che, unica tra molte, aveva attirato lo sguardo di velluto di Itachi Uchiha.
-    che succede?- chiese ancora, appena il ragazzo abbassò la mano sul suo collo, sfiorandolo con l’indice.
-    Un ciuffo faceva ombra – rispose, allontanando dei capelli dalla fronte della ragazza.
Ino riprese a respirare, avvertendo la palle bruciare dopo quel contatto.
Lei era Ino.
Lei avrebbe dovuto far bruciare.
-    capisco – si limitò a rispondere, passando la lingua sulle labbra rossastre.
Forse era un metodo di seduzione un po’ antiquato, ma l’aveva sperimentato fin troppo volte.
E aveva sempre funzionato.
Itachi ghignò, riprendendo a scattare.
La ragazza afferrò i capelli tra le dita, sollevandoli, lasciando il collo scoperto.
-    per avere solo sedici anni sembri esperta – Itachi parlava con un tono talmente freddo che Ino si chiese se fosse solo un modo per deriderla.
-    Sono più esperta di quanto lei immagini– rispose, mentre il cuore le balzava nel petto.
Non che fosse una santarellina, anzi, ma non era da lei arrivare a provocare un ragazzo a tal punto.
Che le stava succedendo? si chiese con terrore.
Fosse colpa di quegli occhi neri che non smettevano di fissarla?
-    stupida- mormorò, aprendo appena le gambe, per coprirle nuovamente appena lo sguardo del ragazzo iniziò a seguire, famelico?, la curva delle lunghe cosce.
Gli scatti cessarono di colpo e Itachi, voltatole le spalle, rientrò nell’altra stanza.
Ino si guardò attorno spaurita.
Era davvero già tutto finito?

Si alzò, tremando per il caldo soffocante.
Si accarezzò la pancia, torturandosi il piercing tra l’indice e il pollice, giocherellando con l’occhio brillante del coniglietto del pendaglio.
Cercò di sbirciare da lontano nella porta lasciata socchiusa, sollevandosi sulle punte.
Un dito le cedette, ricordandole della caduta il giorno prima a lezione di danza.
Si maledì, pensando, con orrore, che il gonfiore appena accennato poteva notarsi dalle foto.
Ok, forse stava esagerando, riconobbe, avvicinandosi alla poltrona, aprendo rapidamente lo zaino.
Afferrò il cellulare, leggendo il messaggio che lampeggiava dallo sfondo di Winnie the Pooh.
-    Sakura, sei la solita idiota…- disse, malinconicamente, leggendo l’appello quasi disperato dell’amica a raggiungerla al solito campetto.
Come se lei fosse ancora una bambina.
-    credo si arrivato il momento di riprendere –
La voce di Itachi le sembrò ancor più fredda, dura e cinica.
Ino lo squadrò lentamente, passandosi una mano tra i capelli lunghi.
Annuì, chiedendosi da quanto il ragazzo la osservasse, nascosto nella penombra della stanzetta.
-    mio fratello è solo uno stronzo…-  la voce di Sasuke le risuonò nella testa, come un macabro ritornello.
Itachi l’osservava ancora, con uno sguardo tagliente. Dove era finito quel velluto?
-    voltati – le ordinò, appena raggiunse la ragazza, ancora piantata di fronte il divanetto.
Ino sorrise, piegando le labbra forzatamente.
Una parte consistente di lei avrebbe voluto chiedergli il perché, osando sfidare quegli occhi.
-    ok…- si limitò a balbettare invece, lasciando la schiena nuda allo sguardo feroce di Itachi.
Avvertiva il suo sguardo come dita sottili sfiorarle le spalle, la linea della schiena, i piccoli glutei.
Arrossì impercettibilmente, osservando con la coda dell’occhio il cellulare, gettato tra i cuscini.
Forse sarebbe stato possibile ancora afferrarlo.
Forse poteva ancora scappare.
Forse poteva ancora chiedere aiuto.
Forse.
Ma Ino non era una piccola, ingenua, illusa.
Ino aveva capito che, oramai, era troppo tardi.
Le labbra di Itachi le sfiorarono la nuca e gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
-    non scapperai. Dobbiamo fare altre foto – la voce aveva perso il suo usuale ghiaccio. Era bollente e Ino ebbe paura, anzi ebbe la certezza, di stare per scottarsi.
-    Si…- biascicò, nonostante il tremore alle gambe e la paralisi agghiacciante alle braccia.
Quando le mani di lui si posarono sul laccio morbido del costume un singhiozzo le sfuggì dalle labbra serrate.
Il suono del reggiseno caduto a terra risuonò nella testa di Ino come un colpo di fucile.
-    voltati ancora –
Ino copriva con una mano il seno fin troppo sviluppato, alzando provocatoriamente lo sguardo sul moro.
-    le foto, Ino. Smettila di nasconderti – la strappò via seccamente la mano dal petto, sfiorandole con le dita la pelle delicata e pallida del seno.
Ino rispose al suo sguardo con la solita alterigia.
-    le foto – rispose però, meccanicamente, lasciandosi guidare sul divano dal corpo di lui, premuto al suo.

Some of them want to use you

Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused.

Gli occhi chiari di Ino erano fissi al soffitto.
Immobile, la ragazza copriva con una piccola mano il pube, lasciando asciugare il solco delle lacrime sulle guance arrossate.
Itachi respirava ancora pesantemente, inginocchiato vicino a lei.
La ragazza voltò la testa, ripercorrendo con un brivido la linea degli addominali e del torace, ancora umido.
-    mio fratello è solo uno stronzo – Ancora quella voce
Ino distolse lo sguardo rapidamente dal viso dell’altro, chiedendosi che ora fosse.
Forse sua madre, spazientita, aveva chiamato Yoshino ed entrambe, appena scoperta la sua piccola bugia, sarebbero corse da Sakura.
Da Sakura perché nonostante Ino fosse una stronza e Sakura una fallita, quelle due rimanevano pur sempre migliori amiche.
E Sakura avrebbe confessato tutto, Ino ne era certa.
E forse ora sua madre stava correndo da lei.
Forse l’avrebbe trovata nuda, lasciata cadere dal divano, gettata su un vecchio tappeto.
Forse sarebbe rabbrividita, osservando Itachi e i suoi occhi di freddo e tagliente velluto.
Arrossì, chiedendosi perché riuscisse sempre a cacciarsi nei guai.
Portò istintivamente le gambe al petto, rannicchiandosi.
Itachi si sollevò, sgranchendosi le gambe muscolose.
Ino non le volle guardare, consapevole delle lacrime che le offuscavano gli occhi.
Avvertì i suoi lenti passi tornare nell’altra stanza e la porta schiudersi al contatto con la pelle umida di Itachi.
Sospirò, asciugandosi gli ultimi rimasugli del suo pianto.
Che poi non era stato così irrefrenabile.
La speranza si era dissolta troppo presto per permetterle di piangere troppo a lungo.
Ma in fondo non c’era da stupirsi: Ino era sempre stata una ragazza molto concreta.

Il contatto con il tessuto freddo della maglia la riscosse da torpore.
Osservò il top chiaro coprirle parte del braccio esile, sollevando gli occhi.
Itachi la fissava, tra le mani la minigonna della ragazza.
-    puoi rivestirti- le disse, quando lei, sollevandosi a sedere, gli strappò la gonna dalle mani.
-    Dove sono le altre mie cose?- chiese, cercando di evitare un altro contatto con lo sguardo di lui.
Era inquietante. Era doloroso. Ma era anche terribilmente attraente.
Itachi le indicò una sedia e lei, ondeggiando sulle gambe malferme, afferrò gli slip e il reggiseno.
-    puoi andartene?- sibilò, osservandolo sbieco – dovrei vestirmi –
Itachi sgranò gli occhi, piegando le labbra in uno strano ghigno.
Strano, almeno, quasi quanto la situazione.
-    sei già nuda. Di solito le ragazze chiedono di essere lasciate sole per svestirsi, non per il contrario -  osservò, gelido.
Ino si voltò, mostrandogli la schiena.
Tremava, ma pregò perché lui non se ne accorgesse
-    ti sarei grata se ti voltassi, almeno –
Itachi incrociò le braccia al petto
-    per nulla al mondo-
Ino avanzò a grandi falcate dietro il divano, riprendendo a rivestirsi.
Itachi la guardava, apparentemente distaccato.
Nulla avrebbe potuto spiegare la sensazione che provava nell’ascoltare il fruscio della stoffa degli slip sulle lunghe gambe di lei.
Ino sollevo le mani, infilando la maglia corta.
Lo osservò fissarla, ancora a torace nudo.
Se lui l’avesse fissata come tutti gli altri, Ino avrebbe anche potuto urlare, piangere, ridere.
No.
Itachi era diverso.
-    sai benissimo che non sono stato il solo a volerlo-
Ino lo fulminò con lo sguardo, annodandosi i capelli in una coda tremendamente perfetta.
-    avresti avuto di più, se solo avessi chiesto – gli rispose, voltando la testa sprezzante.
Si, avrebbe pianto.
Ma lontano da lui.
-    casa tua è distante. Ti accompagno.- Itachi afferrò la camicia scura, prendendo ad abbottonarla con una calma strenuante.
Ino infilò le scarpette, allacciando la fibbia. Sospirò, lasciando morire sulle labbra un rifiuto.
Sapeva già che con Itachi Uchiha ogni parola, ogni volontà, fosse inutile.
-    un’ultima cosa…- Itachi sparì nella stanza e Ino si lasciò accasciare sul divano.
Non era dolore quello che provava.
Era rabbia.
Rabbia per non essere riuscita a negare.
Sollevò lo sguardo, osservando le foto che lui le aveva lanciato sulle gambe.
-    sono le più belle che abbia mai scattato-
Ino le osservò, avvertendo un bruciore al petto.
Rabbia.
Rabbia perché non riusciva a controllare il suo cuore.
Rabbia perché non riusciva ad urlargli che lo odiava.
Rabbia perché, avvinghiata a lui, gli aveva urlato di non smettere.
-    devo tornare a casa – biascicò alla fine, accarezzandosi le gambe nude.
Il cellulare prese a vibrarle nella tasca.
-    vuoi rispondere?- chiese lui, sfiorandole il fianco.
-    No – rispose lei, secca.
Itachi giocherellò con il pendaglio del piercing, infilando un piede tra quelli serrati di lei.
-    altre foto – sussurrò nell’orecchio, con voce di velluto
-    presto…- gli rispose lei, sfilandogli dalla tasca la chiavi della moto – forse sei uno stronzo…ma lo sono anche io, Itachi-
Lo guardò seria – molto più di quanto pensi – aggiunse
Itachi abbandonò la testa sul collo di lei, lasciando fondere i suoi capelli neri con i suoi, chiarissimi.
- è per questo che sei tu qui, Ino-



Hold your head up
Keep your head up
MOVIN' ON


Spero che questa semplice ItaIno, ovviamente Au vi sia piaciuta. Per me è una giornata un pò grigia, mi aiutate a risollevarmi con un commentino?! O___O
ah, dimenticavo: è un regalo per te Kaho_chan, per voi Mimi18 e Rael...
Un bacio!

Roberta
  
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