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Autore: Sere 98    03/07/2013    3 recensioni
Sam non è una ragazza come tutte le altre...o forse la è ma non riesce a riconoscerlo e come potrebbe del resto?
Sam è stata abbandonata quando era ancora piccolissima trascorrendo l'intera infanzia per tutti i centri d'accoglienza sparsi per il territorio Britannico finché un giorno non incontra un bambino più perseverante,testardo e comprensivo degli altri che osa entrare in contatto con la persona scossa,arrabbiata e difficile qual'è Sam, ma anche l'inserimento nella famiglia Tomlinson non l'aiuterà ad aprirsi e a fidarsi delle persone,almeno finché un ragazzo strafottente quanto affascinante non si intrometterà nel suo passato fino a riportare alla luce la parte più nascosta di lei riportandola alla vita
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il mio nome è Samantha.
Odio il mio nome perciò tutti quelli che mi conoscono mi chiamano Sam, Sam Tomlinson.
Non metterò mai una mia descrizione,non servirebbe,odio il mio corpo con tutta me stessa.
Nella mia vita ho sempre dovuto affrontare momenti difficili tanto che non mi ritroverei nel "facile" negli anni a venire mi sono costruita addosso uno scudo abbastanza potente da sopportare tutte le fottute disgrazie che mi sono capitate.
Per cominciare,non ho ne padre ne madre,ho vissuto per sei anni in un orfanotrofio che la gente ipocrita ancora sente di dover chiamare "Casa Famiglia", io lo posso dire,un orfanotrofio non è né una casa né una famiglia,sembra più che altro un enorme deposito oggetti,più sfortunati degli altri,inutilizzati,inconsiderati,dimenticati...
Mi hanno sempre detto che i miei genitori sono morti in un incidente in macchina quando io ero piccolissima...stronzate...non ci ho mai creduto nemmeno per un secondo,se fosse vero quello che ancora osano rifilarmi,mi ricorderei i loro visi,avrei impresso nella memoria il disegno delle loro facce,la fotografia di un momento felice,magari scolorita,magari graffiata,rovinata dalle intemperie...
Ricordo alla perfezione il giorno in cui lasciai quel luogo,avevo solo sei anni eppure avevo già vissuto esperienze come tre affidi andati male e la frase d'uscita era sempre quella " E' una bambina molto graziosa ma non penso si adatterebbe al nostro stile di vita" e i volontari facevano del loro meglio per rassicurarli al fatto che non avevo un carattere facile,che di sicuro un giorno avrei trovato chi mi avrebbe "sopportato",dunque ero una bambina sbagliata,dunque il problema sostanziale ero io,la mia nascita,la scomparsa dei miei genitori,le tre famiglie che volevano adottarmi ma hanno lasciato perdere per il mio "carattere di merda".
Le cose cambiarono quando una mattina di settembre nell'istituto venne un'altra famiglia,c'erano una mamma,un papà e due bambini,una femmina e un maschio che dei due era il più piccolo,io stavo colorandomi la gonna della divisa(gonnellina rossa,camicetta bianca e giacchetta a polo azzurra) e tagliavo i capelli a zero alla bambola di una mia compagna,lo facevo per dispetto,nessuno aveva mai voluto essere mio amico lì dentro.
La bambina si mise a giocare con tutte le altre mie compagne e per un po' anche il bambino giocò con loro,poi notando che ero da sola in un angolo venne verso di me:
-Ehi ma che fai non vieni a giocare con noi?
Alzai gli occhi verso l'infame che aveva osato disturbarmi in uno dei miei numerosi momenti di perfida creatività,i suoi occhioni blu erano puntati su di me e un sorriso a mille campeggiava sulla sua faccia era quasi contagioso stavo per abbandonarmici anch'io ma scrollai la testa riabbassando lo sguardo sulla Barbie che avevo ingiustamente rasato,lui si inginocchiò vicino a me cercando forse di avere un contatto,povero illuso,non sapeva che con me era come cercare un ago in un pagliaio:
-Io sono Louis piacere!
Ma che voleva quello lì? Non capivo perché cercasse di parlarmi anche se era evidente che non era nelle mie intenzioni chiacchierare con lui,eppure non si dava per vinto:
-Tu come ti chiami?
-Samantha....-sussurrai piano sule labbra e lui sembrò molto soddisfatto della mia risposta,volli rimangiarmi subito quelle parole,avrebbe sicuramente continuato a parlarmi,se non gli avessi risposto probabilmente si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato:
-Samantha? E' un bel nome! Ti piace?-mi chiese lui senza fissarmi,era quello che mi colpiva di più di tutto,non mi fissava,non mi giudicava,si comportava con me in modo normale,come ci si comporta solitamente fra bambino e bambina:
-No non mi piace-dissi io,stavo diventando curiosa,avevo tanta voglia di scoprire cosa quel bambino aveva ancora da dirmi
-Possiamo trovarti un soprannome!-sembrava aver avuto un'idea geniale ed era orgogliosissimo della sua trovata,io lo guardai con aria da sufficienza ma lui aveva sempre addosso quella dose di entusiasmo che tanto mi piaceva-Sammy...Anthy...Ti piace Sam?-mi chiese alla fine.
Adoravo quel soprannome ma non volendo lasciar troppo trasparire,la sua allegria era contagiosa ma per premutarmi ci voleva ben altro,feci cenno di sì con la testa:
-Vuoi venire a giocare con me Sam?-mi chiese questa volta con un'aria più compassionevole,errore tremendo da parte sua,ho sempre odiato questo tipo di persone.
-No-gli dissi secca senza alzare lo sguardo dalla bambola
Lui non sembrò esserne ferito,era un bambino troppo deciso per mollare al primo colpo,forse è proprio questa sua persistenza che mi ha salvato:
-Perché? Guarda che ti diverti?!
Io a quel punto ero arrabbiatissima,ma perché non voleva capire che non avevo voglia di giocare,che volevo essere lasciata in pace,mossa più dai sentimenti che dalla mente gli sputai in faccia e il mio proiettile lo colpì sulla guancia che lui subito si affrettò a coprire con una mano:
-Samantha!!!- l'assistente sociale era già disperata e chiedeva perdono alla famiglia venendo verso di me che già stavo arretrando spingendomi con le mani,Louis si frappose fra me e la donnaccia ponendo le mani in avanti:
-No!Lei non si chiama più Samantha,Samantha non le piace!- poi tornò a guardare me-Lei si chiama Sam...
Immediatamente mi resi conto che effettivamente nessuno mi aveva mai chiesto cosa mi piacesse,nessuno mai aveva cercato di capire cosa pensassi di una cosa,nessuno aveva mai chiesto il mio parere,la cosa era indifferente,Louis era stato il primo:
-Mamma- Louis ripresa a guardare la donna che atterrita guardava verso di me -Sam può venire a casa con noi?

Da lì iniziò tutto,i Tomlinson mi presero con loro e a quanto pare la cosa ha funzionato visto che adesso ho diciotto anni e ancora non mi hanno riportato indietro.
Mi sono lasciata andare progressivamente,adesso ho quattro sorelline più piccole ma con nessuna di loro avrò mai il rapporto così stretto che ho con Louis,lui mi ha salvata,mi conosce più di chiunque altro e per la prima volta è riuscito a guardare dentro di me.
Non mi è mai mancato niente con loro,ho sempre avuto tutto l'amore che una bambina può avere,i primi tempi non è stato affatto facile, a scuola finivo in una rissa praticamente ogni giorno e mia madre veniva a prendermi per riportarmi a casa,l'ha sempre saputo che non sarebbe stato facile,mi propone di invitare a casa le amichette,di fare delle feste di compleanno,di fare merenda con i compagni del doposcuola e nonostante tutto non è mai rimasta veramente male per i NO secchi che inevitabilmente troncavano ogni sua proposta.
La situazione negli anni è migliorata,abbiamo stretto un legame fortissimo e dopo Louis è sicuramente quella che mi capisce più di tutti gli altri,con mio padre non ho poi un legame così stretto,non è nemmeno il padre biologico di Louis quindi non mi preoccupa molto il fatto che fra me e lui ci sia poca complicità.
durante l'adolescenza ho dovuto superare numerosi ostacoli difficili,prima la Bulimia e successivamente l'anoressia,mi tagliavo perché odiavo il mio corpo,pensavo fosse l'unica soluzione,volevo lacerarlo,infliggergli tutto il male che lui apportava a me,strana cosa la mente umana,infliggiamo dolore a noi stessi proprio perché ci sembra l'unico modo per soffrire di meno,prendercela con noi stessi è più facile che prendersela con gli altri,provocarci dolore è come avere la sensazione di stopparlo quando più ci pare,peccato che non sia proprio così,il dolore è come un seme,basta poco per coltivarlo e cresce a dismisura.
Fortunatamente sono riuscita a liberarmi da questa situazione,soprattutto grazie a Louis,come al solito del resto,mi ha sempre parato il culo,qualsiasi cosa facessi.
In poche parole questa sono io,la mia storia può essere paragonata a tante altre e non è nemmeno così interessante come potreste aspettarvi,probabilmente l'avrete capito non sono una tipa facile e nemmeno voglio esserlo,ma forse è così che le cose migliori possono prendere piede, credendoci....solo credendoci... ed io finalmente ci credo.
  
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