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Autore: needstyleshug    03/07/2013    4 recensioni
"La persona giusta non esiste? Oh, questa è la cazzata più grossa che abbia mai sentito. La persona giusta esiste eccome, il problema è che non ce ne rendiamo conto di quando arriva, e se arriva è il momento sbagliato." (cit mia)
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
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TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=jBMFZBgQ8N4

 

'Non può essere.' - Capter 1.
 
Come possono, i capelli, creare tanto panico? Sono di fronte a questo specchio da quasi venti minuti e sono riuscita a mala pena a domare questa folta chioma a furia di spazzola, phone e quant’altro. Sono tutti arruffati e in disordine, pieni di nodi e poco presentabili, proprio oggi che c’è quella, sicuramente noiosa, cena con i nuovi vicini. ‘Non è possibile! Stai calma Veronica, è tutto okay, ce la puoi fare.’
Qualcuno bussa alla porta del bagno.
«Tesoro, sei pronta?» ci mancava solo mamma a mettermi fretta.
«No mamma, questi capelli non ne vogliono sapere di essere sistemati.»
«I vicini dovrebbero essere qui a breve, lo sai vero?»
«Si mamma.» Sento i suoi passi allontanarsi e opto per una treccia di lato: sbarazzina e ordinata.
Vado in camera e mi sistemo, di fronte allo specchio, il vestito prugna, lungo fin sopra il ginocchio e aderente, scelto dal mio futuro marito: Theodor William Brown. L’uomo perfetto che tutte vorrebbero: moro, occhi scuri e penetranti, muscoloso, ottimo carattere e dottore.
Ricordo ancora il nostro primo incontro, proprio in un ospedale, anche se eravamo solo due ragazzini.
Mio nonno era ricoverato per una brutta malattia ed io, come ogni sera, ero andata a trovarlo. Nella sua stanza c’era sempre un letto vuoto, ma da quella sera no, c’era una graziosa vecchietta con la quale non smetteva mai di parlare: Jess.
Erano così in simbiosi che decisi di andarmene dopo pochi minuti ma, mentre aprivo la porta, andai a sbattere contro un giovanotto moro con in mano due caffè, uno dei quali finì sulla mia camicetta. D’istinto scaraventai la mia mano contro la guancia del ragazzo, lasciandogli il segno rosso delle mie cinque dita, che rimase per qualche ora. Appena mi resi conto del mio gesto mi scusai e iniziammo a parlare: il moro era il nipote di Jess e, ora, è il mio adorato Theo e, tra meno di un mese, lo sarà anche per il mondo intero.
 
Due forti e muscolose braccia mi circondano la vita, riportandomi alla realtà, sulla mia spalla sinistra vedo il viso del mio bellissimo uomo che sorride ammirandomi.
«Sei bellissima.»
«Il vestito lo è.»
«Non vedo l’ora di togliertelo.» Rimango leggermente paralizzata dal suo commento. «Sei pronta?»
«Quando infilo gli stivali e scendo!»
Mi gira e mi bacia sulla fronte «Muoviti, i vicini sono arrivati.» dice in fretta ed esce dalla stanza.
Mi muovo goffamente verso il letto, mi siedo e mi infilo gli stivali col tacco poco distanti da me, mi alzo in piedi e do un’ultima occhiata a quel fantasma che è il mio riflesso nello specchio: una lunga treccia di capelli lunghi e castani posata sulla spalla destra, una sottile striscia di eye-liner per definire gli occhi e un po’ di mascara per allungare le ciglia, il vestito prugna che mi avvolge completamente mettendo in risalto quelle poche curve che mi ritrovo e gli stivali color cuoio dannatamente scomodi. Noto che sono leggermente pallida, come al solito, così mi pizzico le guance per regalarmi un po’ di colorito e sono pronta.
Scendo le scale con cautela, non vorrei fare una delle mie solite figuracce, trovandomi di faccia a terra. Arrivo in salotto e trovo i miei genitori, il mio futuro marito, due signori abbastanza giovani, due piccole gemelline e due ragazzine più o meno della stessa età.
‘Ma quante figlie hanno?’ mi mordo la lingua perché, come mio solito, avrei ripetuto la domanda ad alta voce, mi avvicino all’uomo sconosciuto, che si alza automaticamente, e mi presento sfoderando il sorriso migliore.
«Buonasera, io sono Veronica Marie Jones, per tutti Ronnie.» gli tendo la mano che stringe.
«Ciao Veronica, io sono il signor Mark Tomlison.» ricambia il sorriso.
‘Tomlinson’ quel cognome mi paralizza, ma mi riprendo e cerco di formulare una frase sensata.
 «La prego, mi chiami Ronnie.»
«E tu dammi del tu.»
«Certo, Mark.»
Passo alla signora al suo fianco, anche lei si alza in piedi e, prima che potessi parlare, mi stringe in un caloroso abbraccio. ‘Questa donna già mi piace!’ sorrido con sincerità al mio pensiero.
«Signora Tomlinson.» pronuncio il suo nome muovendo leggermente la testa appena l’abbraccio finisce, in segno di saluto.
«Chiamami Johannah, è un piacere conoscerti Ronnie.»
«Io sono Felicite, per te Fizzy.» si presenta una delle figlie.
«E io Charlotte, ma puoi chiamarmi Lottie!» si presenta l’altra.
«Io sono Phoebe!» si affretta una delle gemelline.
«E io Daisy.» si presenta l’altra e, insieme, mi avvolgono in una braccio caloroso, sono così basse che a malapena mi arrivano al petto., ma non sono poi così piccole, sono solo basse rispetto a me.
«Allora, stavamo parlando di voi, come mai questo trasferimento?» cerca un argomento mia madre.
«Ci siamo stancati della nostra piccola cittadina, abbiamo bisogno di aria nuova.» risponde Mark.
«Aria di città.» commenta Lottie con un tono di sarcasmo, al quale, però, nessuno fa caso. Evidentemente non è contenta di questo trasferimento, sorrido al pensiero di me a quell’età, senza i miei amici sarei stata persa, quindi capisco quel che prova la piccola. La mia riflessione viene interrotta dal campanello della porta che suona.
«Deve essere mio figlio, il solito ritardatario!» commenta Johannah.
«Vado io.» Annuncio e mi dirigo verso la porta, faccio un respiro profondo e la apro.
Deglutisco guardando la figura davanti ai miei occhi, la osservo dai piedi fino a quei pozzi di oceano che si ritrova al posto degli occhi e rimaniamo a fissarci per qualche istante, sorpresi entrambi l’uno dalla presenza dell’altra.
‘Non può essere.’ Penso e rimango a bocca aperta dalla visione del moro avanti a me. Indossa un paio di vans bianche, dei jeans strettissimi, una camicia, una cravatta grigio scuro e una giacca in tono con la cravatta.
«Ciao Ronnie, da quanto tempo, vero?» dice sfoderando il suo solito ghigno.
«L-Louis.. Che ci fai qui?» balbetto. ‘Perché sto balbettando?’
«La mia famiglia si è appena trasferita qui di fianco.»
‘Lo vedrò tutti i giorni, merda!’
«Non mi fai entrare?» Mi domanda.
«Oh certo, prego.» mi sposto per farlo entrare, mi passa di fianco e avvicina le sue dolci labbra al mio orecchio.
«Mi sono mancati i tuoi grandi occhi celesti sul mio corpo.» mi sussurra e il mio corpo viene invaso da intensi brividi dopo le sue parole, rimango lì, pietrificata, per alcuni istanti mentre il moro prosegue verso il salotto, orientato dalle voci delle nostre famiglie. Mi riprendo e lo seguo.
 
Siamo a tavola, abbiamo quasi finito la cena e stiamo parlando del più e del meno.
«Come mai vivete qui?» Mi chiede Johannah, rivolgendosi a me e Theo.
«E’ una cosa temporanea, dopo la luna di miele ci trasferiremo definitivamente nella nostra nuova casa.» annuncia Theo.
«E ovviamente siete tutti invitati al nostro matrimonio!» dico io.
«E quando sarà?» si rianima Lottie.
«Fra meno di un mese, il 23 giugno.» rispondo e, a quelle parole, la forchetta di Louis cade per terra, ci voltiamo tutti verso di lui che si affretta a raccoglierla.
«Vado in bagno.» dice, si alza e posa la forchetta sul tavolo, per poi uscire dalla cucina.
«Hai già scelto il vestito?» chiede Mark.
«Oh certo, è bellissimo!»
«E’ da principessa?» chiede Phoebe quasi con gli occhi a cuoricino.
«Sì, ma non posso dirvi altro, voglio che il mio futuro marito non sappiano nulla.» Rispondo sorridendo verso Theo.
In quel momento sento dei rumori provenire dal piano di sopra, mi alzo di scatto e vado a controllare, scusandomi con gli ospiti. I rumori provenivano dalla mia camera da letto, così percorro il lungo corridoio e noto che la porta è semiaperta.
Accendo la luce e mi ritrovo d’avanti una scena che mi fa venire un nodo allo stomaco: Louis con in mano una nostra vecchia foto.
«Che ci fai qui?» chiedo avvicinandomi.
«Ci avrei giurato.» dice con gli occhi fissi sulla foto.
«Che ci fai qui?» ripeto alzando un po’ la voce.
«Sai, ce l’ho ancora pure io..» dice sventolando la foto.
«Senti Louis, io..»
«E’ finita, no? Non dobbiamo più pensarci.» Quelle parole mi entrano nel corpo, facendomi sentire quasi vuota, che cosa mi succede? «Tieni.» - mi porge la foto - «Eravamo felici.» dice con le labbra leggermente piegate in un sorriso, ma i suoi occhi sono freddi come sempre, come prima, ed esce dalla stanza.
Mi siedo sul letto e osservo la piccola foto che ho fra le mani, scuoto la testa e la rimetto nel cassetto, sotto la biancheria, mi stampo un sorriso in faccia e torno giù.
 
«Sembrate giovani voi due, quanti anni avete?» chiede Johannah, sono tornata in cucina da un po’ e mi sta tempestando di domande.
«Io quasi ventuno, lui venticinque!» rispondo.
«Oh, ma siete così giovani! Come mai vi sposate così presto?»
«Beh, io e Ronnie ci conosciamo da anni, stiamo insieme da circa sei anni ma è stato un tira e molla continuo, poi ci siamo presi un anno di pausa, quando lei è tornata in città ci siamo rincontrati e da allora non ci siamo più lasciati, neanche una lite.» Racconta Theo fiero.
«Oh che storia romantica!» commenta Fizzy con gli occhi a cuoricino.
 
Sono le quattro del mattino e non riesco a dormire, mi giro e osservo Theo che dorme: sembra un angelo. Scendo dal letto e vado in cucina a prendere un bicchiere di acqua, in quel momento il mio cellulare squilla.
«Pronto?»
«Ronnie, sono Mhayra!» Sorrido sentendo la voce della mia migliore amica.
«Ehi tesoro, come va la vacanza in Brasile?»
«Benissimo! Non ti dico che tempo c’è qui, è una favola!»
«Non vedo l’ora di riabbracciarti, quando torni?»
«Domani, vieni a prendermi all’aeroporto?»
«Certo! Devo raccontarti un po’ di cose.»
«Ti ascolto.»
«Non ora, qui sono le quattro del mattino!»
«Oh scusami, ti ho svegliata?»
«No, non riesco a dormire.»
«La cosa deve essere grave per una pigrona come te!»
Faccio una risata finta, per prenderla in giro «Ci vediamo domani! A che ora?»
«Il mio volo atterra alle 11, orario locale!»
«Bene, ci sarò, ti mando un bacio e a presto!»
Chiudo il telefono e lo poggio sul tavolo, bevo l’acqua che mi ero precedentemente versata in un bicchiere di vetro e ritorno a letto, cercando di dormire almeno per qualche ora.
 
I raggi del sole entrano nella mia camera attraverso quella piccola finestra a forma di cerchio e si posano sul mio viso, lasciandomi un leggero fastidio sulla pelle che mi fa svegliare. Allungo la mano verso mio marito, ma non c’è.
Mi alzo di scatto, spalancando gli occhi, e noto che nella stanza sono sola.
Mi schiaffeggio leggermente la faccia per togliermi un po’ di sonno d’addosso e scendo giù in cucina, per fare colazione.
La casa è completamente vuota, come ogni lunedì mattina: tutti a lavoro, tranne me. Ho mandato talmente tanti curriculum e nessuno mi ha ancora contattata.. Mi sto davvero deprimendo. Prendo del the dal frigo, me ne verso un po’ in un bicchiere e, mentre lo bevo, do un’occhiata all’orologio: le 9:30. Devo muovermi, se non voglio fare ritardo, come mio solito. Metto il the al posto e il bicchiere nel lavandino, salgo al piano di sopra e mi chiudo in bagno.
Dopo un’ora sono pronta: ho racchiuso i miei indomabili capelli in una coda di cavallo, indosso un pantalone della tuta grigio col cavallo leggermente sceso, una canotta bianca, un paio di Nike Air alte e bianche, una camicia di jeans sbottonata e un paio di Ray Ban. Prendo le chiavi della macchina e mi dirigo in garage, mi posizioni sul sedile del pilota e parto verso l’aeroporto.
Arrivo lì in un quarto d’ora e noto che l’aereo di Mhayra è in leggero ritardo, quindi io sono in tempo. Mi guardo un po’ intorno e non c’è molta gente, mi siedo su una delle sedie che ci sono in aeroporto e mi metto a giocare con una delle app sul mio cellulare fino a quando una figura non si siede dal mio fianco, non gli do molta importanza, anche se.. ‘Perché con tutti i posti vuoti si è venuto a sedere al mio fianco?’ Alzo gli occhi per sbirciare la figura alla mi destra e faccio quasi cadere il cellulare a terra.
«LOUIS!» urlo, la mia voce risulta più stridula di quella di una gallina in calore! Lui mi sta fissando con un quasi sorriso in faccia. «Che ci fai qui? Mi pedini?»
«Tranquilla, ti ho trovata qui, tutta sola e mi sono avvicinato.»
«Che ci fai qui?» ripeto, esasperata.
«Stanno arrivando dei miei amici, tu che ci fai qui?»
«Arriva una mia amica dal Brasile.»
«Ci sono stato, è bello il Brasile.»
«Quando ci andrò ti farò sapere.»
«Sei sempre la solita maleducata!»
«Scusi sua altezza reale, vuole che le faccia un inchino?»
«RONNIE!» la voce stridula della mia migliore amica si espande in tutto l’aeroporto, urlando il mio nome. Mi alzo di scatto e le corro incontro a braccia aperte, lei lascia cadere le sue valigie e ci stringiamo in un forte abbraccio, mi è mancata così tanto!
Mentre ci stiamo ancora abbracciando sento uno schiarirsi di voce dietro di me, mi giro e vedo Louis che ci fissa.
 «Mhayra lui è Louis, Louis lei è Mhayra, la mia migliore amica.»
«Io ti ho già visto da qualche parte!» ammette Mhayra stringendo la mano del mio nuovo vicino.
«Può essere.» dice lui con un ghigno sul viso.
«Va bene, noi andiamo ciao!» concludo la faccenda liquidando Louis.
«Aspetta, non vuoi conoscere i miei amici?» chiede lui.
«No grazie, ciao!» il mio tono è quasi irritato, ben gli sta! Prendo Mhayra da un braccio e, con le valigie, ci dirigiamo nel garage dell’aeroporto, sistemiamo le valigie nel bagagliaio e usciamo di lì.
«Dove vuoi andare?» chiedo.
«A fare colazione, sto morendo!»
«Certo tesoro!»
Il tragitto dura più o meno mezz’ora, visto che l’ho portata nel bar dove andavamo sempre da adolescenti, dall’altra parte di Londra.
«Allora, cos’è che dovevi dirmi?» chiede Mhayra sedendosi al tavolino.
«Hai presente Louis?»
«Beh?»
«È il mio nuovo vicino!»
«È un fusto da paura!»
«Il problema è che ci conosciamo da anni..»
«Cosa? E non me ne hai mai parlato?»
«Ti ricordi il mio anno sabbatico da Theo?»
«Beh?» In quel momento si avvicina una cameriera dalla carnagione un po’ scura che ci sorride.
«Volete ordinare?»
«Un cappuccino, due cornetti alla Nutella e un latte e cacao, grazie!» Mhayra liquida la cameriera, sa i miei gusti alla perfezione. «Stavamo dicendo?» mi incita a continuare.
«Durante quell’anno sabbatico l’ho conosciuto..»
«E..?»
«E.. ho avuto una storia con lui!»

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SPAZIO ALL'AUTRICE:
Yooooooo, ciaaao a tutti (: questa è la prima mia storia su efp quindi siate clementi, il protagonista è louis (maddai? lol) e la protagonista dovrei essere io (?) o meglio, ognuna di noi. Per me è una cosa abbastanza strana scrivere su Louis perchè è la prima storia con lui (le altre le ho scritte su facebook) e sono una Larry Shipper (no hate). Sulla storia non posso aggiungere molto, continuate a leggere se volete sapere come finisce lol Comunque, penso che scriverò una seconda storia con gli stessi personaggi, ovvero una specie di 'continua', non so se sono stata chiara!
CONTINUO A TRE RECENSIONI. non so che altro dirvi quindi boh, lol. aggiorno appena posso! (bisogna aspettare massimo una settimana!)

come contattarmi?
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@needstyleshug / @edsdrug
tumblr: youcanbeokay.tumblr.com
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