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Autore: Lullaby_Esteimer    03/07/2013    1 recensioni
Dal capitolo 9 :
- Ti prego, Christian ascoltami. Io non volevo allontanarmi da te, ma sono stata obbligata... – gli parlavo con sincerità, ma lui non si degnava neanche di guardarmi negli occhi.
- Perché sei stata obbligata? - si era girato verso di me, ma ancora non mi guardava in faccia.
Ho incominciato a gironzolare lì intorno, cercando una spiegazione: - Perché...- non la riuscivo a trovare, l'unica cosa era dirgli la verità, anche se dopo mi avrebbe evitato per sempre, allora mi sono girata, dandogli le spalle e ho incominciato a parlare tutto d'un fiato – perché non riuscivo a sopportare l'idea che tu e Jane eravate fidanzati, anzi siete. Ero gelosa di lei, perché tu.... - mi sono voltata, ma nel farlo sono inciampata su una scarpa e gli sono finita addosso.
Ci siamo ritrovati tutti e due a terra, io sopra e lui sotto. Eravamo attaccati l'uno all'altra, i nostri visi si sfioravano, ma soprattutto le nostre labbra si sfioravano. Potevo sentire il suo profumo, il suo respiro.
-..perché mi piaci – gli ho detto a bassa voce, poi ho appoggiato le mie labbra sulle sue.
Storia d'amore tra una secchiona timida e insicura e.....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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AZZURRO VS GRIGIO

 

Per la prima volta nella mia vita ero tranquilla, calma, mi stavo preparando, ma non mi preoccupavo tanto, non saltavo per la casa, non mi tremavano le gambe, non sentivo le farfalle nello stomaco. Vivevo il momento, la bellezza di avere un appuntamento senza impegno, senza dare il massimo, senza essere alla sua altezza. Ero libera. Una libertà mai provata prima.

 

Ecco, erano le 16 ed ero fuori di casa da 5 minuti. Non ero mai stata una puntuale, neanche quando mi dovevo incontrare per andare a scuola. Ci mettevo sempre troppo tempo a prepararmi e in più alla fine il risultato non era neanche dei migliori. Adesso mi sentivo bene ed era una bella sensazione.

Eccolo arrivare, ma non è in bici.......era in motorino.

- Hey ciao, allora dai sali - mi ha schioccato un bacio sulla guancia e poi mi ha passato un casco. Ero ancora pietrificata per il bacio.

- Ciao anche a te - con una voce da zombie che sarebbe stata da premiare agli oscar - ma, scusa, tu non potresti caricare un'altra persona.

- Tanto dove andiamo non ci sono vigili o poliziotti, tranquilla - avevo ancora lo sguardo perso - se non sali da sola, ti costringo io.

Neanche detto mi sono ritrovata tra le sue braccia. Sono subito volata via e mi sono sistemata da sola. Non ero ancora in grado di un contatto:- Ma dove andiamo??

- Lo scoprirai, mettiti il casco e poggiati a qualcosa, se vuoi anche anche a me - un sorrisetto regnava sul suo viso, io ho cercato di ricambiare, ma il risultato era pessimo.

Siamo partiti ma dopo neppure un metro ci siamo fermati:- Cos'è successo? Si è rotto qualcosa?

- Mi sono dimenticato di fare una cosa - ha preso un foulard dalla tasca e mi ha bendato gli occhi. Un altro tocco, un altro ricordo e anche un altro pizzicotto per mandarlo via.

Non vedevo più niente, il buio regnava sovrano. Forse era anche meglio, almeno non mi sarei preoccupata durante il viaggio, mi sarebbe venuto direttamente un infarto appena avrei visto il luogo. Chissà che destinazione era: senza vigili e poliziotti, quindi isolato. E non potevo neanche vedere la strada. Speravo solo che non fosse qualcosa di cui aver timore.

La moto è partita di colpo e per non cadere mi sono aggrappata alla prima cosa che avevo a disposizione: lui. Un altro ricordo, però uno nuovo. Ero ritornata a quella sera del 31 ottobre, su quella bicicletta, felice e serena, non sapendo che la serata sarebbe terminata nel peggiore dei modi. Anche quel giorno ero un po preoccupata, spaventata, per altri motivi, ma la causa era sempre la stessa: la mia timidezza. Pero non l'avevo ascoltata, me ne ero fregata e infatti durante quel giro di andata in bicicletta ero riuscita anche ad abbracciare Christian. Il suo nome: troppo bello, troppo divertente, troppo perfetto e pure troppo IRRAGGIUNGIBILE. Intanto ero ancora attaccata a David, i miei pensieri mi avevo trasportato in un'altra dimensione. Appena ritornata cosciente, mi sono subito allontanata di scatto.

- Guarda che non mi davi fastidio, anzi, mi faceva piacere.

Non sapevo se lui mi poteva vedere, speravo di no, perché l'espressione sul mio volto non era di quelle che si potevano vedere. Ero rimasta scioccata dalla sua rivelazione.

- Che faccia che hai fatto!!! Eppure non ho detto niente di male - anche se ero completamente ceca sapevo che stava ridendo, lo sentivo sghignazzare.

- Non è buona educazione spiare le persone, lo sai.

- Ma guarda che non ti stavo mica spiando. Sei tu che hai avuto la sfortuna che proprio in quel momento ho dovuto guardare attorno per via dell'incrocio.

- Si lo so, la fortuna non è mai dalla mia parte. Comunque, POSSO SAPERE DOVE ANDIAMO - ho scandito ogni lettera, come si fa con i bambini piccoli.

- É un segreto.

- Tranquillo, li so mantenere i segreti, dimmi.

- Non ti arrendi vero, beh, anch'io sono un tipo tosto e non demordo. Dai aspetta un altro po, che siamo arrivati.

Gli ultimi 10 minuti sono stati travolti dal silenzio, nessuno diceva niente, allora mi sono concretata sui rumori della strada ed erano familiari. Non eravamo più sull'asfalto, era una strada di campagna, con ciottoli, sassolini e a volte anche delle buche. Durante quel tragitto ho saltato per tutto il tempo, la strada non era molto spianata. I miei discorsi mentali sono cessati alla frenata: finalmente la moto si era fermata.

- Ecco siamo arrivati: ora ti tolgo la benda - aveva già slacciato il nodo e piano piano il foulard stava scendendo, scoprendo di nuovo i miei occhi. Ora vedevo tutto e non ci potevo credere.

Era un luogo paradisiaco, anche se eravamo a fine gennaio. C'era un laghetto, con dei salici e poi delle siepi dalle mille forme: un cane, un bambino e un altalena, erano fantastiche (la descrizione è un po povera ma non sapevo cosa dire, diciamo che le piante non sono la mia passione, cioè mi piacciono, ma i nomi non me li ricordo mai. Immaginatevi uno dei giardini più bello ed elaborato che abbiate mai visto).

Ero rimasta esterrefatta, senza parola, fino a quando non ho visto la casa, anzi QUELLA casa. Avevo capito perché il rumore era familiare e perché lui non voleva farmi vedere la strada.

- Perché siamo qui, me ne voglio andare - mi sono allontanata, correndo più che potevo.

- Lo sapevo che avresti reagito così, appunto per questo ti ho bendata. Lo so che quella casa non è uno dei tuoi ricordi preferiti e credo non lo sarà mai: è difficile dimenticare ciò che è successo lì. Ma questa è casa mia, il posto è meraviglioso. Poi c'è un'altra cosa: io ti ho detto di ''vivere il momento'' e scappare dalle tue paure non vuol dire questo. Io ti voglio aiutare a raggiungere quell'obbiettivo - eravamo faccia a faccia, i suoi potenti e carichi occhi azzurri sfidavano i miei esili e tranquilli occhi grigi. Era una gara per la supremazia ed io l'avevo già persa in partenza - se vuoi puoi andartene, ti accompagno, ma ricordati una cosa: scappando non risolvi nulla.

Ecco, adesso mi aveva proprio sotterrata, avevo perso e alla grande.

- Si, hai ragione - un sorriso forzato si è fatto vivo sul mio volto in mezzo alla tanta tristezza - allora, cosa avevi in programma per oggi.

 

Oltre quel giorno, ci sono stata anche altre volte a casa sua e una volta addirittura ho rivisto quel vicoletto dove era successo tutto. Ero scoppiata a piangere, ma avevo David che mi consolava. Era gentile, affettuoso, dolce. Un degno sostituto di Christian.

Dopo una settimana, le cose andavano a gonfie vele però è sorto un problema.

Stavo aspettando nella sua stanza, era uscito un attimo e mi aveva lasciato da sola. La sua camera era bella grande e anche un bel po in disordine: vestiti sul letto, sulla scrivania, a terra. Almeno non erano sporchi o così avevo dedotto visto che non c'era alcun cattivo odore. In tutto quel casino una cosa mi ha incuriosito: in un angolino della stanza, precisamente in un comodino, c'erano dei fogli che uscivano dal di dietro, come se volessero essere nascosti. Ne ho presi due o tre e sono rimasta senza parole.

 

La porta di sotto si era aperta, dovevo rimettere tutto a posto, altrimenti mi avrebbe scoperto.

- David sei tu? - cercavo di non far trapelare la mia agitazione per rimettere tutto a posto. Avrei dovuto discutere di quel che avevo visto con lui. Non potevo starmene in silenzio.

 

Su quei fogli c'erano tutte immagini di Ylenia, con evidenziati tutti i particolari strani causati dalla modifica in photoshop. Ogni piccola stranezza, ogni piccolo errore, ogni anormalità, c'era tutto. E poi c'erano tutti gli stati, i link, con mille ipotesi a fianco, mille spiegazioni. Lui stava cercando di capire chi fosse Ylenia ed era sulla buona strada. Cosa potevo fare per impedirgli di fare la spia: forse non avrebbe mai scoperto che ero io oppure se ce l'avesse fatta, magari sarebbe stato zitto per proteggermi oppure, nel peggiore dei modi, mi avrebbe abbandonato e avrebbe rivelato tutto. Non potevo rischiare, se non glielo dirò, lo scoprirà da solo, con tutte le possibili decisioni che potrà prendere e invece se glielo dirò, potrebbe tradirmi e rivelarlo lo stesso. Non sapevo cosa fare.

 

 

 

 

 

 

SPAZIO DELLA SCRITTRICE

Allora, dovrei chiedervi scusa all'infinito, mi dispiace veramente tanto, ma per mia sfortuna la mia classe era l'ultima a fare l'orale. Però adesso c'è l'estate e vi prometto che mi farò perdonare. Vi giuro che pubblicherò almeno un capitolo a settimana, anzi ogni mercoledì. L'orario non lo so, ma vi prometto che ce la farò. Allora, ritornando alla storia, vi piace?? Che ve ne pare di questa nuova coppia, o ne preferite un'altra. Fatemi sapere.

Baci baci

La pentita ritardataria More

  
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