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Autore: Daydreamers_AlwaysA    03/07/2013    1 recensioni
Non è una storia chissà quanto particolare. E' semplicemente una storia di una ragazza di nome Alessia,che ha la sua migliore amica,Lucia, hanno una vita normale anche se hanno un età differente. Alessia è una ragazza un po introversa,non crede in tante cose,ma sa essere d'aiuto soprattutto alla sua migliore amica. Con il tempo,conoscerà un ragazzo che completamente cambierà la sua prospettiva,certo tra amicizia ci saranno alti e bassi ma pur sempre c'è un fine. Per sapere di più leggete la storia :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Furry, Incompiuta, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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*Alcune ore dopo*
Ale inizio a muovere le gambe e faceva smorfie con il viso,aprì gli occhi e subito incontrò quelli di Dario
-Hei,finalmente sei sveglia- disse mentre fingeva un sorriso
-Che è successo?Dove sono?
-Sei in ospedale…poche ore fa hai…tentato il suicidio..
Iniziò a ricordarsi tutto,in tutti particolari,ogni singolo secondo dove avrebbe preferito morire invece di essere scoperta,avrebbe voluto andarsene per sempre,chiudere gli occhi e non aprirli più. Andare lontano da quel mondo alla rovescia,dove non stava bene a nessuno,dove tutti trovavano difetti in lei,dove non bastava mai a nessuno,quel mondo dove lei credeva di essere uno sbaglio,non perché la gente la insultava in continuazione,ma dal principio dei loro genitori,le facevano capire che non era la figlia che desideravano.
Si guardò le gambe,c’erano cerotti e fasciature,iniziò a piangere in silenzio e a tremare
-Hei,amore basta,adesso ci sono io con te- le sussurrò abbracciandola forte.
Lei rimase rigida poi si accovacciò a lui dicendo “Mi dispiace” molte volte,singhiozzava di continuo,faceva grandi sospiri quasi sembrava non volesse più respirare,si stringeva forte a lui…forse aveva paura che sarebbe durato poco,forse perché si sentiva sola,forse perché nessuno mai si era comportato così con lei..ci sono tanti ‘forse’ ma questi solo lei li conosceva. Erano insulti che si ripetevano sempre,ma perché proprio quel giorno avrebbe dovuto togliersi la vita?
Beh forse perché quegli insulti furono la goccia che fa traboccare il vaso,era scoppiata,non ne aveva mai parlato veramente con nessuno,ne un abbraccio,ne una consolazione,proprio il nulla le era stato dato,e nella sua testa continuava a sentire quelle voci come le lancette di un orologio,quel ‘tic’ ‘tac’ fastidioso che vorresti romperlo!!
-Ho parlato con Alessia e voglio tenerla qui per stanotte,deve stabilizzarsi,potrà tornare a casa domani mattina-disse il medico sedendosi alla scrivania-Non sapevate fosse così depressa?
-In realtà no!- dissero sua madre e suo padre
-Oh,capisco…bhe fatemi sapere quando parla ancora di farsi del male,tenetela d’occhio,mi raccomando..Oh,le ho prescritto un tranquillante che dovrà prendere ogni sei ore da pendere per qualche giorno se non vedete che il suo umore cambia,porterà sonnolenza ma è meglio così!
-Non la manderò a scuola fino alla prossima settimana
-Molto bene
-La colpa in parte è anche la nostra..
Il medico sospirò e si diete una piccola spinta sullo schienale della sedia-quando ho parlato con lei mi ha detto che lavorate entrambi e non avete mai tempo per lei e questo può aver influito ma…il bullismo è una cosa seria, può essere esasperante, è come un assalto di gruppo molto traumatico,capite?
I genitori annuirono,dopo ancora un bel po’ di conversazione lasciarono lo studio,e andarono a casa.Solo il giorno dopo quando andarono a lavoro sembrava essere tornata la tranquillità,sembrava nulla fosse successo e loro rimasero indifferenti,non andarono neanche a prenderla in ospedale,ci andò Carol che appena la vide l’abbracciò forte proprio come se fosse sua madre,la portò a casa.
-E’ meglio se riposi,tesoro!
-Si,ma è meglio se mi faccio una doccia…
-Cos’è quel visino triste?
Sospirò -…..dove sono i miei?
-A lavoro,come sempre.
-Già,come sempre…
Salì le scale lentamente,andò a farsi una doccia per poi mettersi a letto.Erano ancora le 8:30 quando il campanello suonò,chi poteva essere a quell’ora?Carol andò ad aprire.
-Buongiorno
-Hei,Dario,ma che ci fai qui?Non dovresti essere a scuola?!
-Dovrei,ma preferisco di no..
Carol sorrise e lo lasciò entrare,lui si tolse il berretto di lana lasciando vedere i suoi morbidi capelli,color biondo cenere,spettinati;cercò di aggiustarseli con una mano,si guardò intorno come se volesse qualcuno
-Cerchi Ale?
-E’ ancora in ospedale?
-Certo che no,è di sopra a dormire
-Oh,posso?
-Devi!
Non finì neanche di dirlo che lui già era sopra,si avvicinò lentamente alla porta della stanza,aprì la porta senza far rumore e la trovò li. Era voltata dall’altro lato,indossava il suo maglione bianco a strisce blu scuro,quello che le aveva dato,il suo preferito,le arrivava quasi al ginocchio,sarà che si sentiva sola,o solo perché voleva che fosse con lui,questo non lo sapeva,sembrava quasi non respirasse,c’era un silenzio assordante,si sentiva a malapena il battito del suo cuore,chiuse la porta senza far alcun rumore,faceva freddo,ancora non riusciva a rendersi conto come facesse a restare con un solo maglione.Si avvicino al cassetto dell’armadio e prese un plaid rosa,uno di quelli veramente caldi,lo aprì e la coprì,si sedette sul letto a guardarla. Aveva la stessa espressione di quando aveva la febbre:viso arrossato,labbra più rosee del solito. Sembrava stesse sorridendo,chissà magari stava sognando qualcosa che la faceva stare bene. Le accarezzò i capelli,lei sorrise e cercò di nascondersi il viso con le mani.
-Oh ma allora sei sveglia- disse iniziando a farle il solletico
-No,dai ti prego questo no- disse ridendo
-Perché non dormi?Starai meglio- disse toccandole le guance.
-Stavo solo aspettando che venissi,sapevo che l’avresti fatto.
-Perfetto!
-Resti con me?
-Resto con la mia ciambella,è ovvio!- disse ridendo e baciandola.
Si distese al suo fianco,la coprì per bene,iniziò a sussurrargli parole dolci e tra un respiro e l’altro si addormentò,lui rimase svegli stringendola forte,chiudeva gli occhi per un po’,poi gli tornava in mente ciò che aveva visto il giorno prima e si svegliava di colpo.La trovava sempre lì,che respirava lentamente tra le sue braccia. Carol saliva ogni tanto per controllare se stava bene,ma dopo la seconda volta non ci andò più perché c’era Dario con lei,si fidava di lui e sapeva che non le avrebbe fatto nulla di male. Pian piano iniziò ad avere sonno,dopotutto aveva passato la notte a girarsi e rigirarsi nel letto preoccupato per lei e si addormentò.
Passavano le ore,era quasi mezzogiorno,non c’era più il sole a riscaldare e illuminare la stanza,c’era la pioggia che batteva sul vetri della finestra,un po’ scricchiolava per il vento gelido che arrivava nella stanza. C’era un libro aperto sulla scrivania,si sentivano le pagine che voltavano da sole,pian piano la finestra si apriva sempre di più,il vento diventava più forte,una ciocca di capelli finì sul viso di Alessia,infastidita da quel formicolio aprì lentamente gli occhi,la prima cosa che vide erano gli occhi di Dario chiusi,dormiva tranquillo. Aveva un viso angelico,la cosa che Ale preferiva erano le poche lentiggini sul naso che andavano sempre a ridursi verso le guance e come poteva non amare i suoi capelli,glieli toccava in continuazione,rideva quando lo faceva perché sapeva che gli dava fastidio,amava quando indossava i berretti di lana perché lasciava sempre fuoriuscire quei ciuffetti spazzolati dal vento.
Era ferma li,ad aspettare che aprisse gli occhi,per perdersi di nuovo,per ammirarli,per dire tra se e se che erano l’oceano che erano qualcosa di meraviglioso.
Dopo un po’ ci fu un frastuono,la pioggia iniziò ad essere pesante in un attimo,c’erano anche chicchi di grandine,il vento che soffiava a più non posso,lei si accovacciò alle coperte,odiava quei rumori sin da bambina. Dario si svegliò sentendo un brivido che gli attraversò la schiena,non sentì più lei tra le braccia,abbassò la sguardo e vide solo dei capelli che fuoriuscivano dalla coperta,iniziò a ridere.
-Hai ancora paura dei temporali?
-Parli tu che hai paura dei clown?- rise
-Ok,siamo pari…più o meno
Dopo una piccola risata cadde il silenzio,lei era ancora un po’ stordita,lui non sapeva che questione aprire, lei scostò la coperta,piegò le gambe,abbassò il maglione verso il bacino e iniziò a togliersi le medicazioni da dove uscivano strisce di sangue orami seccato.
-Volevi farlo veramente?
Lei fece cenno di si senza rivolgergli lo sguardo.
-Sarei impazzito se l’avessi fatto.
-No..ti sarebbe piaciuto non avermi più tra le scatole.
-No,non è vero,sarei stato io a trovarti…morta,mi hai nascosto questo per tutto questo tempo,non ho mai pensato che arrivavi a questo…e se fossi arrivato più tardi?Eri morta,e io?Io ho rischiato di perderti,lo capisci questo?-alcune lacrime iniziarono a scivolare sul suo viso,non riusciva più a fermarle.
Poco dopo iniziò a singhiozzare,proprio come un bambino,cercava di guardare in alto,il suo viso diventò rosso,un po’ per la vergogna di essere crollato,un po’ per il fatto che all’improvviso fosse scoppiato alzando un po’ il tono della voce.Lei rimase un po’ stupita da quella reazione,gli asciugò le lacrime-Hei,adesso sono qui!- e l’abbracciò forte e subito dopo lui disse-E restaci ti prego!- si allontanò e la guardò negli occhi,si avvicinò alle sue labbra per baciarla. Un bacio lungo,uno di quelli che sembrano on finire mai,non quelli volgari,veloci che quasi fanno schifo,ma uno di quelli dolci,lenti che ormai le labbra sembrano incollata,come i pezzi di un puzzle che combaciano.
Si staccarono,lo sguardo di Dario finì di nuovo su quelle cicatrici,allungò le mani e le toccò “Non farlo più!Adesso che ci sono io,non ne hai più bisogno!”

  
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