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Autore: there19052013    03/07/2013    5 recensioni
Può sembrare una storia come le altre, che punta sulla fantasia e sulla speranza delle cose impossibili. Può essere interpretata come un timido esempio di questa realtà, dove il 'non ce la farò mai' è solo paura. L'importante è capire il contesto, conoscere i personaggi, immedesimarsi nelle personalità ed assorbire la storia. Desideri qualcosa? Combatti. Difenditi. Sei forte, se lo vuoi, lo avrai.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano circa le sette di un mercoledì mattina ed ero già uscito di casa: dovevo passare da Lottie, come le avevo promesso, prima di recarmi alla mia amata lezione di Biologia.
Ho sempre studiato e devo dire che i miei ottimi voti non hanno mai smentito i miei interessi culturali, benchè non mi piaccia passare le giornate sui libri, diciamo che mi impegno.. un po’ per comodità e un po’ per voglia, diciamo.
Bussai una sola volta, sicuro che “la ragazza dai mille impegni” (tutti erano soliti chiamarla così per il suo continuo lamentarsi) mi avesse sentito, poiché il suo ritardo era certamente dovuto ad un paio di scarpe troppo strette, a dei pantaloni non perfettamente abbinati o ad un’acconciatura che non si decideva a darle retta.
Tuttavia il tono affannato con cui Lottie pronunciò quel “ciao” sulla soglia di casa, non smentí le mie ipotesi.
'Ancora non sei vestita?' Dissi, vedendola con una maglietta due volte la sua effettiva taglia e dei pantaloncini da ginnastica, lontani anni luce dal suo stile.
'AAh, ora mi cambio, dio come sei' Sorrisi, non mi capitava di pensarlo spesso né tantomeno di dirglielo, ma era davvero carina.

Erano circa le sette e trentacinque quando ci eravamo finalmente incamminati verso Brove Street. Giunti a scuola ci fermammo alle macchinette, digitai '54' e cadde la solita misera confezione di biscotti. Non feci nemmeno in tempo a voltarmi che Lottie si stava già dirigendo verso l'aula di geografia, come se avesse udito la mia silenziosa richiesta 'te che prendi?' (anche se sapevo la sua preferenza per la schiaccia con olive) si giró di scatto facendomi intendere che aveva deciso di intraprendere quel maledetto periodo che tutte le donne prima o poi si impongono: era a dieta.
Stavo già immaginando tutte le crisi isteriche che la povera “ragazza dai mille impegni” avrebbe avuto nel giro di poche settimane, ma la campanella mi fece riaffiorare un mondo di natura e armonia: Biologia mi aspettava.
E le ero davvero grato.
Era esattamente l'inizio del 16 marzo, me lo ricordo bene, potrei descrivere secondo per secondo quella giornata.
Tornai a casa, verso le due. Avevo l'orario prolungato, come ogni mercoledì.
'Mamma, sono a casa' feci sentire che avevo portato a termine un'altra delle mie lunghissime mattinate.
'Oh, Scott.. perché questo ritardo? Stavo in pensiero' disse, baciandomi sulla fronte, come un bambino...di 16 anni. Eh sí, aveva nuovamente dimenticato le lezioni di Storia che mi trattenevano fino a quell'ora, glielo feci notare, dirigendomi in cucina.
Non ascoltai nemmeno la sua risposta (sempre se ci fu), poichè venni colto di sorpresa da come era apparecchiata la tavola: un solo piatto, una forchetta, un coltello, un bicchiere ed un tovagliolo.
Mamma non mangiava a casa? Non ricordavo un simile avvenimento almeno da un paio di anni.
'Scò (raramente pronunciava le “t” del mio nome) io vado, il pranzo é nel forno.'
'Ma.. ma dove?' Sembravo un cucciolo bagnato, abbandonato senza uno stralcio di spiegazione, me ne resi conto ma era giusto farla sentire un po’ in colpa.
'Dio, é vero, me ne sono dimenticata. Ho un convegno di lavoro, tornerò verso le sette, se ritardo puoi sempre ordinare ad asporto. Ciao amore'.
A casa da solo. Con capacitá d' indipendenza pari a zero. Pensai alle probabilità che ci sarebbero state di essere travolto da un uragano, un tornado, un'alluvione, un mostro. Constatai che erano davvero poche. Ma solo rimanevo, con un sacco di pagine da studiare di Chimica. Davvero divertente.
L'unica cosa che mi tirò su di morale fu la porzione di tagliatelle nel forno, erano cotte e saporite al punto giusto.
Erano le cinque ed avevo quasi portato a termine metà del progetto assegnato, ma il lavoro auspicava a prolungarsi minimo per altre due ore. Sul più bello, Lottie mi chiamò.
Sembrava urlarmi contro delle formule, o delle operazioni o ancora dei numeri. Era evidente che le prime conseguenze della dieta si stavano facendo sentire. Parló solo lei praticamente e quel poco che capii fu 'due minuti e sono da te' uscito fuori con tutta la brutalità del mondo.
E così fu, feci appena in tempo a tirare fuori il gelato, lo misi in due tazze e ci aggiunsi del latte, mi ricordava le estati trascorse al mare, con gli amici, prima che iniziasse il liceo..

Lottie suonò, indossava la maglietta e i jeans della mattina stessa, un grazioso accostamento di tonalitá celesti, adoravo il suo modo di vestire ma anche questo non gliel’avevo mai detto.
Piombó in cucina, spostò la sedia e si accomodó, davanti alla sua abbondante tazza di gelato, che la fece sorridere un po', giusto il minimo. Lessi una stanchezza profonda nel suo volto.
' Come ti posso essere utile?’ accennai, avevo l’impressione che stava per esplodere, così, per ammortizzare la situazione, iniziai io il discorso.
‘ Algebra, Scott, Algebra’ mugolò.
‘ Ok Lottie, quale parte non hai capito? Il programma dell’ultimo mese è tutto spiegato a pagina 51 del libro C’ cercai di tranquillizzarla.
‘ Ma io non ci capisco nulla, Scò ( a volte mi chiedevo se quelle “t” avessero un reale scopo nel mio nome ), davvero, ho riletto questa roba una decina di volte, ma degli esercizi non me ne torna nemmeno uno’
Lottie non era mai stata un genio in Matematica, ma nelle altre materie se la cavava. Ricordo quando prese una A nel corso di Scienze, attraversò tutto il corridoio con in mano un foglio, che mi sventolò davanti cogliendomi alla sprovvista.
‘ Occhei, va tutto bene Lottie, un secondo che prendo il mio quaderno. Ma, toglimi una curiosità, perché tutto questo improvviso interesse per la Matematica?’
‘ Scott, ti ricordo che domani abbiamo il compito’
‘ Ah, giusto. Tieni, questo è il quaderno, cerca quel che ti serve’
Passammo due ore tra operazioni e leggi di una misteriosa Matematica. Lottie era così confusa, ma sperai vivamente di esserle stata utile, almeno un po’.
Mi scordai il progetto di Chimica, che avevo lasciato a metà. Dovevo assolutamente finirlo in serata, se volevo ottenere un bel voto. La cosa mi premeva più di quanto sembrasse.
Mamma non era ancora rincasata e Lottie mi chiese se poteva restare: i suoi erano all’estero e si erano portati anche Sam, il fratellino di 4 anni. Mi aveva sempre affascinato la gente di questo tipo, che parte, scappa quasi, va via, da un giorno all’altro, attraversa mari, oceani, montagne, colline, continenti. Gente che evade fisicamente, poiché si stufa di viaggiare solo con la mente, i pensieri.
Io, all’età di 16 anni, mi posso permettere solo questo, ma sogno in grande, sogno tantissimo. Una vita fuori, una vita dove posso respirare l’aria che mi manca qui. Sono quasi un pesce, non so, mi ci immedesimo. Un pesce che sale in superficie per capire la vera vita…forse questo paragone nasce solo dall’idea che mi piacciono i pesci. Non so.
Questa richiesta ci fu semplicemente perché a Lottie non entusiasmava l’idea di tornarsene a casa da sua nonna, preferiva restarsene con me e lo capivo, per questo non la ritenni una proposta azzardata, quindi le dissi che per me andava più che bene.
Accesi la Tv, così per intrattenere il tempo.
Ringraziai Dio per il gelato nel frigo, l’unica nostra salvezza dalla fame. Erano le otto e mezza e il mio stomaco si stava attanagliando, quindi tornai dalla cucina con altre due tazze di cioccolato e crema, questa volta aggiunsi più latte, mi ero ricordato che Lottie era a dieta ma, a quanto pare,  le sue preoccupazioni le avevano sbiadito la mente. Temevo la mia sopravvivenza se, casualmente, se ne fosse ricordata.
Lottie era carina, sul serio.
Non aveva bisogno di perdere peso, ma da sempre non si piaceva. E non ho mai avuto intenzione di dirglielo, testarda e convinta com’è, non cambierebbe mai idea.
Quando tornai in salotto Lottie si era accomodata a modo suo sul divano, amavo il modo in cui riusciva a sentirsi del tutto accolta in una casa non sua.
‘Ehi, che guardi?’ notai che aveva cambiato canale, la Tv sembrava in preda ad una tempesta di colori e suoni.
‘xFactor UK, lo segui?’ disse affondando la mano dentro il pacchetto di patatine Shanee. Avevamo delle patatine?
‘Non mi sono mai piaciuti più di tanto i talent, ma perché no?!’ la assecondai, senza pensare al fatto che aveva poco senso guardare xFactor UK e non xFactor USA, per degli americani (newyorkesi per precisione) come noi.
Ci furono circa tre minuti di silenzio prima che Lottie si decidesse a dire qualcosa, sentivo di aver sbagliato io nel dire la mia opinione. Per fortuna non era così, era semplicemente del tutto immedesimata nel programma.
Presentarono un ragazzo, alto, capelli scuri (un po’ strani devo dire), ma un grande sorriso sul volto. Sembrava sicuro di sé, al tempo stesso però presentava una timidezza unica.
‘Oddio, guarda questo’ Lottie scoppiò in una risata contagiosa ma del tutto esagerata. Continuò: ‘Che capelli ha?’ sapevo che l’avrebbe notato. Attenta com’è ai particolari.
‘Eh già, ma dai, forse è bravo’ tentai.
‘Sentiamo’ Lottie aveva assunto un comportamento fin troppo critico, dov’era finita quella ragazza che si emozionava per i pochi accordi che le suonavo quando mi regalarono la prima chitarra?
Un pezzo di “Hey There Delilah” risuonò di colpo, il ragazzo si chiamava Louis Tomlinson.
Devo ammetterlo, stonò.
Ma mi ispirava troppa fiducia, lo vedevo come un ragazzo con grandi potenzialità, amaramente sminuito dal suo nervosismo. Tremava e, non so il motivo, in quel momento avrei voluto essere lì per rassicurarlo, per sconfiggere quel vortice di emozioni che lo stava letteralmente mangiando. Conosco fin troppo bene il senso di oppressione che ti accompagna in certi momenti.
Aveva talento ed i giudici lo compresero. Tre sì.
Lottie si alzò di colpo, prima ancora che finisse l’audizione, andò in cucina per prendere il cellulare che aveva lasciato sul tavolo.
Quando tornò azzardai: ‘Che ne pensi?’
‘ Non mi convince, ma perché no?!’ sorrise, mi aveva appena rifilato la mia precedente risposta.
Erano le nove ed il gelato non ammortizzava più nulla. Mamma non tornava e Lottie si era pergiunta autoinvitata a cena.
‘Ordino ad asporto?’
‘Macchè, guardo cosa c’è in dispensa così preparo qualcosa’ dopo questa proposta e dopo le patatine, ero certo che conoscesse questa casa meglio di me.
Spensi la Tv ed andai in cucina, dove Lottie era già alle prese con i fornelli. Era tutto il giorno che la guardavo più attentamente, sapevo che c’era qualcosa che la preoccupava nel vero senso della parola. Non si trattava di Matematica, né di altri casini scolastici. Probabilmente un ragazzo, un’amicizia traballante.. quei problemi adolescenziali che non mi sono mai veramente appartenuti.
Il compito del giorno seguente era solo una scusante.
‘Lottie, cosa c’è che non va?’
esitò, finse di stupirsi della mia domanda ma aveva un’espressione in viso che sembrava dire ‘Oh, finalmente te ne sei accorto’, il che mi fece sentire alquanto stupido.
‘In realtà sono un insieme di cose. Ricordi quando ti parlai di quella persona che avevo conosciuto su quel sito di chat anonime? Sono due giorni che non si fa viva ed ho paura che si sia stancata di me. Sai quanto ci tengo, spesso mi confido dei miei problemi ..ed ora, mi sento come una stupida a dipendere da questa persona semplicemente perché me ne sono affezionata. E’ un casino e come se non bastasse presto lo zio Gordon (lo zio materno) si trasferirà nella casa appena costruita lungo la nostra stessa via. Mi sentirò prigioniera di tutti, come se non bastassero i miei, e mia nonna, ovvio, che sembra essersi accasata così bene che vedo difficile un suo ritorno in quella sperduta casetta di campagna nel New Jersey. Probabilmente la venderanno. Non so, mi sento scoppiare
Sapevo davvero tutto di Lottie, ero quasi sicuro di queste motivazioni: anche se non se lo ricordava, un tempo era solita raccontare a me i suoi problemi e non agli sconosciuti. Ma, nonostante tutto, ero a conoscenza anche di quella storia.
Quando entrano in gioco i sentimenti non è mai facile separarsi da un essere carne ed ossa. E’ esattamente quello il momento in cui scopri che è dotato anche di un cuore, e di uno stomaco, per poter contenere le farfalle.
Amavo Lottie e decisi che le sarei stato più accanto. Mi alzai e la abbracciai, contraccambiò con vigore, aveva solo bisogno di sentirsi un po’ importante.
Ma non le dissi quelle parole, non me ne ritengo abbastanza capace.. l’abbracciai semplicemente, ma sono sicuro che le fece davvero piacere.
La pasta poteva essere servita, sembrava avere un insolito accento italiano, sebbene io non avessi mai mangiato cibo italiano prima d’ora. Tutti dicevano che era buono, e la pasta di Lottie lo era davvero.
Mamma tornò verso le dieci, apprezzò che Lottie fosse rimasta a tenermi compagnia. Per non parlare del piatto di spaghetti messo da parte apposta per lei, davvero un tocco di classe.
Ero esausto, decisi di andare a letto. La mattina dopo mi sarei svegliato molto prima per finire nel migliore dei modi il progetto di Chimica.
Era solo il 16 marzo.
Non immaginavo che quel ragazzo potesse cambiarci la vita.

  
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