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Autore: Lost on Mars    03/07/2013    5 recensioni
«Calmati, Dracuccio. Ci stiamo solo facendo due risate.» Disse Blaise mettendo il braccio intorno alle spalle dell'amico.
«Ci siamo persi nel bel mezzo della Londra babbana, non sappiamo come tornare a casa e tu pensi a farti due risate? Io ti ammazzo!» Esclamò attirando l'attenzione di alcuni passanti.
«Ti promettiamo che da adesso in poi ce ne staremo zitti.» Intervenne Theo, cercando di risolvere la situazione.
Draco prese un bel respiro, anche se non si era calmato per niente. Di certo non aveva intenzione di commettere un pluriomicidio - infrangendo così almeno una ventina di leggi - e di finire a marcire ad Azkaban per il resto dei suoi giorni.
«Theo ha dei soldi babbani, entriamo dentro questo Internet Cafè, magari ci danno da bere.» Disse Blaise avviandosi verso l'entrata di un piccolo locale.
Draco storse il naso, suo padre l'avrebbe ucciso se solo avesse saputo in che razza di posti stava andando, e l'avrebbe saputo. Eccome, se l'avrebbe saputo.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Internet Cafè.



Draco Malfoy in genere non era nervoso, affrontava quasi tutto con la massima calma e razionalità.
Quasi tutto, appunto.
Perché quando i tuoi migliori amici sono Blaise Zabini e Theodore Nott, ogni cosa che involve loro non fa parte di quel quasi.
Draco non lo sapeva di preciso come ci erano arrivati per le strade della Londra babbana, però sapeva che era tutta colpa loro, di quei trogloditi dei suoi amici che, alla sue spalle, non la smettevano di ridere.
E dire che fino a quel momento, pensava fosse difficile trovare qualcuno più idiota di Tiger e Goyle, ma si stava ricredendo ad ogni battuta idiota di Blaise e ad ogni risata isterica di Theodore.
Non sarebbe stato un problema se ogni passante non avesse guardato la bacchetta che Draco teneva in pugno scambiandola per un’arma apocalittica, oppure se qualcuno di loro tre avesse già diciassette anni e l’attestato dell’esame di Smaterializzazione.
Non sapendo nemmeno dove stessero andando, il magnifico terzetto continuava a camminare.
«E allora le ho detto: “Scusa, Millicent ma se un ragazzo ti tira le treccine non vuol dire che gli piaci”» Ridacchiò Blaise e Theo scoppiò a ridere un’altra volta.
«Vi giuro che adesso vi crucio.» Disse Draco girandosi e fermandosi per la strada.
Che cosa aveva fatto di male per portarsi a spasso quei due? Sì, va bene: aveva cercato di rendere la vita impossibile a Potter da quando avevano varcato la soglia di Hogwarts, aveva schifato la Sanguesporco e aveva preso in giro Lenticchia da quando li aveva conosciuti, e solo per questo la punizione era avere due amici idioti?
Quasi quasi preferiva Tiger e Goyle, almeno loro se ne stavano zitti senza far uscire colossali stronzate dalla bocca.
«Calmati, Dracuccio. Ci stiamo solo facendo due risate.» Disse Blaise mettendo il braccio intorno alle spalle dell’amico.
«Ci siamo persi nel bel mezzo della Londra babbana, non sappiamo come tornare a casa e tu pensi a farti due risate? Io ti ammazzo!» Esclamò attirando l’attenzione di alcuni passanti.
«Ti promettiamo che da adesso in poi ce ne stiamo zitti.» Intervenne Theo, cercando di risolvere la situazione.
Draco prese un bel respiro, anche se non sia era calmato per niente. Di certo non aveva intenzione di commettere un pluriomicidio – infrangendo così almeno una ventina di leggi – e di finire a marcire ad Azkaban per il resto dei suoi giorni.
«Theo ha dei soldi babbani, entriamo dentro questo Internet Cafè, magari ci danno da bere.» Disse Blaise avviandosi verso l’entrata di un piccolo locale.
Draco storse il naso, suo padre l’avrebbe ucciso se solo avesse saputo in che razza di posti stava andando, e l’avrebbe saputo. Eccome, se l’avrebbe saputo.
Comunque, non che ci fossero molti altri posti in cui andare in mezzo ad una città dove non conoscevano nulla, ecco dov’erano: esattamente in mezzo al nulla.
Cosa avrebbe dato per trovare un mago o una strega con cui parlare, si sarebbe accontentato persino della Granger in quel momento.
«Dra, tu sai che sono queste cose luminose? » Gli bisbigliò Blaise una volta entrati.
Il locale non era nemmeno così tanto male come si erano aspettati, c’erano dei piccoli divanetti a parete con davanti un tavolino, delle poltrone, dei banconi dove molto probabilmente si chiedeva da mangiare e poi alcune postazioni con una scatola luminosa davanti, ma non era grande, era di medie dimensioni.
«Non ne ho idea.» Rispose Draco guardandosi attorno: le pareti arancioni davano un senso di tranquillità.
Theodore, che era tutto fuorché timido si avvicinò al bancone e salutò il barista, poi, come fosse la cosa più naturale del mondo ordinò da bere; e fin lì nulla di strano, peccato che Theo si era quasi dimenticato di trovarsi in mezzo ai babbani.
«Tre burrobirre, grazie.» Ordinò sorridente, e il ragazzo moro al di là del bancone di legno lo guardò confuso e lo ignorò tornando a pulire alcuni bicchieri.
«Scusi, il mio amico intendeva dire tre birre.» Blaise intervenne prontamente, appoggiandosi al bancone.
Draco osservava il tutto preoccupato: non avrebbero fatto per niente una bella fine.
«Ce li avete diciotto anni?» Chiese il ragazzo guardando Blaise.
«Come? Da Madama Rosmerta nessuno ci ha mai chiesto l’età, questa si chiama maleducazione.» Rispose Blaise indignato; che meccanismo avevano i babbani? Per comprare qualcosa dovevi avere un’età precisa?
«Blaise, lascia stare.» Lo ammonì Draco avvicinandosi anche lui al bancone. «No, ne abbiamo sedici.» Disse poi al posto dell’amico.
«Allora non posso vendervi le birre, mi spiace. Potete comunque optare per un analcolico o un succo di frutta» Disse il barista.
«Sì, allora tre succhi di frutta.» Sbottò Theo mettendo i soldi sul bancone.
Il barista li guardò divertito, e poi versò del succo d’arancia in tre bicchieri, prese i soldi e restituì a Theo il resto.
Erano davvero spaesati, e il ragazzo moro non poté fare a meno di pensare che fossero i figli di qualche riccastro e che, presi dalla tipica ribellione adolescenziale, erano sgattaiolati fuori dalle loro ville per avventurarsi nel mondo esterno, di cui conoscevano poco e niente.
Dopotutto, per aver pagato tre succhi di frutta con una banconota da cento sterline doveva essere per forza così.
Il barista ci aveva quasi preso, se non fosse stato per il fatto che i tre erano tutti dei giovani maghi purosangue e che del mondo babbano non conoscevano praticamente nulla, a parte il volto della donna raffigurata sulle banconote… e da quel giorno anche gli Internet Café.
«Theo, tu sai cosa sono quelle scatole luminose?» Chiese Blaise a bassa voce.
Theodore si guardò attorno e osservò i monitor con molta attenzione.
«No, però parecchi babbani li usano come se niente fosse, e poi guarda: credo che funzionino con quella tavola dove ci pigiano le dita.» Rispose il ragazzo dai capelli corvini, sempre bisbigliando.
«Chissà come si usano…» Draco si unì alla conversazione dato che aveva finito di guardare male tutte le persone presenti.
«Ehi, guardate! C’è la nostra salvezza.» Blaise puntò un dito verso la porta, appena varcata da una donna di mezza età e da una ragazza dai capelli ricci, molto probabilmente sua figlia, dato che si assomigliavano.
«Blaise, mi spieghi perché la Granger dovrebbe essere la nostra salvezza?» Chiese Theodore guardando male l’amico.
Come avrebbe potuto la Granger aiutarli a tornare a casa? Fino a prova contraria, nemmeno lei poteva aver affrontato l’esame di Smaterializzazione, per quanto potesse essere brava a scuola – e questo Theodore non lo ammise mai ad alta voce.
«Perché lei è una strega, ma è anche una babbana…» Precisò Blaise.
«Se è una strega non può essere una babbana.» Disse Theodore aggrottando le sopracciglia.
«Ma quanto siete idioti! Ci riconoscerà e saprà dirci come tornare a casa.» Disse infine Draco. Era davvero sceso ai minimi storici: farsi aiutare dalla Granger… però avrebbe fatto di tutto per non farsi venire a recuperare da suo padre.
«Bene, vai e chiedile se può aiutarci.» Così facendo Blaise prese Draco per un braccio e lo spinse in avanti, già pregustava il morbido divano di casa sua, altro che quegli sgabelli scomodi.
«Perché devo andarci io?» Si lamentò Draco lisciandosi la camicia nera che Blaise gli aveva stropicciato per spingerlo in avanti, sua madre sarebbe inorridita e lo avrebbe sgridato se lo avesse visto.
Già si immaginava la sua voce “Draco! Hai idea di quando è costata quella camicia?” e bla, bla, bla…
«Perché noi non ci abbiamo mai parlato mentre tu le hai rivolto la parola almeno una volta in vita tua.» Gli disse Theo dandogli un’altra spinta.
Poi notò che la ragazza si era seduta proprio davanti ad una di quelle scatole luminose e guardava con attenzione ciò che vi appariva sopra. «E già che ci sei, chiedile anche come si usano quelle cose luminose.» Aggiunse Theo.
Draco sospirò e si avvicinò a piccoli passi verso Hermione, che Merlino lo fulminasse in quel preciso istante!
«Ehi, Granger.» Disse una volta che l’ebbe raggiunta; di certo, non era quello il modo migliore per approcciarsi ad una persona dopo aver passato cinque anni ad insultarla, ma – che Circe lo uccidesse se solo avesse provato a dirlo a voce alta – era la loro unica speranza per tornare a casa.
Hermione sobbalzò, aveva riconosciuto la voce e, diffidente, si girò verso Draco.
«Malfoy? Che ci fai qui?» Chiese aggrottando le sopracciglia.
«Io, Zabini e Nott ci siamo persi; loro mi hanno convinto a parlarti per chiedertiaiuto.» Che vergogna, un Malfoy non chiedeva mai aiuto a nessuno, e ora lui lo stava chiedendo alla Mezzosangue.
Ora che ci pensava, suo padre l’avrebbe ucciso lo stesso.
«Non ho capito una parola di quello che hai detto.» Disse Hermione incrociando le braccia al petto.
«Cazzo, Granger. Ho detto che devi aiutarci a tornare a casa.» Disse Draco alzando un po’ troppo la voce forse, ma quella che pensava essere la madre di Hermione era a leggere su una poltroncina abbastanza lontana, perciò nessun problema.
«I “per favore” non uccidono la gente, lo sai, vero?» Commentò acida Hermione.
«Ah, Blaise e Theo volevano sapere cosa sono queste scatole.» Draco cambiò abilmente discorso, non che non gli piacesse litigare con la Granger, ma era tardo pomeriggio e sua madre era stata chiara: a casa quando si fa buio.
«Sono dei computer, ci si fanno un sacco di cose: tipo andare su Internet.» Gli spiegò Hermione.
«Che cos’è Internet?» Chiese Draco ancora più confuso; computer? Internet? Che fossero nuove armi ideate dai babbani?
«È una rete, cioè, un posto dove puoi trovare informazioni di ogni genere e al quale puoi accedere da ogni computer del mondo.» Disse ancora Hermione.
Draco annuiva, e la confusione cominciava piano piano a diradarsi, prese una sedia dalla postazione accanto e si sedette accanto ad Hermione, osservando curioso il monitor.
«Quindi, secondo te ci siamo anche noi?» Chiese Draco.
«No! Certo che no.» Esclamò Hermione, anche se non aveva mai provato a cercare se stessa su Internet. Lei non era conosciuta, nessuno avrebbe avuto motivo di cercare informazioni su di lei. «Almeno credo.»
«Cerchiamoci… ehm, come si scrive?»
«Con la tastiera.»
«Ah, la tavola di cui parlava Theo! »
La ragazza sospirò e cliccò con uno strano oggetto – che Draco scoprì chiamarsi mouse – su un disegnino presente sulla scatola, a forma di “e”.
Sì aprì una pagina internet ed Hermione provò a scrivere il suo nome nella barra di ricerca; con grande sorpresa sua e di Draco uscirono più di mille risultati.
Come poteva la Granger essere così conosciuta da avere tutti risultati su Internet? Viveva una doppia vita? Questo Draco non lo sapeva, ma decise di impossessarsi del mouse e cliccò su uno dei primi risultati che recitava “fan fiction su Hermione Granger”.
«Granger, cos’è una “fan fiction”?» Chiese Draco.
«E io che ne so! Oddio, la gente mi conosce su Internet. Malfoy, e se ho violato so Statuto di Segretezza?» La ragazza era in preda ad una crisi di nervi, Draco se lo sentiva. Per precauzione, allontanò un poco la sedia.
«Beh, leggiamo.» Disse Draco cercando di farla calmare, non poteva rischiare che se la prendesse con lui e non li aiutasse a tornare a casa.
«”Salve a tutti, ho deciso di cimentarmi in una Dramione, non posso farci nulla, lo sapete che sono le mie preferite”
Granger, cos’è una Dramione?» Draco era perplesso, quella parola non prometteva niente di buono, e il fatto che gli ricordasse il suo nome unito a quello della Granger lo agitava sempre di più.
Insomma, un qualcosa di lui che si univa alla… Granger. Il solo pensiero di farci qualcosa insieme lo faceva rabbrividire. Che diavoleria era mai quella?
«Penso che sia una fan fiction su di noi.» Disse Hermione fissando lo schermo con gli occhi spalancati. Cosa fossero queste fan fiction lei non lo sapeva, e dubitava di volerlo sapere, soprattutto se erano su di lei e su…Malfoy.
«”Hermione era appena uscita dall’aula di Trasfigurazione quando si imbatté in Draco, lui per un attimo rimase ipnotizzato dai suoi occhi color caramello, e per la prima volta in vita sua si rese conto di quanto fosse bella”
Ma che roba è? Io li denuncio. Senza offesa, Granger, ma che cosa potrei trovarci io in te? » Sbottò Draco.
«Occhi color caramello? Ma io ho sempre avuto gli occhi marroni.» Disse Hermione aggrottando le sopracciglia.
«Senti, io non ci tengo a leggere queste cose, insomma… ahahahaha… loro davvero pensano che… ahahahaha…io e te potremmo stare insieme? Ahahahaha.» Ormai Draco si era detto che era meglio ridere che piangere di fronte a quelle oscenità, lui e la Granger? Lui e la Sanguesporco? Lui che immaginava anche lontanamente di andare a letto con la Granger? Questa si che era bella!
«Apriamone un’altra, Malfoy.» Disse Hermione disperata, dato che non sapeva se voleva veramente continuare a leggere. «Magari un’altra in cui noi non stiamo insieme.» Precisò.
«Qui ti mettono con Zabini! Ahahahah, Blaise, vieni a vedere.» Draco ormai rideva a crepapelle, ma Hermione non voleva saperne ritrovarsi circondata anche da Zabini e Nott, Malfoy bastava ed avanzava!
«Sorvoliamo, ti prego. Guarda qui: Harmony, il nome è carino non trovi?» Disse Hermione aprendo quella fan fiction che a quanto pare era una Harmony.
Draco però, non ci mise molto a fare due più due e capì di cosa parlasse quella volta, in effetti, ce li vedeva piuttosto bene la Granger e Potter, nati entrambi per dargli fastidio, ovviamente, per essere sue vittime.
«Tu e… Potter? In effetti siete entrambi due palle al piede…» Rifletté Draco.
«Cosa? Io ed Harry siamo solamente amici!» Schizzò Hermione indignata.
«Beh, sempre meglio di Lenticchia, no?» Draco cercava di sdrammatizzare il tutto, infondo, lui non si innervosiva mai, ma questa cosa delle fan fiction lo stava divertendo – a parte, ovviamente, le storie in cui lui una mattina si alzava dal letto ed era perdutamente innamorato della Sanguesporco – e tornare a casa, in quel momento, non gli sembrava poi così importante.
Ma il tempo continuava a scorrere, Blaise e Theo continuavano a ridere senza motivo, la signora Granger continuava a leggere infastidita dalle risate dei due e infine Draco ed Hermione continuavano a leggere queste fantomatiche fan fiction.
«Qui stai anche con Fred Weasley, e qui con l’altro gemello. Guarda: qui addirittura con Krum, ma forse lui è l’unico che ha una ragione di stare qui in mezzo. Non sapevo di questo tuo successo con gli uomini, Granger.» Le disse Draco leggermente sconcertato.
«Io non ho successo con gli uomini.» Precisò Hermione. «Malfoy, secondo te chi è Rose Weasley?»
«Una lontana parente dei Weasley?» Azzardò Draco continuando a scorrere tra i personaggi.
«Ron non mi ha mai parlato di questa  Rose, e credimi quando ti dico che conosco il suo intero albero genealogico.» Disse Hermione, cercando di ricordarsi se Ron avesse mai anche solo accennato ad una Rose
«Già, le antiche rune non ti bastano più, ora studi anche gli alberi genealogici della gente.» Scherzò Draco, beccandosi un’occhiata piuttosto truce.
«E allora, di grazia, perché io ho sempre voluto chiamare mia figlia Rose?»
«Quindi questa sarebbe… tua figlia… chissà quale dei fratelli Weasley è il padre… ahia!» Non fece in tempo a finire una frase che gli arrivò la tastiera in piena spalla.
«Lurida Mezzosangue, come hai osato picchiarmi?» Esclamò Draco allontanandosi con la sedia e massaggiandosi la spalla destra.
«Da quando ho scoperto che tuo figlio esce con mia figlia!» Ribatté Hermione.
«Granger, tu non hai una figlia e nemmeno io.» Osservò Scorpius.
«Ma ce l’avrai! Si chiamerà Scorpius e sua madre sarà Astoria Greengrass… sul serio Malfoy? La Greengrass?» Chiese Hermione, okay, forse non sarebbe dovuta essere così sorpresa, dopotutto era normale sposarsi tra purosangue, ma quella ragazzina così anonima non ce la vedeva per niente con Draco.
«Magari da grande diventerà una gran pezzo di…ragazza, almeno lo spero. Voglio dire, non ci farei un figlio se così non fosse.» Disse Draco.
«Senti, perché non proviamo a cercare fan fiction che non riguardano noi due, così smettiamo di picchiarci, cioè tu smetti di picchiarmi.» Propose Draco provando ad avvicinarsi con molta cautela.
«Okay, cerchiamo Harry, lui di sicuro sarà più famoso di me, è il Prescelto, no?» Disse Hermione.
«Hinny? I nostri fans sono davvero strani, che sarebbe una Hinny?» Chiese Draco ancor più sconcertato.
«Credo parli di Harry e Ginny. Cavolo, Ron lo ammazzerà!» Esclamò Hermione.
Lo Sfregiato e la Piattola, ora Draco aveva un nuovo motivo per prendere in giro entrambi, che lei avesse una cotta stratosferica per Potter già dal suo primo anno lo sapeva, lo sapevano tutti.
“Harry mi ha salvato” “Harry mi ha tirato fuori dalla Camera dei Segreti” Decisamente disgustevole, però  non l’avrebbe mai detto che Potter sarebbe riuscito a farsi una ragazza.
«Drarry? Granger dimmi che non è quel che penso io.» Ormai Draco aveva assunto una particolare abilità nel capire quali nomi formassero quelle strane coppie e Drarry, gli faceva pensare a lui con…Harry.
Ma porco Merlino! Non gli bastava essere stato messo con la Granger? – parliamo della Granger, mica di quella strafiga di Daphne Greengrass – e adesso anche con Potter?
«In effetti, ho sempre pensato che fossi un po’ gay, Malfoy.» Scherzò Hermione.
«Io. Non. Sono. Gay.» Draco scandì ogni parola per precauzione, non si sapeva mai… li avrebbe denunciati e portati davanti al Wizengamot, suo padre avrebbe provveduto a tutto e… no.
Non poteva fare un bel niente, perché se tutto fosse andato per il verso giusto suo padre non sarebbe mai venuto a sapere che lui aveva passato l’intero pomeriggio in locale babbano, a leggere cose scritte da babbani con una Mezzosangue, dopo aver bevuto roba babbana.
«Harry e…Piton?!» Esclamò Hermione alzandosi addirittura dalla sedia, Draco le disse di sedersi perché tutti la stavano fissando, e solo allora si calmò un po’.
«Non guarderò mai più Piton con gli stessi occhi…» Mormorò Draco rendendosi conto di ciò che avevano appena letto.
«Malfoy, queste cose non sono reali, tipo quelle Dramione, noi non stiamo realmente insieme, no?» Lo rassicurò Hermione.
«Scherzi? Sai che schifo?»
«Sempre molto gentile, vedo.»
«Chi è Albus Severus Potter?» Chiese Draco cambiando discorso.
«Suppongo il figlio di Harry.» Rispose prontamente Hermione. «E non ti vergogni Malfoy? Oltre che con mia figlia tuo figlio se la fa anche con il figlio di Harry?» Esclamò poi la ragazza.
«Mio figlio non è gay.» Precisò Draco. «E poi io ancora non ce l’ho, un figlio!»
«Chissà cosa sono le Wolfstar, secondo te cosa sono? Stavolta non mi viene in mente nulla…» Disse Hermione menttendosi una mano sotto il mento.
E per tradurre il significato della parola “Wolfstar”, nemmeno l’abilità di Draco fu provvidenziale; per questo dovettero aprirla e con loro grande stupore scoprirono che si trattava di una storia sul loro vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Remus Lupin e nientemeno che Sirius Black.
«Ora capisco perché i Black l’hanno cacciato di casa e diseredato.» Commentò Draco sghignazzando; Hermione era troppo scossa per dire qualsiasi cosa.
Dopo alcuni minuti, l’argomento ricadde ancora sul povero Scorpius, che non era nemmeno tra i più remoti pensieri di Astoria Greengrass.
«Anche con Lily!» Esclamò Hermione. «Sei un pessimo padre.»
«Chi è questa Lily, e per la centesima volta, non sono ancora padre!» Draco era esasperato, si stava innervosendo, e tutto ciò non andava bene, perché lui non nera mai nervoso.
«L’altra figlia di Harry.» Rispose Hermione scorrendo in basso con il mouse.
«Ma che cazzo? Non posso accettare che mettano mio figlio con la progenie Potter, o che mettano me con te, o me con la Piattola – lei non stava con Potter? – o me con Potter stesso, o qualsiasi altra diavoleria scritta qui sopra, io li porto tutti davanti al Wizengamot!» E così dicendo Draco si alzò e tornò da Blaise e Theodore.
Li afferrò entrambi per le braccia e li trascinò fuori da quel maledetto Internet Café.
Maledetto “compuper”, maledetta Granger, maledette fan fiction!
«Draco, che ti prende? Fino ad un attimo fa eri davanti alla scatola luminosa a discutere con la Granger e adesso ci trascini via così? Sei pazzo?» Domandò Theo alzando la voce almeno di un’ottava.
«Sì, Draco, che ti prende?» Chiese Blaise prendendolo in giro.
«Dovevo solo respirare un po’ d’aria fresca.» Inventò Draco, i suoi nervi stavano per essere messi a dura prova, e lui non era quasi mai nervoso, quasi mai.
Ed era quel quasi che lo fotteva sempre, perché cominciava ad allargarsi sempre di più, e lui non lo sopportava.
Era il tramonto, voleva solo tornare a casa e dimenticare la scatola luminosa dove non vi erano scritte altro che fandonie.
«Almeno, ti sei fatto dire dalla Granger come tornare a casa?» Chiese Blaise mentre camminavano verso una meta sconosciuta.
Draco cominciò a sbattere la palpebra destra un po’ troppo veloce del normale, e capì che quello era un vero e proprio tic nervoso.
L’aveva sempre detto lui che i babbani e le loro invenzioni portavano solamente del male a loro maghi, e non capiva come riuscivano tutti gli altri a conviverci normalmente.
Quel tic all’occhio destro, fu uno dei primi delle tante anomalie che Draco, ormai nevrotico allo stato puro, accumulò nel corso degli anni.



*esce dal suo angolino*
Salve a tutti! Non so precisamente da dove è uscita fuori questa cosa, ma a me fa un sacco ridere :')
No okay, ho voluto mettere un po' in evidenza i pairing che - secondo me - sono un po' strani.
Poi ci ho messo anche coppie che shippo fino alla morte, tipo le Lily/Scorpius o le Wolfstar, quindi non è una cosa per prendere in giro e basta, non si ma mai, prima che mi cominciate a lanciare i poodori addosso ç_ç
E so che in teoria quando tutti hanno sedici anni a stento dovrebbe esistere internet o i computer in generale e che è impossibile che esistano già fan fiction o roba del genere, o che si sappia anche lontanamente l'esistenza di tutti i figli/cugini/proniponi Weasley/Potter/Malfoy, però non fa niente, questa è la mia one-shot e io stravolgo il corso temporale quanto mi pare u_u
Detto ciò, spero vi abbia fatto sorridere e mi scuso un po' per i termini ma ci stavano tutti :3
Marianne

   
 
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