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Autore: Didone24    17/01/2008    13 recensioni
L'ultimo scontro che segnerà la sorte del mondo magico fa da sfondo alla più bella coppia che J.K. Rowling abbia creato, quella di Ron e Hermione. Una one shot piena di passione da leggere tutta d'un fiato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Sono tornata con una nuova fanfiction! Non ho abbandonato "Non puoi resistermi, sono Draco Malfoy". ma purtroppo in questo periodo mi è mancata l'ispirazione giusta -.-" Mi scuso per tutti per questo inconveniente, cercherò di continuare al più presto.

Intanto oggi mi sono divertita a scrivere la mia prima one-shot! Spero vi piaccia! Questa volta, la coppia è Ron/Hermione, e la situazione è quella finale di "Harry Potter e i doni della morte", ovviamente rielaborata da me e incentrata su Ron e Hermione. Ci sono spoiler del settimo libro, vi avverto^^, e sono le due parti scritte in corsivo. Il resto è tutta opera mia... ho pensato che fosse importante dare uno spazio alla nuova coppia Ron/Hermione, che adoro! Bè, premesso questo... buona lettura e lasciate tante recensioni!!

 

L'amore non muore

 

Le zanne di basilisco caddero con un gran fragore dalle braccia di Hermione. Corse da Ron, lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. Ron gettò via le zanne e il manico di scopa e rispose con tanto entusiasmo che sollevò Hermione da terra.

-         Vi pare il momento? – gemette Harry debolmente. Ma quando non successe nulla, anzi Ron e Hermione si strinsero più forte e cominciarono a dondolare sul posto, alzò la voce.

-         Ehi! C’è una guerra là fuori!

 

Ron e Hermione si separarono, ma rimasero abbracciati.

-         Lo so, Harry – ribattè Ron, con l’aria di chi è stato appena colpito in testa da un bolide, - quindi ora o mai più, no?

-         Si, va bene, ma l’Horcrux? – gridò Harry. – Pensate di potervi… trattenere finchè non troviamo il diadema?

-         Si…certo…scusa… - rispose Ron, e si mise con Hermione a raccogliere le zanne, tutt’e due rossi in volto.

 

Già, la guerra. La guerra che ha rovinato le vite di troppe persone innocenti. La guerra che non avrebbe potuto separarli. Non doveva separarli. Avevano bisogno l’uno dell’altra, ma dovevano combattere. Ron non sopportava l’assurda idea che, una volta là fuori, qualsiasi cosa potesse fare del male a Hermione. Voleva proteggerla da tutti quei Mangiamorte, ma non sapeva come fare. Lei non avrebbe mai rinunciato a combattere, lo sapeva. E allora sperava, pregava di salvarla.

“Prendi me. Lasciala vivere” pensava, in preda alla disperazione.

 

-         Siete pronti? – disse Harry, distogliendo Ron dalle sue mute suppliche.

-         Si… andiamo… - rispose Hermione, cercando di trattenere le lacrime.

-         Bè… ragazzi… se qualcuno di noi dovesse… ecco… - cominciò Ron.

-         Non lo dire neanche per scherzo! – urlò Hermione.

-         Potrebbe succedere. – replicò lui.

-         No! Non deve! Questa è l’ultima battaglia, non l’ultimo giorno della nostra vita!

-         Si… però… insomma, sappiate che vi voglio bene. – concluse Ron.

 

Hermione si trattenne dallo scoppiare in lacrime. Anche se aveva cercato di nasconderlo, Ron era stato realista. Ma lei non poteva morire senza prima aver fatto quello che voleva. Doveva vivere quel tanto necessario per farlo.

 

I tre amici uscirono dall’aula, furtivi, e ognuno contemplò in silenzio i corridoi ormai ridotti in polvere e macerie. Correndo verso la Sala Grande, cominciarono a udire urla, pianti, rumori di oggetti che rovinavano sul pavimento. Poi videro il macabro spettacolo di una cinquantina di corpi bianchi stesi a terra, inermi.

 

-         Hermione… - Ron le lasciò la mano e corse tra la folla. Immediatamente un Mangiamorte lo prese di mira cominciando a scagliargli addosso incantesimi di magia oscura. Alcuni lampi di luce verde lo mancarono per un soffio.

 

Hermione si unì alla signora Weasley, che combatteva con un’estrema forza contro Bellatrix Lestrange.

 

-         Oooh – squittì Bellatrix – Ma com’è coraggiooosa la Mezzosangue!

-         Non… chiamarmi… Mezzosangue! – e le scagliò addosso uno schiantesimo così potente da mandarla a sbattere contro un altro Mangiamorte a circa sei metri da loro.

-         Lurida Mezzosangue! Avada…

-         NO!! – Harry le si gettò davanti, respingendo con la bacchetta l’incantesimo mortale, che rimbalzò sulla stessa Bellatrix e la finì, con un sonoro schianto contro il pavimento.

-         Io vado da lui! – le urlò Harry, riferendosi a Voldemort, che si faceva strada tra la folla mietendo vittime ovunque.

-         Fai attenzione, Harry!

 

Hermione pregò perché non gli succedesse niente. Poi notò un lampo di luce rossa passarle proprio davanti agli occhi, e, con orrore, constatò che era rivolto proprio in direzione di Ron.

 

-         RON!! – volò in direzione di Ron, incurante del pericolo che stava correndo passando in mezzo a quei lampi colorati che sembravano fuochi d’artificio contro un cielo nero.

-         Crucio! – pronunciò, con tutta la forza che aveva in corpo, la sua prima maledizione senza perdono, verso Greyback il lupo mannaro, che cominciò a contorcersi e a ululare per il dolore.

 

Ron era disteso supino a terra, sanguinante. Hermione capì che il Mangiamorte aveva dovuto usare il sectumsempra. Disperata di vederlo in quello stato, in una piccola pozza di sangue che allargava ogni secondo di più sul pavimento, gli andò incontro, decisa a portarlo via da lì.

 

-         Dobbiamo andarcene… Ron… forza…

 

Ron riuscì a dire solo un flebile “Ha-rry”. Chiuse gli occhi, e per un attimo Hermione credette il peggio. Poi lui li riaprì, e lei ebbe un tuffo al cuore.

 

-         Cerca di muoverti… non ce la faccio a prenderti… ti prego…- urlò con le lacrime agli occhi.

 

Ron si mise carponi. Afferrò la mano di Hermione e insieme strisciarono a terra fino alla porta ormai inesistente della Sala Grande.

Quando furono fuori dalla vista dei Mangiamorte, Hermione trascinò a stento Ron su per le scale. Lui gemeva di dolore, la sua mano era sempre più pallida e fredda.

 

-         Siamo quasi arrivati… resisti…

 

C’era ancora una cosa che non aveva subito danni, ad Hogwarts, ed era la Stanza delle Necessità. Hermione la trovò, desiderando ardentemente di avere un posto in cui Ron fosse al sicuro.

Quando la porta si aprì, comparve ai loro occhi una piccola saletta con un letto soffice al centro, il camino e un’infinità di scaffali pieni di bende e lozioni per guarire ferite magiche.

Hermione aiutò Ron a stendersi sul letto, e preparò le medicazioni.

 

Nessuno dei due disse niente. Ron soffriva in silenzio per il dolore, dato che aveva l’intera gamba sinistra inondata di sangue. Hermione piangeva in silenzio, cercando di restare lucida. Quando finì di bendare Ron trasse un leggero sospiro di sollievo, che ricadde come una soffice piuma sul volto deformato dal dolore di lui.

 

-         Io devo andare.

-         No.

-         Hanno bisogno di me. Devo essere là.

-         No, non puoi.

 

Hermione sospirò.

 

        Non puoi lasciarmi.

        Io non ti lascerò mai. - disse Hermione in un soffio. Una lacrima scivolò sul bianchissimo volto di Ron.

        Allora non andare.

        Non posso. Io sto bene, devo combattere. Harry è lì, sta combattendo contro Voldemort, c’è tutta la tua famiglia… devo andare… subito…

 

Ron non disse nulla. Si guardarono per un attimo che parve eterno, poi disse:

 

-         Ti amo. Stai attenta.

 

Hermione non rispose. Gli diede un leggero bacio sulla bocca e corse via, senza voltarsi.

 

Mi ama.

E forse adesso morirò.

Mi ama.

Devo esserci per lui, questa guerra deve finire stanotte.

 

Nella Sala Grande era calato un silenzio assordante. Harry Potter e Tom Ridde duellavano, al centro della Sala, ed era come se sui loro volti si leggessero odio, rabbia e rancore. E paura. Una funesta paura di essere sconfitti.

 

E poi, il silenzio fu rotto dall’ennesimo “Avada Kedavra!” . Le bacchette di Harry e Voldemort entrarono in contatto, com’era successo tre anni prima. Rosso contro verde. Vita contro morte, alla pari. L’una calda, l’altra crudele. Gelida.

 

E poi Tom Ridde crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.

 

Uno scoppio di voci invase la Sala Grande. Un’enorme folla si radunò attorno a Harry, e circa 30 mani lo abbracciavano e lo toccavano.

La gente urlava di gioia. Molti piangevano in disparte i loro amici e parenti. I Mangiamorte sconfitti si preparavano a tornare ad Azkaban. Ma era finita.

 

Ginny andò incontro a Harry e lo baciò con passione, esattamente al centro della sala. Questo gesto suscitò altre grida di gioia. Quando Ginny si allontanò, Hermione corse verso Harry e lo abbracciò calorosamente.

 

-         Grazie, Harry.

-         Doveva finire, Hermione. Era solo questione di tempo.

 

Hermione pianse.

 

-         Dov’è Ron? – le chiese lui dopo che si fu calmata.

-         Ci sta aspettando. Nella stanza delle Necessità. Non ha potuto combattere fino alla fine, è stato ferito da Greyback.

-         L’hai curato?

-         Ci ho provato…

-         Andiamo da lui.

 

Si allontanarono e corsero su per le scale. Arrivati all’ingresso della Stanza delle Necessità, desiderarono insieme di vedere il luogo dove Ron li aspettava.

 

-         HARRY!

-         E’ morto. Voldemort è morto!! – urlò Hermione.

-         Davvero ? – domandò Ron, confuso, ma con un gran sorriso sulle labbra.

-         Già! Ed è stato tutto merito di Harry!

 

I tre amici si abbracciarono, godendosi la gioia della loro amicizia, un sentimento così forte che niente, nemmeno la morte, avrebbe potuto spezzare.

Dopo che Harry ebbe raccontato tutto a una Hermione splendente e a un Ron entusiasta, disse:

-         Bè… adesso sarà meglio che vada da Ginny… Vi… vi lascio soli, eh?

 

Ron e Hermione annuirono e lo salutarono.

 

-         Sei stata grande. – esordì lui.

-         Io non ho fatto niente.

-         Hai quasi ucciso Bellatrix Lestrange. Mi hai salvato la vita. Ti sembra niente?

 

Hermione rise come non la sentiva ridere da mesi.

 

-         Quella è stata la parte migliore.

-         Sei perfetta. Potresti fare la Medimaga… bè, in effetti potresti fare qualsiasi cosa…

-         Soprattutto con te.

 

Gli si avvicinò e lo baciò. Con tenerezza, poi con passione, con foga, con una voglia insopprimibile  di fermare il tempo in quel momento magico in cui sentiva l’amore scorrerle nelle vene, farle scoppiare il cuore, riempirle le ossa col suo calore. Ron le accarezzava dolcemente i capelli rispondendo con altrettanto desiderio.

 

-         A meno che l’anima di Voldemort un giorno non venga ad ammazzarmi… - disse lui, senza fiato. – non ti lascerò mai.

 

E in quel momento Hermione seppe che non l’avrebbe mai abbandonata, che avrebbe potuto sempre contare sul suo amore. Sussurrò un timido “ti amo anch’io” e si addormentò, la mano stretta nella sua, felice al pensiero che il sole sarebbe sorto ancora una volta insieme a loro.

 

 

  
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