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Autore: Angel_15    03/07/2013    4 recensioni
Kim Jonghyun: Un cameriere che lavora nel ristorante coreano della sua famiglia, giá da un paio di anni emigrata in Italia. Questa vorrebbe rispedirlo in Corea, convinta che in quel paese sarebbe impossibile per lui trovare una ragazza coreana (Perchè pensarlo accanto a una ragazza italiana sarebbe fuori discussione) con cui sistemarsi e mettere su famiglia.
Eva Fornieri: Una semplice diciassettene. I genitori (Proprietari di una grande catena di alberghi) vorrebbero che intraprendesse una relazione con il figlio del proprietario di un'altrettanto grande catena di ristoranti. Cosicchè un giorno le due imprese possano unirsi.
***
Lui coreano, lei italiana. Due culture cosí diverse.
Niente li accomuna. Le tradizioni, lo stile di vita, le abitudini, il taglio degli occhi. NIENTE!
La sola cosa che li lega è l'autoritá di due famiglie estremamente tradizionaliste. Convinte che il bianco si sposa col bianco e il nero si sposa col nero.
Cosa accadrebbe se il destino decidesse di far incrociare due strade cosí differenti? Potrebbe nascere qualcosa da quest'enorme differenza culturale? E le famiglie sarebbero disposte a superare e accettare tutto ció?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innaturale

 
 

< Insomma, non mi hai ancora detto come è andata ieri sera >

< Come vuoi che sia andata, è stata una rottura > Rispose Eva finendo di consumare la sua colazione.

< Quindi non è successo nulla di interessante? > 

" Ho rincontrato quel tizio coreano, sono riarrossita guardandolo e mi sto ancora scervellando sul perchè "

< No nientè >

Si alzó e dopo aver riposto la tazza nel lavandino si diresse nel corridoio.

< Io esco >

Gli occhi di Manuela si dilatarono e per poco il caffè che stava sorseggiando gli andó di traverso.

< T-tu e-esci d-davvero? >

Non poteva crederci. Eva non usciva MAI di sua spontanea volontá, se non per andare a scuola.

< Si, ma torno presto >

< No no. Fai pure con calma, stai fuori tutto il tempo che vuoi! > Esclamó euforica.

< Si... Ok mamma ma tu prenditi un calmante eh? > Disse uscendo di casa, chiudendosi la porta alle spalle.

Si guardó intorno e fece un lungo respiro prima di estrarre un oggetto dalla sua borsa. Quell'oggetto che aveva trovato la sera prima al pub dopo che quel ragazzo se n'era andato. Quel ragazzo che le aveva appena fatto rompere la sua abitudine di non uscire mai, per andare da lui a portargli il portafoglio.

Se lo rigiró nelle mani poi si decise ad aprirlo alla ricerca di un qualche contatto o indirizzo. 

La carta d'identitá indicava il suo nome "Kim Jonghyun"e la sua data di nascitá "8 Aprile 1990".

" Ha un anno piú di me " Pensó continuando a cercare.

Fú incuriositá da una piccola foto che ritraeva lui con in mano una chitarra e altri quattro ragazzi, ma intanto non trovó niente che indicasse un indirizzó, finchè non saltó un bigliettino verde con su una scritta: " Ristorante Coreano in via *** "

"Ma certo, lui lavora lí!"

Ripose l'oggetto in borsa e si incamminó nella direzione indicata sul biglietto da visita.

" Speriamo che ci sia "

 

< Mi scusi davvero, vado a prenderle qualcosa con cui ripulirsi > Disse Jonghyun scusandosi col cliente a cui aveva appena fatto cadere addosso della salsa.

Si diresse in cucina e la madre lo afferró per un braccio.

< Jonghyun è la terza volta in due giorni, che cos'hai? >

< Niente mamma, mi sono solo distratto > 

Si liberó dalla presa e tornó dal cliente porgendoli dei fazzoletti. 

Quando tornó in cucina notó lo sguardo pensieroso della madre che non prometteva nulla di buono.

< Forse dovremo anticipare la partenza >

< Ma mamma avevi promesso che prima di partire mi > 

< Jonghyun ti cercano > Lo interruppe un dipendente del ristorante.

< C'è una ragazza per te all'entrata > 

" una ragazza?! " Non conosceva nessuna ragazza se non le compagne di classe, che sicuramente non lo venivano a cercare d'estate. Non che non fosse un tipo socievole, o meglio non lo era piû da un paio di anni, ma di certo l'autoritá dei genitori non gli permetteva la libertá di uscire con delle ragazze, per di piú italiane.

Si avvicinó all'entrata e vide una figura girata di spalle, gli bastó uno sguardó per capire chi fosse e non appena lo realizzó inspiegabilmente si irrigidí.

< Ciao > Esclamó lei girandosi leggermente imbarazzata.

< C-ciao > Rispose lui.

Eva non sapeva cosa dire, semplicemente estrasse il portafogli dalla borsa e lo porse al ragazzo.

< I-ieri ti è caduto al "Brack Mountain" >

< Oh, grazie. Non me ne ero nemmeno accorto >

< Di niente, ti piace la musica? >

Oh, cavolo. Perchè l'aveva detto? Avrebbe pensato che era una curiosona che non sa farsi gli affari suoi.

< C-come lo sai? > 

< È che, cercavo qualcosa che mi desse un indicazione su come trovarti e per caso ho visto questa > Si giustificó indicando la foto che aveva visto poco fá.

< Ah si. Diciamo che la mia musica è un po' la mia passione >

< E suoni la chitarra? > 

" Ma che te ne frega? Cos'è tutto questo interesse per un estraneo? Perchè non torni a casa nella tua bella camera? " Continuava a domandarsi, senza sapersi dare una risposta.

< Piú che altro compongo canzoni e canto, una volta suonavo anche con loro > Indicó i quattro ragazzi < Ma da quando sono qua ho smesso >

< Oh, peccato. Cioè smettere di fare una cosa ti piace... > 

< In realtá avevo deciso di rifarlo >

< Ah si? >

< Si beh, non so se hai presente il concorso musicale di fine estate. Mi sono iscritto e volevo cantare una mia canzone, ma al piano. Il problema è che non ho una tastiera per esercitarmi > 

< Io conosco un negozio non molto lontano da qui. S-se vuoi ti ci accompagno quando puoi > 

" Eh??? Sto invitando un ragazzo??? Che neanche conosco??? "

< Oh, grazie. Ma, non vorrei essere di disturbo >

< No ma figurati. Nessun disturbo >

< Va bene allora, io stacco tra un paio d'ore. Ci vediamo qui alle 12.00? > 

< Ok >

< A dopo >

Il cameriere tornó alle sue mansioni e la ragazza, dopo essere uscita dal ristorante, rimase immobile sul ciglio della strada.

" Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! "

Continuava a chiedersi.

Da un paio di anni ormai era diventata una tipa estremamente asociale. Da quando una persona molto importante per lei aveva abbandonato la sua vita. 

Non aveva amici, non voleva piú farsene. Non si era minimamente dedicata alle questioni sentimentali che tutte le ragazze affrontano a quell'etá. Non era una brutta ragazza, ma non le importava assolutamente curare il suo aspetto. Specialmente per i ragazzi.

E allora perché sentiva l'impulso di andare a casa e mettersi qualcosa di decente (al posto della tuta estiva che indossava in quel momento) per potersi presentare due ore dopo all'appuntamento con quel tipo?

" Beh é normale che uno voglia vestirsi bene per uscire in pubblico no? " 

Ma quella spiegazione non la convinceva piú di tanto.

Si avvió ancora un po' perplessa verso casa e quando entró la madre la raggiunse con sguardo deluso.

< Giá di ritorno? >

< Si ma tra un po' riesco >

< Davvero?! > E le si illuminarono gli occhi.

< Si > Disse salendo le scale.

< E, se posso saperlo. Dove vai? >

< Mah, con un ragazzo > 

< Cosa?!?! >

Anche lei salì le scale e raggiunse la figlia che si stava avviando in camera sua.

< E chi è? Lo conosco? È Daniele? >

< No mamma, non è lui >

< Allora chi è? >

< Mah, un tipo >

< Lo conosco? >

" Tecnicamente, di vista si"

< No non lo conosci >

< Chi è allora? Come si chiama? >

< Oddio mamma che assilo. È solo un ragazzo che vuole sapere dove sta un negozio. Ora puoi uscire, devo studiare > Disse esasperata spingendola fuori dalla stanza.

< Ok ok. resti a pranzo >

< Non credo. Ciao > E chiuse la porta.

Si avvicinó all'armadio e tiró un lungo sospiro. Aveva mentito, e lo sapeva. Non doveva studiare, o meglio in circostanze normali lo avrebbe fatto.

Ma adesso qualcosa dentro di lei gli stava dicendo di aprire quell'armadio e mettersi addosso qualcosa di quanto meno carino.

Una sensazione che non provava assolutamente mai.

Lo aprí e scrutó attentamente i suoi vestiti casual. 

Scelse un paio di pantaloncini di jeans e una canotta nera che abbinó ad un paio di converse nere anch'esse.

Si guardó allo specchio e tiró sú i lunghi capelli in una coda di cavallo.

Non sapeva se stava bene, non se ne intendeva di vestiti.

Scese le scale e si avvió incerta in cucina dalla madre. 

< M-mamma? >

< Si > Rispose di spalle, con lo sguardo rivolto ai fornelli.

< S-sto bene? >

< Cosa? > Non era abituata a sentirsi rivolgere quella domanda.

Si giró perplessa e guardó la ragazza scrutandola attentamente.

< Li hai scelti tu i vestiti? >

< Si, fanno schifo? >

< No, no. Anzi! A cosa è dovuto questo cambio d'abbigliamento? >

< A niente, te l'ho detto che esco >

< Con un ragazzo... >

< Si. E quindi? >

< No niente. Sono solo contenta che tu abbia sentito la necessitá di farti carina per un appuntamento >

< Ma non è un appuntamento. Devo solo accompagnarlo in un negozio > 

< Allora perchè non mi vuoi dire chi è? >

< Non è che non te lo voglio dire è che... > " È che sto per uscire con un estraneo, l'ho invitato io e non riesco neanche a spiegarmi il perchè"

< È che...? > La incintó la madre a continuare.

< È che... È tardi, dovevo giá essere lá > Mentí mentre si avviava alla porta d'ingresso prendendo la sua borsa a tracollo.

< Ma non dovevi studiare? > 

Eva non rispose, si affrettó ad uscire di casa senza dire una parola.

Mancava ancora un sacco all'ora prestabilita con Jonghyun. Si avvió ad un parco ed una volta arrivata si sedette su una panchina. 

Preferiva passare il tempo rimanente lí seduta a non fare nulla piuttosto che stare a casa con sua madre che le avrebbe continuato a fare mille domande a cui neanche lei avrebbe saputo dare una risposta. 

Anche perchè, cosa c'era da sapere? Stava solo accompagnando un ragazzo in un negozio di strumenti.

Di sicuro sua madre giá si stava facendo mille filmini mentali su di lei e una possibile relazione segreta con qualche ragazzetto, infatti Eva si maledisse subito di aver detto che usciva con un ragazzo.

E poi non era un uscita! Ma un semplice "accompagnamento".

E allora perchè era tornata a casa e si era cambiata? 

Ecco, quella era la domanda che veramente doveva porsi.

 

E cosí, mentre lei stava lì su quella panchina a tormentarsi di domande e ad aspettare l'ora stabilita, un giovane cameriere stava riprendendo a svolgere le sue mansioni normalmente.

Da quel loro piccolo incontro avvenuto un ora prima Jonghyun aveva ripreso a lavorare in modo discreto e senza distrazioni e in men che non si dica il suo turno mattutino era giunto al termine.

< Finalmente. Questo è mio figlio. Nelle ultime due ore sei stato proprio bravo. Si puó sapere cosa ti era preso prima? >

< Bho, non saprei > 

Ed era sincero, non lo sapeva davvero.

Si disfó della divisa da cameriere e salutó la madre con un cenno della mano.

< Io vado mamma > 

< Ma come, non mangi qui? >

< Scusa non posso. Una ragazza si è offerta di accompagnarmi in un negozio di musica. Cosí potró comprarmi una tastiera per il concorso >

< Una ragazza?!?! > Esclamó stupita.

" Accidenti a me e alla mia boccaccia " Si maledisse Jonghyun.

< S-si una ragazza >

< E... E chi è? >

Non poteva di certo inventarsi una balla dicendole di aver trovato una coreana. Avrebbe cominciato a fargli ottomila domande e poi avrebbe voluto vederla.

Tanto valeva dire la veritá.

< Una ragazza che ho incontrato ieri sera. Mi ha riportato il portafogli >

< Ah ok. Non fare tardi. Hai il turno pomeridiano alle tre > Disse con un tono che nascondeva una nota di delusione.

< Si certo. A dopo >

Uscí dal locale e guardò l'ora: 12.03

Si guardó intorno finchè non sentí dei passi alle sue spalle. Si voltó e la vide.

Si era cambiata e quei capelli tirati sú mettevano im risalto il suo viso dalla pelle incredibilmente liscia e non molto abbronzata.

Le andó incontro e lei gli rivolse un sorriso imbarazzato.

< C-ciao >

< Ciao. Grazie per essere venuta >

< Ma figurati >

< No davvero, Non sai quanto ho bisogno di quella tastiera >

< Bhe allora sará meglio andare subito > 

E detto ció Eva si avvio per la strada che portava al negozio e Jonghyun la seguí.

Camminarono per un po' di metri in silenzio non sapendo proprio cosa dire.

< C-comunque io sono Eva >

< Piacere Jonghyun >

Allungarono le mani stringendole in una presa strettamente occidentale.

< J-jong?! > Chiese la ragazza non riuscendo a pronunciare quel nome a lei cosi strano, che aveva una pronuncia diversa da quella che si era immaginata leggendolo sulla carta d'identitá.

< Eh si, è un nome un po' strano e difficile da pronunciate per voi italiani... Jong - Hyun > Disse scandendo bene ogni sillaba.

< J-O-N-G-H-Y-U-N > Ripetè piano lei.

< Brava > 

< Wow avete degli strani nomi in corea >

< Ahah, ho pensato lo stesso appena mi sono trasferito qua. Comunque credo che il mio sia uno dei piú difficili da pronuciare per voi. Quelli dei miei amici per esempio non sono poi cosí strani >

< Come si chiamano? >

Il ragazzo abbassó tristemente lo sguardo cercando di non farsi notare. Non gli piaceva parlare dei suoi amici che non vedeva giá da un paio di anni.

Ma non voleva mostrare la sua tristezza, cosí rialzó lo sguardo e tentó di sorridere.

< Taemin, Minho, Jinki e infine Kibum, il mio migliore amico >

< Eeeehhhh?!?!?! > Chiese stupita.

Jonghyun rise sotto i baffi per la reazione della ragazza, almeno era riuscita a farlo sorridere.

< T-A-E-M-I-N >

< Ok, questo mi sembra semplice >

< M-I-N-H-O >

< Minho! Giá qui saliamo sul complicato > 

< Ahah. K-I-B-U-M >

< Kibab?! >

< Ahahah. No, Kibum! >

< Kibum! > Ripetè stavolta correttamente e ancora un po' imbarazzata.

< Brava. Questo invece dovrebbe essere il piú facile, J-I-N-K-I >

< Jinki! Si è il piú facile ma anche il piú bizzarro >

Jonghyun scoppió a ridere e in men che non si dica arrivarono di fronte al negozio.

Non Appena il ragazzo vi mise piede, rimase letteramelte affascinato dai numerosi strumenti musicali che arredavano quel locale. 

Un commesso li condusse nel reparto pianoforti, dove si trovava di tutto, dalle piccole tastiere elettroniche ai grandi piani professionali. Il badget di Jonghyun non era molto ampio perció accquistó una semplice tastiera di quelle con i tasti che ti fanno cambiare tono della musica. Non molto costosa ma pratica e utile.

Uscí dal negozio soddisfatto e tutto contento, come un bambino con un giocattolo nuovo.

< Grazie, grazie, grazie ancora >

< Ma figurati >

< No davvero. Tu non sai che favore mi hai fatto, se non l'avessi trovata in tempo non avrei potuto partecipare. Adesso i miei genitori dovranno per forza farmi rimanere >

Eva non capí le parole del ragazzo e, nonostante volesse sapere a cosa si stesse riferendo, pensó che non erano affari suoi.

< Posso sdebitarmi in qualche modo? >

< Non ce nè bisogno grazie >

< No, sul serio. Voglio ricambiarti il favore, hai giá pranzato? >

< In realtá no >

< Perfetto, perchè non vieni da noi al ristorante? Ti offro il pranzo, sempre se l'altra sera ti è piaciuto il cibo coreano >

< Emh... Bhè >

" Accetta, che cè di male? " Le diceva una vocina nel suo cuore.

" Torna a casa. Non accetti mai gli inviti di nessuno, perchè dovresti accettare quelli di questo tipo? " Le diceva invece quella nella sua testa.

< Ok accetto >

< Bene > Rispose Jonghyun sorridente.

E si avviarono al ristorante.

" Certo che ha un bel sorriso... Ma che cavolo sto dicendo?!?! "

Continuavano a camminare ed Eva cercava di non guardare i suoi occhi perché sentiva le guance prendere calore.

" Ancora??? " Pensó.

" Ma questo tipo cos'ha? uno strano virus? "

Non finí di pensarlo che, non appena i loro bracci si sfiorarono per una pura coincidenza, sentí lo stomaco tormentato di nuovo da QUELLA sensazione. La stessa del giorno prima.

" Oh dio. Ma perchè? "

Tentó di nascondere l'imbarazzo e per fortuna arrivarono presto al ristorante.

< Aspettami qui > Disse Jonghyun dirigendosi in cucina.

< Mamma! >

< Oh, sei giá tornato? >

< Si l'ho giá comprata >

< Mi fa piacere. Ma perchè sei giá tornato? Il tuo turno inizia tra un paio d'ore >

< Volevamo pranzare >

< Volevamo?!?! >

< S-si la vedi quella ragazza laggiú? > E indicó Eva che se ne stava immobile vicino all'entrata del ristorante.

< Si >

< È lei che mi ha portato al negozio, volevo sdebitarmi offrendole il pranzo. Per te va bene? >

La madre esitó un momento poi disse:

< Oh, si. Falla accomodare che vi porto del ramen >

< Ok >

La signora Kim si avvió in cucina, prese due tazze e le appoggió sul bancone. Poi inizió a preparare il piatto. 

< Mhh. Che buon odorino > Irruppe SongDam in cucina.

< Per chi é? Non lo vuole mai nessuno il ramen... > 

< È per tuo fratello >

< Perchè sono due porzioni? >

< Ha invitato una ragazza a pranzo >

< Una ragazza?!?! Mhh... Interessante, dov'è? >

< Lá > E indicó i due che nel frattempo si erano accomodati ad un tavolo per due.

SongDam li squadró e notó uno strano sorriso sulle labbra di Jonghyun.

< Awww. Ma che carini >

< SongDam! >

< Che cè? Guarda che ragazza carina, chissá magari il nostro piccolo di casa si prenderá una bella sbandata >

< Non dirlo neanche per scherzo, lo sai che tra un po' deve partire proprio per trovarsi una sistemazione >

< Magari non ce ne sará bisogno >

< Si che ce ne sará bisogno >

< Ma perchè? Magari potrebbe trovarsi bene anche con un italiana >

< Jonghyun non stará mai con un italiana! Lui è coreano. Tu sei coreana e avrai un marito coreano cosi come lui tra poco andrá in corea e avrá una moglie coreana > Disse marcando piú volte il quel termine.

< Lo dici come se fosse una regola >

< Non è una regola ma... È cosi punto e basta. Hai mai visto un occidentale e un orientale sposarsi? No! Non è naturale, sono due culture diverse che non potranno mai andare d'accordo. Orientale sposa orientale e occidentale sposa occidentale >

E senza dire altro, si avvió al tavolo con le due ciotole piene di ramen.

   
 
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