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Autore: Jane41258    03/07/2013    8 recensioni
Ogni tre del mese di luglio, Hyuuga Hinata indossava il vestito migliore e andava a trovare una pietra bianca.
Undertones NejiHina, accenni NaruHina.
Buon compleanno Neji.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga | Coppie: Neji/Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ogni terzo giorno del mese di luglio, Hinata indossava il suo vestito migliore, un kimono di seta bianca, preparava un cestino con un bento di aringhe, un paio di dango, un termos pieno di the caldo, due tazze di porcellana di Suna avvolte in un'asciugamano e si recava dove abitavano la maggiorparte degli shinobi di Konoha.
Cercava una lapide bianca e levigatissima, così che quando il sole spendeva brillasse come un diamante, con il simbolo del suo clan scolpito in cima e il nome di Neji Hyuuga inciso in oro.
Non c'era suo cugino lì, non c'era mai stato, il desiderio di libertà del ragazzo era stato sempre così intenso che Hinata non aveva sopportato il pensiero che venisse chiuso in una bara, così aveva ordinato che venisse cremato e le sue ceneri sparse nel fiume. Avrebbe dovuto mantenere un po' di quelle ceneri per sé ma non ci aveva pensato sul momento: se ne era pentita già il primo tre luglio dopo la sua morte, quando si era accorta che del cugino non le era rimasto più nulla, così era andata a piangere vanamente contro una pietra che vegliava su una tomba vuota.
E poi era andata l'anno dopo e quello dopo ancora. Con il passare degli anni i pianti frustrati e i singhiozzi inutili erano diventate conversazioni cortesi, persino allegre a volte. Hinata dopo il decimo anno aveva preso l'abitudine di portare da mangiare cosicché sembrava che lei e il cugino si allietassero in un picnic. 
Avevano mangiato tante volte fuori, mentre si allenavano o in guerra, che il solo puro atto provocava nella donna un tale senso di familiarità da farla sentire per un giorno come quando aveva quattordici anni e andava tutto bene.
Da fuori poteva sembrare ingiusto, che lei ottenesse sollievo mentre il suo salvatore non poteva più vivere, da fuori poteva anche sembrare follia ma a lei non importava molto del giudizio del mondo. Gliel'avevano insegnato loro, il ragazzo che viveva nell'aria e Naruto, suo marito, che non doveva avere paura del mondo.
E così tutti i giorni dell'anno era Hinata Uzumaki, viveva con dignità accanto al suo compagno amatissimo, sosteneva e consigliava con saggezza i suoi cinque figli, i suoi nipoti e guidava con mano ferma il suo clan, ma il tre luglio voleva essere Hinata Hyuuga, fino alla fine.
Suo marito aveva insistito per accompagnarla per le prime volte, ma quando aveva capito che non era opportuno si era arreso come pochissime altre volte nella vita e si era limitato negli anni successivi a salutarla con un bacio sulle labbra, a prometterle che avrebbe badato a tutto in sua assenza e a farle promettere che sarebbe tornata la sera.
Hinata si inginocchiò con cautela sul terriccio scuro perché ormai l'osteoporosi le aveva logorato le articolazioni delle gambe e le tibie.
''Buongiorno niisan''
La sua voce suonò anziana, era la sessantesima volta che si recava davanti quella pietra.
''Buon compleanno'' disse subito dopo.
Nessuno rispose come al solito. Lei sorrise appena e iniziò a parlare.
Era diventata, vivendo accanto all'uragano biondo, più loquace che da adolescente.
''Come stai?''
Il silenzio cadde come una scure ma lei visse serenamente quei minuti di nulla e fissò la pietra come se la stesse ascoltando.
''Io sto bene più o meno. Lunedì ho una riunione con mia nipote Hisae, credo che voglia parlarmi del suo progetto di diventare Hokage. Le dirò che lo diventerà se lo merita ma che ho fiducia in lei. Poi... poi ho anche una riunione con Uchiha Sasuke martedì pomeriggio, ieri mi ha mandato un servo ad avvertirmi, credevo volesse far chiamare Naruto come al solito invece ha chiesto una riunione con me''
Hinata strinse i pugni leggermente preoccupata e fissò la pelle crespa e macchiata delle mani.
''Quest'incontro sembra qualcosa di formale e gli incontri formali mi hanno sempre messa in soggezione. Cosa... cosa può volere secondo te Neji-niisan?''
Il silenzio cadde di nuovo inesorabile. Hinata inumidì le labbra. 
Stava per dire ''Mi sarebbe piaciuto mi accompagnassi'' ma evitò per non sottolineare che Neji era morto e non poteva accompagnarla mai più, da nessuna parte.
Lui era sempre stato più adatto di lei alle riunioni formali con quell'aspetto bello e elegante, lo sguardo fiero, il linguaggio curato e deciso.
In realtà Neji sarebbe stato più adatto come capoclan in tutti gli aspetti, solo che il suo altruismo l'aveva ucciso.
O forse era stato il destino.
Hinata aveva pensato tanto durante gli anni e chiesta se forse Neji non si era liberato dalle catene del destino morendo per salvarla, ma aveva adempiuto esattamente a ciò che era scritto per lui, sacrificarsi per proteggere i membri della casata principale.
''Il destino ha cento mani, può usare qualsiasi mezzo per compiersi, anche il libero arbitrio'' sussurrò.
Fissò il nome di suo cugino per un po', sentendosi triste.
Era la prima volta dopo tanti anni che si sentiva triste davanti quella tomba, o forse era la prima volta dopo tanti anni che lo ammetteva.
Tese la mano destra e sfiorò la pietra, sentendo un brivido correre lungo il braccio.
Si riscosse e aprì il cestino. Separò due porzioni di acciughe, la pietanza preferita di Neji e cambiò posizione, sedendosi a gambe incrociate. Sentì le anche e le ginocchia protestare dolenti.
Neji aveva sempre amato come cucinava anche se non gliel'aveva mai detto. Si era sempre limitato a mangiare voracemente e a sorridere quando gli veniva fatto notare il comportamento insolito.
Anche ora a Hinata sembrava vederlo consumare in silenzio la sua pietanza, in silenzio e velocemente, così come aveva sempre fatto quando gli piaceva ciò che gli veniva servito. Certo che se fosse stato veramente lì e fosse passato qualcuno sarebbero sembrati grotteschi insieme, una vecchia magra e curva su se stessa e un ragazzo giovane e altero.
Hinata non era mai riuscita a immaginarlo invecchiare, a volte pensava così intensamente a lui che sognava di incontrarlo o di parlarci ma mentre lei mostrava di solito la sua età, Neji aveva sempre sedici anni.
Aveva sedici anni per sempre.
Quando ebbe finito le acciughe, il sole era giù altissimo. Hinata sentì caldo e la schiena bagnata, ma non vi diede peso.
Servì il the a lei e a suo cugino. Voleva attendere che suo cugino bevesse, l'aveva sempre fatto anche se come membro della casata principale doveva bere lei per prima. Ma lei aveva sempre odiato la divisione tra casate, tanto che non appena aveva preso il potere le aveva completamente distrutte.
Considerava le tradizioni di clan molto più colpevoli della morte del ragazzo che Uchiha Obito.
Non riusciva a definire la famiglia di origine 'famiglia', per lei era solo clan. La sua famiglia era Naruto e la loro discendenza e l'unica famiglia di origine che considerava tale era la persona di Neji.
Neji era suo cugino, ma l'aveva amata e protetta più di suo padre.
''Niisan'' mormorò lei e si decise a bere il the, forse immaginando che lui avesse già bevuto.
''Ti ringrazio, Neji''
Neji non era mai stato solo famiglia per lei. Era stato il suo migliore amico, il suo principale nemico, il suo maestro, la sua casa.
Se Naruto era il cielo a cui lei tendeva sempre, il suo fine ultimo, Neji era la terra in cui affondava le proprie radici.
Era sicura che a lui non sarebbe piaciuta questa metafora, anche lui voleva volare, non aveva scelto di essere terra.
E nemmeno lei l'aveva scelto, non aveva scelto di sentirsi sospesa nel vuoto da sessant'anni, però era successo.
Mangiò un dango, lentamente, perché ormai le erano caduti tutti i denti. Si sdraiò fantasticando che stesse poggiando la sua testa bianca sulle gambe del ragazzo. Quando era una bambina piccolissima le piaceva tanto stare così, poi compiuti i sei anni lui non glielo aveva più permesso.
Ma ora poteva farlo di nuovo, i morti non hanno facoltà di scelta.
Chiuse gli occhi, così da non vedere che al suo fianco non c'era nessuno.
Nel buio riusciva a sentire distintamente la sua presenza, il respiro, la sensazione di un corpo freddo a pochi centimetri, persino i capelli lungli di lui che le solleticavano il viso.
Aveva sempre amato i capelli di lui, fosse stata meno timida li avrebbe accarezzati in continuazione.
Alzò la mano e li toccò, sentendoli distintamente tra le dita. Erano fortissimi e morbidi.
Strinse le palpebre, avendo paura che se le avesse aperte sarebbe scomparso tutto. In tutti quegli anni aveva immaginato senza difficoltà di stare con lui, mai la mente aveva reso quelle fantasie così vivide.
Le cosce di Neji sotto la propria testa divennero concrete e il suo respiro perfettamente udibile.
Finata strinse gli occhi ancora di più, decisa ad aggrapparsi alla follia. Non avrebbe mai più avuto una simile occasione.
Era vagamente consapevole che il proprio cuore batteva a 95 pulsazioni al minuto e del bruciore che le aveva aggredito il viso e la fronte, tutto ciò che riusciva e che voleva sentire erano i segni che suo cugino era lì.
Andò a tentoni con le mani e riuscì ad afferrare qualcosa, un avambraccio forse. E non era il suo.
Con la velocità che le permetteva la sua avanzata età si mise in ginocchio.
Toccò il torace di lui, accarezzò le spalle, tastò il viso. 
Lo riconobbe con certezza. Quando era stata cieca, per qualche settimana, il suo viso era l'unico che aveva memorizzato sotto i palmi delle mani.
Cercò di abbracciarlo, ma lui scomparve. E ancora e ancora.
Aprì gli occhi, velati di lacrime. In tutto il corpo sentiva bruciare contemporaneamente un esaltazione e una stanchezza terribili, come un guerriero che sta per soccombere davanti a un avversario molto più forte.
''Neji niisan'' finalmente urlò.
Si stupì di sentire la sua voce vecchia, per un attimo insensato si era aspettata di sentirla infantile.
Non rispose nessuno.
Hinata respirò a fatica e iniziò a mettere apposto. Non era ancora l'ora di andarsene, ma era inutile mantenere in mezzo pietanze che nessuno avrebbe mangiato.
''Neji niisan stai pensando di certo che sono una stupida'' sospirò.
''Hinata-sama'' 
L'aveva sentito sicuramente non era la sua immaginazione. Si alzò appoggiandosi alla tomba come tante volte si era alzata prendendo la mano di lui e si guardò attorno.
Era così bella la voce di Neji, Hinata non la ricordava così bella.
Era da tanto tempo che non si sentiva così, come se il mare si agitasse tempestoso nelle viscere.
''Hinata-sama, non deve avere imbarazzo con me, lo sa''
Hinata alzò gli occhi e il suo primo pensiero fu ''Mi dispiace''
Il ragazzo stava in piedi davanti a lei, altissimo, vestito della sua divisa da chuunin.
''Scusami, Neji-niisan, scusami!''
Scusami di averti ucciso, scusami per averti impedito di vivere.
Le sembrava di essere tornata piccola, aveva tante volte detto quelle parole.
Ebbe voglia di abbracciarlo, ma si trattenne e arrossì, scioccata dalla propria audacia.
''Non deve scusarsi di nulla, Hinata-sama. Ho deciso io di morire''
Lei fece qualche passo avanti.
''Credo piuttosto che il destino abbia usato la tua volontà per compiersi. Hai sempre avuto ragione tu, io e Naruto siamo stati degli stupidi, tutto è andato come doveva''
''Se il destino si è compiuto non mi importa. Io lo volevo''
Neji avanzò, appoggiando la mano su quella di lei arpionata alla pietra bianca.
Era calda e concreta come una mano viva.
''Io no! Non lo volevo!'' 
Per la prima volta dopo quarant'anni pianse di nuovo per lui.
Si sentiva morire, le sue vecchie e fragili membra erano scosse da felicità e malinconia violente.
''Avrebbe preferito forse morire?'' 
La voce di Neji suonò dura, ma il ragazzo avvolse con le sue braccia giovani il corpo dell'anziana.
''Ha avuto anche lei quello che voleva, Hinata-sama''
Hinata pensò che il ragazzo avesse profondamente torto, mentre affondava la propria fronte nel suo petto. Non sapeva nemmeno lei cosa controbattere.
Strinse tra le dita la stoffa rozza della giacca da jonin.
''Non è vero'' borbottò infine, sentendosi malissimo ''Sono solo andata avanti, un passo dopo l'altro come mi avete insegnato tu e Naruto-kun''
''Vuoi dire che non è stata felice, Hinata-sama?''
Una lieve sfumatura sarcastica, classica del suo parlare, pervase la domanda.
''No'' rispose piangendo ''No!''
Il pianto si fece tanto impetuoso da renderle difficoltoso restare in piedi. Si inginocchiò e il ragazzo la seguì, stringendola leggermente.
Hinata non lo guardava in viso, ma era sicura che lui non le credesse. Poco dopo questa realizzazione rise piano di se stessa.
Non sapeva nemmeno se lui potesse o meno credere qualcosa, anzi probabilmente non poteva essendo l'allucinazione di una mente vecchia e consumata completamente dal dolore.
''Chi sei?'' chiese alzando finalmente lo sguardo.
Il viso di lui era così bello da sembrare qualcosa di sovrannaturale.
''Sono morto affinché lei vivesse felice'' rispose lui senza nessuna espressione.
''Resterai?'' 
Le domande che lei gli faceva erano strane, incoerenti, ma non riusciva a ragionare. 
Lui scosse la testa.
''Perché?''
Il ragazzo si allontano leggermente e mosse la mano come per accarezzarle il viso, ma senza toccarla.
''Volevi vedermi''
''No'' 
Lei si sporse e gli poggiò la mano sullo stomaco. Era fonte di sollievo vedere il petto forte e intatto.
''Perché sei morto per me, mi hai sempre voluto bene ma non ne è valsa la pena''
Neji l'abbracciò più stretta, appoggiando la sua guancia liscia, senza barba perché non aveva mai avuto l'età in cui cresce la barba sul viso, sulla guancia rugosa e molle di Hinata e le disse qualcosa pianissimo nell'orecchio.
Lei si sentì scaraventata settant'anni indietro, quando nella palestra di famiglia combatteva corpo a corpo con suo cugino, quando stremata lui l'accompagnava sostenendola in stanza e la stanchezza le faceva vagare la mente in pensieri pericolosi, pensieri che prontamente scacciava per portare la mente sulla via giusta, Naruto.
Strinse le sue dita attorno alle spalle di lui e annaspò.
Se solo... elaborò in un istante migliaia di soluzioni e vite alternative, miliardi di scenari, fughe, mani strette tra loro, case diverse, respiri diversi.
Le venne in mente che aveva sempre desiderato combattere con lui seriamente, in un duello replica di quello della selezione dei Chuunin e non avrebbe mai potuto più farlo.
''Sarà la prima cosa che faremo quando ci rivedremo'' disse lui come leggendole nel pensiero e intanto stavano ancora abbracciati.
''Quando sarò morta?'' Hinata lo chiese senza enfasi, sapeva che prima o poi sarebbe finita anche per lei.
''Sì Hinata-sama, l'anno prossimo non dovrai venire qui''
La sensazione che quell'incontro fosse finito la scosse e si allontanò un poco per guardarlo bene l'ultima volta, ma davanti a lei si stagliava solo la pietra bianca. Strinse le braccia di scatto e perse l'equilibrio crollando rovinosamente con la faccia contro la terra.
Era sempre fuori tempo.
Decise di non alzarsi, era troppo stanca. Forse era arrivata l'ora che morisse e che andasse a combattere quel duello.
Il buio calò attorno a lei mentre chiudeva lentamente gli occhi.
Il vento le sfiorò il viso e spalancò le palpebre, guardando il cielo stellato. Le era sembrato di chiudere gli occhi solo un secondo, invece dovevano essere passate delle ore.
Man mano che la vista si snebbiò intravide due figure. Un giovane dai capelli lunghi biondi e gli occhi verdi e un vecchio con gli occhi azzurri.
Il vecchio rise nervoso.
''Hinata-chan, mi dispiace che ti ho disturbata ma non tornavi ed eravamo preoccupatissimi. Mi avevi prosesso che saresti sempre tornata, così avevo pensato che...''
''Ojisama si è messo a pensare che ti avessero rapita o roba del genere'' il ragazzo rise e scimmiottò ''La moglie dell'Hokage è un'obiettivo per i nemici, ma se qualcuno ha osato mettere le mani addosso a mia moglie se la vedrà con me dattebayoooo!''
''Hashirama-kun, abbi rispetto per tuo nonno'' lo redarguì Hinata. Guardò gli occhi azzurri di Naruto e sentì di amarlo troppo per lasciarsi morire. Prese la sua mano e si lasciò aiutare a rimettersi in piedi.
''Mi dispiace Naruto-kun di non aver mantenuto la promessa, non accadrà più''
''Lo spero bene ahhahahah'' rispose lui stringendola.
Hinata si avviò con Hashirama e l'amore della sua vita verso casa.
Non sapeva nemmeno se aveva abbracciato veramente il fantasma di Neji o se era la follia che forte della sua alleata vecchiaia stava prendendo il sopravvento. Ma si guardò un attimo indietro. ''Non è lontano il giorno in cui ti sfiderò di nuovo a incrociare i kunai, Neji niisan, ma non oggi e nemmeno domani. Buon compleanno''













Buon compleanno Neji ;____________;
Ho scritto questa cosa in fretta per colpa della sezione estiva, spero non sia troppo vergognosa.
Neji mi manca così tanto ♥ ♥ ♥
Ero una delle poche fan.
Questa fic è NejiHina, ma anche NaruHina. E' entrambe ed in maniera propria.
L'informazione che Hinata desiderava tantissimo scontrarsi di nuovo con Neji è vera e viene della suo ultimo databook. Non potrà farlo più purtroppo.
Ah vista l'ora prima pubblico e poi controllo, mi scuso per gli errori che avete trovato.
Grazie per aver letto mi auguro abbiate passato un buon quarto d'ora.






   
 
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