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Autore: Ladypotter97    04/07/2013    2 recensioni
Ciao a tutti, questa è in assoluto la mia prima fanfiction. Allora come dice il titolo, la storia è ambientata dopo la fine di "Città delle anime perdute", però io mi concentrerò su Alec, personaggio che è stato, a mio parere, poco alanizzato dal punto di vista caratteriale. Chi ha letto il libro sa bene che Magnus ha lasciato il cacciatore, nonostante avesse detto di amarlo ancora. Per Alec ci sono ancora speranze? Riuscirà a rompere l'armatura che lo isola dal resto del mondo? Naturalmente parlerò anche degli altri personaggi pensando a cosa potrebbe succedere, perchè il finale dell'ultimo libro rimane sospeso con una frase che può preannunciare qualsiasi cosa. Sebastian si sta muovendo, sta arrivando ...
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Finché c’è la speranza

Faceva freddo fuori, nel vento si poteva sentire l’odore dell’inverno che stava arrivando, Alec tirò il cappuccio della felpa sopra la testa. Intorno a lui la vita continuava a scorrere, i mondani che gli camminavano accanto sembravano felici e spensierati.

Perché invece per me è così difficile essere felice?

-Ci siamo quasi- la voce di Jace lo riportò alla realtà –Che civico è?-

-28- rispose lui meccanicamente, sapeva a memoria dove si trovava la casa dello stregone, ma non aveva avuto la forza di parlare durante il tragitto, il solo cercare di non far affiorare i ricordi legati a quel luogo gli toglieva il fiato.

-Eccolo qui- prima di entrare Jace si girò a guardare il suo parabatai – Sei pronto?- gli chiese, Alec fissò quegli occhi dorati che sembravano risplendere di luce propria, era sempre grazie a Jace che trovava il coraggio di andare avanti, fin da quando erano bambini, lui sapeva sempre come dargli forza

-Sì sono pronto-

BANE Alec fissò il nome scritto sotto al campanello, gli tremavano le mani, non aveva immaginato che sarebbe stato così difficile. Gli rivenne in mente cosa aveva pensato quando l’aveva visto per la prima volta

Sembra un incrocio tra una pantera e un elfo demente

Sorrise amaramente a quel ricordo, Alec inspirò profondamente e poi soffiò fuori l’aria. Non poteva tirarsi indietro, prima affrontava tutto il dolore prima avrebbe potuto dimenticarsene. Si avvicinò alla porta e suonò il campanello.

Nessuna voce nella tromba delle scale li accolse, si sentì solo un suono metallico, e la seconda porta si aprì. Di Magnus nemmeno l’ombra. I due si scambiarono un’occhiata indecisi sul da farsi.

Alec deglutì e si costrinse a camminare con Jace che lo seguiva guardandosi attorno. Il loro addestramento li aveva costretti ad essere sempre diffidenti in qualsiasi luogo andassero, non si potevano permettere di abbassare la guardia. Mai.

Al buio salirono le scale traballanti fino ad arrivare al pianerottolo del secondo piano. Appoggiato all’uscio della porta c’era Magnus. I capelli neri non erano più a punta, ma gli ricadevano disordinati sul viso, gli occhi gialli da gatto li guardavano con indifferenza, come se fossero stati degli estranei

Un estraneo, sono diventato questo adesso

Indossava una maglietta nera a maniche corte che lasciava scoperti i bicipiti, teneva in braccio il suo gatto accarezzandogli distrattamente la testa.

Alec non riuscì più a fare un passo, avrebbe voluto gridare, scappare, evadere da quella realtà che lo stava distruggendo. Sembrava tutto così simile alla prima volta che si erano baciati. Alec lo ricordava bene. Le labbra di Magnus  sulle sue avevano risvegliato un fuoco che mai avrebbe pensato di avere, il ragazzo si era sentito forte e fragile allo stesso tempo, ma ormai quelli erano solo ricordi e pensarci era pericoloso.

-Le tue cose stanno in questi due scatoloni- Magnus ruppe il silenzio carico di tensione, indicando con la testa i due pacchi accanto a lui. Ma Alec rimase immobile cercando con lo sguardo lo stregone, ma gli occhi gialli di lui erano rivolti altrove.

-Ci penso io- disse Jace, Alec si era completamente dimenticato della presenza del suo parabatai. Jace si avvicinò a Magnus guardandolo con diffidenza, poi prese i due scatoloni.

-Vedo che ti sei fatto accompagnare- disse Magnus continuando ad accarezzare il gatto, la sua voce era piatta assente, sul suo viso non c’era più il solito ghigno tipico dello stregone. Alec poté notare la mascella di Jace serrarsi.

-Qualche problema?- chiese l’altro, Magnus alzò lo sguardo lentamente, Jace poté vedere nei suoi occhi tutta la sua vecchiaia e sofferenza. Quante persone che amava aveva visto morire?

-No- Magnus si staccò dall’uscio e si stiracchiò –E se qui avete finito io andrei a letto- prese il pomello della porta –Jace- fece un cenno di saluto al ragazzo, poi guardò Alec, il ragazzo avrebbe voluto implorarlo, pregarlo di cercare almeno di capire le sue ragioni, ma riuscì solo a sostenere il suo sguardo –Alexander- detto questo chiuse la porta. Alec avrebbe voluto crollare a terra, ma doveva essere forte, l’orgoglio dei Lightwood era presente anche in lui, seppur in piccola parte.

- Alec?- Jace lo scosse prendendolo per la spalla –Alec? Mi stai sentendo?- l’amico lo stava guardando preoccupato.

-Perché l’hai fatto?- la voce di Alec uscì incerta e incrinata, Jace sbuffò

-Per l’Angelo Alec! Sono il tuo parabatai. Ora guardami- Alec alzò lo sguardo - Lo ami ancora?- l’immediatezza di quella domanda lo fece sobbalzare

-Io? Io … non- al ragazzo mancava l’aria, ma per lui era impossibile mentire a quel mare dorato, non poteva mentire a Jace, gli occhi gli bruciavano, ma non avrebbe pianto. Alec Lightwood non piangeva –Sì … io … lo amo-

Jace gli scompigliò i capelli, gesto che ara abituato a fare come respirare – Sai non è semplice amare, ma stai pur certo che se due persone sono legate dallo stesso destino niente potrà mai separarle-

-Ma lui mi ha lasciato- la realtà lo travolse come un treno in corsa

-E allora? Pensa a me e Clary. Insomma pensavo di aver baciato e fatto pensieri poco signorili su mia sorella!- Jace sorrise e Alec si trovò a ridere insieme al suo migliore amico –Finché hai speranza niente è davvero perduto-

Forse sarebbe stato davvero così.

   
 
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