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Autore: Portos    04/07/2013    0 recensioni
La vita di un cacciatore non è mai semplice
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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  Capitolo 6: Blue Ligth


Bobby Singer si massaggiò la fronte con una mano.
“Una famiglia. I genitori sono stati fatti letteralmente a pezzi e il figlio di sette anni, risulta scomparso. Quindi ho telefonato a Ziggy per incontrarla, lo farò domani mattina e...” spiegò la ragazza in tono neutro.
“Glielo hai detto ai ragazzi?”
Ci mise almeno un minuto buono, per dare una risposta.
“Qui ti sbagli di grosso. Sai bene che non puoi gestire la cosa da sola, anche se è come scendere a patti col diavolo o andare all'inferno, se almeno be' servirà a trovare il ragazzo vivo”
Lei non disse niente. Non riuscì.
“Cristo, quante volte te lo devo ripetere?”
“Sai dovresti andare in qualche talk show televisivo in uno...”
“Ti sto dando consigli preziosi” la interruppe secco Bobby.
Carrie si umettò le labbra secche. Il cuore vibrò forte nel petto.
“Per questo ti voglio bene”
“Anch'io”
Molto probabilmente, immaginò Carrie, sarà arrossito per l'imbarazzo o come minimo sarà andato a vomitare nel water.
“Ottimo, non sappiamo nemmeno da quale cimitero è uscito!”
“Siete nella merda ufficialmente”
“Davvero”
“Se ci sono novità, richiamami ok?”
A Carrie tornò in mente una cosa.
“Jo...come sta?”
“Ha litigato con sua madre di nuovo, anche se non seguo Beautiful”
“Pazienza”
Bobby riattaccò senza salutare.
Carrie lasciò scorrere l'acqua. Si sciacquò la faccia. Sapeva che era come camminare su un terreno minato, sapeva che era una decisione, seppur sbagliata, ma la doveva prendere.
La minima possibilità di trovare Jake vivo.
Tirò un profondo respiro.
“Ragazzi, mi devo parlare, un attimo” annunciò quando fu sulla soglia.
I due fratelli si scambiarono un'occhiata.
“Ebbene?”
“Avete presente Ziggy?”
Dean roteò gli occhi.
Carrie spiegò per filo e per segno quello che aveva intenzione di fare.
Le parole uscirono fuori dalle sue labbra con sorprendente facilità, Sam e Dean la guardarono come se le fossero spuntate due teste.
“Una sacerdotessa woodoo?! Cristo Santo! Tu sei completamente matta!” esclamò Dean, con gli occhi sgranati. Se prima era rincoglionito, adesso era completamente sveglio.
“Grazie” ribatté sarcastica Carrie. Anche se da una parte lo capiva: certe notizie sono delle bombe al mattino...
“Ma dove cavolo ti è saltato in mente?”
“Ascoltami bene, vuoi trovare o no Jake vivo?”
Sam si mordicchiò il labbro inferiore. Entrambi avevano ragione: conosceva lo scetticismo di suo fratello per quel genere di cose e ci si teneva alla larga, d'altro canto avevano un disperato bisogno di aiuto.
“Dove l'hai conosciuta?”
“A Santa Monica. Rufus e Ziggy l'hanno rintracciata e lei ci ha aiutato be' a trovare lo zombie, sarà milionesima volta che lo racconto”
“Oddio”
“Scusa, ma non ci potevi almeno informare prima della cosa?”
Le parole accusatorie da parte di Dean rimasero sospese in aria, mescolandosi alla tensione.
“Asc...”
“Se volevi fare di testa tua, cara ragazza, ti sbagli di grosso. Cosa volevi dimostrare?”
“Niente solo che...”
“Solo che volevi fare di testa tua”
“Certo. Io sono la testa di cazzo, tu hai ragione come al solito”
“Non ho detto questo...”
“Mi pare proprio di sì”
Sam si alzò in piedi.
“Potremmo almeno provare...non credi?” intervenne.
“Tu sei matto”
“Castiel è fuori dai giochi, sarà coinvolto in qualche stronzata angelica con i suoi fratelli”
“E va bene. Ma se dovesse succedere qualcosa la responsabilità è tua, Sheridan” cedette Dean trovandosi in netta posizione di svantaggio.


La puntualità non era mai stata il suo forte: riusciva a ritardare spesso agli appuntamenti con Simon, a volte alle lezioni di scuola, per poi accampare scuse.
St. Louis non distava molto da dove alloggiava, ma per qualche ragione Carrie aveva deciso ad arrivare più tardi.
Della musica jazz, proveniente da qualche radio, si diffondeva nel pub insieme al profumo di caffè appena fatto.
Una cameriera dall'aria fintamente annoiata stava servendo una brioche ad un cliente. Sollevò lo sguardo.
Intercettò lo sguardo di Carrie e con un lieve cenno del capo le indicò dietro ad un paravento rosso.
“Grazie”
Ziggy Swanson detto Stardust.
La stava aspettando, immerso nella lettura di un quotidiano, seduto al tavolino.
Nell'ambiente dei cacciatori di demoni Ziggy non era molto amato: più volte si era rivelato essere un grandissimo figlio di puttana, un leccaculo e un imbroglione, ma tornava sempre utile come informatore.
Di statura e corporatura media, occhi e capelli neri tagliati corti con le punte sul davanti, gli angoli della bocca di Ziggy si sollevarono in un freddo sorriso.
“Ehi Sheridan, non dirmi che ti sei tirata dietro i due-sempre-appiccicati-Winchester? Pensavo che avessi più gusto, le voci girano veloci” commentò senza reale fastidio.
Carrie tacque.
“Piaciuta la gita alla morgue?”
“Carina”
Ziggy sorrise un'altra volta. Questa volta ci fu una punta di calore balenare negli occhi, ma a Carrie ricordò il sorriso di un serpente.
“A proposito, chica, ti piace il mio nuovo locale?” domandò l'informatore allargando le braccia in un gesto amorevole.
“Ho sentito che ritiri, ma aprire un bar...”
“Pub, honey, con un socio di tutto rispetto” ammiccò Ziggy.
Carrie si poggiò contro lo schienale della sedia, lasciando vagare lo sguardo. L'interno richiedeva ancora una mano di tinta e una rimodernata all'arredo, poi non sarebbe stato affatto male.
Mandò un fischio.
“Quanto ti è costato?”
“Non molto. Il vecchio proprietario me l'ha ceduto per poco”
“A proposito auguri per tuo figlio” annunciò Carrie.
Ziggy annuì. Sorrise davvero e i lineamenti si ammorbidirono.
“Si chiama Santiago”
“E tua...Karen?”
“Ancora in ospedale, dovrebbero dimetterla fra poco. Mi ha detto di salutarti”
“Ok, passando ad altro. Ho bisogno di sapere...di questo” annunciò finalmente Carrie posando il biglietto sul tavolo.
Seguì un breve silenzio.
“Come a Santa Monica con Jo Harvelle, Bobby Singer e Rufus Tarner, l'anno scorso...e tu chiedesti alla signora per trovare il mostro”
Ziggy si umettò le labbra. Alzò una mano per interromperla.
“Sei proprio nella posizione giusta. Primo non sai dove cavolo mettere le mani, secondo non sai chi diavolo lo ha tirato fuori dalla tomba e terzo la signora potrebbe aiutarti”
Carrie ebbe voglia di alzarsi e tornare indietro. Sapeva che l'informatore aveva ragione, dannatamente ragione. Ma a che prezzo? Non voleva chiedere aiuto di quella pazza puttana di Dominga, ma se qualcun altro fosse davvero morto?
Lei ne avrebbe avuto la responsabilità, se qualcuno fosse morto. Soffocò un'ondata di nausea.
Ziggy annuì. Non c'era niente da aggiungere.


“Io quella la uccido!”
Dean compì un mezzo giro sul tappeto. Sembrava in preda ad una crisi pre-mestruale, pensò Sam.
“Che ci vuoi fare?”
“Maledizione! Comincio seriamente a pentirmi di aver preso questo caso! Che ci deve nascondere ancora?”
Sam accese il portatile e cominciò a navigare in Internet per trovare qualcosa di utile, Dean fissò per qualche secondo la lavagna e affissò le foto delle ultime vittime con delle puntine. “E con queste...stiamo perdendo il conto” commentò frustrato.
“Dean, sai bene che qui a New Orleans è la capitale del woodoo...e di sacerdoti o stronzate del genere, un sottobosco”
“Una strega? E chi Baba Yaga, già che ci siamo?”
Ah, perché di umani che sono amici di pennuti angelici, cosa ne pensi? Avrebbe voluto chiedere Sam ma preferì tenersela per sé. Non ascoltò neppure le lamentele del fratello.
“...quella...ragazza ci propina l'aiuto di una sacerdotessa woodoo! Grandioso!”
“Calmati: sembri una di quelle donne in sindrome pre-mestruale” ribatté Sam, che nonostante la situazione lo divertiva alquanto vedere Dean agitato.
“In sin...che?”
“Insomma sei più isterico del solito. Non credi che potrebbe anche aver ragione? Ci converrebbe accettare qualsiasi tipo di aiuto”
“Be' a me verrebbe voglia di ammazzarla! Se poi corriamo dei rischi inutili?”
“Da come la guardi non si direbbe sai?” ghignò Sam, cercando di alleggerire il tono della conversazione.
“Perché tu, no?”
Sam lo ignorò. Tuttavia qualcosa destò il suo interesse: prese al volo uno dei vecchi volumi, lo sfogliò velocemente e si fermò più o meno a metà. Poi lo confrontò con la pagina web di un qualche culto esoterico che aveva scovato.
“Forse, ho capito di che diavolo si tratta”
Dean si avvicinò.
“Hai mai sentito parlare di Bokor?”
“Bokor?”
“Si tratta di uno zombie assassino, ma solamente chi ha grandi poteri di negromanzia può farlo risorgere, tipo un sacerdote woodoo e per farlo risvegliare occorre un sacrificio umano” spiegò Sam mettendosi a gesticolare con le mani.
“Lazzaro alzati e cammina. Allora come mai se ne sta andando in giro a divorare i bravi cittadini di New Orleans?”
“Forse ha commesso un errore?” azzardò Sam. Di incantesimi impazziti con risultati alquanto tragici ne aveva visti.
“E quindi il padrone non più chiamare fido se questo è impazzito” commentò Dean ironico.
“Comunque non hai risposto alla mia domanda...”
Sam si strinse nelle spalle.


Non poteva sopportare solo al pensiero che quel verme entrasse nella sua macchina (o bambina) e piazzasse il suo dannato culo sui sedili.
Ziggy chiuse la portiera, nell'altra stringeva un bicchiere di carta pieno colmo di caffè bollente.
Dean tamburellò le dita sul volante, di tanto lanciava occhiate dallo specchietto retrovisore.
“Rilassati amico, non farò nulla che possa danneggiarela tua amata” rise l'informatore. Lo divertiva alquanto prendere in giro il Winchester e il debole che aveva per l'Impala.
La bevanda fu sufficiente a riscaldargli le ossa.
Non provava simpatia per i cacciatori, tantomeno per i due Winchester. Gesù, quei due combinavano casini l'uno in fila l'altro, non si preoccupavano delle conseguenze che si lasciavano dietro. Semplicemente erano pazzi. Dei bastardi pazzoidi.
Lanciò un'occhiata a Sherdidan. Pessima scelta, dolcezzapensò.
Carrie spannò con una mano il vetro dell'auto. Taceva, forse assorta in qualche pensiero. Il suo orecchino a forma di croce dondolò leggermente, emettendo un lieve bagliore.
Dean avviò il motore.
“Allora St...Ziggy portaci a destinazione”
“Come volete, signori”


Era un quartiere degli anni 40' e 50', con le aiuole e i giardini testimoniavano il passaggio della pioggia. Non c'erano annaffiatoi da quelle parti. Quindi i fiori dovevano duramente lottare per sopravvivere e si dovevano accontentare della pioggia autunnale.
Le strade erano pulite, anche se ad isolato ti mettevi anche solo un indumento sbagliato, rischiavi di essere ammazzato.
Però le bande di ragazzini o le gang non si osavano avventurare, neppure armati nel quartiere di Dominga, di ciò che non potevano fermare con i proiettili.
Si raccontavano molte storie terribili su di lei, quindi la zona era sottoposta ad una specie di tregua permanente.
La casa di Dominga era circondata da un bel giardino, con un tipudio di gerani rossi che spiccavano contro le mura bianche.
Dean parcheggiò l'auto dietro ad una vecchia Sabre verde. Una bambina con le treccine rasta andava avanti indietro con il suo triciclo.
Nel portico, c'era un uomo dalla corporatura massiccia, sull'1.80, vestito di nero. Dalla fondina ascellare spuntava una 45 semi-automatica. Ci sarebbe mancato anche l'insegna: “Sono un bastardo non rompetemi le palle o vi sparo”, alla Steven Seagal. Carino.
Croci e altri simboli disegnati col gesso sul marciapiede, potevano essere stati disegnati da bambini ma non era così. Si trattava di segni di venerazione o gratitudine dei seguaci di Dominga.
“Ziggy hai portato dei turisti?” domandò l'uomo del portico.
Buenas Dias, Mario. Tua nonna ci sta aspettando e comunque non sono turisti”
Qualcosa di simile alla rabbia scintillò negli occhi scuri di Mario.
“Chi sono?”
“Sono i fratelli Winchester e la signorina Sheridan. Ora spero...”
“Prima devo perquisirvi, per vedere se non siete armati”
“Ehi amico non vorrai mica...” attaccò a protestare Dean.
“Chiudi il becco, Dean” sibilò Ziggy.
Mario perquisì tutti e quattro. Una perquisizione nervosa, quasi da poliziotto ma offrì la possibilità che qualcuno gli sfilasse la pistola e gli sparasse nella schiena. Dannato novellino.
Certo, Mario non si sarebbe fatto problema ad uccidere qualcuno ma anche lui rischiava lo stesso di finire ucciso.
Dominga, sarebbe stata anche la più potente maga wodoo, ma di armi ci capiva poco o niente pensò Carrie.
Intanto, sulla soglia comparve un uomo. Sulla quarantina, i capelli già ingrigiti e le mani dietro la schiena.
“Ehi, perché ci metti così tanto?”
“Scusa Alex. Sai com'è” rispose Mario, in tono più calmo.
Ancora più assurdo, una guardia di nome Alex? Cos'erano capitati in un videogioco?
La bambina col triciclo rivolse un ultimo sguardo al gruppo e andò via.
“Prego. Dominga non vede l'ora di incontrarvi”
Finalmente i cacciatori e l'informatore entrarono, seguiti dalle due guardie del corpo.
L'ingresso era immerso in una profonda penombra, non faceva freddo. Entrarono nell'ampia cucina, dove proveniva un leggero profumo di zenzero.
Seduta accanto al tavolo, la schiena dritta come un palo e le mani posate in grembo, c'era una donna.
Dalla pelle scura sulla sessantina, con i capelli grigio ferro tagliati corti che incorniciavano un viso rugoso, ma allo stesso tempo molto espressivo. Indossava un vestito blu chiaro che le dava l'aria di un piccola indifesa, cara vecchietta.
I suoi occhi scuri si illuminarono quando scorse Carrie e un sorriso le animò le labbra.
“Carrie Sheridan, sapevo che prima o poi saresti tornata. Accomodatevi”
Sam, Dean presero posto sul divano Ziggy occupò una sedia.
“Comunque sono davvero contenta di rivederti” aggiunse Dominga in tono morbido. E Carrie si rese conto di non volerla toccare, di volersi sottrarre al suo contatto non appena la vecchia donna le posò le prese il viso fra le mani.
“Anch'io”
“So che sei venuta a chiedere il mio aiuto, per la seconda volta...insieme ai famosi fratelli Winchester”
Dean fece un mezzo sorriso.
“Famosi?”
“Sì, raccontano un sacco di storie su di voi” rispose Dominga. La donna sorrise. Un sorriso amabile, quasi come la nonna che sforna i biscotti nella pubblicità. Sì, certo, prima di affondare i denti nel tuo braccio e avvelenarti l'anima.
“Vedo che non perdi il conto, Dominga”
Dean e Sam si scambiarono un'occhiata.
“Qualcuno ha risvegliato uno zombie assassino o bokor, da qualche parte...”
“E tu vorresti il mio aiuto, eh?”
“Un ragazzino di sette anni è scomparso si chiama Jake” aggiunse Sam. Rivelando tutta la sua stazza, che quasi la stanza parve ridursi, tirò fuori la foto e la diede alla sacerdotessa.


Nota autore: olà, olà, olààà finalmente la sacerdotessa woodoo la incontriamo e dei casini vedremo! Qlcuno mi recensisce? Comunque Grazie a chi segue sta robba...(che io adoro scrivere). Scusate il taglio del capitolo ma non mi piaceva. Questa storia fa veramente schifo, vomitare e da accoltellare venti volte.

 
  
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