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Autore: londonsweetlondon_94    04/07/2013    0 recensioni
Lizzie e Emma, migliori amiche, dopo il diploma organizzano una vacanza alle Hawaii con l'obiettivo di divertirsi tra shopping, risate e mare cristallino. Lizzie, delusa da un'amore fallito, si sente incerta riguardo all'amore dopo l'incontro casuale con Harry e i suoi quattro amici che alloggiano nello stesso hotel. Lizzie non riesce a negare per molto i suoi sentimenti verso il ragazzo, ma Harry e i suoi amici hanno un difficle segreto da nascondere.. Spero che la leggiate e che recensirete qualcosina :) Grazie mille!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
-L’incontro-


Quando l'aereo atterrò, una scarica di adrenalina mi attraversò da capo a piedi facendomi venire le vertigini. Strinsi la mano di Emma, la mia migliore amica, che mi sorrise nel sedile accanto al mio. Guardai fuori dal finestrino: la pista d'atterraggio era inondata dal sole di luglio. Sognavo di andare alle Hawaii da quando ero nata, e personalmente ero felicissima di aver lavorato duramente per guadagnarmi di fare quel meraviglioso viaggio, che allora non sapevo, avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Il pilota annunciò il permesso di slacciare le cinture di sicurezza  e augurò una buona permanenza. Io ed Emma prendemmo i nostri bagagli a mano e scendemmo dall'aereo con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Dopo essere entrate in aeroporto ci dirigemmo al ritiro bagagli e afferrammo i nostri trolley verde e giallo (siamo fissate con i colori accesi!) e uscimmo per prendere un taxi che ci avrebbe portate all'albergo in cui avevamo prenotato. Eravamo tutte e due elettrizzate, soprattutto io, che avevo bevuto un po' troppi caffè prima di partire, e non ero riuscita a stare ferma in aereo. Quelle tre ore sembrava non passassero mai, ed Emma non mi era stata di nessun aiuto perché era crollata dal sonno. Durante il viaggio in taxi intrattenemmo una conversazione che riguardava soprattutto l'albergo dove avremo alloggiato per due fantastiche settimane!
-Mi pare sia un resort, dico bene, Lizzie?- mi chiese, sfogliando l'opuscolo.
-Sì, te le ricordi le foto? Erano bellissime, con tutte quelle piscine, gli scivoli, l'idromassaggio ... Sarà spettacolare!- risposi, infilandomi gli occhiali da sole. Faceva un caldo insopportabile, c'erano più di trenta gradi, ma stavo abbastanza fresca con i miei shorts in jeans e la mia canottiera di sangallo bianco che svolazzava di qua e di là per il vento che filtrava dal finestrino dell'auto. Emma invece aveva optato per un vestitino estivo senza spalline, che arrivava al ginocchio, azzurro come i suoi occhi. Raccolsi i miei lunghi capelli castano scuro in una treccia che scendeva leggera sulle spalle; quanto desideravo poter avere i capelli di Emma, biondi e ondulati, lucidi e setosi. Io invece avevo dei capelli noiosamente lisci, e degli insipidi occhi marrone scuro. Dopo pochi minuti di macchina, il tassista fermò davanti ad un imponente resort, il Marriott, uno degli alberghi più esclusivi di Honolulu. Scaricò i nostri bagagli e dopo averlo pagato, ci avviammo verso l'ingresso, che pareva una sala da ballo tant'era grande e immensa. Mi avvicinai al banco della reception, seguita da Emma.
-Salve, abbiamo prenotato a nome Evans e Jones - dissi con gentilezza all'uomo dietro al banco. Lui controllò sul computer e annuì, con espressione soddisfatta. -Sì, Evans e Jones. Camera 101. Ecco la chiave- esclamò, porgendomela. - Matias, il facchino, vi accompagnerà. E' al terzo piano. Buona permanenza!- Schioccò le dita verso un ragazzo che non poteva avere poco più di venticinque anni, coi capelli rossi e l'aria intimidita. Non sembrava del posto, anzi. Azzardai che fosse di Los Angeles come me ed Emma. Prese i nostri trolley e ci guidò con aria impacciata verso l'ascensore, dicendo quasi impercettibilmente -Da questa parte, prego-.
Emma continuava a guardarsi intorno, meravigliata, tant'é che dovetti afferrarla per un gomito prima che colpisse in pieno una colonna di marmo di fronte a lei.
-Guarda dove vai, scema!- la ammonii, ridendo.
Lei ricambiò la mia risata con occhi trasognati. -Oddio, questo posto è enorme quanto Virginia Beach! Ci vorrà un mese solo per esplorarlo tutto!-
In effetti era proprio una reggia. Ne era valsa la pena, sgobbare sui libri per un anno intero! Cinque, considerando che avevamo appena terminato il liceo e appena due giorni prima c'era stata la cerimonia dei diplomi. Stavamo organizzando quel viaggio da più di sei mesi, poiché la prenotazione doveva essere fatta per tempo, e avevamo organizzato tutto nei minimi dettagli. I nostri genitori avevano pagato solo il viaggio d'andata e quello di ritorno, ma all'albergo e al resto avevamo provveduto noi, dopo aver messo via i soldi per più di quattro anni, quando avevamo iniziato a lavorare nella gelateria di un centro commerciale. E ora eccoci qua, in un paradiso terrestre dove ci aspettavano solo divertimento e piena libertà, essendo anche il nostro primo viaggio senza i genitori. Per tutto l'anno le nostre amiche non avevano fatto altro che invidiarci!
L'ascensore salì verso il terzo piano, e quando le porte si aprirono sul corridoio, ci dirigemmo verso sinistra, lungo una fila di camere, seguendo con lo sguardo i numeri sulle porte. 98, 99, 100 e ... 101! La nostra camera dava sulle grandi finestre che offrivano un bellissimo paesaggio, da togliere il fiato: da lontano si vedeva il mare, che era a pochi minuti dal resort, e tutt'intorno alberi di palma che fiancheggiavano i marciapiedi. La strada di fronte ospitava una lunga fila di negozi che avremo sicuramente visitato dopo essere uscite da lì. Era veramente un sogno, ma mi ricredetti  quando il facchino aprì la camera. Non era un sogno, era il paradiso sceso in Terra. La camera in cui avremo alloggiato per due settimane era enorme, anche se saremo state solo in due. L'ingresso era arredato con un elegante mobile bar sulla destra con tre grandi finestre ornate con tende trasparenti, sulla sinistra  un immenso salotto con divano ad angolo anch'esso bianco con tavolino di vetro e schermo piatto a quarantadue pollici. Le pareti erano dipinte di bianco, con quadri moderni appesi sui muri. Negli angoli, piante tropicali e vasi di fiori davano un tocco di colore all'insieme. Emma mollò la borsa per terra, che cadde con un tonfo sul parquet lucido. La sua espressione di stupore e meraviglia si mescolò alla mia. Io avevo letteralmente la bava alla bocca. Quel posto era tutto nostro per due settimane! Non ci potevo ancora credere! Il facchino osservò le nostre espressioni ridacchiando. Dopo aver messo giù i bagagli, disse, con ironia- Niente male, eh? E' di vostro gradimento, signorine?-.
Noi non riuscimmo a rispondere. Eravamo ancora in trance.
-Lo prendo per un sì- disse tra se lui. - Di qua si trova la vostra camera e il bagno. Fuori avrete notato la terrazza che da sulle piscine e la palestra-. Ormai non lo stavamo più ascoltando, camminavamo tastando le pareti come delle bimbe di cinque anni. Entrai in camera da letto, sospirando di meraviglia. Due letti matrimoniali con rispettivi armadi e comodini, tutti in legno bianco, illuminati dalla luce pomeridiana che filtrava dalle finestre scorrevoli. Emma intanto era andata ad esplorare il bagno, che mi resi conto era più grande delle nostre camere a casa messe assieme. C'era una di quelle docce moderne che aveva getti d'acqua dovunque, una vasca ovale e due lavandini con relativi specchi. Decisi che avrei passato più tempo in bagno che in qualunque altra stanza. Emma concordò con me. Il facchino ci informò che la cena sarebbe stata alle 19:00 nella sala  Harenà, poi uscì, lasciandoci finalmente sole.
-Oh mio Dio, Lizzie, ci credi? Siamo alle Hawaii, da sole, in piena libertà e alloggeremo in una reggia! Non ci posso ancora credere! - sbraitò Emma, tirandomi per il braccio.
-Facciamoci una promessa, Emma: promettiamo che durante queste settimane faremo di tutto per divertirci e se una di noi due si annoia l'altra ha il diritto di tirarle una sberla, che dici?!- esclamai, raggiante.
La mia amica mi guardò, stringendomi la mano. -Affare fatto, Liz. Puoi scommetterci!-. Cominciammo a disfare i bagagli, ma alla fine ci guardammo e pensammo la stessa cosa. Dopo neanche cinque secondi eravamo a saltare sui nostri letti urlando frasi a caso in francese, capendo che cinque anni passati a studiarlo non erano serviti a niente.
Eravamo letteralmente impazzite!
- Emma, che ne dici se disfiamo più tardi i bagagli? Io ho una voglia matta di buttarmi in piscina, tu no? Fa un caldo bestiale!- osservai, alzando la testa dalla mia valigia. Lei buttò in aria uno dei suoi reggiseni, che finì appeso a uno dei lampadari. -Sono d'accordo! Prendo immediatamente il bikini!- gridò, entusiasta. Risi, afferrando il mio e correndo verso il bagno per cambiarmi. Non c'era niente di meglio che un tuffo in piscina per rinfrescarci e far scivolare via la stanchezza arretrata. Uscimmo tutte e due in shorts, top e infradito, armate di crema solare e occhiali da sole. Passammo per la palestra e la sauna, che ospitava perfino la sala dei massaggi, manicure e pedicure e pulizia del corpo. Bene, nella lista dei posti dove avrei passato la vacanza c'era anche quella sala!
Raggiungemmo la piscina e gli scivoli, circondati da tante sdraio e ombrelloni dove erano seduti gli altri ospiti dell'hotel. Dentro ad una piscina c'era il bancone del bar dove si poteva bere cocktail e mangiare stuzzichini e contemporaneamente stare in acqua. Prendemmo  due sdraio e posammo le nostre borse da mare, togliendoci i vestiti. Dopo mezz'ora eravamo a prendere il sole dopo aver fatto un entusiasmante giro sullo scivolo più alto.
Alcune ore dopo scendemmo per cenare: il menu era molto ricco dei piatti del posto, che erano tutti buonissimi . Il personale era gentilissimo con noi, e quando salimmo in camera crollavamo dal sonno.
Era quasi l'una e mezza di notte quando ci mettemmo a letto, ma all'improvviso avvertimmo un tonfo e delle risate. Poi una musica assordante si diffuse per tutta la stanza e scattammo a sedere come due salmoni . I rumori provenivano dal soffitto, probabilmente dalla camera sopra alla nostra. Emma fulminò il soffitto con lo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure. Io mantenni la calma, accendendo la luce sul comodino. Feci un respiro profondo, guardando Emma. -Sono sicura che tra pochi secondi smetteranno. Qualcuno dirà qualcosa ai padroni della camera, no?- dissi, rimettendo la testa sul cuscino. Mi rigirai più volte nel letto, ma niente da fare. Non volevano proprio spegnerla quella musica, eh?!
Emma scese dal letto, sbuffando. -Non posso crederci- iniziò, con le mani sui fianchi. -Fino a cinque minuti fa eravamo in paradiso e adesso è sceso l'inferno! Se non spengono subito quella musica, giuro che vado a protestare, e non scherzo!- continuò, camminando su e giù per la stanza.
- Sta tranquilla, vedrai che smetteranno! In fondo siamo in un albergo!-.
- Se non smettono entro cinque minuti al massimo, giuro che vado su e gliene dico quattro!- aggiunse lei, rimettendosi a letto.
Decisi che aveva ragione: la musica non accennava a diminuire, si sentivano tonfi di continuo e risate a crepapelle. Poi si sentì  perfino rumore di vetri rotti, seguito da urli e versi di animali. Cominciai a pensare che ci fosse un'intera fattoria, lassù. Dopo dieci minuti buoni non ne potevamo più. Saltai fuori dal letto e a passi decisi mi diressi verso la porta della camera, seguita da Emma, che aveva iniziato a sbuffare come un toro quando vede un panno rosso in mano ad un torero. Le mancava solo l'anello attorno al naso. Salimmo al quarto piano, e attraversammo il corridoio, seguendo le note rimbalzanti della musica, che risuonava per tutto il piano. Eravamo alla nostra prima notte di vacanza, in un corridoio, in pigiama, e stavamo andando a protestare per il rumore notturno! Era l'ultima cosa che volevo!
Individuammo la camera che si trovava esattamente sopra la nostra; guardai  il numero : 107. Adesso mi avrebbero sentito!
Bussai alla porta e dentro la camera calò il silenzio più assoluto. Avevano spento la musica e sentimmo un - Sssh!- collettivo. Alzai gli occhi al cielo. Chiunque ci fosse lì dentro era un perfetto idiota. Emma incrociò le braccia al petto. Solo adesso mi ricordai come eravamo vestite. La mia amica indossava dei pantaloncini rossi abbinati con una T-shirt lunga a righe bianche e blu, mentre io avevo addosso una canottiera a pois  rosa e dei pantaloncini neri corti. E uno sguardo stralunato.
Finalmente la porta si aprì e una chioma riccia sbucò dallo stipite (sì, solo la testa). Un ragazzo sui diciotto anni ci fissò dalla testa ai piedi, con un sorrisetto ebete stampato in faccia. I suoi occhi erano di un verde chiaro, oppure scuro, non ero sicura, perché ad un certo punto notai che mi stava fissando le tette. Alzai lo sguardo, indignata. Stavo per aprire la bocca per gridargli degli insulti inimmaginabili, ma lui fu più veloce e chiese con voce ironica- Voi due siete le cameriere?-
Avvampai fino alle orecchie ed Emma vicino a me fece lo stesso.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e trattenni il respiro. -Veramente siamo clienti dell'albergo, proprio come voi!- sbraitai, indicando prima me e poi Emma, che lo stava fissando con un’espressione penetrante.
Lei aggiunse, isterica- Stavamo cercando di dormire, ma voi ce l'avete impedito! Che state facendo qua dentro, un rave?!-
-Più o meno- urlò qualcuno da dentro la stanza.
Il ragazzo  sulla porta ridacchiò, sistemandosi il ciuffo di capelli castani. -Chiudi la bocca, Lou - disse lui, tornando serio.
Solo in quel momento spostò la porta e notai che indosso aveva solo un paio di boxer neri di Calvin Klein, nient'altro. Arrossii per l'imbarazzo. Non che non avessi  mai visto un ragazzo a petto nudo, ma questo un po' mi dette l'idea di quello che avevano fatto fino ad ora in quella stanza e cioè i cretini. Lo osservai più attentamente: aveva dei pettorali scolpiti e un accenno di tartaruga che andava formandosi, sicuramente faceva palestra. -Mi dispiace tanto se vi abbiamo disturbato- disse, con un mezzo sorrisetto che affiorava su un bel paio di labbra carnose.
- ... Comunque io sono Styles, Harry Styles - disse, a voce bassa e alzando un sopracciglio. Si appoggiò con l'avambraccio allo stipite della porta, fissandoci tutte e due. Io ed Emma ci guardammo, confuse. Quel ragazzo cominciava a darmi sui nervi.
-E io sono incazzata, molto incazzata - risposi alla sua presentazione in stile James Bond. Emma ridacchiò sotto i baffi. Il ragazzo di nome Harry spostò il peso da un piede all'altro, osservandoci. - Touché - disse poi, alzando gli occhi. - Avete ragione, ci dispiace tanto, ma noi volevamo solo divertirci - esclamò, sfoderando un sorriso sghembo.
Emma lo guardò, irritata. - Be' se volete divertirvi, allora andate in una discoteca, animali!-
Stavolta fui io che ridetti, bloccando la risata con una mano.
Anche Harry rise, e il suo sorriso non so perché mi fece sorridere a mia volta. Era contagioso. A quel punto, uscì dalla stanza un altro ragazzo, anche lui a petto nudo (ma che avevano?) che portava su una spalla un piccione di plastica (?) dall'aria malandata, sembrava fosse stato spiaccicato. Alto -non quanto Harry, lui era un gigante- abbronzato, capelli castano chiaro mossi dal volume del gel e un paio di bellissimi occhi azzurro chiaro che ci scrutavano, vispi.
 - Chi è un animale? - chiese, ridendo come un matto. Emma lo fissò a sua volta e scoppiò a ridere anche lei. Questi ragazzi sembrava provenissero dalla fabbrica delle risate!  Harry si unì a loro e anch'io ero tentata, ma poi mi ricordai del perché eravamo lì. Tornai di colpo seria, e detti una gomitata nelle costole ad Emma, che smise immediatamente di ridere.
- Ora noi torniamo nella nostra camera, vedete di finirla, altrimenti andremo a protestare alla reception!- li avvisai, guardandoli tutti e due.
Emma non distoglieva lo sguardo dal nuovo arrivato, che la fissava a sua volta con interesse.
-Non volete unirvi a noi, invece? Sarebbe bello conoscerci un po' ...- aggiunse Harry, invitandoci ad entrare. Il ragazzo nuovo, che dalla voce riconobbi  che era lui ad essere stato zittito da Harry, disse, muovendo il piccione - Anche a Kevin piacerebbe fare festa, non è vero, piccolo Kevin?-
Harry lo guardò di traverso, e poi fissò me ed Emma.
-Scusatelo, comunque lui è Louis e il suo amico piccione è Kevin, la nostra mascotte- spiegò, ridendo sommessamente.
-Grazie dell’invito, ma abbiamo di meglio da fare- risposi io, prendendo per mano Emma e trascinandola verso le scale. Non capivo cosa le fosse successo, prima sembrava stesse per esplodere davanti ad Harry, mentre poi con l’arrivo di Kevin (?) e di quel Louis, era scoppiata a ridere come una pazza.
Comunque dovevo ammettere che quei due ragazzi erano davvero carini. Però mi era sembrato ci fosse qualcun altro in quella stanza, solo che non si erano fatti vedere.
Quando ritornammo nella nostra stanza, sentimmo che al piano di sopra era tornato il silenzio.
“Grazie, Harry” pensai, rimettendomi a dormire.
  
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