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Autore: zacra    04/07/2013    2 recensioni
"never enough" letteralmente significa , mai abbastanza, ed è così che si sentono i personaggi principali di questa FF .... mai abbastanza, felici, tristi, arrabbiati.... non raggiungono mai alcun apice....
questo è il mio ultimo lavoro, nato alle 3 di notte della festa di S. Patrizio.... spero possa piacervi
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se una persona decide di chiudersi in se stessa, di isolare la propria anima, potrà mai tornare ad essere quella di prima?
(D. Grossman)
 
Ariel si sedette sulla poltroncina dell’aereo che l’avrebbe riportata a casa, finalmente a casa, le sarebbe mancata Los Angeles indubbiamente, ma in quel momento le mancava di più essere del tutto sé stessa, le mancavano il fratello e Max, suo padre, Alex, bere fino a scordare dove si trovasse, le mancava devastarsi come se non ci fosse un domani, Jared l’aveva fatta stare anche troppo vigile in quelle ultime settimane, sentiva il bisogno di spegnere tutto .
Arrivò in aeroporto in orario, dopo aver recuperato i bagagli si diresse verso il padre e Gan, li aveva visti subito, il fratello aveva in mano un mazzo di rose gialle e lo sventolava sorridendole.
-          Mi sei mancata tantissimo!- le disse Gan non appena li raggiunse.
-          Per forza ti sono mancata, io sono insostituibile- disse Ariel facendoli sorridere entrambi.
-          È andato bene il viaggio?-  domandò il padre mentre le prendeva la valigia di mano.
-          Sì, tutto bene, anche se sono parecchio stanca-
-          Costance ti ha preparato il letto, appena arriviamo a casa dovrai solo riposare-  disse baciandole dolcemente la fronte.
Ariel sorrise debolmente e li seguì fuori.
Gan sentiva che qualcosa non andava nella sorella, ma si impose di aspettare che lei fosse più riposata per provare a chiederle cosa ci fosse.

Jared entrò in camera sua, aveva passato il resto della giornata fuori con Annabelle e altre due ragazze, una delle quali lo aveva appena appagato in diversi modi prima di lasciarlo solo, si sedette sul letto e ripensò alla canzone registrata che Ariel gli aveva lasciato, era buona, ma non avrebbe mai ammesso che era migliore della sua, non lo era, detestava il modo in cui lo aveva fatto sentire, si sdraiò e chiuse gli occhi, una ventata del profumo di Ariel gli arrivò alle narici dal cuscino accanto al suo, non aveva cambiato quella federa da quando c’era stata lei, spinse via il cuscino e cercò di riposare.
Erano passati alcuni giorni da quando Ariel era tornata a casa, aveva risposto al messaggio di Liam e si erano scambiati la mail per tenersi in contatto fino al giorno del suo ritorno a L.A. con Max e Gan.
Ariel era sdraiata sul letto di Alex con indosso solo una maglietta e le mutandine.
-          Sei sicura?- le chiese Alex un’ultima volta con la macchinetta in mano.
-          Sì, Alex finalmente ti ho convinta ora sarai la mia sola tatuatrice- rispose.
Alex sorrise, aveva smesso di fare tatuaggi suo malgrado qualche anno prima, non guadagnava abbastanza, ne faceva un paio al mese ora ,per arrotondare lo stipendio, era tanto tempo che Ariel le chiedeva di tatuarla e complice anche il fatto di non averla vista per un intero mese, la sera prima aveva ceduto alla richiesta.
-          Ti farà malissimo in questa posizione Ariel, posso fartelo da un’altra parte-
-          No, Alex lo voglio lì-
Alex le spostò il bordo degli slip e iniziò a tatuarla, era arrivata da lei col disegno di quella volpe la sera prima e non aveva fatto altro che parlarle di tutti i significati nella simbologia delle varie religioni antiche che quell’animale aveva, si era infine fatta convincere a tatuargliela sotto l’anca destra.
La vide stringere il lenzuolo fino a far diventare bianche le nocche.
-          Vuoi che ci fermiamo?-
Ariel scosse la testa, fortunatamente mancava poco, così Alex continuò.
Le passò la crema delicatamente una volta finito e poi ripose tutto a suo posto, Ariel si sollevò a sedere e si osservò nello specchio davanti al letto.
-          È perfetto- disse voltandosi per darle un bacio.
-          Ariel…. Andiamo, lo sai quello che provo per te- disse Alex respingendola debolmente, forse troppo debolmente, Ariel l’ attirò verso di lei sul letto ed in pochi minuti tutte le buone intenzioni da amica di Alex se ne erano andate.
Ariel aspettò che Alex uscisse dalla doccia e le diede quello che aveva preso per lei a Los Angeles.
-          È bellissimo Ariel- le disse Alex guardando il braccialetto argentato con il ciondolo di una stella.
-          Mi fa piacere che ti piaccia, sabato suoniamo….-
-          Ci sarò- le disse sorridendo.
Ariel la salutò e decise di fare due passi in centro prima di tornare a casa.
Camminò distrattamente per le vie della città, osservava le vetrine , le persone indaffarate con borse e altre cose in mano correre verso l’autobus , da quando era tornata non aveva sentito Jared neanche una volta, Shannon l’aveva chiamata per dirle che avevano fatto sentire i loro pezzi alla loro casa discografica ed erano interessati, ovviamente il trasferimento a Los Angeles era obbligatorio se volevano concludere davvero qualcosa.

Si sedette sui gradini della facoltà di lettere e sospirò, ce la stavano facendo, finalmente il sogno della loro vita era a pochi passi, bastava allungare la mano per afferrarlo, eppure lei non era felice, non sentiva quel fremito che aveva provato fino a quando Shannon non aveva detto loro che c’erano quasi dentro, ce la stavano facendo,  e lei sapeva che una volta ottenuto tutto avrebbe iniziato a desiderare altro.
Controllò la mail sul cellulare, era di Shannon, avevano trovato una casa in affitto a Malibù poco distante da quella di Jared.
Ariel aveva insistito perché  si pagassero da soli l’affitto ma da quando il padre aveva chiesto a Costance di sposarlo, Shannon li trattava come se fossero già suoi fratelli, acconto della casa in affitto compreso.
Rispose con poche righe alla mail, lo avrebbe chiamato in serata con Gan su skype in ogni caso per discutere le ultime cose prima del loro trasferimento a Los Angeles.

Gan era seduto sul divano  in attesa che la sorella rincasasse, erano  nuovamente soli ,dato che il padre era a Chicago per un congresso e Costance era tornata a New York.
Si mise ad immaginare la vita che poteva aspettarli a L.A. era al settimo cielo da quando la sorella era tornata, finalmente avevano l’opportunità di realizzare un sogno che avevano condiviso per anni, ma non la vedeva soddisfatta, non la vedeva mai soddisfatta era come se Ariel fosse incapace di essere finalmente contenta di qualcosa, pensava sempre al dopo , a quello che avrebbe ottenuto in seguito, teneva sempre la mente occupata con qualcosa, sapeva che era fatta così ma gli dispiaceva poiché era anche perfettamente al corrente del fatto che lei non fosse felice, ma parlare della vita privata della sorella era un tabù che non sarebbe mai riuscito a smuovere.
-          Sono a casa! E ho da mangiare!- disse Ariel dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
-          Pensavo di dover iniziare a chiamare i soccorsi per cercarti, sei fuori da ieri alle quattro del pomeriggio- le disse serio.
-          Scusa mamma, ero da Alex lo sai…-
-          State di nuovo insieme?-
-          Nah… lo sai che non funziona tra noi due-
-          Non vuoi che funzioni-
-          Gan vuoi litigare?- disse Ariel guardandolo negli occhi.
-          No-
-          Perfetto…- aggiunse lei porgendogli il riso al curry che lui adorava.
Si sedettero e mangiarono in silenzio, Gan era piuttosto turbato dal comportamento che la sorella aveva da quando era tornata da L.A. non si era azzardato a chiederle nulla, ma non riusciva più a fingere che non gli importasse.
-          Ariel, è successo qualcosa con Jared mentre eri…-
-          Che hai? Vuoi fare lo psicologo oggi?- sbottò lei.
-          Si, ho bisogno che mia sorella mi dica cosa le è successo-
-          Che mi è successo, nulla , ho solo scoperto che gli italiani non sono immuni dalla sindrome di Stendhal-
-          Che vuoi dire?-
-          Ho idealizzato Los Angeles, per tutta la vita lo sai, e mi ha delusa, come al solito, fa tutto schifo, non ci sarà mai niente che valga davvero la pena- disse alzandosi.
-          E per la cronaca, ho scopato con lui un paio di volte e gli ho detto che è un fallito prima di tornare a casa, lui non mi ha neppure salutata il giorno della partenza-
-          Puoi biasimarlo?-
-          Gli ho solo detto la verità, se non riesce ad affrontarla non è colpa mia-
-          Tu si che ci riesci vero? Affronti tutto Ariel-
-          Sì- disse lei.
-          No, non lo fai, tu distruggi le persone prima ancora che possano dimostrarti chi sono, le fai a pezzi e basta non ti interessa altro che fare a pezzi tutto e tutti, io sono stanco di vederti così triste Ari, sono stanco di vederti così-
-          Allora non guardarmi- gli urlò lei prima di uscire di casa sbattendo la porta.
Salì in auto e partì.
Fermò l’auto in aperta campagna, dietro una ex fabbrica di caffè, quando era piccola ci passava spesso vicina con il padre e il fratello durante le loro gite in bicicletta, da qualche anno era diventata il suo atelier quando aveva bisogno ci andava e dipingeva sulle tele che lei stessa aveva nascosto lì.
Si mise a dipingere con la musica nelle orecchie ad un volume talmente alto da fare solo male, voleva solo allontanarsi dal mondo per quanto le fosse possibile.
Non le ci volle molto per finire il dipinto , dal momento che un’idea partiva nella sua mente lei la riproduceva sulla prima superficie libera che trovava, si allontanò un istante dal quadro e l’osservò.

Era la rappresentazione perfetta di tutto quello che si era tenuta dentro fino a quel momento, una ragazza e un ragazzo che guardavano la scritta Hollywood in fiamme sovrastare la città di L.A. distrutta.
Il ragazzo che aveva disegnato somigliava terribilmente a Liam, e la ragazza era indubbiamente lei la sera della festa a casa di Jared.
Fece il numero di una sua vecchia amica, aveva fatto la scuola d’arte con lei ed ora aveva una galleria dove vendeva i quadri.
-          Eva! Sono Ariel ho qualcosa per te!- le disse mentre puliva il pennello con lo straccio.
-          Che bella notizia, un altro quadro della misteriosa Lie, giusto?-
-          Giusto, l’ultimo l’avevi piazzato senza problemi no?-
-          Sì, in Kansas, in America sto vendendo molto ultimamente, riesci a portarmelo in giornata?-
-          Lo carico in auto e sono da te per le sei , ok?-
-          Perfetto, a dopo!-
Ariel mise al loro posto i pennelli e i colori, poi caricò la tela in auto, fortunatamente, la massiccia dose di fissante che aveva dato al dipinto l’aveva fatto asciugare in fretta.
Lasciò la tela all’amica dopo aver concordato il prezzo minimo per la vendita e tornò a casa, doveva provare con il fratello e Max.
  
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