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Autore: DelilahPotter    04/07/2013    3 recensioni
I pensieri e le reazioni del giovane Sirius la notte del 31 Ottobre 1981.
(Un tema che più o meno tutte le scrittrici di fanfiction sui Malandrini hanno trattato almeno una volta)
Il titolo e in parte la trama sono state ispirate dalla canzone di Luciano Ligabue: Lettera a G, ma ovviamente la trattazione è del tutto autonoma, NON essendo una Song-fiction.
Lascio a questo punto a voi la lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Counting Stars'
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Statico, immobile sulle gambe tremanti; con gli occhi spenti e il viso sbiancato, aveva lo sguardo fisso nel bel mezzo di tutto quel nuovo nulla.

Non sembrava vedere la morte che lo circondava ma essersi perso in un passato che proprio quella notte d'autunno stava agonizzando con lui.

 

 


Rivedeva il cielo estivo illuminato dalle stelle cadenti mentre alle sue orecchie risuonava la voce di James sedicenne che dopo aver riso di un'ultima battuta assunse un tono improvvisamente serio: -Quando sarà vorrei morire il 10 agosto.-

Sirius e Remus lo guardarono perplessi prima che l'ultimo chiedesse il motivo di quell'affermazione.

-Ovvio, voglio esprimere il mio ultimo desiderio-

Sirius a quel punto si alzò a sedere sul prato di casa Potter: -James, la morte non è esattamente un buon argomento di conversazione-
-Cos’è Pad, da quando sei così superstizioso?! non avrai mica paura di morire?- Chiese l’altro con tono di scherno ma fissando attentamente le reazioni dell’amico.

-Certo che no- con quella fugace risposta lasciò cadere il discorso abbandonandosi di nuovo sull’erba.

 

 

 

“E invece di paura ne ho, ora come allora” pensava l’ora ventenne Sirius nel buio di quella notte del 31 Ottobre.

Fissò gli occhi al cielo ma non vide, tra le nuvole, nessuna stella cadente venuta a fare omaggio all’ultimo desiderio del miglior ‘fratello’ che lui avesse avuto.

Nell’oscurità fu solo in grado di scorgere altri ricordi che si mischiavano tra loro e si impastavano con le lacrime che a stento riusciva a trattenere.

 

 

 
Sullo sfondo delle sue palpebre chiuse vedeva riflessa l’immagine di James con la bacchetta in mano pronto a battersi contro quella guerra assurda, più di chiunque altro nell’ordine.

Non era mai stanco di combattere per ciò in cui credeva, che fosse sul campo di Quiddich o su quello di battaglia.

Nessuno è mai pronto quando deve andare via; non lo era di certo lui che si è difeso senza nemmeno la bacchetta.

Quegli occhi privi di vita sono gli stessi che non più di cinque anni prima brillavano malandrini nell’organizzare qualche scherzo nei corridoi di Hogwarts.

 

  E il giovane Black proprio passando una mano sul suo viso immobile per chiuderli si stava rendendo conto che tutto quello che aveva dato per scontato e sicuro fino al giorno prima non c’era più.
 

 

 

Non c’erano più i malandrini, ne la risata di Lily o i versetti di Harry.

 

 

 

Non c’era più la villa di Godric’s Hollow.

 

 

 

Non c’erano più gli scherzi a Hogwarts, da tempo ormai, ma ora non c’è più neanche nessuno con cui poterne ridere.

 

 

 

Non c’erano più le partite di Quiddich ne il boccino di James o il mantello e la mappa.

 

 

 

Non c’erano più le discussioni senza senso, avute avanti a una Burrobirra ad Hogsmade e nemmeno le interminabili passeggiate di Lily per negozi, alle quali James tentava inutilmente di salvarsi coinvolgendo lui e Remus.

 

Dov’è Remus?! Cosa sa? Cosa crede? A chi crederà domani?

 

 

E James! Ramoso sicuramente non c’è più.

“A soli 21 anni, quante cose che ci siamo persi; ci sono troppe cose che non abbiamo fatto, troppe ancora che non sappiamo e non saprai mai o forse magari le sapevi già; sapevi già tutto quello che io mi sono sempre sforzato di non considerare importante”

Sapeva che questo suo rimuginare era assolutamente inutile, magari fuori luogo ma era incapace di fermare la corrente dei pensieri e di lacrime che fino ad un attimo prima aveva frenato.

Inginocchiandosi accanto all’amico dedicandogli un ultimo sguardo prima di salire alla ricerca dei resti di Lily ed Harry si rese conto che tutto quello di cui aveva negato l’esistenza prima era ancora lì, anche nell’immobilità della morte, James era lì con tutto ciò che lo rappresentava.

-Fai buon viaggio e poi…- le sue parole furono interrotte da un singhiozzo -…Poi… riposa se puoi- 

Questo estremo congedo fu interrotto dal pianto sommesso di un bambino e il cuore di Sirius ebbe un sussulto, così forte che gli sembrò che avesse ripreso a battergli nel petto dopo ore di stasi...

 

 
   
 
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