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Autore: jaredvbae    04/07/2013    3 recensioni
Il braccio tatuato di Harry scivolò a sinistra, andando a lasciare un bigliettino sul banco di Rosalyn. La bionda lo osservò dagli occhi grandi per qualche secondo, poi lo afferrò e, reggendolo tra le dita sottili, lesse le parole scritte a matita dal compagno di banco.
"Ohana significa famiglia."
Un sorriso di apprezzamento si estese su quelle labbra sottili sporcate di lucidalabbra.
Finalmente Rosalyn capì.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.






Non era la prima volta che l'autobus incaricato di portare gli studenti del liceo artistico di Brighton, ritardava. Alla fermata, una sedicenne piuttosto scocciata, aspettava, sotto al suo ombrello, che la riparava dall'incessante pioggia. Dopo qualche minuto, si iniziò a distinguere un autobus blu, in mezzo alla nebbia, che si fermò davanti a Rosalyn e aprì le porte. La bionda entrò, salutando i compagni e raggiunse gli ultimi posti alla fine del bus.

"Anche oggi il tuo migliore amico ti ha tenuto il posto, alla fine dell'anno voglio dei soldi." scherzò Nate.
 
Il ragazzo venne risucchiato in un abbraccio farcito di risate, che durò qualche secondo.

"Provvederò a procurarteli." rise Rosalyn.
 
Il viaggio durò dieci brevi minuti, e l'autobus si fermò bruscamente facendo sobbalzare i ragazzi a bordo. Si alzarono da quei vecchi sedili e, in fila, scesero, aprendo l'ombrello per restare asciutti nel tragitto che bisognava percorrere se si voleva raggiungere l'ingresso di quella scuola di artisti.
Era meraviglioso vedere la gente che camminava tra i corridoi di quella scuola. Gente fuori di testa, con i lobi dilatati e i capelli fluorescenti, felpe colorate troppo grandi e calde al punto giusto, cartelletta in mano, non abbastanza lunga per contenere righe di un metro e mezzo che uscivano da uno dei due lati.
La campanella suonò, facendo comparire un'espressione svogliata sul viso degli studenti.

Ultima ora. Nella classe in fondo al corridoio, dietro a banchi pasticciati e astucci mezzi vuoti, i ragazzi della terza F assistevano alla lezione di geometria, fingendo di ascoltare, mentre disegnavano sui libri qualsiasi cosa passasse per la loro testa. Con la schiena appoggiata al muro e gli occhi spenti, Rosalyn attendeva la fine dell'ora, ammazzando il tempo giocando col cellulare nascosto abilmente agli occhi della professoressa.
Quando il rumore assordante della campanella fece eco nei timpani degli studenti, Rosalyn prese lo zaino rosso e lo caricò in spalla.

"Non vieni in autobus oggi?" chiese Rosalyn a Nate, quando notò che il ragazzino con le lentiggini si stava lasciando alle spalle la fermata che si affollava di ragazzi.
 
"Scusa Ros, oggi faccio un'altra strada." rispose Nate.
 
Così la biondina fu lasciata sola in mezzo a studenti con la quale non aveva mai parlato. Il viaggio di ritorno fu più corto, perché la sua fermata era la prima. Scese velocemente dall'autobus e raggiunse la porta di casa sua. Tirò fuori un mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans, e ne infilò una nella serratura.
Chiuse la porta alle spalle e sobbalzò quando sbattè chiudendosi troppo forte. Rosalyn prese a camminare in giro per la casa, entrando in tutte le stanze, quando finalmente raggiunse la cucina dove vide i suoi genitori seduti sugli sgabelli della penisola. Stavano parlando e avevano due visi notevolmente preoccupati. Rosalyn si avvicinò.
 
"Ehm... ciao."

I genitori si girarono, e sorrisero.
 
"Sei tornata!" Esclamò sua madre, "com'è andata a scuola?" continuò.

"Bene... che cosa succede?" chiese la ragazza, riferita al discorso che i due stavano tenendo prima, di cui Rosalyn non capì nemmeno una parola dato il volume basso delle loro voci.
 
"Rosalyn, tuo padre ha ottenuto un lavoro a Londra, ci trasferiremo alla fine del mese." tagliò corto la signora coi capelli biondi che Rosalyn aveva ereditato.

Rosalyn assomigliava molto a sua madre, anche interiormente, suo padre era molto più simile alla sorella maggiore, che ormai era al college, da qualche parte nel continente americano. Rosalyn non sentiva la mancanza della sorella, Louise, dal momento che litigavano circa per ogni respiro che l'altra faceva.
 
"A Londra?" chiese Rosalyn incredula.

"E' l'unico modo per poter ripagare i debiti che abbiamo, è importante accettare questo lavoro." spiegò la madre.
 
"Ci dispiace." fece eco il padre, alle spalle della donna, entrambi con delle espressioni di scuse che in realtà non dovevano a nessuno.

"Ti farai nuovi amici e..." cercò di confortarla sua madre, passandole una mano tra i capelli, ma venne interrotta da Rosalyn, che tolse bruscamente la mano dalla sua testa.
 
"Sì, so come funzionano queste cose." concluse Rosalyn.

Corse in camera sua, sbattendo la porta con una violenza che fece tremare la grande finestra a lato del letto. Rosalyn affondò la faccia nel cuscino blu, e sfogò lì dentro le sue lacrime, finendo per addomentarsi, esausta.










Angolo autrice.
Ciao a tuuutti.
Questa è la mia seconda fanfiction, la prima è stata sospesa per problemi di ispirazione, ma riprenderà, prima o poi. Questo capitolo è cortino, ma serviva più o meno come introduzione, più avanti i capitoli si allungheranno.
Ad ogni modo, spero vi piaccia. Lasciate una recensione se vi va, risponderò a tutte c:
Se avete consigli o critiche sono assolutamente accettati.
Ah, e se volete seguirmi su twitter sono @thkuharry.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Emma x
 
 
  
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