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Autore: soulofthemusic    04/07/2013    8 recensioni
La gioia lo invase come se fosse luce e lui un grande rosone, tavolozza di colori vivi. Si girò e abbracciò Noemi lasciandole una miriade di baci sui capelli. Lei si avvicinò al suo orecchio e mormorò: «Sei mio, ricordi?». [...] Noemi lo guardò, era una visione celestiale, era tutto il mondo che da quel momento avrebbe imparato a conoscere. Si avvicinò alle sue labbra esitante e vi posò un leggero bacio che la fece trasalire. Sì, aveva fatto la scelta giusta. Ora aveva trovato il pezzo mancante nella sua vita e poteva permettersi l’illusione della felicità.
[...]
Parliamoci chiaro: questa non è la solita storia di dolci parole e amori felici. No. Qui si parla di vite complicate, vite vuote, avvolte in una crisalide di dolore. Si parla di amori. Malati, bugiardi, ingannevoli, amori veri che ti consumano dentro. Lo sfondo poi è una guerra tra Bene e Male. Cosa volevate che ne uscisse fuori?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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III.

 
 
Noemi si era sempre chiesta a cosa servono le lacrime. Ogni volta che finivano le lasciavano dentro un vuoto incolmabile e allora diventava fredda, incapace di sentire qualsiasi emozione. Pur avendo provato quella sensazione tante volte non riusciva ancora a capacitarsene, la trama della sua vita era intessuta di emozioni, sentimenti. Le lacrime portavano solo grossi buchi in quel tessuto già pieno di toppe.
Quando si svegliò non aprì gli occhi, voleva prendersi ancora un momento.
Percepiva un respiro tra i suoi capelli, delle braccia che la avvolgevano, la sua mano posata su un petto muscoloso. Lo riconosceva, aveva passato minuti interi a delineare la forma di quel petto così scolpito, la rilassava e le dava un senso di protezione. Aprì gli occhi e scoprì il viso di Gael vicino al suo, i suoi occhi si soffermarono sulle labbra che avevano attratto la mano della ragazza ad accarezzarle dolcemente.
Piano piano anche gli occhi di Gael si schiusero, quando il ragazzo percepì il calore delle dita di Noemi sulle sue labbra vi posò un lieve bacio e sorrise incantandola.
«Grazie, davvero.» gli disse, e in quel momento nei suoi occhi si poteva leggere la più completa gratitudine all’amico che anche in quella situazione le era rimasto accanto.
«Lo sai che non vorrei mai vederti nello stato un cui ti ho trovata ieri sera Noe.» Gael aumentò la presa delle sue braccia attorno alla ragazza avvicinandola finché i loro visi non furono a pochi millimetri di distanza. «Ma… non dubitare mai del fatto che io per te ci sarò sempre.»
Noemi restò affascinata guardando negli occhi di Gael così profondi e sinceri, la vicinanza tra di loro le mozzava il fiato, si chiedeva cosa diamine le stesse succedendo, ma la sua mente era troppo stanca per elaborare  qualsiasi tipo di risposta. L’amico si alzò dal letto mentre lei si soffermava a guardare le sue spalle larghe come se non le avesse mai viste prima e le portò una tazza di the alla menta, il suo preferito, quello che aveva sempre bevuto se aveva bisogno di calmarsi.
«Noemi, devo parlarti.» disse lui abbassando lo sguardo e d’un tratto Noemi si fece prendere dal panico. Il suo migliore amico l’aveva chiamata con il suo nome intero, cosa che non faceva mai, il suo tono era tormentato, i suoi occhi bassi. La scena si ripeteva ancora una volta.
 
«Noemi, devo parlarti. Vieni qui per favore.» la voce di sua madre trasudava preoccupazione e la bambina non voleva ascoltarla. Pochi secondi prima era immersa nel mondo di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, uno dei suoi libri preferiti, e adesso era in cucina, seduta davanti alla donna che le aveva dato la vita a chiedersi di cosa volesse parlarle. I voti a scuola erano soddisfacenti, in classe andava d’accordo con tutti e a casa non aveva combinato nessun guaio da almeno un paio di mesi.
«Tesoro… Ecco…» la donna annaspò per trovare le parole, ancora affranta dalla lite con suo marito. «Io e papà non andiamo più molto d’accordo e abbiamo deciso che… per un periodo è meglio se restiamo… separati.»
La figlia restò in silenzio per qualche secondo, si ricordò che nemmeno lei andava d’accordo con una sua compagna di classe all’inizio dell’anno, ma alla  fine avevano cominciato a parlare e tra una merendina all’intervallo e una figurina dell’ultimo cartone erano diventate amiche. Voleva dirlo a sua mamma, raccontarle della sua compagna, dirle di parlare con suo padre, ma quando alzò lo sguardo sul viso della donna non ne ebbe il coraggio, così annuì, si alzò piano e se ne andò nella sua stanza buttandosi sul letto. Non sapeva quante lacrime avesse versato, non le contò, non sapeva quanto grande fosse il buco che quella notizia aveva procurato, non ci badò, si limitò semplicemente a nascondere quello che provava e andò avanti con la sua vita cercando di non essere un peso per sua madre perché come le aveva successivamente  più volte ripetuto lui stesso, per suo padre lo era.
 
Noemi si lasciò sfuggire una sola parola: «No.». Dannata voce, dannate lacrime, dannata vita. Si rifiutava di ascoltare, di affrontare un’altra perdita, di veder scolorire un altro colore.
Gael notò gli occhi lucidi, la voce spezzata e non voleva che lei piangesse, non a causa sua.
«Hei, hei, ascoltami ti prego. Non dirò assolutamente niente che ti faccia star male, davvero.» salì sul letto e cominciò ad accarezzare il volto della ragazza «Senti, ti prego.»  e così dicendo posò la mano di Noemi sul suo petto, all’altezza del cuore. Il contatto fece rabbrividire entrambi, Gael chiuse gli occhi cercando di trovare dentro di sé la forza per dire a Noemi ciò che provava, gli batteva forte il cuore e questo stupì la ragazza che fissò gli occhi sul volto dell’amico aspettando una  spiegazione.
« È per te che batte, è per te che i miei polmoni respirano, è a te che dedico ogni istante. Giuro piccola, non mi è mai capitato e all’inizio non sapevo nemmeno che cosa mi stesse succedendo, ma sei finita troppo spesso tra i miei pensieri e le mie braccia hanno agognato troppe volte di stringerti per non capire che io ho bisogno di te.» aprì gli occhi puntandoli sulla sua mano, un sorriso triste fece capolino sulle sue labbra, «Non sai quante volte avrei voluto baciarti, baciarti davvero, dimostrarti che tu per me sei tutto, che senza di te sarei lo stesso ragazzo di due anni fa, quello che pensava solo ad ubriacarsi e scoparsi tutte le ragazze che conosceva. Sì, perché un po’ mi hai salvato Noemi… tu che sei fragile e hai bisogno di protezione, proprio tu, con quel sorriso  che sembra venire da un altro pianeta, con quel profumo che mi manda fuori di testa, con quel carattere che adoro. Tu sei l’unica, l’unica che voglio, l’unica che vedo, l’unica che amo con tutto me stesso.» si avvicinò all’orecchio della ragazza perché quelle due parole  erano solo per lei, quelle due parole erano tutto ciò che Gael provava da quando l’aveva conosciuta, quelle due parole erano sangue che scorreva nelle sue vene: «Sono tuo.».
 
Esther era in cucina, aveva passato circa un’ora a decidere cosa preparare da mangiare e alla fine aveva optato per le zucchine in crosta che aveva appena infilato in forno. Dopo i problemi con l’anoressia sua figlia si era trasferita a Utrecht e non aveva potuto seguirla sul suo percorso per uscirne, però la sentiva ogni tanto al telefono. In quei momenti le chiedeva notizie su come si sentiva e se stesse ancora combattendo, una volta le aveva confessato che ormai mangiava un po’ di tutto, ma quando si trovava davanti cibi fritti o molto oleati provava ancora un senso di repulsione. Poteva capirla, una volta la vedeva mangiare solo tre banane o tre mele in tutta una giornata, era stata un’agonia per lei, si sentiva inutile, non sapeva cosa fare, come aiutarla.
Successivamente scoprì anche i problemi legati all’alcol  e gli sporadici usi di droga, fu a quel punto che decise di intervenire: si documentò su internet, lesse testimonianze di ragazze che avevano gli stessi problemi di sua figlia, contattò le mamme di queste ragazze e chiese consigli, suggerimenti. Cominciò a sostenere sua figlia come una colonna e da allora ha sempre continuato a farlo.
La donna ricordava ancora la sera in cui la vide guardarsi allo specchio seminuda: le costole sporgevano lasciando in bella vista la cassa toracica, anche le ossa del bacino sembravano voler bucare la pelle, ma quello che la colpì di più era il viso smunto della ragazza, non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva visto sua figlia sorridere e si rese conto per la prima volta che pessima madre fosse stata per tutti quegli anni. Entrò nella stanza e abbracciò sua figlia che nel frattempo cominciò a piangere tra le sue braccia.
Era stata in apnea per almeno quattro anni nell’oceano di problemi che suo marito le aveva creato intorno, ora doveva riemergere e dare una vita migliore a sua figlia. Purtroppo solo poco tempo dopo vennero a galla le intimidazioni del padre verso Noemi: Vincent l’aveva accusata di aver fatto finire il loro matrimonio, di essere un peso per entrambi i genitori, la rimproverava per sciocchezze o spesso senza motivo ogni volta che si trovava a dover stare da lui per ordine del tribunale. Fu così che Esther chiese l’affidamento esclusivo, fece rimanere quasi a secco le finanze di quel bastardo che non si poteva definire né padre né marito e, un anno più tardi, incontrò la sua anima gemella.
 
Noemi percepiva il freddo proveniente dalla parete del vagone mentre il treno era in corsa, guardava le tremule luci che scorrevano sotto i suoi occhi vacui e pensava. Era confusa, la dichiarazione di Gael l’aveva scossa: sapeva con certezza di provare qualcosa per lui, ma aveva paura che quel qualcosa nascesse dal fatto che l’avesse sostenuta tante volte e dal terrore di perderlo. Non voleva essere egoista, voleva pensare prima a lui e mettere lei stessa in secondo piano, non voleva che soffrisse a causa sua. Gliel’aveva spiegato quando era riuscita a rompere il muro di sorpresa che l’aveva fatta rimanere senza parole e lui, seppur con tristezza, aveva acconsentito a lasciarle qualche giorno per pensare mentre era da sua madre.
Aveva preso il treno della sera chiamando Esther per avvertirla, era stata impulsiva e si rimproverava per questo. Avrebbe dovuto presentarsi all’appuntamento con Bastian quel pomeriggio e non avendo il suo numero  non era nemmeno riuscita ad avvertirlo, dubitava perfino che i soldati avessero un cellulare, inoltre doveva avvertire Evelin, sapeva già che al suo ritorno le avrebbe fatto il terzo grado. Mentre si stava perdendo nei bui corridoi della sua mente sentì una canzone famigliare: era la suoneria del telefono e sullo schermo compariva la foto della sua migliore amica. Esitò a premere il tasto verde del suo BlackBerry bianco, ma alla fine si convinse che doveva darle una spiegazione e rispose:
«Pronto?»
«Hei, ciao tesoro, sono Evelin. Come stai?»
«Vuoi dirmi che non sei arrabbiata?»
«Dovrei? Gael mi ha raccontato tutto, adesso siamo alla festa di Adam e ci manchi da morire. Gael è stano Noe,  è successo qualcosa? Non lo vedevo così preoccupato da un bel po’ di tempo, non beve nemmeno!»
«Ti racconto tutto quando torno, ok? E digli queste parole per favore:See problem isn’t you, it’s me I know, I do this every single time, I’ll push you away. I get so afraid. » in fin dei conti Gael non le aveva raccontato proprio tutto, un motivo in più per essergli grata.
«È una canzone, vero? Comunque va bene, qui ti salutano tutti e ti mandano un bacione. Mi raccomando rispondi ai messaggi questo fine settimana!»
«Prometto, a presto tesoro.» riattaccò con il sorriso dipinto sulle labbra, doveva prendere una decisione, e in fretta.
Rimettendo il cellulare nella borsa si accorse che sul tavolino davanti lei era comparso  un biglietto in contrasto con tutto ciò che lo circondava: il vagone era vecchio, arrugginito in alcune parti e le luci a neon rischiaravano a malapena l’ambiente, il tutto dava un senso di vecchio. Ma il biglietto no, era bianco, nuovo e sembrava risplendere di luce propria.
Lo prese tra le dita facendo attenzione, avendo paura che da un momento all’altro si sarebbe dissolto davanti ai suoi occhi. Sopra c’era solo una scritta:
 

A stasera, dolce Noemi.
Caliel.

 


Piccolo angolo della scrittrice:
Bungiorno (o buonasera) miei cari lettori, questo capitolo è stato un tormento continuo quindi aspetto con ansia le vostre recensioni per sapere se sia comunque passabile o se pensate che questa storia non dovrebbe andare avanti. Questo capitolo è dedicato a Martina, per il suo supporto morale e a Greta, per il suo continuo sostegno, senza di voi questo capitolo non esisterebbe nemmeno. Un grazie di cuore anche a tutti quelli che hanno letto, hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e un grazie speciale a tutte le persone che hanno recensito, ha significato davvero tanto per me! Un bacio, Maddy :)

 
   
 
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