Serie TV > Suits
Segui la storia  |       
Autore: Marty_Winchester    04/07/2013    2 recensioni
Questa mia opera è nata da un sogno che feci qualche settimana fa: i protagonisti saranno ovviamente Mike e Harvey, sempre più uniti, e un nuovo personaggio che movimenterà un po' le loro vite e allo stesso tempo sarà un freno al loro amore, soprattutto per Harvey.
Direttamente dal prologo e dal capitolo vero e proprio:
"«Shh Mike, smetti di parlare»
Harvey Specter mette una mano nei capelli morbidi del suo pupillo e si lascia ammaliare dai suoi occhi chiari e splendenti."
[...]
"«Il mio nome è Kaitlyn Specter; sono figlia di Harvey Specter e Jennifer Miller. Era Aprile, il ventisette se non sbaglio, quando tornando a casa da scuola fui investita..."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Sono qui, eppure non ci sono davvero. Il mio corpo è vuoto, la mia anima è sola. Non sento niente, è un nulla opprimente.
Buio, un’oscurità assoluta e terribile mi ha inghiottito. Non vedo altro che il nulla per tanto, troppo tempo; quasi non riconosco la luce quando mi avvolge: mi sembra una cosa nuova e mai vista.
«Kaitlyn vieni: sono la mamma»
Una voce soave e melodiosa mi chiama, cerco di allungarmi verso mia madre, ma non riesco a raggiungerla.
«Non riesco… Io… Sono bloccata»
Sospesa, sono sospesa tra la vita e la morte.

 

 

               ***

Apro gli occhi, a fatica, e presto sono bersagliata da una marea di informazioni: luce forte, odore di disinfettante, rumore di macchinari e un brusio confuso. Non è una cosa brutta, ho passato un’eternità senza sentire alcunché. Cerco di muovere una mano per togliere il tubo che ho nella gola, ma riesco solo ad alzarla di pochi centimetri. Cerco di urlare, ma sono intubata.
Dopo qualche minuto inizio a pensare più coerentemente, è come se il mio cervello avesse avuto bisogno di una manciata considerevole di secondi per acquisire la dovuta lucidità; con grande sforzo allungo la mano sul pulsante vicino al letto e chiamo un’infermiera. Non passa molto tempo prima che una donna sulla trentina appaia nella stanza: ha lunghi capelli neri, raccolti in un’elegante coda di cavallo, profondi occhi nocciola, delle labbra sottili e indossa la divisa da infermiera. Mi guarda con gli occhi spalancati e poi con uno scatto si gira verso un collega maschio dai corti capelli biondi.

«Non stare lì impalato: la ragazza in coma da tre anni si è svegliata»
L’uomo rimane sulla soglia della stanza, sembra non aver sentito le parole della donna, ma dopo avermi rivolto uno sguardo carico di stupore, sparisce dalla mia visuale.

«Ciao tesoro, stai tranquilla sta per arrivare un medico. Io mi chiamo Megan»
Si avvicina, parlandomi in modo dolce, ma professionale. 
Pochi attimi dopo entra il medico: un uomo alto, dai capelli castano scuro e un paio di occhi azzurri. Il camice bianco è immacolato, perfettamente stirato e ha il suo nome ricamato sopra. Mi guarda nello stesso modo in cui mi scrutava l’infermiere, velocemente mi tornano alla mente le parole di Megan: sono la ragazza in coma da tre anni.
Inizio a trovare eccessivamente fastidioso il tubo che prima mi permetteva di respirare; il medico mi osserva qualche minuto, legge la mia cartella, osserva i macchinari e finalmente poi mi estuba. Tossisco e con molta fatica cerco di appoggiarmi una mano sulla gola, ma il mio tentativo fallisce miseramente.

«Avrai bisogno di molta fisioterapia, i tuoi muscoli sono stati fermi parecchio tempo»
Lo fisso intensamente, ma devo avere un’espressione vuota perché subito inizia a farmi un sacco di domande per testare le mie facoltà neurologiche.

«Sai dirmi il tuo nome? Riesci a capire dove sei? Capisci quello che ti chiedo?»

«V-voglio vede-vedere mia ma-mamma e mio p-padre»
Ho la voce impastata e confusa, la gola terribilmente secca, ma riesco a essere abbastanza chiara.

«Certamente, intanto rispondi alle mie domande»

«Io… Sono in ospedale, ovviamente: che domanda è?»

«La prego di essere collaborativa, le faccio queste domande per verificare il suo stato mentale»
Sposto lo sguardo su Megan, la quale mi sorride e mi appoggia una mano sulla spalla.

«Vado immediatamente a chiamare i tuoi genitori, non ti preoccupare»
Sussurra, uscendo velocemente dalla stanza.

«Allora, stavamo dicendo: come si…»

«Non ho l’alzheimer, ricordo le domande e ricordo tutto il resto. Potrei avere un po’ d’acqua?»
Il medico mi fissa, mentre tamburella sulla mia cartella clinica. Rivolge uno sguardo veloce fuori dalla porta, non riesco a capire il motivo, ma poi sento rumore di passi e vedo l’uomo di prima, l’infermiere. Mi sorride, sembra un bravo ragazzo, ma riesco a cogliere qualcosa di più dietro l’apparenza. Tiene in mano un bicchiere di plastica, le sue dita sono lunghe e affusolate.

«Ecco»
La sua voce è ferma, seducente, i suoi occhi verdi sono come delle calamite e le sue labbra sono carnose. Mi porge un bicchiere d’acqua, al cui interno è presente una cannuccia. Bevo velocemente, ogni sorsata è un piacere indescrivibile. Sento gli occhi del medico puntati addosso, studia ogni mia mossa: è una cosa che non sopporto, quindi inizio a parlare per fargli capire che non ho subito danni neurologici.

«Il mio nome è Kaitlyn Specter; sono figlia di Harvey Specter e Jennifer Miller. Era Aprile, il ventisette se non sbaglio, quando tornando a casa da scuola fui investita. Ero quasi arrivata a casa di mio padre, avrei passato con lui quella settimana. I miei non sono divorziati, non si sono mai sposati. La gente ci rimane sempre di sasso quando dico che la cosa non mi dispiace, ma io preferisco avere dei genitori non sposati piuttosto che frustrati della propria vita» Faccio una pausa e ripenso agli ultimi ricordi che ho: «Sono stata investita da un suv blu, me lo ricordo come… per me è proprio come se fosse successo ieri; il semaforo era diventato verde, io guardo ugualmente prima di attraversare ma quella volt…»
Scoppio a piangere, il pianto più colmo di dolore che mi abbia mai sopraffatto. Il Dottor Smith si avvicina e mi stringe una mano, per poi congedarsi senza una parola.

                             ***

«Non puoi guidare Harvey, sei troppo agitato»

«Donna mia figlia si è svegliata dopo tre anni, i medici avevano detto che non c’erano speranze e invece… Non ho intenzione di aspettare un secondo di più»

«Guido io»
Si propone Mike, con voce risoluta, mentre prende le chiavi dalla mano di Harvey. Il gesto può sembrare una cosa innocente, ma quando Mike sfiora le mani dell’altro, è come se una scarica elettrice attraversasse i loro corpi. Donna è una persona intelligente, non le sfugge nulla: nota gli sguardi che si scambiano e ha ancora nella mente l’immagine di come gli aveva trovati. Decide di non dare altri pensieri al suo capo, così fa finta di nulla e il trio si dirige verso l’ospedale, in un silenzio assordante.




 

 

**angolo dell'autrice**

Eccomi qui con il capitolo vero e proprio :)
Che ne pensate? Dai lasciate una piccola recensione *^*

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Suits / Vai alla pagina dell'autore: Marty_Winchester