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Autore: MJJ4Ever    04/07/2013    2 recensioni
Un viaggio attraverso i ricordi di Paul, che racconta la sua storia d'amore con Michelle durante la sua infanzia, il suo periodo con i Beatles e anche dopo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehi tu, si proprio tu che stai per leggere questa storia!
Non ti aspettare chissà che cosa … E’ solo un mio sfogo ahahahah
Ho passato giornate intere a fantasticare su una storia del genere e ho pensato di metterla per iscritto in questo modo. Non sono brava con i prologhi (se questo si può considerare prologo) ma la storia in se per sé non parte subito. Cioè non so cosa dire esattamente ahahahah volevo solo avvertirti che si parte con una sorta di “riassunto” ma beh, leggendo magari capirai da te… meglio che sto zitta altrimenti mi prendi per pazza senza neanche cominciare a leggere ahahah
Il protagonista ovviamente è Paul e per scrivere questa storia ho sconvolto un po’ i fatti reali, ma è solo per rendere il tutto più interessante. Ti lascio alla lettura, non voglio dilungarmi troppo … spero ti piaccia e spero che voglia andare avanti nella lettura di altri capitoli! 
 

E’ passato molto tempo dalla prima volta che ti ho vista, eppure ricordo benissimo il giorno del nostro primo incontro.  Non so perché proprio ora, qui, io stia pensando questa cosa ma è il mio unico pensiero. Ancora una volta tu sei al mio fianco e mi stringi la mano e io, che dovrei cantarti canzoni d’amore, sono qui a ricordare il nostro passato senza dire una parola. Ma ti dirò: non me ne pento, perché so che tu stai facendo lo stesso. Lo vedo nei tuoi occhi.
Cara Michelle, ti ricordi? Come potresti … Eri così piccola. Ma io lo ricordo, Michelle. Ricordo benissimo il giorno in cui ti vidi per la prima volta. Ed è per questo che ringrazio il Destino per averci dato cinque anni di differenza. Perché grazie a loro, Ma Belle, posso ricordare quella mattina di fine estate in cui Tu sei entrata nella mia vita.
E’ strano che a Settembre, in un posto freddo come Liverpool, ci sia il sole … eppure quella mattina i cielo era splendente.  Ero assonnato, avevo perso l’abitudine di alzarmi così presto da quando era finita la scuola. Mia madre prese me e Michael e ci vestì così elegantemente: con tanto di papillon rosso! Mi sentivo davvero fiero del mio completino da vero ometto, ma non capii a cosa servisse fino a quando mamma non ci disse: “Oggi conoscerete una nuova amichetta.”
Fui felicissimo.
E’ davvero un peccato che tu non abbia potuto vedere la mia espressione, ma ero al colmo dell’emozione. Ricordo che chiesi a mamma di poter portare qualche macchinuccia da poter dividere con te (senza tenere in considerazione che si trattava di un’amichetta e non di un amichetto), ma mia madre mi spiegò che eri ancora troppo piccola per poter giocare.
Ora mi sentivo confuso.
Come potevo avere una nuova amica se non poteva neanche giocare con me?
 Mamma prese per mano me e Michael e ci portò di fuori. Non ci volle niente: ci dirigemmo alla casa affianco alla nostra e bussammo il campanello. Eravamo arrivati! Dopo pochi secondi, un uomo molto giovane venne ad aprirci la porta.  Guardò mia madre e poi guardò me e Michael, sorrise e ci fece entrare.  Io stringevo forte la mano di mamma e osservavo quella casa del tutto identica alla mia, ma anche così diversa. Salimmo le piccole scale del corridoio e arrivammo davanti una porta. L’uomo, che ci aveva accompagnati, bussò piano ed aprì la porta. Dopo aver detto qualcosa all’interno della stanza, si voltò di nuovo verso di noi e ci fece entrare. Tu eri lì, Michelle. Eri proprio lì, tra le braccia di tua madre. Eri avvolta in una coperta bianca e di te si vedeva solo il tuo viso rosa che dormiva beatamente. Non avevo mai visto niente del genere e ricordo che mi chiesi “Dove l’avrà trovata una bambola così bella questa signora?”
Mia madre si avvicinò alla tua a si sedette a bordo del letto. Iniziarono a parlare, ma io non sentivo il loro discorso, perché guardavo te. Cercavo di alzarmi sulle punte più che potevo e cercavo ancora il tuo viso. Non so quanto tempo passò, ma finalmente mia madre mi prese in braccio dicendo “vuoi vedere Michelle, eh Paul? Sei curioso?” e mi portò accanto a te.  Non feci neanche caso al tuo nome, probabilmente, ma me lo piantai in testa e continuai ad osservarti. Eri così piccola, così fragile. Sembravi davvero una bambola, sai di quelle di porcellana! E istintivamente la mia mano si allungò verso di te. Non so se era perché volessi accarezzarti, o perché volessi vedere se eri davvero una bambola o perché ero semplicemente un bambino di cinque anni. Propendo per la terza ipotesi. Ovviamente mia madre mi fermò subito e mi fece allontanare. Sai Michelle, ho provato una strana sensazione in quel momento. Ero piccolo, non potevo certo definire quella sensazione amore, ma ti volevo già un gran bene. Non lo so, vederti così piccola mi faceva sentire l’uomo più forte del pianeta, un vero supereroe. Il mio compito era proteggerti.
Non potevo fare tanto, lo sapevo. Non c’era neanche niente da cui proteggerti, ma io volevo farlo. Perché tu eri piccola, io invece ero grande. Ti avevo appena conosciuta e già mi facevi sentire importante. 
  
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