Lui mi sorrise,mi guardò e afferrò la mia mano.
La strinse forte e il mio cuore iniziò a battere come mai fece prima.
Passammo tutta la lezione di filosofia così,insieme.
Ci guardavano,ma non importava,esistevamo solo noi.
Si voltò verso di me e con una voce tremante mi chiese se volessi uscire quella sera.
Il mio cuore accelerò nuovamente.
Riuscii a muovere solo il capo in gesto di consenso.
Il cellulare finalmente vibrò e uscii di corsa da casa.
Non mi disse dove eravamo diretti finché non arrivammo.
Sembrava un luna park,si,qualcosa del genere,solo che abbandonato.
Salimmo su una giostra cadente e con le nostre mani unite iniziammo a viaggiare con la mente.
Quella notte parlammo di tutto.
Eravamo destinati.
Mi parlò di suo padre che era venuto a mancare l'anno prima,mi parlò di sua sorella che cadde in depressione e mi parlò di sua madre che si risposò qualche mese dopo la morte del marito.
Dopo il suo racconto,mi venne estremamente difficile raccontargli del forte legame tra me e mio padre e il filo sottile in cui ballavamo io e mia madre.
Gli raccontai che ero figlio unico e la cosa mi dispiaceva.
Poi iniziammo a parlare di musica e notammo immediatamente dei gusti simili.
Ci eravamo finalmente trovati.
La serata andò avanti così.
Non successe niente.
Era solo la stretta di quella mano che ci univa.
Da quella sera,i miei pensieri iniziarono a tormentarmi.
Non riuscivo a cacciarlo.
Non riuscivo a dormire senza pensare a lui.
Mi accorsi subito che era diverso,che non era solo una storiella da poco,che era qualcosa di grande,qualcosa di insostenibile,qualcosa che prima o poi ci avrebbe mandato alla deriva,ci avrebbe distrutto,ci avrebbe consumato.
Uscimmo quasi ogni sera.
Iniziammo a diventare inseparabili.
Iniziammo a diventare amanti.
La luna brillava sopra i nostri corpi,lui mi guardava e io guardavo lui.
Mi chiese a cosa stessi pensando.
A niente,risposi.
Lui scoppiò a ridere e mi disse che non era possibile non pensare a niente.
Allora gli dissi che pensavo a lui e pensavo a me,pensavo a me e a lui,insieme.
Questa volta sorrise.
“Allora ti piaccio?”
Arrossii visibilmente e lui lo notò.
“Ah,ti piaccio.”
Le mie guance presero fuoco.
Si avvicinò e mi accarezzò lieve il collo.
“Non aver paura”.
Mi baciò e io baciai lui.
Unico testimone,la notte.