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Autore: Birra fredda    05/07/2013    3 recensioni
La vita normale non è per tutti. Con vita normale intendo un qualcosa tipo: genitori rompiscatole, non permissivi, che credono i figli adolescenti dai santerelli del sabato sera, scuola odiata, professori visti come satana, compagni di classe con cui combinare solo guai, tanti trip in testa, escogitare modi per andare alla festa del secolo senza dire nulla ai genitori o mettere da parte dei soldi per il nuovo tour degli U2.
Ma io mi chiamo Nicole Haner mica per nulla, eh. E sono la figlia di Brian Elwin Haner Jr., meglio conosciuto come Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold, mica per nulla.
La mia vita non è normale, e proprio non so come potrebbe esserlo.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You will always be my heart.'
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“E a te, Nic, non capita mai?” mi chiede Jim, sorridendomi dal letto di fronte al mio.
Distolgo lo sguardo dal punto vuoto che stavo fissando e mi affretto a cercare di inserirmi nel discorso. Di che cazzo stavamo parlando? Di zombie, fino a poco fa, probabilmente però da quando ho cominciato a costruirmi i castelli in aria hanno cambiato discorso almeno cinque volte.
“Ehm…” farfuglio grattandomi la nuca, senza sapere come sviare la domanda.
“Dai, Nicole, l’abbiamo visto tutti ch’eri mentalmente assente!” mi dice Ali, dandomi di gomito e ridacchiando.
“Ma dovresti smetterla di perderti nel tuo mondo, dobbiamo divertirci qui” fa Nathan, sporgendosi verso destra per passare un braccio attorno alle spalle di Jimmy.
Alla fine ci siamo andati al Festival del Rock a New York (*), siamo arrivati questo pomeriggio per passare due giorni di puro, totale, assoluto, svago. E, tanto per cambiare, ci siamo solo noi ragazzi e la band. Le nostre mamme non ci sono, troppo risucchiate dalla pulizia delle case per venire con noi.
Certo, non che ci dispiaccia.
Al momento è quasi l’una di notte e siamo in camera dei maschi a chiacchierare. In albergo ci siamo sempre divisi così: io, Cherie e Alicia in una stanza; Connor, Jimmy e Nathan in un’altra; papà e Zack in un’altra ancora; e, infine, zio Matt e Johnny in un’altra.
Nathan, prendendosi alla lettera, salta improvvisamente in piedi e comincia a cantare Afterlife a squarciagola. A squarcia timpani per i vicini di stanza, specificando.
Il più piccolo della combriccola mi prende le mani e mi esorta a ballare con lui. Bè, ballare è una parola grossa. Diciamo che ci limitiamo a saltare muovendoci come due matti. E in un attimo anche gli altri si aggregano.
In pigiama, Connor in mutande, saltiamo sui letti gridando le parole della canzone, cominciamo a pestare i piedi per terra e a ridere fino a sentir male alla gola. Cherie sale sulle spalle di Connor e sfida me e Jimmy a una battaglia.
Accettiamo, ovviamente.
Quando zio Matt spalanca la porta, incazzato come non mai e sembrando ancora più muscoloso della norma in quanto indossa solo le mutande, ci trova in una situazione che lo lascia letteralmente basito.
Ci fissa a bocca aperta, sbattendo convulsamente le ciglia.
Io sto sulle spalle del mio fratello maggiore, le mie dita sono intrecciate a quelle di Cherie che sto cercando di far cadere dalle spalle del mio gemello. Nathan è sul letto, con le braccia in aria, il bacino in avanti e la bocca ancora mezza aperta dopo essersi zittito. Alicia, infine, sta in ginocchio sulla piccola scrivania della stanza, mimando un assolo senza chitarra tra le braccia.
“Pà, non so se te ne sei accorto, ma ci hai rovinato un bel momento” proclama Nathan dopo qualche secondo di immobilità generale.
Noi donne ci portiamo una mano alla fronte, pensando comunemente che Nathan sia stupido. Dopo un attimo Connor e Jimmy provvedono a far scendere me e Cherie dalle loro spalle.
Zio Matt, in tutto questo, è rimasto sulla porta, immobile e scioccato.
Ehm… ops.
“Papà?”
Alicia accorre per svegliarlo dallo stato di trance, scuotendogli appena un braccio.
“Sì, sì, ci sono. Però… ora dormite, okay?” dice lui, e non mi pare che si sia ripreso totalmente dallo shock.
Esce dalla stanza e noi ragazze ci affrettiamo a seguirlo, dando una veloce buonanotte ai ragazzi.
Quando entriamo in stanza ci ficchiamo subito sotto le coperte e spegniamo la luce, ben sapendo che ci dovremo svegliare presto per goderci al massimo ogni momento del pre-show.
“Notte Cherie, notte Ali” sussurro, ricevendo per risposta dei mugolii che mi fanno sorridere.
Chiudo gli occhi e penso ai sorrisi dei miei fratelli imbracciando la chitarra preferita di papà. Se c’è una cosa che papà non ci permette assolutamente di fare, è suonare le sue chitarre senza che lui ci stia vicino. Fino a cinque o sei anni fa non ci permetteva neanche di sfiorarle, a dirla tutta. Poi, un giorno, ci ha permesso di farlo. È venuto da noi sorridendo, con la sua chitarra preferita tra le braccia e ci ha detto: “che ne dite di provarla?, è fenomenale!”
Prima Jimmy, poi Connor, l’hanno tenuta tra le braccia e hanno suonato qualcosa. Entrambi sorridevano così tanto che avrebbero potuto illuminare la stanza anche con le tapparelle completamente abbassate.
Mi addormento spesso cullata da questo ricordo di qualche anno fa. Mi da una sensazione di pace, di spensieratezza.
Dopo qualche minuto Cherie scatta in piedi, veloce come un fulmine e facendo quasi morire di crepacuore me e Alicia.
“Che cazzo hai Cherie?” chiede Ali, mettendosi a sedere nel letto.
Cherie, per tutta risposta, le fa cenno di tacere e accosta l’orecchio al muro confinante con la stanza di papà e Zacky.
Anche io mi metto a sedere, sentendo, effettivamente, un rumore strano. Forse a papà o a Zack hanno dato un letto da schifo, dato che si sente cigolare.
“Brian, piano.”
Nel petto perdo un battito.
La voce strascicata di Zack è come una pugnalata. Perché il suo Brian, piano non è detto con un tono di voce normale. È un gemito, un fottuto gemito di piacere.
E anche Alicia e Cherie l’hanno capito. Cherie si siede a terra, turbata e afflitta. Mi alzo e la raggiungo, scivolando al suo fianco e prendendole la mano.
I gemiti scalfiscono il silenzio per infiniti minuti, la voce di mio padre che chiede sempre di più al suo amante rompe il silenzio, i lamenti di Zack attutiti dal cuscino sembrano trapassare le ossa e persino le mani che si accarezzano, che si afferrano, che corrono lungo il corpo dell’altro, paiono poter essere sentiti chiaramente dalle nostre orecchie.
Improvvisamente una luce dal comodino ci fa riscuotere, Alicia prende il suo cellulare e legge il messaggio.
“È mio padre” ci dice. “Ha scritto: per favore, ditemi che state dormendo.”
No, zio. Siamo sveglie e consapevoli.
 

***

 
Quasi mi spavento, non appena lo specchio mi ricambia l’immagine. Ho due occhiaie scure che incorniciano gli occhi gonfi di sonno, la faccia praticamente bianca e un sacco di matita nera colata lungo le guance.
Stupide lacrime.
Mi infilo sotto la doccia tentando di reprimere le immagini che mi vagano nella testa, così abominevoli che avrei voglia di vomitare fino a non ricordare più nulla.
Rinuncerei quasi all’immagine che uso per addormentarmi, pur di togliermi dalla mente le immagini dei corpi di papà e di Zacky che fanno passionalmente l’amore.
Quando esco dalla doccia, Ali mi ha preparato i vestiti. L’ha fatto anche con Cherie. Alicia è proprio un angelo.
Mi infilo il pantalone strappato che Ali ha scelto, la felpa dei Guns n’ Roses un tempo appartenente a Johnny e le mie consumate Converse nere. Ali mi aggiusta anche i capelli lunghi e biondi, lisciandoli accuratamente con la piastra.
Cherie è già pronta, sta in silenzio seduta sul bordo del letto. Anche per lei Alicia ha scelto un ottimo abbinamento: jeans chiari, maglia maniche lunghe scura tagliata appositamente da lei per poter essere il più femminile possibile e Vans bordeaux. Le ha sistemato i capelli mossi, con un ciuffo perfetto sbarazzino davanti agli occhi.
“Vado a farmi una doccia” ci dice l’angelo in questione. “Vi serve il trucco, così scendete prima per la colazione?”
Io e Cherie annuiamo, così Alicia ci passa la sua trousse e si rinchiude in bagno.
Cherie è più sconvolta di me. Penso che potrebbe tirare un pugno a suo padre, in questo momento, tant’è infuriata.
Mi accovaccio davanti a lei e le sorrido incoraggiante, subito dopo le passo il fondotinta più chiaro della trousse di Ali. Cherie si sforza di ricambiare il sorriso, poi si alza e si dirige allo specchio.
Ci trucchiamo l’una accanto all’altra, in silenzio. Spalla contro spalla. Lei si mette il fondotinta chiaro, un velo di matita sotto gli occhi e giusto un po’ di ombretto rosa. Io mi metto più matita nera e, in un momento di nervosismo più asfissiante, mi trucco pesantemente di nero anche le palpebre degli occhi.
Sembra che ho fatto a pugni, ma non m’importa.
Esco dalla stanza senza aspettare Cherie e Alicia, con passo svelto e sicuro mi dirigo all’ascensore.
Scendo fino all’atrio e scorgo all’istante il mio gemello davanti al portone, a braccia conserte. Capisco immediatamente che mi sta aspettando, poiché non appena mi vede uscire dall’ascensore si lascia sfuggire un piccolo sorriso.
Noto che si è vestito proprio bene: camicia nera non abbottonata fino in fondo, jeans scuri a vita bassa e Dr. Martens ai piedi. Inoltre si è impegnato molto per l’acconciatura, molto simile a quella di mio padre verso i trent’anni. I capelli di Connor sono sparati in ogni direzione, deve averci mezzo flacone di gel sulla testa per ottenere un risultato così figo.
“Hey” mi saluta. Sorride appena, ma è triste.
Sa tutto, ha sentito tutto anche lui. Probabilmente anche il tizio seduto alla poltroncina del bar che mi fissa da quando sono arrivata ha sentito ogni gemito di mio padre e Zacky.
“Usciamo fuori, Nic.”
Mi avvolge le spalle col suo braccio e io lo seguo senza protestare, sono così scombussolata che in questo momento non mi renderei conto neanche di una rapina a mano armata.
Percorriamo un vialetto alberato che conduce dietro l’hotel e sediamo su un muretto vicino la cucina, un posto impregnato di un ottimo odore di caffè e cornetti caldi.
“Che schifo” mormoro, cercando le sigarette nella mia borsa.
“Già. Non so se sia più brutto il fatto che papà abbia tradito mamma, o che abbia fatto sesso con Zack” dice lui, portandosi le ginocchia al petto con un sospiro.
“Già il fatto che l’abbia tradita è orrido, poi che l’abbia fatto con Zacky…”
“Peggiora solo le cose.”
Zio Matt è apparso dallo stesso viale che abbiamo percorso anche io e Connor per arrivare qui. È sereno, o almeno dal sorriso appena accennato che ha sul viso lo sembra.
Io mi affretto a rimettere nella borsa le mie Marlboro Rosse appena trovate, ma, ovviamente, non faccio in tempo a nasconderle alla sua vista. Mio padre sa che fumo, ma oltre a lui l’ho tenuto nascosto a tutti gli adulti. Se mia madre venisse a saperlo mi ucciderebbe, come minimo.
“Di quelle parliamo dopo” mi dice zio, mentre sul volto il sorriso gli si spegne. “Ora dobbiamo parlare di quello che è successo tra Brian e Zacky… con Jimmy ho già parlato, mentre Cherie mi è sembrata troppo scossa.”
“Sì, è distrutta” affermo a voce bassa.
“Oggi cercate di fingere che sia tutto a posto, cercate di simulare dei sorrisi e cercate di non pensare all’accaduto…”
Strabuzzo gli occhi. Come cazzo può chiederci di fingere di non sapere nulla, quando tutto l’hotel avrà sentito chiaramente ogni momento della loro scopata?!
Come cazzo può pretendere che fingiamo di stare bene?!
“Zio…” borbotta Connor, cercando le parole per spiegargli lo stesso concetto che io, nella mia testa, sto gridando a gran voce.
“Cercate di capirmi” lo interrompe lui. “Non vi sto chiedendo di far finta di niente, solo di mettere da parte la rabbia e la tristezza per un po’. Stasera abbiamo uno show importante e non possiamo sbagliare, anche perché Zack sta male.”
“Ieri sera non mi pareva tanto sofferente” sbotto.
L’ho già detto che nessuno mi ha mai insegnato a contare fino a 6277 prima di parlare?
“Nicole!” mi richiama zio Matt, alzando gli occhi al cielo. “Non si tratta di ignorare la cosa, ne parleremo anche all’interno della band… ma non oggi! Dobbiamo essere concentrati per lo show, dobbiamo spaccare tutto e non sbagliare.”
Zio è così tranquillo che mi fa saltare il sistema nervoso. I suoi due fottuti chitarristi sposati e con figli hanno scopato come due ricci in calore rendendone anche l’intero hotel consapevole e... dannazione, come cazzo può essere così calmo?!
Giro il viso e cerco lo sguardo di mio fratello. Gli occhi di Connor sono stanchi, colmi di amarezza e frustrazione. Però sono anche comprensivi.
Sì, zio Matt ha ragione. Oggi non sono papà, zio, Zack e Johnny. Oggi abbiamo Synyster Gates, M. Shadows, Zacky Vengeance e Johnny Christ.
Ha ragione zio Matt, non lasceremo perdere ma ne parleremo in seguito.






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* Specifico che il Festival del Rock di New York me lo sono inventato io :)

Anyway, con questo capitolo è segnata un po' la svolta della storia e... boh, spero vi piaccia!
Recensite *fa gli occhi dolci*
Echelon_Sun
  
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